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1) Dizion. 5° Ed. .
CANE.
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CANE.
Definiz: Sost. masc. Quadrupede noto: il più intelligente degli animali domestici, e il più affezionato all'uomo, di cui guarda la casa ed i greggi, e lo serve nella caccia.
Dal lat. canis. –
Esempio: Dant. Inf. 17: Non altrimenti fan di state i cani Or col ceffo, or col piè, quando son morsi O da pulci, o da mosche, o da tafani.
Esempio: Petr. Rim. 1, 31: Ed ancor de' miei can fugge lo stormo.
Esempio: Bocc. Decam. 1, 84: E i cani medesimi, fedelissimi agli uomini, fuori dalle propie case cacciati.
Esempio: Ar. Orl. fur. 2, 5: Come soglion talor due can mordenti.... Avvicinarsi digrignando i denti.
Esempio: Tass. Gerus. 7, 2: Qual dopo lunga e faticosa caccia Tornansi mesti ed anelanti i cani Che la fera perduta abbian di traccia.
Definiz: § I. Cane da caccia, dicesi Quello che serve per la caccia: Cane da corsa, lo stesso che Segugio: Cane da fermo, Quello che per breve tempo punta l'animale: Cane da giugnere, Quello che correndo raggiunge la fiera: Cane da penna, Quello che serve alla caccia di certi uccelli, come beccaccie, quaglie, pernici e starne: Cane da seguito, Quello che tracciando leva e seguita le fiere: Cane da presa, Grosso cane che coi denti afferra e ferma gli animali. –
Esempio: Sacch. Nov. 2, 73: Si fuggì buon pezzo,.... e non parve gottoso, ma più tosto barbaresco, o can da giugnere.
Esempio: Varch. Sen. Benef. 47: Diciamo cani così quegli da caccia, come quelli di mare.
Esempio: Buonarr. Fier. 1, 4, 12: Quasi cani da fermo, un piè per aria Fermando, e uno in terra ec.
Esempio: Crudel. Rim. 49: Can da fermo e levrieri, E cavalli e lacchè, Tutti conduce il buon signor con sè.
Esempio: Nell. Iac. Torment. 3, 16: Quell'uffiziale, o Marchese o Baron che sia,.... l'ha puntata come un can da fermo.
Definiz: § II. Cane trovasi detto per ingiuria a Chi spia i fatti altrui, e quasi lo segue come un bracco. –
Esempio: Morell. L. Cron. 290: Avevano molti cani, cioè spioni, che sempre erano per Firenze o per pigliare o per ispiare.
Esempio: E Morell. L. Cron. appr.: Fra l'altre [pazzie] l'ultima che gli cacciò, fu che era stato preso un loro cane, che avea imbolato.
Definiz: § III. E per Persona irosa, iraconda. –
Esempio: Dant. Inf. 8: Il maestro accorto lo sospinse Dicendo: via costà con gli altri cani.
Esempio: But. Comm. Dant. 1, 232: Via costà con li altri cani, cioè irosi: l'iroso s'assomiglia al cane.
Definiz: § IV. E per Persona crudele, spietata; e usasi anche a modo d'Add. –
Esempio: Comp. Din. Cron. 14: Poi si raunarono uno per casa, e fu il dicitore messer Berto Frescobaldi; e disse, come i cani del popolo aveano tolto loro gli onori e gli ufficj.
Esempio: Cavalc. Vit. SS. PP. volg. 3, 62: O speranza e conforto mio, tu sai bene che io non potrei sofferire di vederti morire pure di morte naturale, non che essere morto per le mani de' cani Giudei.
Esempio: E Cavalc. Esp. Simb. 1, 169: Ben sono dunque cani e crudeli quelli, i quali lassando morir tanti poveri loro fratelli in Cristo di povertà, spendono e perdono più che non debbono in voluttà.
Esempio: Ricc. S. Cat. Lett. 276: Stando [Gesù Cristo] come agnello mansueto in tutti li fragelli e vituperj che quelli cani li facevano.
Esempio: Monet. Poes. 30: Voi per essere ingordo e troppo avaro, Coi poverelli vi mostrate un cane.
Esempio: Fag. Rim. 2, 152: Un usuraio, un uom pretto animale, Che non ha caritade, e amor non sente, Ognun dice: Egli è un cane naturale.
Definiz: § V. Cane dicesi anche di Chi tratta duramente i suoi sottoposti.
Definiz: § VI. Cane, fu detto per ingiuria di Uomo appartenente a religione diversa dalla Cristiana, e specialmente dei Musulmani e degli Ebrei. –
Esempio: Petr. Rim. 2, 213: Che 'l sepolcro di Cristo è in man di cani.
Esempio: Ar. Orl. fur. 17, 73: La sacra stanza Dove in carne abitò Dio onnipotente; Ch'ora i superbi e miseri Cristiani Con biasmo lor, lasciano in man de' cani.
Definiz: § VII. Cane si disse per ingiuria anche dai Musulmani ai Cristiani. –
Esempio: Frescobald. Viagg. 83: Quando e' fanno le loro orazioni, tutti e' cristiani franchi sono serrati in una abitazione chiamata il Cane; e serragli il canattiere ch'è sopra ciò: e questo nome deriva dal dire, che noi siamo cani.
Definiz: § VIII. Dicesi talora per ingiuria ad Uomo che è o credesi di mal affare, aggiungendovi spesso altri titoli ingiuriosi, come Can paterino, Can rinnegato, Can traditore, e simili. –
Esempio: Bocc. Decam. 1, 125: Questi Lombardi cani.... non ci si vogliono più sostenere.
Esempio: E Bocc. Decam. 3, 149: Sozzo cane vituperato, che tu se'.
Esempio: Leggend. SS. M. 3, 132: E al Prefetto disse: o isvergognato, tu fai l'opere del tuo padre Satanasso, il quale t'hae in balìa,.... o cane aldace e svergognato.
Esempio: Pulc. L. Morg. 1, 34: Non puoi da me fuggir, can rinnegato.
Esempio: Bern. Orl. 15, 38: Ammazzami più tosto di tua mano, Che via mi porti questo can villano.
Esempio: Firenz. Pros. 1, 174: Ah pretaccio ribaldo, schericato; vedi vedi ch'io ti ci ho pur giunto, can paterino.
Esempio: Segner. Crist. instr. 1, 391: Ogni volta che quella povera vedova si abbatte in costui, gli manda addosso mille maledizioni,.... lo chiama un cane, un turco, un traditore.
Esempio: Panant. Poet. Teatr. 16: Allor quei quattro cani senza fede Sopra ogni foglio mio, sopra ogni scritto, Osar metter la man.
Definiz: § IX. Cane dicesi per ingiuria di un Cantante pessimo, e che quasi abbaia.
Definiz: § X. Pesce cane, o Cane marino, dicesi una Sorta di pesce marino assai vorace, e che ha i denti acutissimi e a molti filari. –
Esempio: Pulc. L. Morg. 14, 66: Raggiata e rombo, occhiata e pesce cane.
Esempio: Dat. Vegl. 228: La gioia, che per la grossezza e bellezza facea una mostra incomparabile, mosse di sè straordinaria brama in un cane marino di smisurata grandezza.
Esempio: Red. Lett. 1, 87: Perchè non vi può egli essere anco de' pesci cani?
Definiz: § XI. Cane dicesi anche una Sorta di strumento di ferro adoperato dai cavadenti per prendere e trar fuori il dente. –
Esempio: Buonarr. Fier. 5, 1, 3: Passi quel cavadenti, Cui la tavola sua, trattone un trespolo, Due giovani Insolenti Fêr rovinare, e lui cavarsi un occhio Col can ch'egli avea messo in bocca altrui.
Esempio: Salvin. Annot. Fier. 510: Cane, ferro che col suo morso mette a leva il dente.
Esempio: Fag. Rim. 2, 152: E il cavadente, non senza ragione, Chiama cane quel suo ferro, col quale Sganascia crudelmente le persone.
Definiz: § XII. Cane dicesi pure quell'Istrumento di legno, fornito di un lungo dente di ferro, col quale i bottai afferrano e tirano i cerchi, mentre che li mettono alle botti. –
Esempio: Bellinc. Rim.: A dir c'era rimaso, Ch'una botte fu morsa da un cane, E le cicogne suonan le campane.
Definiz: § XIII. Cane dicesi il Ferro che nei fucili all'antica teneva la pietra focaia, e nei moderni batte sul fulminante per dar fuoco alla polvere. –
Esempio: Buonarr. Fier. 3, 2, 11: C'è alcun che aspira a questo bel moschetto? Sibbene e volentieri: Ma guardisi dal can, ch'egli è mordace.
Esempio: Stat. Cav. S. Stef. 254: Venendo all'atto dello strignere il cane e serpentina dell'archibuso, senza sparare, o all'atto dello sparare, senza côrre, si condanni.... in due anni di carcere.
Esempio: Nell. Iac. Gelos. 3, 24: Su voi, tirate su il cane; prendetegli mira alla testa, state attenti alla mia voce.
Esempio: Fag. Rim. 2, 152: L'istrumento più reo dell'archibuso Si dice il cane: e in bocca a lui si pone L'empio sasso, che il fuoco ha in sè racchiuso.
Definiz: § XIV. Cane, Cane maggiore, Cane celeste e Cane Sirio, dicesi una Costellazione dell'emisfero meridionale presso a quella d'Orione, e nella cui bocca risplende la stella Sirio. Ve ne è anche un'altra detta il Cane minore, posta nell'emisfero settentrionale. –
Esempio: Alam. L. Colt. 2, 496: E che 'l celeste Can rabbioso e crudo Asciuga e fende le campagne e i fiumi.
Esempio: E Alam. L. Colt. 6, 253: A predir ci viene Che l'uno e l'altro Can, ch'han seggio in alto, Tosto denno apparir là ver l'Aurora Con sete e rabbia.
Esempio: Sassett. Lett. 204: Ma l'una d'esse [stelle] con quella che è in un remo della nave detta Canopo, contendono in grandezza e splendore col Cane maggiore.
Esempio: Bald. Vers. 27: Sotto i Gemelli il minor Can si volge Del feroce Orïon, che più veloce Lascia de l'altro l'onde, e 'n alto poggia.
Esempio: Galil. Op. astronom. 1, 368: Potremo dopo riguardare il Cane, stella bellissima e maggiore di tutte l'altre fisse.
Esempio: Fag. Rim. 6, 83: O pur l'esortazione rivolgete Verso del Sirio Can.
Definiz: § XV. Azione da cani, dicesi un'Azione crudele e spietata.
Definiz: § XVI. Cosa da cani, Roba da cani, Pane da cani, Stagione da cani, Strada, e simili, da cani; vale Cosa, Roba, Pane ec. di pessima qualità, cattivissimo.
Definiz: § XVII. Errore da cani e da can barboni, Sproposito, e simili, da cani, ed anche da can barboni; vale Errore, Sproposito ec. grossissimo, sbardellato. –
Esempio: Fag. Rim. 2, 152: Se un ignorante in modi improprj e strani Esercita un impiego, è forza dire: Colui fa in quel mestier cose da cani.
Esempio: Panant. Poet. Teatr. 8: Cose mi fanno far da can barboni.
Definiz: § XVIII. Fame da cani o Sete da cani, Fatica da cani, Lavoro da cani, vale Fame o Sete grandissima, Fatica, Lavoro gravissimo, eccessivo. –
Esempio: Segner. Pred. 196: Patiranno fame da cani.
Definiz: § XIX. Persona andata ai cani, dicesi di Persona malandata, ridotta in cattivissimo stato.
Definiz: § XX. Solo come un cane, vale Senza alcuna compagnia, Solissimo; per lo più coi verbi Essere solo come un cane, Stare solo come un cane, Lasciare solo come un cane, e simili. –
Esempio: Bern. Rim. burl. 1, 56: Or basta: io son qui solo come un cane.
Esempio: Salv. Granch. 1, 1: Mi starò pur qui solo come un cane, Dov'io non ho nè amici, nè parenti.
Esempio: Ross. A. Cical. III, 2, 292: Ve la sareste battuta mezz'ora fa, e m'avreste lasciato qui solo come un cane.
Definiz: § XXI. Vita da cani, dicesi di Vita assai dura, faticosa, strapazzata, per lo più coi verbi Essere una vita da cani, Fare una vita da cani, Menare una vita da cani, e simili. –
Esempio: Fag. Rim. 2, 152: Se talun per coprirsi non ha straccio, Si dice nel veder cascarlo a brani: Fa una vita da cani il poveraccio.
Definiz: § XXII. Addirizzare le gambe ai cani, Raddirizzare le gambe ai cani, Rassettare, le gambe ai cani, dicesi per Fare opera di molta fatica e d'impossibile riuscimento. –
Esempio: Ner. I. Pres. Samm. 10, 7: E menando, or ch'è il tempo, e piedi e mani, Cercasse addirizzar le gambe ai cani.
Esempio: Bellin. Disc. Anat. 1, 151: Questo è altro che lavare il capo all'asino, e raddirizzar le gambe a' cani.
Definiz: § XXIII. Affogare il can con le lasagne, vale Sopraffare altrui con larghi doni o con grassi patti, per giungere al proprio intento. –
Esempio: Cecch. Comm. ined. 1, 71: Una partita la qual passa dodici mila ducati,.... Dei quai io vo che sia usufruttuaria.... E. Odi, cotesto chiamasi Affogar proprio il can con le lasagne.
Esempio: E Cecch. Samar. 3, 6: E quel che volevate dare a questo, Voi lo potrete dare a qualcun altro, Che desse per disgrazia in questi ladri, E non trovasse un buon uom come questo Che affogasse il can con le lasagne.
Definiz: § XXIV. Andare a cane, dicesi della cagna quando è in caldo, e sente il prurito del generare. –
Esempio: Benciv. Cur. malatt. volg.: Come avviene alle cagne nel tempo che sogliono andare a cane.
Esempio: Galil. Op. lett. 188: A qual migliore occasione serbate voi.... la comparazione de' cani dietro alla cagna che va a cane?
Definiz: § XXV. Aver lo spasso de' cani, vale in ischerzo Toccar delle bastonate, Esser maltrattato. –
Esempio: Cecch. Incant. 4, 4: Or, maestro, voi intendete: io ho avuto lo spasso de' cani, tocco delle mazzate, ito a pericolo di rompere il collo, e lasciatovi per ristoro il mantello e pianelle.
Definiz: § XXVI. Avere rispetto al cane per amor del padrone o Portar rispetto al cane per amor del padrone, vale Rispettare il servo per riguardo del padrone.
Definiz: § XXVII. Avere un cattivo cane, un gran cane, e simili, alla coda, o alle costole, vale Avere appresso persona, che molesti e ponga in grave pensiero; ed anche Esser travagliato da alcun grave timore. –
Esempio: Cecch. Comm. ined. 1, 244: Lo avere Il peccadiglio, e sentir che 'l bargello Ti cerchi, è troppo gran cane alle costole.
Definiz: § XXVIII. Cascar la coda ai cani, dicesi scherzevolmente per Essere un gran freddo; e per lo più rispondendo a chi si lamenta di un freddo che gli pare eccessivo, come:
Esempio: Esempio del Compilatore Che freddo è oggi! dirà uno; e l'altro, quasi per burla, risponde: Sì davvero, è cascata la coda ai cani.
Definiz: § XXIX. Confortare i cani all'erta, vale proverbialmente Spingere altri a cosa pericolosa o malagevole, stando in sicuro. –
Esempio: Bern. Orl. 59, 42: Per questo l'uno e l'altro era rimaso Addietro alla campagna, e ben aperta, Per non ficcarsi nella stretta a caso, E vanno confortando i cani all'erta.
Esempio: Cecch. Dot. 3, 2: E' basta loro por su orpello, e far festoni; egli è buona cosa stare nel piano e confortare i cani all'erta.
Esempio: E Cecch. Esalt. 3, 10: A chi non tocca, Ha un buon confortare i cani all'erta.
Definiz: § XXX. Dare al cane, si disse per Andarne colla peggio. –
Esempio: Car. Lett. fam. 1, 71: Se qui non si viene ai particolari, non si dà in nulla; e se vi si viene, si dà al cane.
Esempio: Cecch. Diss. 4, 3: I' son sempre quel che do al cane.
Definiz: § XXXI. Dare il cane ad uno vale Censurarlo, Beffeggiarlo.
Definiz: § XXXII. Darsi ai cani, vale Darsi alla disperazione, Uscire in atti o in parole di escandescenza e di rabbia. –
Esempio: Lipp. Malm. 10, 49: E Paride.... si dà quivi a' cani, Perchè più oltre il libro non ispiega.
Esempio: Forteguerr. Ricciard. 13, 49: E amor porratti pesanti catene.... E giorno e notte farà darti a' cani.
Esempio: Baldov. Am. scart. 249: Questi accidenti strani, S'io fussi un uom collerico e irascibile, O men del mondo e delle donne pratico, Mi farian sciorre i bracchi e darmi a' cani.
Definiz: § XXXIII. Destare il can che dorme o che giace, Svegliare il can che dorme o che giace, e anche Aizzare, il can che dorme, o che giace, vale Suscitar qualche cosa che possa anzi nuocere che giovare; che anche dicesi Stuzzicare il vespaio. –
Esempio: Varch. Ercol. 105: Quando uno si stà ne' suoi panni senza dar noia a persona, e un altro comincia per qualche cagione a morderlo, e offenderlo di parole,... dicesi.... egli desta o sveglia il can che dorme.
Esempio: Buonarr. Fier. 3, 4, 4: Ah maestro Nastagio, Non istate a svegliare il can che dorme. Fag. Rim. 6, 185: Pazzo è colui che il can che dorme aizza.
Definiz: § XXXIV. Essere affortunato come un cane in chiesa, vale Essere disgraziatissimo, perchè ivi il cane è quasi sempre bastonato e scacciato via. –
Esempio: Fag. Rim. 2, 153: E per proverbio poi si sa a distesa, Che dir bisogna, quand'un è sgraziato: È affortunato com'un cane in chiesa.
Definiz: § XXXV. Essere come cani e gatti, Diventare come cani e gatti, Stare come cani e gatti; vale Essere in continua discordia, Inimicarsi sempre, come naturalmente fanno questi animali. –
Esempio: Grazz. Comm. 379: E sono diventati come cani e gatti, dove prima solevano essere come passeri e colombi.
Esempio: Lipp. Malm. 5, 53: Benchè voi siete come cani e gatti.
Esempio: Nell. Iac. Faccend. 1, 4: E' s'è offerto di riappattumarmi insieme con esso, avendo inteso che no' siamo come cani e gatti, e non si mangia mai boccone 'n pace.
Esempio: Panant. Poet. Teatr. 1: Musica e Poesia nacquer gemelle,... Ma invece di restar buone sorelle,.... Stanno tra loro come cani e gatti.
Definiz: § XXXVI. Essere come il cane del Babbonero. Maniera proverbiale per Menar vita stentatissima. –
Esempio: Panant. Poet. Teatr. 10: Io sono come il can del Babbonero, Che leccava le lampade dipinte.
Definiz: § XXXVII. Esser de' cani, vale Esser maltrattato come un cane. –
Esempio: Baldov. Comp. dramm. 61: Che se la vecchia Con quegli occhi marrani Torna a vederci qui, siamo de' cani.
Definiz: § XXXVIII. Esser in man de' cani, lo stesso che Essere in cattive mani, e dicesi così delle persone come delle cose. Ed Essere stato in man de' cani, vale Esser malconcio, straziato, detto tanto di cosa, quanto di persona; e per lo più si unisce coi verbi Parere o Sembrare. –
Esempio: Bern. Rim. burl. 1, 106: A qual manca la testa, a qual le mani, Son morte, e paion state in man de' cani.
Definiz: § XXXIX. Esser meglio prendere un can per la coda che fare una data cosa, trovasi usato a significare il pericolo o il danno grave che può venire dal farla. –
Esempio: Sacch. Nov. 2, 47: Se egli [il podestà] il fa [il suo dovere], e' sarebbe meglio ch'egli avessono preso un can per la coda.
Definiz: § XL. Esser raro come i can gialli, vale Essere rarissimo, non trovandosi cani di questo pelo.
Definiz: § XLI. Fare ai cani, si disse per Fare a chi più fugge. –
Esempio: Ambr. Furt. 3, 3: Perchè vuoi tu ch'io me ne vadia?.... e Mario anche se ne va via; bembè, a' cani si fa qui.
Definiz: § XLII. Fare come il can di Botrione, si disse per Attenersi ai più ricchi, Seguitarli; e figuratam., Seguitare la parte, o le ragioni migliori; perchè quel cane, secondo il proverbio, si appiccava a chi aveva miglior mantello. –
Esempio: Borgh. V. Lett. 174: Nelle cose dubbie è sempre bene attenersi al meglio, e questa Legione Marzia fu delle più bellicose, e più valenti, e più favorite dell'esercito prima cesariano, poi d'Augusto; sicchè voglio che noi facciamo come il cane di Botrione.
Definiz: § XLIII. Fare come il can dell'ortolano, dicesi di Chi nè può nè vuol fare una cosa, e per invidia impedisce che altri la faccia; perchè il cane non mangia gli erbaggi, nè lascia mangiarli ad altri: il che dicesi ancora Fare come il can d'Altopascio. –
Esempio: Pataff. 5: Far mi convien com'il can d'Altopascio.
Esempio: Buonarr. Fier. 2, 4, 26: Usanza delle vecchie, Dov'elle non han più parte a' sollazzi, Farsi can d'ortolani agri e mordaci.
Esempio: Dat. Vegl. 3, 155: Fanno come il cane dell'ortolano, che di quello che essi non mangiano, non vogliono che altri ne mangi.
Esempio: Lipp. Malm. 12, 53: Perciò con incantesmi l'ha nascoso, Facendo come il can dell'ortolano, Ch'all'insalata non vuol metter bocca, E non può comportar s'altri la tocca.
Esempio: Monigl. Poes. dramm. 3, 217: Con tanto insospettire a mano a mano Fo giusto come il can dell'ortolano.
Definiz: § XLIV. Fare come il can del peducciaio, si disse di Uno che discorrendo molto conclude poco. –
Esempio: Not. Malm. 2, 522: Questo proverbio si dice copertamente: Far come il can del peducciaio; e s'intende Dare in budella, che esprime discorrere assai e conchiuder poco; ed è lo stesso che Dare in trippa, in cenci.
Definiz: § XLV. Fare come il can d'Esopo, vale Lasciare il certo per l'incerto. –
Esempio: Not. Malm. 2, 685: Lascia il proprio per l'appellativo.... Lascia il certo per l'incerto. Si dice anche Far come il can d'Esopo che lasciò la carne che aveva in bocca, per pigliar quella, della quale vedeva lo sbattimento nell'acqua, che gli pareva maggiore.
Definiz: § XLVI. Far come i cani, o Scuoterle come i cani, dicesi di Chi appena ricevuta una percossa o un'acerba riprensione, non sembra farne più alcun caso; come i cani che dopo aver toccato delle bastonate, si scuotono e cessano di guaire. –
Esempio: Lipp. Malm. 11, 44: Ma perchè quei le scuote come i cani, Gli scarica il suo solito archibuso.
Definiz: § XLVII. Far delle parole come i cani dell'acqua, vale Curarsi poco delle parole altrui. –
Esempio: Cecch. Samar. 3, 8: Ringrazio voi.... che con tanto amore E pazienza avete sopportato L'impazienza mia. O. Uom dabben mio, Noi ce ne siamo avvezzi. B. Sì, sì; gli osti Fanno delle parole come fanno I can dell'acqua; una scossa gli medica.
Definiz: § XLVIII. Far la girata del can grande o Dar la volta del can grande, si disse per Pigliare la strada più lunga. –
Esempio: Cecch. Stiav. 5, 2: Egli ha volsuto menar seco madonna Apollonia per l'uscio di dietro, come da lato manco frequentato; e me ha fatto venire per la strada di qua, acciocch'io dia la volta del can grande, nè gli vadi dietro quando ell'uscirà di casa con la fanciulla.
Definiz: § XLIX. Far come i can barboni, vale Portare i quattrini in bocca; e dicesi familiarmente per Pagare a pronti contanti.
Definiz: § L. Far l'erba a' cani, vale Far opera vana e perduta. –
Esempio: Pataff. 3: Andare io posso a far dell'erba a' cani.
Definiz: § LI. Fare spiritare i cani, dicesi di cosa che per la sua bruttezza, stranezza o sconvenienza desti un senso di orrore, spavento, o grande avversione e disgusto per essa. –
Esempio: Red. Lett. 1, 186: Con quelle Iere, con quelle benedette lassative, con que' Diacattoliconi, con quei Diafiniconi, Diatriontonpipereoni, ed altri Nomi da fare spiritare i cani.
Definiz: § LII. Fare stomacare o recere i cani, dicesi di cosa sommamente schifosa. –
Esempio: Lipp. Malm. 4, 38: Un rospo fece come un pan di miglio, Che avrebbe fatto stomacare i cani.
Esempio: Not. Malm. 1, 361: Avrebbe fatto stomacare i cani. Si dice ancora: E' farebbe recere i cani; poichè essi mangiano senza nausea cose schifosissime e fetentissime.
Definiz: § LIII. Gettare il lardo ai cani. –
V. Lardo.
Definiz: § LIV. Lasciare alcuno in bocca a' cani, vale Lasciarlo in grave pericolo, alla discrezione di gente nemica. –
Esempio: Dav. Tac. 2, 37: Non si lasciassono, in caso di rea fortuna, in bocca a' cani.
Definiz: § LV. Menare il can per l'aia, vale Menare studiosamente le cose in lungo per non venirne a conchiusione. –
Esempio: Cecch. Corr. 2, 3: Questa vedova mena il can per l'aia.
Esempio: Buonarr. Fier. 3, 4, 4: E dove anche s'impari.... Menare il can per l'aia, per servire L'amico che possiede.
Esempio: E Buonarr. Fier. 4, 5, 3: Com'anche è uso de' procuratori, Che 'n corso van menando 'l can per l'aia.
Esempio: Lipp. Malm. 6, 94: Mentre costui a ogni cosa appella, E co' suoi punti mena il can per l'aia.
Esempio: Fag. Rim. 2, 152: Se un debitor vi dà talor la baia Con dir: vi pagherò; ma nulla dia, Si dice: costui mena il can per l'aia.
Esempio: Panant. Poet. Teatr. 71: Quegli ninnola e mena il can per l'aia.
Definiz: § LVI. Mettere i cani alle costole d'alcuno, vale Aizzarglieli contro. –
Esempio: Bocc. Decam. 5, 170: Gran viltà è d'un cavaliere armato, volere uccidere una femina ignuda, e averle i cani alle coste messi, come se ella fosse una fiera salvatica.
Definiz: § LVII. Non aver lardo da dare ai cani. –
V. Lardo.
Definiz: § LVIII. Non avere un cane che ci aiuti, ci soccorra, si dia pensiero di noi o faccia alcuna cosa, Non esserci un cane che ci aiuti, ci soccorra, si dia pensiero di noi o faccia alcuna cosa, Non trovarsi un cane che ci aiuti, ci soccorra, si dia pensiero di noi o faccia alcuna cosa, vale Non avere affatto nessuno che ci aiuti, ci soccorra ec. –
Esempio: Magal. Mend. abol. trad. 50: Quei miseri infermi, che tremanti o abbrucianti di febbre sur un po' di paglia,.... non hanno un cane che si dia pensiero de' lor bisogni.
Esempio: E Magal. Lett. Fam. 1, 133: Benchè Venere fosse rimasta.... più lucida e scintillante, non vi fu più un cane che si degnasse di guardarla, o chi la raffigurasse per quella.
Esempio: E Magal. Operett. var. 230: Spacciare un po' di residuo di tintura.... di lingue orientali, senza aver mai trovato un cane che me ne domandi in dono.
Esempio: Not. Malm. 2, 591: L'uso nostro è di dire: Non ha cane che lo guardi in viso. Non ha cane che gli voglia bene. Non ha cane che lo soccorra o l'aiuti. E questo, perchè il cane è simbolo della fedeltà.
Definiz: § LIX. Non avere cane che abbai a una cosa o a una persona o Non trovare cane che abbai a una cosa, o a una persona, vale Non avere o Non trovare chi si curi di essa, Non essere considerato da alcuno; e dicesi ordinariamente delle merci, o delle donne che non trovano marito. –
Esempio: Machiav. Comm. 88: E questo è, che chi non ha lo stato, in questa terra, dei nostri pari, non trova cane che gli abbai.
Esempio: Monigl. Poes. dramm. 3, 285: Ricca è d'amanti: io, poverina, uhimè! Non ho can che m'abbai.
Definiz: § LX. Non esserci nè can nè gatta, Non rimanere nè can nè gatta, Non trovare nè can nè gatta, vale Non esserci, Non rimanere ec. alcuno. –
Esempio: Ambr. Furt. 5, 1: Poi quando io penso esser giunto al luogo che egli mi dette ad intendere, non trovai nè can nè gatta che me ne sapesse dir parola.
Esempio: Lipp. Malm. 2, 1: Perchè della sua schiatta Non v'era, morto lui, nè can nè gatta.
Definiz: § LXI. Non ne mangerebbero i cani, o Non ne avrebbero mangiato i cani, dicesi di Cosa che è pessima, schifosissima; e si usa tanto al proprio, quanto al figurato. –
Esempio: Machiav. Pros. var. 8, 10: Cominciò a squadernare i libri vostri, o preti, e trattarvi in modo che non ne mangerebbero i cani.
Esempio: Grazz. Pros. 165: Compose.... un capitolo, che non n'avrebbero mangiato i cani.
Definiz: § LXII. Non mi morse mai cane, ch'io non volessi del suo pelo. Dicesi proverbialm., e come per vantazione, a significare Che non siamo stati mai offesi senza che ne abbiam presa vendetta: e questa maniera venne dalla volgare opinione che il pelo del cane guarisca dal suo morso. –
Esempio: Cecch. Spirit. 4, 9: Ma immaginatevi Che e' non mi morse mai cane, che io Non volessi del suo pelo.
Esempio: Lipp. Malm. 6, 6: Perchè non fu mai can che la mordesse, Che del suo pelo un tratto non volesse.
Esempio: Panant. Poet. Teatr. 30: E dir come colui, can non mi morse Ch'io non abbia voluto del suo pelo.
Definiz: § LXIII. Non trovare nè can nè gatta che abbai per uno, vale Non trovare alcuno che si dia pensiero per quello. –
Esempio: Firenz. Comm. 1, 426: Se a un povero uomo di questi che si vivono delle braccia, gli accade per sorte una disgrazia, e' non trova nè can nè gatta che abbai per lui.
Definiz: § LXIV. Ogni can non v'abbaia, dicesi di un Luogo, ove sia malagevole o pericoloso l'andare. –
Esempio: Monigl. Poes. dramm. 3, 195: Il gatto non s'accosta A certi luoghi, nè ogni can v'abbaia.
Definiz: § LXV. Restare la rabbia tra' cani od Essere la rabbia tra' cani, vale Restare od Essere la discordia od altro male tra gente che s'ha in odio e che ci è nemica. –
Esempio: Pulc. L. Morg. 24, 46: Ma infin tra' can si resterà la rabbia, Ch'io farò ben: chi pensa mal, mal abbia.
Esempio: Dav. Tac. 1, 36: Cesare gli lasciava fare, perchè non essendosene imbrattato, la rabbia rimaneva tra' cani.
Definiz: § LXVI. Rifare il letto a' cani, vale Fare opera vana e perduta. –
Esempio: Panant. Poet. Teatr. 8: Ma cosa val ch'io ci metta le mani? Tanta è come rifare il letto a' cani.
Definiz: § LXVII. Star lì a cane, dicesi di Chi sta assiduo e accanito a un lavoro.
Definiz: § LXVIII. Tenere a cane, vale Trattare con soverchio rigore i sottoposti; Costringerli duramente all'adempimento del loro dovere.
Definiz: § LXIX. Tenere in man per amor de' cani, Maniera che si usò a significare, ch'egli è piuttosto bene, per qualsivoglia rispetto, aver di quel d'altri in mano; ossia Tenere alcuna cosa per pegno e sicurtà contro l'altrui mala fede o contro pericolo che possa sopraggiungere. –
Crusc. Vocab. I.
Definiz: § LXX. Trattare alcuno com'un cane, vale Strapazzarlo, Trattarlo con modi aspri e duri. –
Esempio: Stef. March. Istor. 2, 3: Non erano signori, ma come cani trattati da' Ghibellini con le imposte che il conte Guido facea loro.
Definiz: § LXXI. A cane che abbaia, o pane o bastone. Dicesi in proverbio a significare, che gl'importuni ad ogni modo, o con lusinghe o con minacce, voglionsi levare d'attorno. –
Esempio: Cecch. Mogl. 3, 5: A cane che abbaia, o pane o bastone.
Definiz: § LXXII. A cane che invecchia, la volpe gli piscia addosso o Al cane che invecchia, la volpe gli piscia addosso. Proverbio che vale: Come mancano le forze, l'uomo non è stimato, ma piuttosto deriso e lasciato in abbandono.
Definiz: § LXXIII. A can che lecchi cenere, non gli fidar farina. Proverbio che vale: A chi non è leale al poco, non gli fidar l'assai. –
Esempio: Sacch. Nov. 1, 231: Avrebbono ben tolto altro; perchè cane che lecchi cenere, non gli fidar farina.
Esempio: E Sacch. Nov. 1, 361: E sapete ch'e' dice: Can che lecchi cenere, non gli affidar farina.
Esempio: Allegr. Rim. Lett. 178: Non gli fidar farina, Al can che lecca cenere, direte: Tu sei scolare e cortigiano ec.
Esempio: Fiacch. Fav. 1, 88: Al can che lecca cenere, Non gli fidar farina.
Definiz: § LXXIV. Al can la tigna. Proverbio che significa: Dovere ognuno adattarsi a soffrire que' mali che sono proprj della sua natura, com'è de' cani la tigna. –
Esempio: Pataff. 1: Al can la tigna, egli è mazzamarrone.
Definiz: § LXXV. A ciccia di lupo, zanne di cane o A carne di lupo, zanne di cane. Proverbio che vale: Che a' temerarj e prepotenti bisogna rispondere con modi risoluti e gagliardi. –
Esempio: Pataff. 6: Carne di lupo, la zanna del cane.
Definiz: § LXXVI. Can che abbaia non morde, o non vuol mordere; e Can che morde, o che vuol mordere, non abbaia. Dicesi in proverbio a significare, Che colui che fa molte parole fa pochi fatti; e per contrario, Colui che fa di fatti non spende parole. –
Esempio: Pulc. L. Morg. 24, 168: Ma il can quando e' vuol morder non abbaia; Sicchè e' non parla di questo il ribaldo.
Esempio: Med. L. Canz. ball. 3 t.: Che 'l can che morder vuole Rare volte abbaia o rigna.
Esempio: Cecch. Diss. 2, 1: Però dice il vero, che cane che assai abbaia, poco morde.
Esempio: Lipp. Malm. 11, 29: Il can ch'abbaia, rado avvien che morda.
Esempio: Nell. Iac. Vecch. 2, 23: Eh, can che abbaia non vuol mordere!
Definiz: § LXXVII. Cane che molto abbaia prende poche lepri, o non fa caccia. Proverbio il quale significa: Che bisogna tener segreti i suoi disegni perchè meglio riescano; ed anche: Che colui che fa molte parole suol fare pochi fatti. –
Esempio: Marcellin. Vanit. Mond. 19: Di subito vi cade in animo, che sieno in quel tale più parole che fatti; onde trito è il proverbio che dice: Cane che molto abbaia, prende poche lepri.
Definiz: § LXXVIII. Can da pagliaio abbaia e sta discosto; dicesi in proverbio di Chi fa il bravo a parole, tenendosi lontano dal pericolo.
Definiz: § LXXIX. Cane non mangia cane. Proverbio che vale: Che i malvagi o i potenti non sogliono offendersi tra di loro.
Definiz: § LXXX. Can ringhioso e non forzoso, guai alla sua pelle. Proverbio significante, che A chi minaccia senza possanza di nuocere, ne incoglie male.
Definiz: § LXXXI. Carezze di cane, cortesie di puttane, inviti d'osti, non può far che non ti costi. Proverbio plebeo, così detto perchè il cane col farti carezze t'imbratta le vesti; e gli osti con gl'inviti, e le meretrici con le cortesie, ti vuotan la borsa.
Definiz: § LXXXII. Chi col lupo va all'offerta tenga il can sotto il mantello, o Chi ha il lupo per compare, tenga il can sotto il mantello; e vale: Chi ha a trattar con tristi vada assai cauto e provveduto. –
Esempio: Giambull. B. Ciriff. Calv. 1, 332: Chè chi col lupo va 'nsieme all'offerta, Debbe tenere il can sotto il mantello.
Esempio: Firenz. Comm. 1, 350: E' si suol dire: Chi ha 'l lupo per compare, Porti il can sotto 'l mantello.
Definiz: § LXXXIII. Chi dorme co' cani, si leva colle pulci; vale: Chi pratica male ne riceve danno.
Definiz: § LXXXIV. Chi tocca il can che giace, ha qualcosa che non gli piace. Proverbio che vale: Che a molestare chi non ci dà noia, si riceve danno.
Definiz: § LXXXV. Il can rode l'osso, perch'e' non lo può inghiottire; dicesi in proverbio di Chi non potendo fare una cosa secondo che bramerebbe, si rassegna a fare quello che può.
Definiz: § LXXXVI. Il cane s'alletta, o si fa tuo, più con le carezze che con la catena. Proverbio adoperato a significare, Che con le cortesie si ottiene più che coi cattivi trattamenti. –
Esempio: Ar. Sat. 1, 177: Meglio i cani Le lusinghe fan tuoi che la catena.
Esempio: Cecch. Esalt. 3, 1: E' si dice Che le carezze, più che la catena, Fanno tuo il cane.
Definiz: § LXXXVII. Il cane scottato dall'acqua calda ha paura della fredda. Proverbio che vale: Che i pericoli passati o i danni sofferti fanno l'uomo assai cauto e guardingo.
Definiz: § LXXXVIII. I cani portano la balestra: si disse in proverbio di Chi non è facile a ingannarsi o a lasciarsi ingannare; o, come oggi si dice più comunemente, I mucini hanno aperto gli occhi. –
Esempio: Varch. Suoc. 5, 3: Ella l'arà errata: i cani portano le balestre.
Definiz: § LXXXIX. La luna non cura l'abbaiar de' cani: si dice in proverbio a significare, Che le persone o le cose grandi e di valore non hanno a temere offesa dai deboli e dai dappoco. –
Esempio: Cecch. Incant. Prol.: Gracchino di loro le cornacchie quanto vogliono; chè la luna non stima i cani che abbaiano.
Definiz: § XC. Mentre che il cane bada (o piscia, o si gratta), la lepre se ne va o fugge. Proverbio che vale: Chi per badare a' proprj comodi, o per inerzia, non sollecita quando deve, perde l'occasione. –
Esempio: Bellinc. Rim. 89 t.: Fugge la lepre, mentre piscia el cane: Però lo 'ndugio spesso induce vizio.
Esempio: Car. Lett. fam. 2, 327: Intanto mentre il can bada, la lepre se ne va.
Esempio: Lipp. Malm. 7, 87: E mal per chi ha tempo, e tempo aspetta, Che mentre piscia il can, la lepre sbietta.
Definiz: § XCI. Se non è lupo, egli è can bigio. Dicesi proverbialm. a significare: Che quando alcuno ha mala fama, se non in tutto, almeno in parte è vero ciò che se ne dice. –
Esempio: Cecch. Lez. M. Bartolin. 41: E come dice il proverbio: s'e' non fu un lupo, e' fu almanco un can bigio.