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ARINGO, e ARRINGO
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ARINGO, e ARRINGO.
Definiz: Lat. certamen, praelium. Gr. ἀγών.
Esempio: Varch. Ercol. 64. Aringo usato più volte non solo da Dante, ma dal Boccaccio, significa così lo spazio dove si corre giostrando, o si favella orando, come esso corso, o giostra, ed esso parlare, ovvero orazione.
Esempio: Nov. ant. 57. 4. Dopo molto torneare, il Conte d'Angiò, e quello d'Universa si fecero diliverare l'aringo, e l'uno contra l'altro si mossono colla forza de' poderosi destrieri.
Esempio: Guid. G. 10. Menelao nell'arìngo impingendo la lancia contro a Parisi, il ferío.
Definiz: §. I. Per metaf.
Esempio: Bocc. nov. 18. 2. Ampissimo campo è quello, per lo quale noi spaziando oggi andiamo, nè ce n'è alcuno, che non che uno aringo, ma diece non ci potesse assai leggiermente correre.
Esempio: Dant. Par. 1. M'è uopo entrar nell'aringo rimaso.
Definiz: §. II. E nel sentim. osceno.
Esempio: Lab. 233. Colui tiene ella, che sia Lancilotto, o vogli Tristano, Orlando, o Ulivier di prodezza, la cui lancia, per sei, o per otto, o per dieci aringhi la notte, non si piega in guisa, che poi non si dirizzi.