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1) Dizion. 5° Ed. .
GELATINA.
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GELATINA.
Definiz: Sost. femm. Brodo rappreso, nel quale siano stati cotti pollo, e per lo più cappone, muscolo e zampetti di vitello, e che sia stato chiarito, segnatamente per uso di guarnire vivande fredde, come pollo o cappone ripieno, fagiani, e simili, ovvero per servirsene come di dolce, in fine di mensa, ponendovi zucchero invece di sale, e aggraziandolo e colorandolo con qualche liquore. Un tempo facevasi con zampe, capo, cotenne, di porco, o altra carne viscosa, e vi s'infondeva aceto, vino, e alcuna sostanza aromatica. Dicesi pure Gelatina a Quella materia animale e coagulata che si cava dalle ossa, dalle corna di cervio, tendini e pelli, e altresì da pesci, fatti bollire per alcun tempo. Chiamasi cosi, perchè si condensa, per gelo, ossia per raffreddamento. –
Esempio: Benciv. Mes. 118: Sieno i cibi loro cose che aspengono il fervore del sangue, come sono gelatine, e cose acetose.
Esempio: Cresc. Agric. volg. 229: Anche si mettono nella gelatina, acciocchè rendano quella di buono odore.
Esempio: Petr. Rim. G. 366: Qui il mar, qui l'acque dolci, Le gelatine, i solci.
Esempio: Bocc. Laber. 64: Le gelatine, la carne salata, e ogni altra cosa acetosa o agra, perchè si dice che rasciugano, erano sue nimiche mortali.
Esempio: Burch. Son. 1, 8: Però nessun ci mangi gelatina, Se non che gli verrà la parlasia.
Esempio: Grazz. Rim. 2, 49: Se colui che cantò la gelatina Fusse ancor vivo, ben sarebbe degno Soggetto a lui lodar la rovescina.
Esempio: Lipp. Malm. 6, 27: Perch'io non ho qui roba da gabella, Se non un po' d'allor, ch'a Proserpina Porto, perch'ella fa la gelatina.
Esempio: Red. Lett. 2, 362: Si potrebbe.... far fare qualche gelatina di corno di cervo.
Esempio: Not. Malm. 2, 464: Gelatina. Brodo, fatto colla carne di porco, e rappreso: e si fa anche di brodo di pesce.
Esempio: Vallisn. Op. 2, 384: Quistioni che fa il detto acuto Signore, mentre cerca infino e attentamente disamina se la gelatina delle corna del cervo sia un nutrimento da grasso o da magro.
Esempio: Panant. Poet. Teatr. 71: Le medicine Son.... Ovina a bere, cibrei, gelatine.
Definiz: § I. Per estensione, Sostanza simile a gelatina, che si cava da certi vegetali fatti bollire, e altresì Sostanza gelatinosa. –
Esempio: Red. Lett. 1, 251: Esce dalla china una gelatina così piena, che è abile ad intasare i canali.
Definiz: § II. Per ischerno o scherzo, è presa talvolta per Acqua gelata, o congelata, Ghiaccio; per lo più nella locuzione In gelatina. Ed è usata anche in senso figurato. –
Esempio: Dant. Inf. 32: Tutta la Caina Potrai cercare, e non troverai ombra Degna più d'esser fitta in gelatina.
Esempio: Pulc. L. Morg. 22, 104: Tutta la notte vi si borbottava, Ognun volea pur Gano in gelatina.
Esempio: Lipp. Malm. 2, 55: Tal freddo fu, che tutti quei quartieri Se n'andavano in diaccio e in gelatina.
Esempio: Bellin. Bucch. 77: Il verno è padre della gelatina.
Esempio: Not. Malm. 1, 198: Qui per gelatina intende che l'acqua s'andava congelando sopra il terreno; e fa gelatina sinonimo di diaccio, come fa Dante, Inf. Canto XXXII.
Esempio: Fag. Rim. 3, 225: O questa si saria la mia rovina, Che si vedesse per galanteria Un povero Fagiuolo in gelatina.
Definiz: § III. Figuratam., Andare, e simili, in gelatina, detto del mondo, vale Andare in rovina, a soqquadro. –
Esempio: Cecch. Dot. 4, 1: Qui Bisogna lassar ir (come si dice) Il mondo in gelatina.
Definiz: § IV. Fare di chicchessia gelatina, vale figuratam. Disfarlo, Fracassarlo, Ucciderlo facendolo a pezzi. –
Esempio: Pulc. L. Morg. 7, 56: Queste parole avean sì sbigottiti I Saracin, ch'assai del popol fugge, E buon per que' che son prima fuggiti, Tanto i nostri Baron già ciascun rugge, E ne facean gelatine e mortiti.
Definiz: § V. Rappigliarsi, e simili, in gelatina, detto di certi umori, vale per similit. Coagularsi come la gelatina. –
Esempio: Bart. D. Ghiacc. 72: Quell'umor gialliccio in che nuota [il sangue] dentro il bicchiere,... appressarlo al fuoco, e vederlo rapprendersi in gelatina, ec.
Esempio: E 159: Or questi umori (il siero del sangue, la linfa ec.) se si appressano al fuoco, leggiere quanto sol basti a farne svaporare l'umido acquoso, si rappigliano in gelatina, e ne rimane il vischioso e 'l tegnente.