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Dizion. 4° Ed. .
CHE.
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CHE.
Definiz: | Interrogativo, o tacito, o espresso, sust. di genere, e vale Qual cosa, Che cosa, ed è corrispondente al neutr.
de'. Lat. quid. Gr. τί. |
Esempio: | Bocc. nov. 5. 5. Entrò in pensiero, che questo volesse dire. |
Esempio: | E Bocc. nov. 12. 13. E del buono uomo domandò, che ne fosse.
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Esempio: | E Bocc. nov. 15. 27. Il domandarono, che quivi così brutto
facesse. |
Esempio: | E Bocc. nov. 26. 19. Che ha colei più di me? |
Esempio: | E Bocc. nov. 66. 10. Che hai tu a fare con messer
Lambertuccio. |
Esempio: | E Bocc. nov. 69. 17. Or, che avesti, che fai cotal viso?
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Esempio: | Tratt. Giamb. Chi sopra tutte le avversità, che gl'incontrano nel mondo vorrà
pensare, non sentirà mai, che ben si sia. |
Definiz: | §. I. Col segno del terzo caso pure interrogativo, vale A qual fine. Lat. ad
quid. Gr. ἵνα τινι.
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Esempio: | Pass. 92. A che sarebbe detta la parola di Cristo agli Appostoli? ec. A che
sarebbon date le chiavi a san Piero? |
Esempio: | Malm. 4. 17. A che tenere al
fianco questo peso. | v. A CHE.
Definiz: | §. Col segno del sesto caso, pure interrogativo, col verbo Essere, vale A che buono.
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Esempio: | Bocc. nov. 50. 7. Da che diavol siam noi poi, da che noi siam vecchie?
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Esempio: | E Bocc. nov. 77. 42. E da che diavol ec. se' tu
più, che qualunque altra dolorosetta fante? |
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