Lessicografia della Crusca in rete

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ORA, con l'o aperto.
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ORA
ORA, con l'o aperto.
Definiz: Sost. femm. Aura; ma è voce di uso poetico.
Dal lat. aura. –
Esempio: Dant. Purg. 1: L'alba vinceva l'ora mattutina Che fuggia innanzi, sì che di lontano Conobbi il tremolar della marina.
Esempio: Petr. Rim. F. 136: Ma pur che l'ora un poco Fior bianchi e gialli per le piaggie mova, Torna a la mente il loco ec.
Esempio: E Petr. Rim. F. 180: Parmi d'udirla, udendo i rami e l'ore E le frondi, e gli augei lagnarsi.
Esempio: Poliz. Rim. C. 18: Risonava la selva intorno intorno Soavemente all'ora mattutina.
Esempio: Ar. Orl. fur. 10, 37: Presso alla spiaggia, coi flutti marini Scherzando, le aspettava un lor legnetto Fin che la vela empiesse agevol ora.
Esempio: Bern. Orl. 67, 63: Levossi un ventolin fresco, ed un'ora Che gli soffiò di quella selva fuora.
Esempio: Salvin. Annot. Fier. 384: Sciorinare si dice de' panni, quando si pongono a rasciugare; da aura, detta Ora, coll'o aperto ec.
Esempio: Fiacch. Fav. 1, 129: Non è un augello, la madre allora Rispose, è piuma spinta dall'ora.
Esempio: Card. Poes. 68: Scherza con l'ora incerta Di lauri un bosco.
Definiz: § I. In locuz. figur. –
Esempio: Dant. Conv. 116: Dirizzato l'artimone della ragione all'ora del mio desiderio, entro in pelago con isperanza di dolce cammino.
Definiz: § II. Figuratam. per Ristoro, Sollievo. –
Esempio: Petr. Rim. F. 285: Ov'è l'ombra gentil del viso umano Ch'ora e riposo dava a l'alma stanca?