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1) Dizion. 5° Ed. .
CALERE
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CALERE.
Definiz: Neutr., usato sempre impersonalm., con la particella Di dopo di sè. Premere, Importare, Curarsi.
Dal lat. calere, Sentir calore. –
Esempio: Nov. ant. B. 57: Madonna, sì come poco v'è caluto di costui, che tanto mostravate d'amare, così vi carrebbe vie meno di me.
Esempio: Fr. Guitt. Lett. 6: È uomo disconoscente e miserissimo tanto, che pur far vuole sè bestia, e con esso la terra participare, non calendogli del cielo.
Esempio: Dant. Inf. 19: Se di saper chi io sia ti cal cotanto.
Esempio: E Dant. Purg. 30: Nè l'impetrare spirazion mi valse, Con le quali ed in sogno ed altrimenti Lo rivocai; sì poco a lui ne calse.
Esempio: Bocc. Decam. 5, 127: Ma Gianni, al quale più che ad alcuno altro ne calea ec.
Esempio: E Bocc. Decam. 7, 123: S'ingegnava di dimostrargli che di lui le calesse.
Esempio: E Bocc. Laber. 68: Sopra tutte l'altre cose, a cui caluto non ne fosse, era da ridere.
Esempio: Tass. Gerus. 12, 37: Ma perchè mia fe' vera, e l'ombre false Stimai, di tuo battesmo a me non calse.
Esempio: Bart. D. Vit. S. Ignaz. 1, 40: E se di voi medesimo non vi cale, cagliavi almeno di vostro padre, de' vostri maggiori e di me.
Esempio: Alf. Trag. 2, 249: Apertamente ei farla [la guerra] Non ardì forse; ma di ciò non calmi.
Definiz: § I. Calere trovasi usato in forza di Sost., per Cura, Premura. –
Esempio: Bocc. Filost. 7, 28: Ben v'era il potere Di ritornar, nè l'avrebbe impedita Il vecchio padre, nè altro calere.
Definiz: § II. Avere in cale o in calere una cosa o Non avere in cale o in calere una cosa, trovasi per Averla o Non averla in pregio, Averne o Non averne sollecita cura. –
Esempio: Vill. M. 503: L'utile e l'onor del Comune niente hanno in calere.
Esempio: Car. Eneid. 11, 932: Ed ella di me sola Contenta, intemerata e pura e casta, La sua verginità, l'amor de l'armi, Sol ebbe in cale.
Definiz: § III. Mettere checchessia in non calere e in non cale, Porre checchessia in non calere, e più comunemente In non cale, vagliono Non curarsene affatto, Non averlo in alcun conto, Disprezzarlo. –
Esempio: Giamb. Lat. Tes. 204: Vostre ricchezze facea a voi molte cose mettere in non calere.
Esempio: Petr. Rim. 2, 114: Per una donna ho messo Egualmente in non cale ogni pensero.
Esempio: Tass. Gerus. 1, 8: E pien di fè, di zelo, ogni mortale Gloria, imperio, Tesor, mette in non cale.
Esempio: Buonarr. Fier. 1, 2, 4: Non prima Conoscersene adorni [dell'uffizio], Che tanto quanto providi e zelanti Si mostrar petitori, straccurati Consequitori aver quasi in non cale L'ufizio e chi 'l diè loro.
Esempio: Salvin. Disc. 1, 57: Le virtuose e buone opere ponendo in non cale, e la gloria nulla curando, oscuri viverebbero e sconosciuti.
Esempio: E Salvin. Pittag. 166: Nè sanità è da porre in non calere.
Definiz: § IV. Mettere a non calere una cosa, si disse per Metterla in non cale. –
Esempio: Fr. Guitt. Lett. 22: Non vo' faccia obbriare, nè mettere a non calere lui.
Esempio: Buson. Gubb. Avvent. Cicil. 231: Tu non solamente hai potuto mettere a non calere le leggi ec.
Esempio: Cic. Opusc. 448: Tu [o Catilina] non solamente hai potuto mettere a non calere le leggi e le piatora; ma ancora vincere e rompere.
Esempio: E Cic. Opusc. 456: Se per biasimo o per paura d'alcun pericolo, tu metti a non calere la salute de' tuoi cittadini ec.
Definiz: § V. Essere in non cale ad uno, vale Essergli in noncuranza, in dispregio. –
Esempio: Dant. Rim. 213: Or sono a tutti in ira ed in non cale.
Definiz: § VI. Essere una cosa in calere ad uno, si disse per Stargli a cuore, Premergli assai. –
Esempio: Bocc. Teseid. 1, 45: Ma che, s'ella potesse ancor pentere, Nel farà tosto; e ciò l'era in calere.
Esempio: Vill. F. 5, 262: E in fine dicendo che al Santo Padre era in calere, che della guerra dai Fiorentini a' Pisani.... si venisse alla pace ec.
Definiz: § VII. Essere da calere una cosa o Non essere da calere una cosa, trovasi per Essere o Non essere da farne conto, caso e simili. –
Esempio: Senec. Pist. 37: E' non è da calere come da grande cagione ella nasca [la pazzia], ma in chente animo ella venga.
Definiz: § VIII. Se vi cal di me, modo deprecativo, che si usò a significare Di grazia, Per amor mio. –
Esempio: Bocc. Decam. 4, 15: Deh, se vi cal di me, fate che noi ce ne meniamo una lassù di queste papere.
Esempio: E Bocc. Decam. 7, 94: Se vi cal di me, venite meco infino a Palagio.
Definiz: § IX. Di quel che non ti cale Non ne dir nè ben nè male; proverbio che significa: Non doversi entrar ne' fatti altrui.