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EGLI, e per sincope EI, riserbato oggi più che altro alla poesia, ed E', che è apocope di Ei, e che ora è più spesso usato nel popolare linguaggio. Talora dicesi anche Gli, che per altro trattasi al suo luogo
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EGLI, e per sincope EI, riserbato oggi più che altro alla poesia, ed E', che è apocope di Ei, e che ora è più spesso usato nel popolare linguaggio. Talora dicesi anche Gli, che per altro trattasi al suo luogo.
Definiz: Pronom. masc. che nel plur. fa Eglino, ed anche poeticam. Ei, Egli, ed E', la quale forma si usa spesso pur nel familiare discorso. Serve ad accennare la terza persona, ma solamente come soggetto, facendo, allorchè è compimento, nel singolare Lui, e nel plurale Loro; e vale Quest'uomo, ed altresì Quell'uomo.
Deriva dal lat. ille, per mezzo dell'antiquato Elli; e Lui, secondo alcuni deriva da illius, o secondo altri, da illui, forma arcaica di illi, e Loro deriva da illorum. ‒
Esempio: Bemb. Pros. 129: Ma tornando alla voce Elli, dico che sì come aggiugnendovi due lettere la fecero gli antichi d'una sillaba maggiore, e dissero Ellino; così essi, levandone le due consonanti del mezzo, la fecero d'una sillaba minore, e dissero primieramente Ei, restrignendola ad essere solamente d'una sillaba; e poscia E', levandole ancora la vocale ultima, per farne questa stessa sillaba più leggiera.
Esempio: Buomm. Ling. Tosc. 90: E' per Egli si truova in amendue i numeri; e tanto si dice e' fece, quanto e' fecero.
Esempio: E Buomm. Ling. Tosc. 186: Egli e ella non si danno ad altro che a cose animate e ragionevoli, come uomini e donne, e a soprannaturali, come Dio, Angeli, Anime. Nè mai si troverà, ne' buoni autori, mentre che parleranno d'una città, entrò in lei, o di lei s'impadronì il nimico.
Esempio: E Buomm. Ling. Tosc. 187: Egli ed ella son sempre nel caso retto; e lui e lei, sempre negli obbliqui.
Esempio: E Buomm. Ling. Tosc. appr.: Tanto vale adunque egli, quanto esso, colui e quegli; e tanto suona ella, quanto essa, colei o quella.
Esempio: Salvin. Pros. tosc. 1, 248: Quello e' è da avvertire che non è copula, ma particella accorciata dall'intera egli avverbialmente posta, ed è frequente in bocca di noi Fiorentini, e corrisponde all'il de' Francesi, che essi similmente a' loro verbi con eguale grazia prepongono.
Esempio: Murat. Dissert. Antich. ital. 2, 84: Sembra ancora che gli antichi secoli in vece d'Illi dativo, per distinguerlo da Illi nominativo plurale, dicessero Illui, onde poscia nascesse Lui; la qual voce si truova nelle formole antichissime di Marcolfo.
Esempio: E Murat. Dissert. Antich. ital. appr.: Il Bignon e il Menagio stimano, e forse con più fondamento, formato Lui da Illius.
Definiz: § I. Come soggetto. ‒
Esempio: Fr. Giord. Pred. ined. 110: Ciò che vuole Iddio, sì voglion eglino (gli Angeli).
Esempio: Dant. Inf. 4, 33: Or vo' che sappi, innanzi che più andi, Ch'ei non peccaro.
Esempio: E Dant. Inf. 10, 31: Ed ei mi disse: Volgiti, che fai?
Esempio: Petr. Rim. 2, 118: I' l'esalto e divulgo Per quel ch'egli 'mparò nella mia scola.
Esempio: Bocc. Decam. 6, 278: Com'egli hanno tre soldi, vogliono le figliuole de' gentili uomini e delle buone donne per moglie.
Esempio: Sacch. Nov. 1, 132: E' mise su e' parenti ed amici per essere in pace con Sandro.
Esempio: Machiav. Stor. 1, 149: Nondimeno come prima e' fu cacciato, noi avemmo le armi in mano, ec.
Esempio: Tass. Gerus. 1, 33: Imponga ai vinti legge egli a suo senno; Porti la guerra, e quando vuole, e a cui.
Esempio: Gozz. Op. scelt. 1, 345: Quando egli parte, le si ammortiscono gli occhi, che alla sua venuta brillavano.
Esempio: Mont. Poes. 2, 173: Vedi, vedi, egli spira dagli occhi Fiamme orrende: nessuno lo tocchi; Chè ec.
Definiz: § II. Egli, sia nelle proposizioni interrogative, sia in costrutto con un gerundio o participio, si suole comunemente porre dopo il verbo di cui è soggetto, o dopo il participio. E se il tempo del verbo sia composto, allora Egli ordinariamente si frappone tra le due voci componenti quel dato tempo. ‒
Esempio: Dant. Inf. 6: Perch'io dissi: Maestro, esti tormenti Cresceranno ei dopo la gran sentenza, O fien minori, o saran sì cocenti?
Esempio: E Dant. Inf. 10: Non viv'egli ancora?
Esempio: Vill. G. 90: Per la qual cosa, stando egli in Italia,... elessero ec.
Esempio: Bocc. Decam. 4, 77: So io bene che stanotte, vegnendo egli a me, ed io ec.
Esempio: E Bocc. Decam. 8, 99: Essendo Talano con questa sua Margarita in contado ad una sua possessione, dormendo egli, gli parve in sogno vedere la donna sua.
Esempio: Machiav. Comm. 147: Dov'è egli stato stanotte?
Esempio: Adr. M. Plut. Vit. 2, 11: Avendo inteso farsi distribuzione di moneta, trattosi ancor egli innanzi, donò del suo.
Esempio: Panciat. Scritt. var. 7: E non sann'eglino che il primo verso, per accattar la benevolenza dell'uditore, vuol esser corto?
Definiz: § III. Talora per maggiore efficacia si pospone al verbo, anche in proposizioni non interrogative, e con qualsivoglia modo di esso verbo; e più comunemente usasi Lui. ‒
Esempio: Vespas. Vit. Uom. ill. 499: E tutte queste degnità l'ebbe sanza avere principio ignuno dalla sua casa, perchè il principio glie Io dette egli.
Definiz: § IV. Quando è costruito col verbo Essere egli, a designare identità con la persona antecedentemente rammentata, si pospone per maggiore efficacia al verbo; ma più comunemente usasi Essere Lui. ‒
Esempio: Bocc. Decam. 3, 91: A cui la donna rispose: Io vi dico ch'e' fu egli.
Esempio: Machiav. Comm. 144: Vero è che io non vorrei anche arrecarmi nimico Nicomaco, perchè poi alla fine il padrone è egli.
Definiz: § V. Serve a indicare anche cose e animali irragionevoli. ‒
Esempio: Comp. Din. Cron. 17: Vendevano la giustizia, e non ne schifavano prezzo, per piccolo o grande che egli fusse.
Esempio: Bocc. Filoc.: Avea l'anello assai caro, nè mai da sè il dipartiva, per alcuna virtù che stato gli era dato ad intendere che egli avea.
Esempio: Firenz. Pros. 1, 6: Perciocchè il lione, il quale eglino onoravan per re, aveva quivi il suo palazzo reale.
Esempio: Vasar. Vit. Pitt. Intr. 1, 129: Sia il suo cornicione che regge il tetto fatto con proporzione della facciata, secondo ch'egli è grande.
Esempio: Tass. Gerus. 3, 21: Rotti i lacci all'elmo suo, d'un salto.... ei le balzò di testa.
Esempio: Galil. Op. astronom. 3, 125: Ora io di questo istesso corpo lunare da noi veduto mediante la illuminazion del sole, asserisco il primo non più per immaginazione, ma per sensata esperienza e per necessaria dimostrazione, che egli è di superficie piena di innumerabili cavità ed eminenze, ec.
Esempio: Magal. Sidr. trad. 35: Egli (l'Autunno) il troppo rappreso interno latte Ai pomi ammorbidisce, e gli fa dolci.
Esempio: Manfred. Scritt. Mot. Acq. 6, 112: Ma come domine il Po si era egli cacciato colassù alto?
Esempio: Mont. Poes. 1, 132: L'aureo pianeta,... fra il concento degli augelli e il plauso Delle create cose, egli sublime Per l'azzurro del ciel spingea le rote.
Esempio: Leopard. Poes. 81: Nella mia prima età, quando s'aspetta Bramosamente il dì festivo, or poscia Ch'egli era spento, io doloroso, in veglia, Premea le piume ec.
Definiz: § VI. Si usò come oggetto, ed anche come compimento indiretto costruito con le preposizioni A egli, Tra egli, Con egli, In egli, Per egli, in vece di Lui e di Loro. ‒
Esempio: Vill. G. 181: Elessono il detto Carlo re di Cicilia e di Puglia, egli, e' suoi discendenti, infino in quarta generazione.
Esempio: Barber. Docum. Am. 301: E se tu se' con egli, Non seguitar tu quegli.
Esempio: E Barber. Docum. Am. 345: E non conoscon perchè stanno quegli, C'han fatigato in egli, Lassù nel grembo d'Amor, con' vedete.
Esempio: Pucc. A. Centil. 40, 97: E fa tra egli ed altri sofficienti Il sesto libro delle Dicretali.
Definiz: § VII. Ei, si usò per A lui, Gli. ‒
Esempio: Dant. Inf. 10: E s'io fui dianzi alla risposta muto, Fat'ei saper, che il fei, perchè pensava Già nell'error che m'avete soluto.
Esempio: E Dant. Purg. 12: Di riverenza gli atti e il viso adorna, Sì ch'ei diletti lo inviarci in suso.
Esempio: E Dant. Parad. 29: In sua eternità di tempo fuore, Fuor d'ogni altro comprender com'ei piacque, S'aperse in nuovi amor l'eterno amore.
Esempio: Cavalc. Tratt. Stolt. 284: Quest'altra mi par non minor pazzia, Creder vincer fuggendo avversitade, Ch'esto nimico ha tal proprïetade, Che s'ei va' incontra, lieve par ti sia.
Esempio: E Calvalc. Med. Cuor. 74: Più gente ha guasto l'ira, e più contrade, Ch'altro male. Ad ogni mal far l'ira molto vale, Perocchè Dio non teme, e non ei cale.
Definiz: § VIII. Egli, talora si unisce coi pronomi Egli Medesimo e Egli Stesso, per maggiore efficacia. ‒
Esempio: Dant. Inf. 12: E fe' di sè la vendetta egli stesso.
Esempio: Passav. Specch. Penit. 119: Sono molti che per essere tenuti umili e giusti, spesse volte eglino stesso si biasimano.
Esempio: E Passav. Specch. Penit. 4, 126: Di che il re Guglielmo turbato forte.... fece prendere il Gerbino, ed egli medesimo.... il condannò nella testa.
Esempio: Bemb. Pros. 141: E quantunque usino i Toscani di dire Egli stessi più tosto che Egli stesso, non per ciò ec.
Esempio: Tass. Gerus. 18, 67: Egli medesmo al corpo omai tremante per gli anni.... L'arme, che disusò gran tempo avante, Circonda.
Esempio: E Tass. Gerus. 18, 79: Ed egli stesso all'ultimo germano Del pio Buglion, ch'è di cadere in forse, Stesa la vincitrice amica mano, Di salirne ec.
Esempio: Fag. Comm. 6, 128: Gli fa le scritture, gli distende egli medesimo l'esecuzioni, e gli insegna quanto gli dee fare e dir contro.
Definiz: § IX. Talora si pone pleonasticamente, per maggiore evidenza od efficacia, anche essendo nella proposizione già espresso il soggetto. ‒
Esempio: Leggend. SS. M. 3, 331: Questa è anche quella virtù, la quale egli Iddio, comandandola insiememente a tutti gli Apostoli, la propuose sopra tutti i suoi comandamenti.
Esempio: Petr. Rim. 1, 67: Tal che mi fece or quand'egli arde il cielo, Tutto tremar d'un amoroso gelo.
Esempio: Adr. M. Plut. Vit. 4, 99: Ma non so veder io come non sapesser questo gli altri scrittori, e Teopompo solo il sapesse egli.
Esempio: Manz. Poes. 32: Il giorno Lunge non è; l'arme, io la tengo; e Carlo, Ei me la diè.
Definiz: § X. Ed altresì senza considerazione al genere ed al numero del soggetto della proposizione. ‒
Esempio: Dant. Parad. 2: Ella sorrise alquanto, e poi: s'egli erra L'opinïon, mi disse, de' mortali,... Certo non ti dovrien punger li strali D'ammirazione.
Esempio: Passav. Specch. Penit. 189: Egli è una falsa umiltà fitta, ch'è solo nella vista di fuori.
Esempio: Bocc. Decam. 2, 28: Egli era in questo castello una donna vedova,... la quale il Marchese Azzo amava quanto la vita sua.
Esempio: E Bocc. Decam. 3, 74: Egli ci sono dell'altre donne assai, le quali per avventura son disposte a queste cose.
Esempio: E Bocc. Decam. 5, 217: Udendo la donna queste cose, conobbe che egli erano dell'altre così savie come ella fosse.
Esempio: E Bocc. Decam. 6, 148: Ode di notte toccar l'uscio suo: desta la moglie, ed ella gli fa a credere che egli è la fantasima.
Esempio: Sacch. Nov. 2, 225: E' ci potrà costare questa venuta ancora sì cara, che tristi a noi.
Esempio: Buonarr. M. V. Lett. Ric. 82: Sapi come la figura mia quant'e' più l'ò scoperta, ò trovato che meglio è venuta, e vego che e' fia manco male che io non estimavo ec.
Definiz: § XI. E pure in modo pleonastico, si usa, per una certa proprietà di lingua, preporlo ai verbi impersonali o usati impersonalmente; ma se la proposizione è interrogativa, allora si pospone. ‒
Esempio: Dant. Purg. 6: E' par che tu mi nieghi, O luce mia, ec.
Esempio: Bocc. Decam. 5, 58: Se io potessi parlare al Re, e' mi dà il cuore che io gli darei un consiglio per lo quale, ec.
Esempio: Comm. Anon. Dant. 1, 711: Fu Cesare lussurioso forte: tanto ch'egli si scrive ch'ebbe a fare di Servilia ec. (male la stampa: che gli si scrive).
Esempio: S. Cater. Dial. 8: Adunque io vi dico, che voi dimandiate, ed egli vi sarà dato.
Esempio: Machiav. Stor. 1, 149: Ma e' si vede ora per esperienza quanto l'opinione degli uomini è fallace ed il giudizio falso, perchè ec.
Esempio: E Machiav. Comm. 143: È egli possibile che Eustachio non venga di villa?
Esempio: Nard. Amic. 2, 1: E' par che si cominci appressar l'ora Del desinar. P. Anzi della merenda.
Esempio: Gozz. Op. scelt. 1, 31: Dallami, io te ne prego, per moglie, ch'egli non mi pare di poter vedere l'ora ch'io l'abbia nelle mie braccia.
Esempio: Leopard. Pros. 2, 61: So che egli si dice che Platone spargesse negli scritti suoi quelle dottrine della vita avvenire, acciocchè gli uomini ec.
Esempio: Capp. Lez. 253: Egli è nella indole stessa d'alcuni generi di poesia, e della lirica specialmente, crearsi un linguaggio tutto suo proprio.
Definiz: § XII. Lui, e così il suo plurale Loro, serve ad accennare persona, come compimento oggettivo. ‒
Esempio: Dant. Inf. 22: E noi lasciammo lor così impacciati.
Esempio: E Dant. Purg. 1: Sì come i' dissi, fui mandato ad esso Per lui campare.
Esempio: Stor. Pistol. 221: Scrisse [il re di Spagna] al re di Portogallo.... come i soprascritti Infideli lo cavalcavano con grandissimo stuolo per disfare lui, e lui e tutta la Cristianità.
Esempio: Petr. Rim. 1, 116: Giudica tu, che me conosci, e lui.
Esempio: Bocc. Decam. 3, 22: Venne il discreto Siniscalco, e loro con preziosissimi confetti ed ottimi vini ricevette e riconfortò.
Esempio: E Bocc. Fiamm. 102: Quando Panfilo, co' suoi piacevoli ragionari diletterà le mie orecchie, avide di lui udire.
Esempio: Machiav. Comm. 185: Tu dovevi il primo tratto pigliar cotesto partito; e chi non voleva te, non voler lui.
Esempio: Gozz. Op. scelt. 2, 377: Gli promise che gliene avrebbe fatto un altro, che avrebbe appagato lui e tutti gli amici suoi.
Esempio: Manz. Poes. 930: Lui folgorante in solio Vide il mio genio.
Definiz: § XIII. Si usa come compimento indiretto, costruito con le varie preposizioni. ‒
Esempio: Dant. Inf. 3: Che è tanto greve A lor, che lamentar gli fa sì forte?
Esempio: Bocc. Decam. 1, 87: Li nomi delle quali io in propria forma racconterei, se giusta cagione da dirlo non mi togliesse; la quale è questa, che io non voglio che per le raccontate cose da loro, che seguono, e per l'ascoltate nel tempo avvenire, alcuna di loro possa prender vergogna.
Esempio: E Bocc. 1, 173: Ed occorsegli una nuova malizia, la quale al fine imaginato da lui dirittamente pervenne.
Esempio: Machiav. Comm. 197: Il mio padrone è innamorato della comare, e credesi adoperarmi per messaggiera, e ch'io procuri per lui. Io, per farmelo il più ch'io posso amico, gli fo credere come la lo ami, e come per lui farebbe ogni cosa.
Esempio: Adr. M. Plut. Vit. 2, 13: Nato di buona famiglia al pari di lui, ma inferiore, oltre all'altre qualità, nell'eloquenza.
Esempio: Gozz. Op. scelt. 3, 5: Il filosofo comprese che quell'uomo dabbene si facea beffe di lui.
Esempio: Leopard. Pros. 2, 99: Questa scienza universale non fu subordinata da lui (da Teofrasto), come da Platone, all'immaginativa, ma ec.
Esempio: Giord. Op. 1, 298: Eleggete dunque, se vogliate darci Canova uomo, o Canova artista: ma fuor di questi due, siate certo che qualsivoglia altro sarà meno che imagine di lui.
Definiz: § XIV. Si usa anche a significare animali o cose, tanto come compimento diretto, quanto come compimento indiretto. ‒
Esempio: Dant. Parad. 1: Le cose tutte quante Hann'ordine tra loro; e questo è forma ec.
Esempio: E Dant. Parad. 19: Com'occhio per lo mare, entro s'interna; Che, benchè dalla proda veggia il fondo, In pelago nol vede; e nondimeno Egli è, ma cela lui l'esser profondo.
Esempio: E Dant. Conv. 348: Il perso è un colore misto di purpureo e di nero, ma vince il nero, e da lui si denomina.
Esempio: Petr. Rim. 1, 40: Quanto più m'avvicino al giorno estremo, Che l'umana miseria suol far breve, Più veggio 'l tempo andar veloce e leve, E 'l mio di lui sperar fallace e scemo.
Esempio: Dat. L. Sfer. 1, 21: Lui adorando (il Sole) e facendoli onore E templi e sacrificj e gran cultura.
Esempio: Cont. Bell. Man. 75: E quando penso alla mia ardente face, Il cor meco s'adira, ed io con lui.
Esempio: Franz. M. Rim. burl. 2, 171: Distingue, accoppia, (lo spago) stende panni molli, Onde le donne stan per lui sicure.
Esempio: Bart. D. Tens. 79: Primieramente distinguere il peso dall'effetto del peso, quando questo cagionato da lui può durar senza lui.
Definiz: § XV. Allorchè è costruito come compimento indiretto, si tace talvolta la preposizione A. Però l'ellissi dell'A innanzi a Lui, è oggi solamente riserbata alla poesia. ‒
Esempio: Fr. Guitt. Lett. 5: Somma sapienza è non dir, nè fare alcuna cosa, ove non sia primieramente considerato se piace o dispiace lui.
Esempio: Dant. Inf. 1: Risposi lui con vergognosa fronte.
Esempio: Comp. Din. Cron. DL. 12: Aspettino la giustizia di Dio, la quale per molti segni promette loro male sì come a colpevoli ec.
Esempio: Cavalc. Vit. SS. PP. volg. 2, 388: Apparve.... Cristo in visione, e disse loro addormentati insieme: Venite a me, e darovvi lo regno del cielo.
Esempio: Bocc. Decam. 6, 145: Nè era ancora lor paruto alcuna volta tanto gaiamente cantar gli usignoli.
Esempio: Ar. Orl. fur. 9, 10: Orlando priega lei che ne la barca Seco lo tolga, ed oltre il fiume il metta, Ed ella lui: Qui cavallier non varca ec.
Esempio: Giannott. Op. 1, 126: Usavano anche dire questi demagoghi, cioè capi popolari, quando volevano contradire qualche azione che non piaceva loro, che quella tal cosa era contra la voglia del popolo.
Esempio: Forteguerr. Cap. 278: E la santa purissima Giustizia Lui siede a destra, e gli è dalla sinistra La Pace.
Esempio: Gozz. Op. scelt. 3, 6: Ma senza guardare altro, con le dicerie e con le menzogne lo morderanno da tutti i Iati; parendo loro di averlo comperato, e di poter fare ec.
Esempio: Lambr. Dial. Istr. 8: Quasi non volessero più vivere, al morire di chi aveva loro detto: crescete qui.
Definiz: § XVI. Lui, retto dalla preposizione Di lui, trovasi posto tra l'articolo che regge il nome a cui esso si riferisce e il nome stesso; e talora fra l'articolo e la preposizione Di, vien interposto un aggettivo o un sostantivo: ma è costrutto non elegante. ‒
Esempio: Bocc. Filostr. 6, 26: Griseida ascoltava, e rispondea Poche parole e rade, vergognosa, Secondo che 'l di lui dir richiedea.
Esempio: Gio. Fior. Pecor. 2, 147: Tu sarai quello che li serverai la povera moglie,... la qual in te riconoscendo la di lui imagine, nel tuo volto ama, e meritamente, il suo marito.
Esempio: Firenz. Pros. 2, 219: Pur poichè ella l'ebbe ritenuto un pezzo, stracca dalle di lui preci, e impaurita ec.
Esempio: Varch. Rim. 1, 191: Il più bel pastorello, e 'l più gentile, Che stringesse mai fronda, o premesse erba, Nella di lui più dolce etate acerba Dicea, ec.
Esempio: Car. Eneid. 5, 429: Un giovinetto Di singolar bellezza Eurïalo era; E Niso un di lui fido e casto amante.
Esempio: Red. Cons. 1, 152: Possono ancora somministrare all'uovo calato nell'utero un cattivo liquore, inabile al di lui crescimento.
Esempio: Metast. Dramm. 4, 257: Alla di lui consorte La mia ti chiese in dono.
Esempio: Alf. Sallust. 67: Il di lui consiglio è dunque fallace, s'ei teme.
Definiz: § XVII. Si usa come soggetto in vece di Egli, ma oggi è proprio del discorso e dello stile familiare. ‒
Esempio: Comp. Din. Cron. DL. 336: Giunsono Gherardo Bordoni alla Croce a Gorgo: assalironlo; lui cadde bocconi; eglino, smontati, l'uccisono.
Esempio: Vill. G. 805: Il modo c'hai a tenere a volerli bene governare, si è questo; che ti ritenghi col popolo che prima reggea, e reggiti per lo loro consiglio, non loro per lo tuo.
Esempio: Flav. Gios. volg. 5: Di poi dato che ebbe licenzia a' soldati di predare a lor modo, lui con le sue mani spogliò i templi, e vietò ec.
Esempio: Domin. Gov. Fam. 90: Va' fuor di casa, e sta' in essa, come lui comanda.
Esempio: Burch. Son. 2, 1: E lui ringhiera fa del colatoio.
Esempio: Savonar. Tratt. Gov. Fir. 13: Li popoli che sono ingegnosi ed abbondano di sangue, e sono audaci, non si possono facilmente reggere da uno, se lui non li tiranneggia.
Esempio: Machiav. Princ. 19: Lui (il Savonarola) non aveva il modo da tenere fermi quelli che avevano creduto, nè a far credere i discredenti.
Esempio: Franz. M. Rim. burl. 2, 171: La pittura sarìa quasi sepolta, Se lui (lo spago) non fosse che lega i pennelli.
Esempio: Guicc. Op. ined. 6, 185: Il che.... io ho sempre fatto; e così andrò continuando; e mi deverà esser facile; perchè in verità lui da sè medesimo si mostra tanto bene inclinato a questo effetto, che ec.
Esempio: Grazz. Rim. V. 78: Ma voi e lor fate quel che vi pare.
Esempio: Pallav. Stor. Conc. 1, 202: Perciochè non movendosi loro da retto fine, e desiderando ec.
Esempio: Fag. Comm. 1, 119: Tu sei stato troppo vendicativo. C. E lui è stato troppo cane a ritenemmi il mio.
Esempio: Giust. Vers. 213: Sempre e poi sempre un pubblico padrone Ha un servitore,... Che suol fare alla roba del padrone Come a quella di tutti ha fatto lui.
Definiz: § XVIII. Si usa come predicato coi verbi Essere lui, Parere lui, Sembrare lui, Esser creduto lui, e simili, in proposizioni significanti la identità o somiglianza della persona o della cosa di cui si parla; che più comunemente per maggior efficacia si pospone al verbo. ‒
Esempio: Fr. Giord. Pred. R.: Si accorse esser lui luissimo.
Esempio: Bocc. Decam. 3, 163: Maravigliossi forte Tedaldo che alcuno in tanto il simigliasse, che fosse creduto lui.
Esempio: Pulc. L. Morg. 1, 1: Ed era Iddio il Verbo, e il Verbo lui.
Esempio: Firenz. Comm. 1, 409: Di sorte ch'i' sto infra due, se egli è lui egli, o s'i' sono io me.
Esempio: E Firenz. Rim. 2, 341: Che 'l padre e 'l figlio una cosa medesma Sien riputati; ond'io son lui, ed egli È me.
Esempio: Car. Lett. fam. 1, 104: Fece quasi credere a chi il conosceva, che egli non fusse lui; ma ec.
Esempio: E Car. Lett. fam. 3, 222: Accettatelo per amico, con tutte quelle accoglienze che vi detta la vostra gentilezza, e che fareste a me proprio o s'io fussi lui.
Definiz: § XIX. Si usa, secondo proprietà latina, a reggere il verbo nell'infinito, ma più spesso dipende da altro verbo precedentemente espresso. ‒
Esempio: Dant. Purg. 30: Ma poichè intesi nelle dolci tempre Lor compatire a me, più che se detto Avesser, ec.
Esempio: Bocc. Decam. 5, 192: Perchè non avendo a che altro ricorrere, presolo, e trovatolo grasso (il falcone), pensò lui esser degna vivanda di cotal donna.
Esempio: Sacch. Nov. 1, 7: Voglio dire che se questa Reina comprese bene per lo ordine e costume delle terre e de' sudditi di Salamone, esser lui il più savio uomo del mondo; io ec.
Esempio: Acc. D. Stor. Ar. 2, 149: Non essere ragionevole, che oltre a quello che eglino erano rimasti d'accordo, affaticare il popolo; ma piuttosto lui, che aveva spogliata Pistoia d'ogni cosa, dovere ristorare e fare i provvedimenti necessarj alla conservazione di quella terra.
Esempio: Varch. Stor. 2, 399: S'era detto (benchè falsamente, come si scrisse ne' libri precedenti) lui aver messo innanzi che, spiantato e spianato il palazzo de' Medici,... si dovesse fare dell'aia la piazza de' Muli.
Esempio: E Varch. Stor. appr.: Clemente.... commise, essendogli uscita la stizza, che si ponesse ogni studio, e si facesse ogni diligenza per rinvenirlo (Michelangelo), e se gli facesse affermare, lui avergli perdonato, e volersi servire dell'opera sua.
Esempio: Grazz. Pros. 197: Dopo,... dà a credere alle persone lui esser morto di peste ec.
Esempio: Segner. Crist. instr. 1, 67: Sono innumerabili quelli che non capiscono essere loro stati creati per glorificare Iddio.
Definiz: § XX. Usasi come soggetto d'un gerundio, in proposizione assoluta; e per lo più al gerundio stesso si pospone. ‒
Esempio: Dant. Inf. 32: Latrando lui, con gli occhi in giù raccolti.
Esempio: Vill. G. 54: Ma essendo lui re, parte de' Baroni di Francia fecero re Ruberto.
Esempio: E Vill. G. 70: Avvenne, come piacque a Dio, che andando lui a una caccia nella contrada di Buonsollazzo, per lo bosco si smarrì.
Esempio: E Vill. G. 209: Essendo loro già entrati in mare,... uno degli Infragnipani ec.
Definiz: § XXI. E talvolta, taciuto il gerundio Essendo, si costruisce con un aggettivo o un sostantivo, in proposizione pure assoluta. ‒
Esempio: Alam. L. Avarch. 21, 64: Poi nell'anno secondo fa il figliuolo Ruberto coronar, lui vivo ancora.
Esempio: Cas. Rim. 1, 21: E qual altea, fra quante il mondo onora, In maggior pregio di bellezza crebbe, Da voi, giudice lui, vinta sarebbe, Che ec.
Definiz: § XXII. Si adopera altresì come soggetto d'un participio assolutamente usato. ‒
Esempio: Vill. G. 151: E, lui morto, il detto Manfredi prese la guardia del reame.
Esempio: E Vill. G. 222: Giunto lui in Arezo, cadde malato.
Esempio: Bocc. Decam. 6, 165: Che,... uscito lui, egli in casa di lei se n'entrasse.
Esempio: Ar. Orl. fur. 45, 7: Ch'a' Bulgari, lui preso, il giogo pone.
Esempio: Bart. D. Op. mor. 29, 2, 192: Diagora.... trasse avanti la statua di Giove fulminante un ribaldo suo servidore che gli mentiva un furto commesso, veggente lui medesimo.
Definiz: § XXIII. Lui, si adopra nelle esclamazioni accompagnato da un aggettivo esprimente contentezza, felicità, dolore, disgrazia e simili, posponendolo, per lo più, all'aggettivo stesso. ‒
Esempio: Bemb. Rim. 104: Felice lui, ch'è sol conforme obietto A l'ampio stile.
Esempio: Alam. L. Op. tosc. 1, 32: Beato lui, che casto a morte corse.
Esempio: Cas. Rim. burl. 1, 16: Ben si può dir, Pandolfo mio gentile, Che si innamora, oh poveretto lui.
Esempio: Pindem. Poes. 323: Malcauto lui, ch'ivi a non molto in mezzo Si trovò de' sergenti!
Definiz: § XXIV. Pur si usa in proposizioni comparative, dopo le particelle Come lui, Siccome lui, Quanto lui, Ancora lui, Dove lui, quando regge un verbo sottinteso. ‒
Esempio: Bocc. Decam. 2, 113: Costoro che d'altra parte erano, sì come lui, maliziosi.
Esempio: E Bocc. Laber. 51: Assai sovente molto meno consideratamente si gloriano, dicendo, che colei, nel cui ventre si racchiuse l'unica e general salute di tutto l'universo,... con alquante altre, non molte però, della cui virtù spezial menzione e solennità fa la Chiesa di Dio, furono così femmine come loro.
Esempio: Pulc. L. Morg. 25, 209: Che sai, ch'egli è de' miseri conforto Di veder come lor qualche altro afflitto.
Esempio: Bern. Orl. 5, 26: Se non hai come lui le voglie fiere.
Esempio: Firenz. Comm. 1, 372: I' non sono un tristo come lui.
Esempio: Lipp. Malm. 2, 76: Ma non fu quanto lui dolce di sale.
Esempio: Segner. Mann. giugn. 6, 2: Seguita l'esempio di Cristo, patisci come lui, obbedisci come lui, umiliati come lui.
Definiz: § XXV. Si usa altresì quando segue alla locuzione Altri che lui, o agli avverbj, od alle maniere avverbiali Altro che lui, Salvo che lui, Se non che lui, Fuorchè lui, Ecco lui, e simili. ‒
Esempio: Stef. March. Istor. 8, 167: Certo, se altri che loro, ch'erano tutti della brigata degli ammonitori, le avessero corrette, quasi ogni uomo dicea: Ben vi sta.
Esempio: Pulc. L. Morg. 2, 48: E quel ch'i' ho fatto, corrier, per costui, Credo che 'l sappi ognun, salvo che lui.
Esempio: Ar. Orl. fur. 46, 58: E rivolto a Marfisa: Ecco lui pronto A rendervi di sè, disse, buon conto.
Esempio: Bern. Orl. 2, 36: Ogni guerrier lo giudica alla vista, Ch'altri che lui il pregio non acquista.
Esempio: Ross. P. Sveton. 2, 151: Mostrava ancora di voler levar via tutti i libri dello leggi; dicendo che un dì aveva [Caligola] a fare in modo, che i Dottori non potrebbono allegare altri che lui.
Esempio: Ricc. S. Cat. Lett. 170: Non abbiamo altri che loro, nè voglio che abbiamo altri.
Definiz: § XXVI. Loro, si usa come soggetto innanzi agli aggettivi numerali Loro Due, Loro Tre, Loro Quattro ec., e innanzi alla voce Loro Signori. ‒
Esempio: Petr. Vit. volg. 28: Morto ch'egli ebbono Constantino fratello, loro dua tenneno l'imperio.
Esempio: Stor. Aiolf. 1, 95: E percosse a questi cinque, e lor due gli uccisono tutti e cinque.
Esempio: Dat. Giul. Piac. Piatt. 25: Avevano risoluto, che loro due a parlar venissero in questo luogo.
Esempio: Menz. Pros. 3, 276: Egli mi pare che lor Signori abbiano trovato il modo, ec.
Esempio: E Menz. Pros. 3, 346: A suo tempo adunque, e quando io sia discosto dalle brighe, che non mancano di attraversarsi alla volontade e alla penna; trascriverò qualcosa, non perchè (come V. S. Illustrissima dice) serva di esempio; ma perchè lor Signori la correggano, la emendino.
Definiz: § XXVII. Lui, seguito dal pronome relativo Lui Che o Lui Il quale, vale Colui, e sta talvolta come soggetto del verbo nel modo finito. ‒
Esempio: Petr. Rim. 2, 18: Morte biasmate; anzi laudate lui, Che lega e scioglie, e 'n un punto apre e serra.
Esempio: E Petr. Rim. 2, 225: Di lor par più che d'altri invidia s'abbia, Che per sè stessi son levati a volo.
Esempio: Bocc. Decam. 4, 192: E loro, li quali amor vivi non aveva potuto congiugnere, la morte congiunse con inseparabile compagnia.
Esempio: Varch. Son. spirit. 107: Se lui che fu de' pensier vostri eletti Condegno albergo, e mio terrestre nume, Dal più beato ec.
Esempio: Tass. Gerus. 14, 10: E lui, ch'or ocean chiamate or vasto, Nulla eguale a tai nomi ha in sè di magno, Ma è bassa palude e breve stagno.
Definiz: § XXVIII. Lui, si unisce per maggiore efficacia coi pronomi Lui Medesimo e Lui Stesso. ‒
Esempio: Cresc. Agric. volg. 468: I piccoli catelli e i vecchi cani non difendono le pecore nè eziandio lor medesimi.
Definiz: § XXIX. Lui, talora vale Sè. ‒
Esempio: Dant. Purg. 24: Come gli augei che vernan lungo il Nilo Alcuna volta di lor fanno schiera, Poi volan più in fretta e vanno in filo.
Esempio: Bonich. Bind. Rim. B. 15: Ei non àn ricchezza, E più de' ricchi lor giudican degni.
Esempio: Vill. G. 537: E lo re tenendo M. Ugo accostato a lui, e il braccio in collo per guarentirlo, ec.
Esempio: Dat. Gor. Stor. 137: Tutti costoro hanno bisogno di tenere sotto loro molti che scrivano e facciano quelle cose che, ec.
Esempio: Car. Lett. fam. 1, 140: E con tutto ciò avea d'ambedue conseguito già tanto, che, se non era aggiunto a quel che meritava, avea nondimeno estinta in lui la cupidità e l'ambizione; ed in altrui suscitata quella invidia, ec.
Definiz: § XXX. Talora si adopra pleonasticamente, per maggiore efficacia, e si pospone al verbo di cui è reggimento. ‒
Esempio: Fr. Giord. Pred. Genes. 10: Iddio, come tu vedi, è bene signore lui, ed è ricchissimo.
Esempio: Firenz. Comm. 1, 446: E dove volete voi che vadia? e' sa molto dove e' si è lui.
Esempio: Galil. Op. lett. 295: Andrommene anch'io dietro a questa voga (di portar la toga); Ma Dio sa lui se me n'incresce e duole.
Esempio: Nell. Iac. Vecch. 2, 12: Avvisa Leandro che ritorni. S. Oh egli è costì che cova; se n'e andato, lui.
Esempio: Fag. Comm. 1, 19: Egghi è tiranno del sangue, della carne, e d'ogni cosa, lui.
Definiz: § XXXI. Si usa anche, per semplice sovrabbondanza, essendo già nella proposizione espresso l'oggetto o il compimento indiretto di cui dovrebbe tener le veci. ‒
Esempio: Gio. Fior. Pecor. 2, 164: A messer Corso ed a' suoi seguaci pareva loro esser mal trattati.