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1) Dizion. 5° Ed. .
MALE
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» MALE
MALE.
Definiz: Sost. masc., che nel plur. fa talvolta per sincope MAL, e per apocope MA'. Quello che è contrario alla legge morale, e che perciò l'uomo ha il dovere di fuggire.
Dall'avverbio italiano male, usato sostantivam.; lat. malum. –
Esempio: Dant. Inf. 2: L'avversario d'ogni male.
Esempio: E Dant. Purg. 5: Giunse quel mal voler, che pur mal chiede, Con l'intelletto, e mosse ec.
Esempio: E Dant. Purg. 17: Ma quando al mal si torce, o con più cura, O con men che non dee, corre nel bene, Contra il fattore adovra sua fattura.
Esempio: S. Ag. C. D. 4, 212: Però che 'l male non è veruna natura; ma il perdimento del bene si chiama male.
Esempio: Savonar. Tratt. Gov. Fir. 17: Come il male è contrario al bene, così il pessimo è contrario all'ottimo.
Esempio: Benc. Pimandr. Mercur. 117: Certamente da esso fattore nulla è di male e nulla brutto; perchè certo queste sono passioni che seguitano l'opere create, sì come la ruggine il metallo, ed il fango i corpi animati. Ma nè il fabbro del metallo vi fece venire la ruggine, nè il genitore del corpo animato il fango e la bruttezza; e per simile modo, nè ancora Dio il male.
Esempio: Cecch. Comm. ined. 200: Non dare al male mai nome di bene, Che tu t'inganni; Iddio è solo quello Che sa e può cavar del male il bene.
Esempio: Martin. T. V. 1, 28: Si apriranno i vostri occhi; e sarete come dei, conoscitori del bene e del male.
Esempio: Giobert. Introd. 3, 43: Il mal morale è negativo, e occorre ogni qual volta l'individuo vien meno al suo destino, e annulla, quanto a sè, il secondo ciclo creativo, rifiutando il suo libero concorso all'opera artificiosa della Providenza sopra la terra.
Esempio: E Giobert. Introd. 3, 44: L'essenza del mal morale consiste nel collocare l'ultimo fine fuori dell'Ente; il che importa un'assoluta inversione del secondo ciclo creativo, e quindi una negazione del primo.
Definiz: § I. E per Tutto ciò che è nocivo, dannoso, doloroso, increscioso, e simili. –
Esempio: Dant. Inf. 1: Acciocch'io fugga questo male e peggio.
Esempio: E Dant. Inf. 17: E vidi poi.... Lo scendere e il girar, per li gran mali Che s'appressavan da diversi canti.
Esempio: E Dant. Purg. 11: E come noi lo mal che avem sofferto Perdoniamo a ciascuno, e tu perdona Benigno.
Esempio: E Dant. Conv. 322: Puossi vedere la loro possessione (delle ricchezze) essere dannosa per due ragioni: l'una, che è cagione di male; l'altra, che è privazione di bene. Cagione è di male, che fa pure vegghiando lo possessore timido e odioso. Quanta paura è quella di colui che appo sè sente ricchezza, ec.
Esempio: Fr. Bart. Amm. ant. volg. 249: Molle è 'l colpo dell'appensato male.
Esempio: Petr. Rim. 1, 295: Il mal mi preme, e mi spaventa il peggio.
Esempio: Bocc. Decam. 2, 279: E quantunque gli altri mercatanti che quivi erano, s'ingegnassero di sturbar questo fatto, conoscendo che gran male ne potea nascere, pure ec.
Esempio: Fiorett. S. Franc. 185: Se tu vuogli avere sempre bene, sostieni sempre male.
Esempio: Fior. Virt. 22: Invidia, ch'è vizio contrario all'amore, si è di due maniere; l'una d'addolorarsi del bene altrui, l'altra rallegrarsi del male.
Esempio: Machiav. Pros. var. 8, 150: Così gli uomini infastidiscono del bene, e del male si dolgono.
Esempio: Ar. Orl. fur. 46, 30: Pochi mali al mondo son sì pravi, Che l'uomo trar non se ne possa fuore Se la cagion si sa.
Esempio: Cas. Rim. 1, 36: O Sonno,... o de' mortali Egri conforto, obblìo dolce de' mali Sì gravi, ond'è la vita aspra e noiosa.
Esempio: Cavalcant. B. Retor. 188: Il timore è una perturbazione d'animo causata dall'imaginazione d'un futuro male, che sia per distruggerci o per portarci dolore: perchè e' non si teme qualunque male; come l'avere ad essere ingiusto o di tardo ingegno, o altro simil male, ma solo que' mali che gran dolore o rovina o distruzione ci possono portare.
Esempio: Tass. Gerus. 1, 82: E l'aspettar del male è mal peggiore Forse, che non parrebbe il mal presente.
Esempio: Pallav. Perfez. crist. 512: L'assenza del male è quell'infimo appetibile di cui ha necessità ciascuno.
Esempio: Salvin. Iliad. 634: Ben sai intorno a' termini svoltare; Mad ài cavalli tardissimi a correre, Ond'io mi penso che saranne male.
Esempio: Cocch. Matrim. 4: Ove i piaceri sono più numerosi, o più durevoli, o maggiori (dei dispiaceri), quell'aggregato (di piaceri e di dispiaceri) chiamasi bene; ed al contrario, male vien detto quello ove i dispiaceri prevalgono.
Esempio: Metast. Dramm. 4, 327: Un mal privato Spesso è pubblico bene; E v'è sempre ragione in ciò che avviene.
Esempio: Fiacch. Fav. 2, 4: Sul mio male tu fondi il tuo bene, E s'io t'odio mi chiedi il perchè.
Esempio: Leopard. Pros. 1, 334: Come nel dolore il nostro male, così nella grande allegrezza il bene, tengono intenti e occupati gli animi, e inetti alla cura dei bisogni e desiderj d'altri.
Esempio: Guadagn. Poes. 1, 32: Il maestro di lingue egli è un mestiere Che il suo bene e il suo male in sè contiene.
Esempio: Capp. Econ. 397: Il male fu posto in evidenza, allorchè si dileguarono le illusioni sulla durata de' prezzi alti e sul profitto de' capitali nuovamente impiegati nella terra.
Definiz: § II. Figuratam. e poeticam., Tutto quanto è di cattivo nel mondo, o in alcun luogo. –
Esempio: Dant. Inf. 7: Così scendemmo nella quarta lacca, Prendendo più della dolente ripa, Che il mal dell'universo tutto insacca.
Esempio: E Dant. Inf. 34: Attienti ben, chè per cotali scale.... Conviensi dipartir da tanto male.
Definiz: § III. Pur figuratam., Ciò che è cagione di male ad alcuno. –
Esempio: Simint. Ovid. Metam. 2, 229: Tu se' lo mio dolore e lo mio male.
Esempio: Petr. Rim. 1, 124: Allor corse al suo mal libera e sciolta; Or a posta d'altrui conven che vada L'anima che peccò sol una volta.
Definiz: § IV. In senso più determinato, Sventura, Calamità, Guaio, Tribolazione, e simili. –
Esempio: Dant. Inf. 19: Ahi Costantin, di quanto mal fu matre Non la tua conversion, ma quella dote Che da te prese il primo ricco patre!
Esempio: E Dant. Parad. 6: Omai puoi giudicar di que' cotali, Ch'io accusai di sopra, e de' lor falli, Che son cagion di tutti i vostri mali.
Esempio: Petr. Rim. 1, 75: Mirando gli atti per mio mal sì adorni.
Esempio: E Petr. Rim. 1, 293: Tenta (o mio cuore) se forse ancor tempo sarebbe Da scemar nostro duol, che 'nfin qui crebbe; O del mio mal partecipe e presago.
Esempio: Bocc. Decam. 4, 176: Della quale presunzione già grandissimi mali sono avvenuti, ed alcun bene non se ne vide giammai.
Esempio: Ar. Orl. fur. 14, 27: O nottole o cornacchie, O altro manco ed importuno augello, Il qual dai tetti e da le fronde gracchie Futuro mal.
Esempio: E Ar. Orl. fur. 21, 18: Elesse, per servar sua fede a pieno, Di molti mal quel che gli parve meno.
Esempio: Bern. Orl. 36, 1: Fra l'altre molte, la tabulazione, La guerra, e finalmente tutto 'l male Che tanto ci conturba, un mondo vale.
Esempio: Anguill. Ovid. Metam. 1, 183: Giove non vuol, come ben grato amante, Ch'in sì gran mal l'amata sua s'invecchi.
Esempio: Cellin. Pros. 89: Per la qual cosa io non ho potuto servire nè lui nè altri, nè manco ho saputo mai la causa di questo mio gran male. Se non che, standomi così disperato, ho reputato che questo mio male venissi da gli influssi celesti che ci predominano.
Esempio: Giannott. Op. 2, 12: L'altro (tempo), nel quale fu il colmo del male italiano: e questo fu quando l'Italia dagli Unni, Gotti, Vandali, Longobardi fu discorsa e saccheggiata.
Esempio: Adr. M. Plut. Vit. 3, 31: Risolvéro più tosto di cedere..., che morire senza potersi aiutare di nulla, e aspettare gli ultimi mali senza giovar punto alla sua parte.
Esempio: Tasson. Secch. rap. 2, 28: Ed al re Giove fe' sapere i mali Che d'una secchia era per trar la sorte.
Esempio: Buonarr. Fier. 3, 2, 19: Provvegga e ponga a tanti mal rimedio.
Esempio: Metast. Dramm. 4, 254: Qualunque male è lieve Dove colpa non è.
Esempio: E Metast. Dramm. 6, 139: Se il mio duol, se i mali miei, Se dicessi il mio periglio, Ti farei cader dal ciglio Qualche lagrima per me.
Esempio: Bott. Stor. Ital. 1, 191: Pronti a mostrare, poichè il male già si avvicinava, che l'aiuto loro verso un alleato generoso, i cui stati oggimai ardevano, era più che di parole.
Esempio: Guadagn. Poes. 2, 126: Poveri, siamo pien di mille mali; Se siam ricchi, ec.
Definiz: § V. E per Incomodità, Disagio. –
Esempio: Comp. Din. Cron. DL. 195, 19: Quelli che eran all'assedio, di fuori, sosteneano male assai per lo tempo cattivo,... e per le spese grandi.
Esempio: Liv. Dec. 2, 8: S'appartiene egli molto a disciplina di cavalleria d'usare i nostri cavalieri, non solo a godersi d'una facile vittoria, ma a male durare e sostenere increscimento al bisogno.
Esempio: Petr. Rim. 1, 62: Talora è consolata D'alcun breve riposo, ov'ella obblia La noia e 'l mal della passata via.
Definiz: § VI. E per Vizio, Peccato, Malo abito, e simili; od anche semplicemente Difetto, Imperfezione. –
Esempio: S. Bern. Pist. 25: Molti mali ha insegnato ed insegna l'oziosità.
Esempio: Dant. Inf. 7: Tra questi cotali Dovre' io ben riconoscere alcuni, Che furo immondi di cotesti mali.
Esempio: E Dant. Inf. 11: Ma perchè frode è dell'uom proprio male, Più spiace a Dio.
Esempio: E Dant. Purg. 22: E pentémi Così di quel come degli altri mali.
Esempio: Segner. Crist. instr. 1, 3: E pure questa ignoranza è il minor male della nostra natura caduta.... Maggiore è la percossa che ha ricevuta la volontà.
Esempio: E Segner. Pred. 320: Chi ha detto a voi, che voi non siete obbligati a guadagnar anime? Se non ne avete mai sedotta veruna, io voglio concedervelo; ma se alcuna già mai ne avete sedotta, sì come è facile, o con invitarla al male, o con insegnarglielo, o almeno con approvarglielo, ve lo nego.
Esempio: Leopard. Pros. 1, 341: In successo di tempo,... corrotti e pervertiti i costumi, niuna età fu più vile ed abbominabile della vecchiezza; inclinata coll'affetto al male più delle altre...; e nel tempo stesso impotente a operarlo.
Definiz: § VII. E per Azione cattiva, Peccato commesso, Delitto, e simili; e in più largo senso, Tutto ciò che di cattivo o delittuoso alcuno si dia a fare. –
Esempio: Dant. Parad. 3: Uomini poi a mal più ch'a bene usi, Fuor mi rapiron della dolce chiostra.
Esempio: E Dant. Parad. 6: Dal mal delle Sabine Al dolor di Lucrezia.
Esempio: Comp. Din. Cron. DL. 201, 12: Messer Corso.... fuggia verso la badia di San Salvi, dove già molti mali avea fatti e fatti fare.
Esempio: E Comp. Din. Cron. DL. 215, 27: E a tanto male s'era dato, che non curava nè Dio nè 'l mondo.
Esempio: Vill. G. 167: E sott'ombra di una cruda e scelerata giustizia fece molti mali.
Esempio: Cavalc. Vit. SS. PP. volg. 1, 148: Gran male e gran ingiustizia fai, di tenere in prigione e uccidere li religiosi e santi cristiani.
Esempio: Petr. Rim. 1, 30: Non ben si ripente Dell'un mal, chi dell'altro s'apparecchia.
Esempio: Bocc. Decam. 7, 187: Alla quale il Zeppa disse: Vedi, donna, tu hai fatto male, il quale se tu vuogli che io ti perdoni, pensa di fare compiutamente quello che io t'imporrò.
Esempio: E Bocc. Decam. 8, 304: Questo è adunque il gran male, il gran peccato, il gran fallo adoperato da Gisippo.
Esempio: E Bocc. Laber. 247: Ricordar ti dei quanti, e quali e come enormi mali, per malizia operati, egli abbia con l'onde del fonte della sua vera pietà lavati.
Esempio: S. Grisost. Opusc. 116: Se Dio si crucciasse per affetto passibile, come noi, drittamente potremo dire e credere che non si potesse mai ispegnere la fiamma dell'ira sua, la quale tutto dì accendiamo e instighiamo con tanti mali.
Esempio: Domin. Gov. Fam. 176: E questa è una delle cagioni.... perchè le donne non discorrono in tanti mali quanto i maschi.
Esempio: Morell. Cron. 327: Fugli racconto ogni beneficio fu mai fatto a lui, e a' suoi da quella Comunità, e appresso ogni male, che egli e' suoi aveano mai fatto.
Esempio: Bern. Rim. burl. V. 57: Certe monache di Dio, Che fan la pasqua come il carnovale; Idest che non son troppo scropulose, Chè voi non intendeste qualche male.
Esempio: Salvin. Eneid. 6, 505: Stanvi pallidi morbi, aspra vecchiaia, Il timore e la fame a mal spignente.
Definiz: § VIII. Ed anche semplicemente per Cosa non ben fatta, non conveniente, e simili. –
Esempio: Fr. Giord. Pred. 119: E però non lasciò, per vergogna o perchè paresse male, ch'ella pur non facesse questa petizione, e fu forte ad adimandarlo.
Esempio: Fiorett. S. Franc. 183: Uno altro frate disse a frate Egidio: Che fai tu, frate Egidio? che fai tu, frate Egidio? Ed egli rispuose: Io faccio male. E quello frate disse: Che male fai tu?
Esempio: E Fiorett. S. Franc. appr.: Ed allora disse frate Egidio: Dunque facciamo noi bene? E quel frate disse: Anche facciamo noi male. Ed allora frate Egidio si rivoltò al primo frate, e disse: Ecco, frate, che si mostra chiaramente che noi facciamo male; ed è vero quello ch'io allora rispuosi, cioè ch'io facea male.
Definiz: § IX. E per Offesa, Danno dato, Nocumento, e simili. –
Esempio: Fr. Iac. Tod. 160: Caritade lui accende, Da ogni male lo difende; Nulla cosa più l'offende, Serve a chi gli fa del male.
Esempio: Dant. Purg. 13: Amate da cui male aveste.
Esempio: Bocc. Decam. 3, 194: La qual cosa acciò che avvenga in onor di voi, ed in male di chi meritato l'ha, io sono qui venuto a voi.
Esempio: E Bocc. Decam. 7, 188: E di far questo non aver dottanza niuna, chè io ti prometto che io non gli farò male alcuno.
Esempio: Cant. Carn. 49: Perch'ognuna di voi de' polli tiene, Del mal vi possiam fare Solo lasciando andare I golponi ec.
Esempio: Ar. Orl. fur. 18, 72: Con intenzione Di levarla di man del suo rivale Con gran vendetta e memorabil male.
Esempio: Tasson. Secch. rap. 7, 42: La pazzia mortale Resti fra quei che fan là giù del male.
Esempio: E Tasson. Secch. rap. 8, 36: Armati di balestre e ronche e scale. Nati a posta parean per far del male.
Esempio: Fiacch. Fav. 2, 58: Grave è un fallo d'incuria; ed è più grave Se nuoce, e il mal rimedio alcun non have.
Definiz: § X. Male, usasi comunemente anche per Infermità corporale, Malattia, e talvolta semplicemente per Incomodo, Alterazione. E per estensione dicesi pure di bestie. –
Esempio: Strin. Cron. 115: In un male ch'ebbe il detto Procaccio, fece testamento.
Esempio: Dant. Inf. 29: Qual dolor fora, se degli spedali Di Valdichiana, tra il luglio e il settembre, E di Maremma e di Sardigna i mali Fossero in una fossa tutti insembre; Tal era quivi.
Esempio: E Dant. Inf. 30: L'imagine lor via più m'asciuga, Che il male ond'io nel volto mi discarno.
Esempio: Bocc. Decam. 8, 39: Vieni e cuoprimi bene, chè io mi sento un gran male.
Esempio: Poliz. Pros. 62: Dubita di non si sconciare, o di non avere il male che ebbe la donna di Giovanni Tornabuoni.
Esempio: E Poliz. Pros. 63: Dicono.... tutte queste donne, che credono non arà male.
Esempio: Ar. Orl. fur. 43, 194: Che liberato e franco Del periglioso mal fosse Oliviero.
Esempio: Bern. Rim. burl. V. 15: Ei vien subitamente lor (agli uccelli) un male, Che questi uccellator chiamano i chiovi.
Esempio: E Bern. Rim. burl. V. 58: Fanno (i medici) mercanzia del vostro male.
Esempio: Cas. Pros. 3, 129: Si suol ricorrere ne' mali pericolosi non solo a i medici eccellenti, ma eziandio a' voti, e alle intercessioni di quei gloriosi santi ne i quali ciascuno ha più divozione.
Esempio: Car. Lett. fam. 1, 88: Monsignore di Sauli ha male di grande importanza.
Esempio: Ricc. S. Cat. Lett. Gh. 134: Del male, mi pare andare profittando in bene, di mano in mano, benchè adagio.
Esempio: E Ricc. S. Cat. Lett. Gh. 378: Ho.... inteso come la vostra onoranda madre è alquanto migliorata, benchè spesse volte abbia della febbre: la qual cosa non è maraviglia, chè e' ma' grandi fanno così spesse volte.
Esempio: Rondin. F. Relaz. 132: Morì il venerdì seguente...: con tutto che non se le vedesse segno alcuno estrinseco di contagio, si credette, stante gli accidenti già narrati, che fosse mal cattivo.
Esempio: Pallav. Perfez. crist. 529: Alcuni mali difficilmente si conoscono, ma conosciuti, agevolmente si curano:... d'altri è agevole la cognizione, ma essa non toglie che malagevole ne sia la cura.
Esempio: Red. Lett. M. 24: Il medico non può mai consigliar veruno ad andare a cercare un male, il quale se è stato benigno e piacevole in una persona, può diventare di cattiva natura in un'altra.
Esempio: Baldov. Comp. dram. 2: E' non bisogna, Quand'uno ha un male addosso, Lasciarsi imbecherar dalla vergogna.
Esempio: Gozz. Op. scelt. 5, 206: L'interrogante fece le sue conghietture, e stabilì fra sè la natura del male; e toccandogli fra tanto il polso, e trovandogli una febbretta, ec.
Esempio: Parin. Poes. 81: E le ricorda i mali Che forse avranno altra cagione, e ch'ella Al cibo imputerà nel dì venturo.
Esempio: Guadagn. Poes. 1, 166: Non si rammenta mal ch'ella non abbia; Parla ognor de' suoi incomodi, di sè.
Definiz: § XI. In locuz. figur., e figuratam. –
Esempio: Dant. Inf. 24: Così mi fece sbigottir lo Mastro, Quand'io gli vidi sì turbar la fronte, E così tosto al mal giunse lo impiastro.
Esempio: Bern. Rim. burl. V. 116: Crediate che guarrebbe dello stracco, Dello svogliato, e di mill'altri mali.
Esempio: Car. Lett. ined. 1, 125: Ma il caso è che il male è tanto acuto che non può aspettar la medicina del tempo.
Esempio: Bentiv. G. Guerr. Fiandr. 1, 3: Ma ne' primi anni della succession di Filippo s'alterarono poi in maniera quelle provincie per diverse interne ed esterne cagioni che, serpendovi a poco a poco il mal da principio ora in un modo ora in un altro, proruppe dopo in tumulti aperti, ec.
Esempio: Buonarr. Fier. 1, 2, 4: D'ogni razza di gente e d'ogni età, Chè 'l contagio d'amor sorprende ognuno.... De' quai non poca parte Tengono il mal celato, E l'han negli intestini e nelle vene Fitto, stretto, inchiodato.
Esempio: Manz. Prom. Spos. 238: Le circostanze particolari di cui ora parliamo, erano come una repentina esacerbazione d'un mal cronico.
Definiz: § XII. E in tale significato riceve diversi aggiunti, indicanti specialmente la sede della malattia o dell'incomodo. –
Esempio: Ottim. Comm. Dant. 1, 91: Siccome per male di fianco, di gotte, di podagre, e di simili malattie.
Esempio: Plut. Vit. 77: E incontanente venne una infermità nell'oste di mal di ventre.
Esempio: Albizz. R. Commiss. 1, 390: Ha mandato due volte per lo Signore d'Imola, e che dice risponde ha il male del flusso.
Esempio: Bemb. Stor. 1, 130: Il re Ferdinando, gravemente di male degl'intestini faticato, ordinò ec.
Esempio: Cecch. Comm. ined. 153: Noi stimavam che Questa fusse o una doglia di stomaco, O una stretta di mal di matrice.
Esempio: E Cecch. Comm. ined. 311: La Livia.... è stata per morir di mal di stomaco.
Esempio: Ricc. S. Cat. Lett. Gh. 312: Non mancherò pregare el Signore che gli piaccia concedergli la sanità, e liberarla di quel suo mal del capo.
Definiz: § XIII. Per estensione, dicesi anche di piante. –
Esempio: Soder. Tratt. Arb. 172: Altri mali son comuni a tutti gli arbori, come patir di vermini, o tarli, o formiche, ed assiderare, incarbonare e scoprir le radici.
Definiz: § XIV. Benedetto male. –
V. Benedetto, § XII.
Definiz: § XV. Mal acuto o Mal maligno. –
V. Acuto, § IX, e Maligno.
Definiz: § XVI. Mal caduco. –
V. Caduco, § VI.
Definiz: § XVII. Mal commetti, trovasi usato con forza di Sost., per lo stesso che Commettimale, cioè Colui che mette male, che pone dissidj, tra le persone. –
Esempio: Leggend. SS. M. 3, 154: A voi m'accomando, bel padre Cristo, Che da' mal commetti mi dipartisti.
Definiz: § XVIII. Mal d'amore, vale Passione amorosa. –
Esempio: Bern. Orl. 13, 56: Di qui si può imparar la medicina E la ricetta contra 'l mal d'amore.
Definiz: § XIX. Mal da biacca. –
V. Biacca, §.
Definiz: § XX. Mal de' pondi, o di pondi. –
V. Pondi.
Definiz: § XXI. Mal della lupa. –
V. Lupa, § III.
Definiz: § XXII. Male dell'intra, o dell'infra, due. –
V. Due, § XVIII.
Definiz: § XXIII. Mal del miserere. –
V. Miserere.
Definiz: § XXIV. Mal della serra. –
V. Serra.
Definiz: § XXV. Mal del verme. –
V. Verme.
Definiz: § XXVI. Mal di fianco, o del fianco. –
V. Fianco, § XIX.
Definiz: § XXVII. Mal di mare. –
V. Mare.
Definiz: § XXVIII. Mal di morte, o Mal della morte, vale Malattia da morirne, Malattia mortale: e per motteggio si disse anche Male che il prete ne goda, o ne guadagni. –
Esempio: Bocc. Decam. 1, 123: Perciò che 'l buono uomo..., secondo che i medici dicevano, andava di giorno in giorno di male in peggio, come colui ch'aveva il male della morte.
Esempio: Varch. Ercol. 105: D'uno infermo, il quale, come dice il volgo, sia via là, via là, o a' confitemini, o al pollo pesto, o all'olio santo, o abbia male che 'l prete ne goda, ec.
Esempio: Cecch. Stiav. 2, 2: E' non è mal che 'l prete Ne goda. F. I mali, che a principio son piccoli, Non procurati, fanno.
Esempio: E Cecch. Comm. ined. 1, 135: Vertigini, madonna sì. B. Le passeran via facili: Chè non è mal che 'l prete ne guadagni.
Definiz: § XXIX. Mal d'occhio. –
V. Occhio.
Definiz: § XXX. Mal di petto. –
V. Petto.
Definiz: § XXXI. Mal di pietra, o della pietra. –
V. Pietra.
Definiz: § XXXII. Mal di punta. –
V. Punta.
Definiz: § XXXIII. Mal di Sant'Antonio, lo stesso che Fuoco di Sant'Antonio, o Fuoco sacro; sorta di malattia eruttiva. –
Esempio: Ar. Comm. 2, 244: Oh che gli venga il mal di Sant'Antonio! Tutto cotesto che dice è falsissimo.
Esempio: E Ar. Comm. 2, 318: Oh che ti venga il mal di Santo Antonio! Non t'ho veduto io, che gli accenni?
Esempio: Bern. Rim. burl. V. 55: Se voi aveste, non vo' dir le gotte, Ma il mal di Sant'Antonio, ec.
Definiz: § XXXIV. Male di San Lazzero, che anche si scrisse Male di Sallazzero, si disse la Lebbra, Malattia della lebbra. –
Esempio: Bern. Comm. Cap. Prim. 404: El bossolo di Pandora..., onde uscì la febbre, el mal franzese e quel di S. Lazzero, el canchero e tutte le disgrazie.
Esempio: Cecch. Spirit. 4, 1: Io aspettavo, chè e' dicevano E' verrà, e' verrà: e quand'i' penso Che e' volesse venire, egli ha mandatoci A tutti a duoi dieci balle di cancheri Sgabellati per qui, e io a lui Gli rinterzai tanti ma' di Sallazzeri.
Definiz: § XXXV. E figuratam., detto a donna di partito e venale, che, come la lebbra, non lascia colui a cui siasi attaccata. –
Esempio: Cecch. Comm. ined. 2, 329: Qui bisogna spendere Volendo seguitar più questa pratica; Chè se bene il mio Giulio è un bel giovane, Questa signora sua (mal di San Lazzero) Vuol altro che bei ceri, e fa promettersi Danar, ec.
Definiz: § XXXVI. Mal francese, o, come più comunemente si disse, Mal franzese, lo stesso che Malfrancese o Malfranzese. –
Esempio: Bern. Orl. 7, 4: Io ho assomigliato un di costoro Ad un che sotto è pien di mal franzese, E sopra ha una bella vesta d'oro, Che la miseria sua non fa palese.
Esempio: E Bern. Orl. 56, 4: Diventerà.... quella [figliuola] un mostro, Piena di mal francese e sporcheria.
Esempio: E Bern. Rim. burl. V. 55: Se voi aveste, non vo' dir le gotte, Ma il mal di Sant'Antonio e 'l mal franzese, E le gambe e le spalle e l'ossa rotte, Doverreste ec.
Esempio: Guicc. Stor. 1, 210: Allora ebbe principio quella infermità che è chiamata dai Franzesi il male di Napoli, fu detta comunemente dagl'Italiani le bolle, o il mal franzese, perchè pervenuta in essi mentre erano a Napoli, fu da loro, nel ritornarsene in Francia, diffusa per tutta l'Italia.
Esempio: Bemb. Stor. 38: E già, per contagine de' forestieri ed influsso de' cieli, quel crudo morbo che mal francese si chiama avea nella città fatto principio.
Esempio: Capor. Rim. 45: A difender per scherzo un dì si prese L'accusato in giudizio legno santo D'aver rotto la tregua al mal francese.
Esempio: Corsin. B. Torracch. 3, 9: V'è una bestiaccia.... detta dalle genti del paese Il morbo gallo, idest il mal franzese.
Esempio: Salvin. Annot. Fier. 464: Uno scheletro d'una giovane.... che aveva tutti gli ossi cariati, e tarlati dal male che comunemente s'addomanda franzese.
Definiz: § XXXVII. Male fin all'osso, o alle ossa, o che vien dall'osso, vale Male non superficiale, Male che ha profonde radici; anche figuratam. –
Esempio: Ar. Cinq. Cant. 1, 104: Per le quali [lettere] apparea che Gano mosso Non s'era a tor Marsilia di sua mente, Ma che venuto il male era dall'osso; Carlo n'era cagion principalmente.
Definiz: § XXXVIII. Mal maestro. –
V. Maestro, adiettivo, § IX.
Definiz: § XXXIX. Mal pediculare, o pidocchioso. –
V. Pediculare e Pidocchioso.
Definiz: § XL. Mal sottile. –
V. Sottile.
Definiz: § XLI. Quel male, Quel benedetto male, Quel brutto male, Il brutto male, o, come anche si disse, Cattivo male o Malvagio male, sono denominazioni popolari, quasi per antonomasia, del Mal caduco o Epilessia. –
Esempio: Tratt. Vetr. 26: La da' bere nove mattine a quelli che caggiono di malvagio male.
Esempio: E Tratt. Vetr. 29: Beuta due volte il dì a digiuno sana la parlasia, ma ch'ella non sia morta nelli nervi, sì gli conforta; e sana dello mal male.
Esempio: Rinucc. F. Ricord. 262: Ebbe quel benedetto male, il quale la stinse, che non ebbe mai riparo.
Esempio: Dav. Tac. 1, 309: Disse: Darsegli quel male, del quale sin da bambino cadeva, e appoco appoco rinverrebbe.
Esempio: Bertin. A. F. Fals. seop. 42: Ma che domin avete Voi or addosso, che tanto vi scotete, vi storcete e vi dibattete? Che forse vi si dà quel brutto male?
Esempio: Salvin. Senof. 94: Casca in terra abbandonata della persona, contraffacendo coloro a' quali si dà quel benedetto male.
Definiz: § XLII. Il male ed il malanno; locuzione familiare, usata a denotare Male, Danno, in misura maggiore dell'ordinaria, o di quella che parrebbe in un dato caso dover toccare ad alcuno; e altresì Disgrazia sopra disgrazia. –
Esempio: Lipp. Malm. 2, 62: E perchè far me volevi in pezzi ed in bocconi, Così.... Farassi a te:... Acciocchè, procurando l'altrui danno, Per te ritrovi il male ed il malanno.
Esempio: Not. Malm. 1, 205: Il male ed il malanno. Il malanno, che è peggio del male.
Esempio: Fag. Comm. 3, 292: Poter del mondo, ch' 'i abbia a avere il male e il malanno, non l'intendo certo!
Definiz: § XLIII. Il male, il malanno e l'uscio addosso; in locuzione retta dalla prep. Con Il male, il malanno e l'uscio addosso, o col verbo Avere Il male, il malanno e l'uscio addosso, Toccare ad alcuno Il male, il malanno e l'uscio addosso, o simili, dicesi familiarmente quando alcuno soffre estremo danno di checchessia in tutte quante le sue conseguenze, anche non necessarie nè dirette, o quando in un affare gli accadono tutte le disgrazie possibili. –
Esempio: Cerracch. Dubb. Rubr. 2, 93: Che io non avesse il ben servito del mio cerimonierato, col male, il malanno e l'uscio addosso.
Esempio: Panant. Poet. Teatr. 105: Io non rispondo; e che risponder posso, S'ebbi il male, il malanno e l'uscio addosso?
Esempio: Guadagn. Poes. 2, 191: Essi dunque avrann'oro a più non posso, E noi il male, il malanno e l'uscio addosso?
Definiz: § XLIV. Il mal dà in fuora, vale La malattia si sfoga all'esterno, ed è segno buono. –
Esempio: Lipp. Malm. 4, 7: È matto in somma; pur potrebbe ancora Un dì guarirne, perchè il mal dà in fuora.
Esempio: Not. Malm. 1, 327: Quando il male dà in fuora, cioè quando manda alla cute l'interna malignità, suol essere indizio di salute. Costui essendo infermo di pazzia, il dare in fuora di tale infermità, è il far pazzie: e però il poeta dice, che potrebbe guarirne, perchè il male dà in fuora; cioè spera ch'ei guarisca, perchè fa molte pazzie, che è lo sfogo del suo male, ed il suo dare in fuora.
Definiz: § XLV. Mal abbia alcuno, o Mal prenda ad alcuno, Il mal che Dio gli dia, e simili, si usarono come maniere esclamative ed imprecative contro alcuno. –
Esempio: Dant. Inf. 27: E certo il creder mio veniva intero; Se non fosse il gran Prete, a cui mal prenda, Che mi rimise nelle prime colpe.
Esempio: But. Comm. Dant. 1, 698: Se non fosse il gran Prete, cioè papa Bonifazio, a cui mal prenda; cioè a cui colga male; e bestemmialo, perchè finge che fosse cagione della sua dannazione.
Esempio: Sacch. Nov. 1, 75: La mattina levatisi, disse l'uno: Che faremo? Rispose l'altro: Mal che Dio ci dia, chè poichè istanotte non m'è ricordato d'alcuna cosa, non penso me ne ricordi mai.
Esempio: E Sacch. Nov. 1, 87: Disse messer Francesco: Mal che Dio ti dia; tu dèi essere un ladroncello, a entrare per le case altrui; escimi testè fuor di casa.
Esempio: Bern. Orl. 21, 14: Mal abbia la malvagia iniqua sorte Che pazzamente ti mena alla morte.
Esempio: Buonarr. Sat. 1, 227: Starò pe' cerchi a udir legger gazzette;... E s'uscirà mai più (mal aggia) fuori Questa gravosa imposizione amara.
Esempio: Salvin. Pros. tosc. 1, 509: Mal aggiano (il ciel mel perdoni) certi troppo misurati e stipulati e corti ed angusti e magri spiriti.
Definiz: § XLVI. Mal per lui, Mal per voi, e simili, e anche si disse Mal e danno, correlativo a proposizione condizionale, usasi in maniera esclamativa a minacciare o imprecare danno, sventura, gastigo, e sìmili. –
Esempio: Sacch. Nov. 1, 362: E quelli dicea: Oh! tu non le porti (le brache). E la donna dice: Mal e danno s'io non le porto; e se io le portassi, vorrei prima esser cieca, che aver fatto quello che tu.
Esempio: S. Antonin. Lett. 138: Se arai cercato i diletti superflui in mangiare e bere...; se arai parlato male d'altri per mormorazione, detrazione, sussurrazione,... mal per te.
Esempio: Varch. Stor. 1, 133: Mostrò che molto i casi avvenuti gli dispiacessero, e in ispezieltà i mali portamenti della Clarice, affermando che, se ella de' Medici stata non fusse,... n'arebbe gastigo dato, che mal per lei.
Esempio: Ricc. S. Cat. Lett. Gh. 238: Quando arò fatto quel potrò con Filippo, non potrò poi altro che dirli quel non vorrei sognare: che mal per lui, se ciò avvenissi.
Esempio: Pallav. Perfez. crist. 514: Se tal misura Iddio prendesse nel mercatantar con le sue creature, mal per noi.
Definiz: § XLVII. A bene e male, si usò a significare Stando a parte del guadagno o dello scapito in una qualche industria, allogagione, appalto, in certi ufficj, e simili. –
Esempio: Instr. Cancell. 2, 31: Nè si possono detti ufizj concedere a bene e male, ma con obligo di dar conto del riscosso e pagato.
Definiz: § XLVIII. Da male, e oggi Di male, usato a modo di aggiunto, e detto di cosa, vale Cattivo. –
Esempio: Fior. Virt. 38: L'uomo irato non favella se non cose da male.
Definiz: § XLIX. Da male, pur a modo di aggiunto, e detto di persona, vale Cattivo, Tristo; e il suo contrario è Da bene. –
Esempio: Guicc. Op. ined. 2, 255: Chiamano sè medesimi uomini da bene, come se noi fussimo uomini da male e usi a rapinare e opprimere gli altri, come hanno fatto molti di loro.
Definiz: § L. Del mal del male; maniera contadinesca che vale Per mal che vada, Al peggio al peggio. –
Esempio: Buonarr. Tanc. 4, 1: Se tu l'avessi auta tu a sposare, Del mal del mal l'are' vista tal volta.
Definiz: § LI. Di male male, usasi familiarmente a denotare che una data cosa ha avuto esito men tristo di quello che si sarebbe temuto; ed anche dicesi di cosa avvenire, e vale Per quanto cattivo esito possa avere la cosa di cui si parla.
Definiz: § LII. Il mal è, Il male si è, costruito con la cong. Che, o assolutam. Questo è il male; locuzioni familiari, con le quali si accenna a ciò che in una data cosa forma l'inconveniente, il guaio, la difficoltà, o simili, maggiore. –
Esempio: Cecch. Comm. ined. 111: El male è, Lando, Che la Fiammetta non si trova. L. O come? Non è ella ammalata. G. Messer no, ec.
Esempio: Dat. Lepid. 150: Il Papa.... domandò dov'egli (Michelagnolo) l'avesse dipinto. Nell'inferno, disse il Prelato. O questo è il male, rispose, perchè dell'inferno io non vi posso cavare.
Esempio: Panciat. Scritt. var. 29: Ora messer Giove..., per dar sesto a questo intrigo,... che fa? Voi non lo sapete? Il male è, che io non lo so nè anch'io.
Definiz: § LIII. Meno male, Manco male, dicesi familiarmente, e spesso con una certa ironia, come rassegnandosi a cosa non buona, o dannosa, o spiacevole, quando ci si aspettava di peggio. –
Esempio: Rucell. Or. Operett. var. 26: Manco male che sì grande ed orribile apparato verso di me ad una formalità si riduce, dove non è altro che quistione o fallo di nomi!
Esempio: Cesar. Vit. Crist. 5, 474: O, ma Dio sa infallibilmente qual sarà la mia sorte, e non può essere altro da quello ch'egli conosce. Manco male! Vorreste che Dio fosse ignorante?
Definiz: § LIV. Non c'è male, Non c'è tanto male, dicesi familiarmente per denotare una mediocre condizione di cose; riferito sia a salute, sia al modo come alcuno opera, o come checchessia procede, e simili.
Definiz: § LV. Per male, vale lo stesso che A fin di male, Per fare del male, A cattivo fine, Con intenzione di nuocere altrui, offenderlo, e simili. –
Esempio: Savonar. Pred. 15: Altri li sa mille anni che 'l si venga alle mani, chi per bene e chi per male; e dicono: quando? quando?
Esempio: Cecch. Corr. 2, 5: Chi fu Di voi quella saccente e quell'ardita Che m'è ita in sul tetto?... S. Uh, senza collora! Io non lo fei per mal nessuno. G. Nè anco per bene. Che accadea guardar in camera?
Esempio: E Cecch. Comm. ined. 117: Un tratto noi nol facemmo per male Nessuno; oimè! signore, ec.
Esempio: E Cecch. Comm. ined. 276: Deh! ditemi: Cercate voi d'aver colei per moglie? G. Mosca, Mosca, tu sei, ve', proprio simile Alle mosche, importunaccio; ova' e sappilo. M. I' nol facevo per male.
Esempio: Panant. Poet. Teatr. 35: Intanto sento il duce, o il caporale, Non con bellica voce, ma un vocino Tutto dolce: Non siam per nessun male, Ma per vedere il signor Filippino, E salutarlo.
Definiz: § LVI. Per manco male, vale Per fuggire un male maggiore; Perchè di due mali, l'uno o l'altro inevitabile, ci tocchi il minore. –
Esempio: Pulc. L. Morg. 14, 74: Vedevasi il castor molto discreto, Che de' suoi danni eletto aveva il meno, E strappasi le membra genitale, Veggendo il cacciator, per manco male.
Esempio: Dav. Colt. 490: Colti i magliuoli,... piantali subito, se puoi, o tu gli serba sotterra o nell'acqua, per manco male; perchè il vento e l'aria gli asciuga.
Definiz: § LVII. Per mio, tuo, suo, ec. male, vale Con danno della persona di cui si parla, Per sua disgrazia. –
Esempio: Fiacch. Fav. 2, 43: Va' pur, va' iniquo e mangia; or or vedrai Che per tuo mal non hai pensato assai.
Definiz: § LVIII. Pur del male, si usò per lo stesso che Meno male, Manco male. –
Esempio: Ambr. Furt. 3, 6: Pur beato, che messer Guicciardo mi donò oltra le pezze una borsa con venticinque scudi! chè io mi troverei del tutto brullo: pur del male, mi sono rimasti questi; io so pur che e' son qui drento per certo.
Esempio: Grazz. Comm. 336: Pur del male, noi non semo stati veduti nè uditi da persona: questa è appunto otta ch'ognuno è a desinare.
Definiz: § LIX. Andare a male, detto di cose che possono conservarsi per un determinato tempo, vale Guastarsi, Corrompersi.
Definiz: § LX. E detto di semi o piante, vale Non allegare, Intisichire, e simili. –
Esempio: Targ. Viagg. 2, 121: Fanno buonissima prova ne' giardini di Pisa i fiorami, particolarmente di cipolle e radiche, e vi si mantengono lungo tempo doppj; dovecchè in Firenze, se non vi si ha gran cura, facilmente ritornano scempj, o ribollono e vanno a male.
Definiz: § LXI. E detto di persona, vale Declinare, Scadere, alquanto nella salute, e più specialmente quanto alle buone apparenze di questa, alla freschezza, e simili.
Definiz: § LXII. Si usò per Non giungere al proprio recapito, Andare perduto, Andar male; detto di lettera, o altra cosa spedita, e simili. –
Esempio: Ricc. S. Cat. Lett. 220: La presente servirà per intendere come la fate, maravigliandomi non avere viste vostre lettere, chè non vorrei fussero andate a male le nostre.
Definiz: § LXIII. Avere a male, o per male, checchessia, o di checchessia, o che alcuno faccia checchessia, o Aversi, a male, o per male, checchessia, o di checchessia, o che alcuno faccia checchessia, vale Tenersene gravato, offeso; Averlo come torto a sè fatto; Impermalirsene. –
Esempio: Cavalc. Pungil. 242: Veggiamo che gli scrittori hanno molto per male, che l'uomo stemperi la loro penna, ed adoperila ad altre scritture fuori della sua forma.
Esempio: Stor. Aiolf. 2, 115: Sanguino gli tolse prigioni, e mentre che gli raccomandava a' suoi scudieri giunse Mirabello, e sanza riguardo dell'onore di Sanguino tagliò la testa ad amenduni. Per questo fue poi la sua distruzione: e benchè Sanguino non si mostrasse adirato, pur l'ebbe per male.
Esempio: Bocc. Decam. 3, 80: Come,... non s'è egli rimaso di darti più noia? Certo no, disse la donna, anzi, poichè io mi ve ne dolsi, quasi come per un dispetto, avendo forse avuto per male che io mi ve ne sia doluta, per ogni volta che passar si solea, credo che poscia vi sia passato sette.
Esempio: E Bocc. Decam. 4, 92: E noi (donne) pur siamo (non l'abbiano gli uomini a male) più delicate, che essi non sono, e molto più mobili.
Esempio: Rinucc. F. Ricord. 258: In detta casa della Francesca venne questo Andrea Banchi, il quale ancora lui voleva bene alla detta Francesca, e aveva per male che detto Carlo sì vi usasse.
Esempio: Macingh. Strozz. Lett. 102: So che Giannozzo l'ebbe per male (ch'ella non avesse accettata certa sua proposta di parentado), e però ti disse quelle novelle.
Esempio: Cellin. Vit. 489: Io pregai Sua Eccellenzia illustrissima che mi dessi buona licenzia..., e che di quello che io restavo d'avere ancora del mio Perseo, Sua Eccellenzia illustrissima me lo dessi quando a quella piaceva. E con questo ragionamento io mi distesi con molte lunghe cerimonie a ringraziare Sua Eccellenzia illustrissima, la quale non mi rispose nulla al mondo, anzi mi parve che e' dimostrassi di averlo auto per male.
Esempio: Adr. M. Plut. Vit. 2, 15: Alcibiade non meno ebbe a male l'ammirazione nella quale ebbero Nicia i nimici, che gli onori fattigli da' cittadini.... Perchè, non mediocremente appassionato, Alcibiade propose ec.
Esempio: Forteguerr. Terenz. 61: Uh me tapina! Io temo che il mio Fedria Perchè ieri non lo volli in casa mia Se l'abbia avuto gravemente a male, E si abbia preso ciò tutto a rovescio Di quel che ho fatto (il lat. ha: gravius tulerit).
Esempio: Fag. Rim. 6, 126: Venne un certo regalo di monete Da voi mandato, o signor Cardinale: E di darmene spesso non temete, Ch'io v'assicuro, che non l'ho per male.
Definiz: § LXIV. E con più grave senso, Adirarsi, Sdegnarsi, Offendersi, Risentirsi, di checchessia. –
Esempio: Cronichett. Mannell. 16: Volle che la reina sua moglie venisse a questa festa, e mandò per lei, ed ella non vi volle andare; onde lo re l'ebbe molto per male.
Esempio: Cavalc. Dial. S. Greg. 149: Ma volendo Dio mostrare di quanto merito fosse Isaac e come egli avea per male la vergogna che gli era fatta, incontanente permise che 'l diavolo entrasse adosso a colui che gli avea detto e fatto vergogna.
Esempio: E Cavalc. Esp. Simb. 1, 21: Ha dunque Dio molto per male, se non gli è creduto. Onde si dice nell'Ecclesiastico: Contra la gente incredula s'accende l'ira di Dio.
Esempio: Passav. Specch. Penit. 151: La qual cosa, perocchè fu fatta contro al suo volere, tanto ebbe per male il sommo principe Iddio, che l'uno e l'altro cacciò del cielo, sbandeggiandogli di tutto il suo reame, sanza mai potervi ritornare.
Esempio: Bocc. Decam. 3, 80: Il che io ho avuto ed ho sì forte per male, che io credo se io non avessi guardato al peccato, e poscia per vostro amore, io avrei fatto il diavolo; ma pure mi son rattemperata, ec.
Esempio: Cell. G. Lett. 12: La quale, dicendole Cristo Non mi toccare, quando risuscitò, non lasciò però, tanto la vinse l'amore; e non l'ebbe però Cristo per male; perocchè non si può dare legge all'amore.
Esempio: Pucc. A. Centil. 46, 25: I Viniziani Preser Ferrara; ed avendol per male Il Papa, gl'intraddisse come cani.
Esempio: Mazz. Lett. 1, 33: E nello elegger gli Arroti chiameranno pure i loro amici. Altri v'ha, che questo hanno per male. La zuffa fia grande.
Esempio: Acc. D. Stor. Ar. 2, 555: Gli otto da altra parte ebbero tanto a male questa fraude, che fecero dipignere la sua effigie alle porte e alle piazze della città con vituperosi segni di vizj (il lat. ha: indigne tulerunt).
Esempio: Savonar. Pred. 15: E' sono già sette anni che io dissi una volta, se Cristo venisse in terra che lo crucifiggerebbono un'altra volta. Furono molti ch'ebbono tanto per male queste parole, che non te lo potrei dire.
Esempio: Bemb. Stor. 1, 52: Oltre a ciò, papa Alessandro, avendo a male che 'l signor Virginio Orsino.... avesse ardire avuto di comperare dal signor Franceschetto Cibo.... la terra dell'Anguillara,... la qual terra era delli papi, ec.
Esempio: Fag. Comm. 1, 128: Ma V. S. mostra d'aver per male questa cosa, quando, non pretendo che mi ringrazi, ma almeno lo doverebbe aver caro.
Esempio: E Fag. Comm. 6, 185: E i mariti che debbon dire di questa moda? O. Accomodarvisi.... A. Ma non debbon almanco averlo per male? O. No signore; e perchè? A. Perchè, eh? dunque l'averanno caro. O. Certo che debbon gradire chi favorisce di servir con tanta assiduità le loro mogli. A. Sicchè si debbon anche ringraziare?
Definiz: § LXV. E per Averne dispiacere, Provarne rincrescimento, dolore, mala sodisfazione, e simili. –
Esempio: Tav. Rit. 1, 128: Di questo Brunoro aveva grandissimo dolore, e in fra sè dice: Se io perdo la battaglia, io saròe morto; e se io vinco, sì e' mi conviene tagliare la testa a mia dama. Di ciò molto avea a male; e messer Tristano ancora si lamenta forte, dicendo: ec.
Esempio: Savonar. Pred. 14: Lo udire le sacre Scritture dà grande consolazione: e il demonio ci vorria torre questo gaudio che abbiamo dentro: perchè questo gaudio fa stare l'uomo suso e levato a Dio, e questo è quello che el demonio ha per male: e delle altre cose non se ne cura.
Esempio: Vespas. Vit. Manett. 32: La maestà del Re, vedendo che non v'era, domandò dove fusse l'ambasciadore fiorentino: fugli detto che si era partito e la cagione. Ebbe per male che si fusse partito, mandò il Conte da Fondi, ed altri signori, a pregarlo che dovesse venire. Rispuose che non voleva venire, che ec.
Esempio: Guicc. Op. ined. 3, 99: Parendogli fussi a suo beneficio, per la amicizia aveva col Papa, mantenerlo grande e in riputazione; e così avendo per male che il Re pigliassi più forza e più autorità s'avessi.
Esempio: Nard. Liv. Dec. 71: La plebe non ebbe altra volta più per male che i comizj de' tribuni militari gli fussero tolti.
Esempio: Buonarr. M. V. Lett. Ric. 490: Tornando io da Firenze, e cominciando a lavorare per la sepultura di Iulio, mi disse se io volevo fare un gran piacere al Duca, che io m'andassi con Dio, che non si curava di sepoltura, ma che avea ben per male che io servissi papa Pagolo.
Esempio: Cecch. Comm. ined. 2, 440: Mi contenta Il soprannome; ma vedi, non mi essere Co' fatti trappolin, ch'io ti farei Scherzo che tu l'aresti poi per male.
Esempio: Sassett. Lett. 4: I quali, per spiccarsi il più che lor sia possibile di questo mondo, hanno a male in quello stante (del morire) il vedersi avanti quelle cose dalle quali dolcemente erano tenuti in questa vita.
Esempio: Ricc. S. Cat. Lett. Gh. 139: Io ho preso con esso voi un poco di sicurtà: penso noll'abbiate per male. Questo è, che ho chiesto a Chirico uno staio di grano gentile.... Arò caro me lo diate volentieri.
Esempio: Porz. C. Op. 227: Turbò questa viril risposta l'orecchie del Vicerè.... E più dell'ardimento delle parole de' Napolitani, e del fornirsi d'armi, ebbe gravemente per male l'intendere il volere essi gire a dolersi all'Imperatore.
Esempio: Adr. M. Plut. Vit. 5, 89: E avvenne appunto per caso che gli convenne andar questore e pagatore in Sardigna...: di che furon molto lieti i nimici, e Gaio non l'ebbe per male,... ma.... ebbe cara l'occasione d'allontanarsi dalla città.
Esempio: Serdon. Stor. Ind. volg. 570: Dipoi fu ordinato il tempo di istruirlo (il re d'Ormuz) nella dottrina cristiana, e catechizzarlo, e di dargli il sacro battesimo.... Ma i satrapi e' baroni ebbero tal cosa molto a male...; e prima tentarono il Re con lusinghe e con prieghi, e perchè egli si faceva beffe di loro, denunziarono che si ribellerebbono ec.
Esempio: Davil. Guerr. civ. V. 1, 350: Il prencipe di Condè ed il re di Navarra nondimeno, i quali non vedevano volentieri il duca d'Alansone ritenere quel luogo che solevano essi per innanzi possedere, e che s'aveano a male ch'egli si godesse i frutti e la gloria e delle passate e delle presenti loro fatiche, desideravano che si concludesse l'accordo, per il quale ec.
Esempio: Galil. Op. Cart. XI, 466: Poichè io mi sento veramente tanto in sicuro di poter rispondere ad ogn'istanza, ed io non averò punto per male che gli avversarj mi opponghino.
Esempio: Fag. Rim. 3, 104: Se a voi, che siete un uom schietto e reale, Scrivo un capitol contro i complimenti, So che non lo potrete aver per male.
Definiz: § LXVI. Aver male, vale Esser malato; anche con un compimento denotante la qualità, o la sede, della malattia. –
Esempio: Rinucc. F. Ricord. 259: Morì molto giovane, ebbe male da 20 dì, e i medici non seppono mai conoscere il suo male.
Esempio: Bern. Rim. burl. V. 58: Costor son mascellari e mulattieri, E vi tengon nel letto volentieri, Perchè si dica: Il papa ha male e muore.
Esempio: Deput. Decam. 139: Non altramente che credendosi tal volta alcuni, senza sentirsi però cosa del mondo, aver male, col pigliare una medicina senza proposito, se lo fanno.
Esempio: Cecch. Comm. ined. 162: Dico che come la non ha più male, Che la sarà guarita.
Esempio: Ricc. S. Cat. Lett. 288: Intesi del vostro figliolino, che ha male di benedetto.
Definiz: § LXVII. Avere tutti i mali di S. Maria Nuova, dicesi proverbialm., dal nome dell'Ospedale principale di Firenze, per Essere afflitto da ogni sorta di mali; ma usasi per lo più in senso ironico, parlandosi di persona che si creda aggravata di malattie più di quello che realmente sia. –
Esempio: Cecch. Comm. ined. 163: Chi Vedesse adesso in quel letto la Laura, Direbbe che l'avessi tutti e' mali Di Santa Maria Nuova, e l'è così Sana com'io.
Definiz: § LXVIII. Cercare il male come i medici, e Cercare il male a danar contanti; maniere proverbiali, che valgono Cercare, di proposito e con poco senno, il proprio danno. –
Esempio: Salv. Spin. 1, 3: Padrone, voi andate cercando il male a danar contanti.
Esempio: E Salv. Granch. 3, 7: Che vogl'io andare Anch'io cercando del mal come i medici?
Definiz: § LXIX. Cercare il mal per medicina, o Chiamare per medico il male, vale Argomentarsi di rimediare a checchessia con tal cosa che ne cresca il danno, il nocumento, e simili; Cercare a checchessia un rimedio peggiore del male. –
Esempio: Firenz. Pros. 1, 27: Già mi par vedere..., udendo il tuo discorso, che tu chiami per tuo medico il male, e per aiuto ti accosti alla iniquità, e, sotto coperta di carità, t'allontani dalla pietà e dall'ufficio che si aspetta a prode e valoroso.
Esempio: Alam. L. Gir. 7, 26: Non fate come quel che ben si truova, E va cercando il mal per medicina.
Definiz: § LXX. Commetter male, o mali. –
V. Commettere, tema III, § IX.
Definiz: § LXXI. Di un male farne due, vale Venir fatto, mentre s'intende riparare a un danno, d'incorrere in un altro, o in uno maggiore. –
Esempio: Tav. Rit. 1, 325: Perchè io sia stato pro' cavaliere e di grande forza, vedete che ora io sono attempato.... Sì che, se io v'andassi,... de l'uno male io ne farei due, e maggior danno riceveremmo e disinore.
Definiz: § LXXII. Far male. –
V. Fare, §§ CCCXVI, CCCXVII e CCCXIX.
Definiz: § LXXIII. Far male del proprio corpo. –
V. Corpo, § CXII.
Definiz: § LXXIV. Farsi male, o del male, vale Rimanere offeso della persona nell'atto di fare checchessia; e usasi per lo più con un compimento, retto dalla particella A, denotante la parte del corpo rimasta offesa da percossa, ferita, e simili. –
Esempio: Cavalc. Discipl. Spir. 121: Fannosi ancora mal di pena e dentro e fuori: dentro per lo rimorso della coscienza ec. (qui figuratam.).
Esempio: Bocc. Decam. 4, 83: Il fondo v'era grande, ed egli sapeva ben notare, sì che male alcun non si fece.
Definiz: § LXXV. Mandare a male, lo stesso che Mandar male. –
Esempio: Forteguerr. Ricciard. 8, 71: Sotto Rinaldo poi solo ha ridutti Cento guerrieri, ma di valor tale, Ch'Affrica tutta manderiano a male.
Esempio: Riccat. V. Dial. Forz. 48: A qual uso deve servire questa cassetta ripiena?... L. Non toccate di grazia, acciocchè non mandiate a male il lavoro di più ore.
Definiz: § LXXVI. Mettere male. –
V. Mettere.
Definiz: § LXXVII. Mostrare il male in palma di mano, o Portare, il male in palma di mano. –
V. Palma.
Definiz: § LXXVIII. Non esser male, vale Esser cosa buona, conveniente, opportuna, e simili. –
Esempio: Manz. Prom. Spos. 509: Non sarà male che ne diciamo qui quanto basti per infarinarne chi n'avesse bisogno.
Definiz: § LXXIX. Non esserci in checchessia male, Non vederci male, Esserci poco male, Che mal c'è? Poco male, e simili; sono maniere con le quali s'intende o attenuare o giustificare comecchessia cosa che di per sè possa parere non buona, biasimevole, dannosa, pericolosa, e simili. –
Esempio: Fiacch. Fav. 2, 16: Così da te D'Alessandro la tomba si rispetta? E l'altra: oh! mal non c'è; Quando son giunti al fin de' giorni suoi, Non son altro che polve anco gli eroi.
Esempio: Panant. Poet. Teatr. 33: Diavol,... ire a morire Or che sta per andar l'opera in scena!... Se crepava alla fin del carnevale, Fatta l'opera, c'era poco male.
Esempio: Guadagn. Poes. 1, 195: Vero è ben, che in caso tale (dell'avere rotto un cristallo) Mi diceste: Non c'è male, Non è nulla, stia tranquillo, Me li rompe anche Cammillo.
Esempio: Manz. Prom. Spos. 342: Già, è vero; se non c'è altro di male.... Ora che sei persuaso di questo, tutto anderà bene.
Definiz: § LXXX. Non fare, checchessia, nè ben nè male, vale Non produrre alcun effetto, Non portare alcuna conseguenza, e simili. –
Esempio: Giambull. P. F. Stor. Europ. 83: Il che, se bene alle cose del Papa non fece nè bene nè male, fece nientedimeno tanto utile e tale giovamento alle cose del re Ugo, che ec.
Esempio: Guadagn. Poes. 1, 139: Nondimeno darò la mia sentenza, Che al certo non sarà di tribunale: Vo' dir che non farà nè ben nè male.
Definiz: § LXXXI. Parer male. –
V. Parere, verbo.
Definiz: § LXXXII. Pensare a male, vale Argomentare sinistramente su checchessia, e propriamente rispetto alle intenzioni di alcuno, Fare cattivo giudizio di persone, di fatti, per semplici congetture. –
Esempio: Cecch. Comm. ined. 162: O sciagurato! Ecco a pensare a male.
Esempio: Panant. Poet. Teatr. 6: E chi pensasse a mal molto s'inganna, Quella signora è una casta Susanna.
Definiz: § LXXXIII. Pigliare male ad alcuno, di checchessia, Prendere male ad alcuno, di checchessia, Cogliere male ad alcuno, di checchessia, Incogliere male ad alcuno, di checchessia; vale Avvenirgliene danno, Incorrer egli per quella cagione in danno, sventura, e simili: usato anche assolutam. –
Esempio: Giamb. Tratt. mor. 330: A cominciare con Dio onnipotente guerra, non me ne pare, che sia convenevole, perchè la cominciammo altra volta, e piglioccene male, e fummo di buono luogo cacciati, ec.
Esempio: Fr. Guid. Fior. Ital. 335: Tutti noi greci, che con ferro guastammo i campi di Troia (lasciamo stare li danni che avemmo per X anni intorno alle mura), ci è mal colto e mal pigliato.
Esempio: Liv. Dec. 1, 89: Il figliuolo, se non è ubbidiente al padre, sì gli coglierà male.
Esempio: Cavalc. Discipl. Spir. 122: E pare che d'ogni cosa colga lor male, e che egli caggiano le più volte in molti disagj.
Esempio: Fr. Bart. Amm. ant. volg. 283: Degno è d'essere ingannato chi pensò pur di ricevere quando dava. Or dirai: E' me n'è incolto male.
Esempio: Pulc. L. Morg. 5, 26: Io dubito che mal non ce ne coglia.
Esempio: E Pulc. L. Morg. 18, 31: Io ho disposto in viso di vederti, Se non che mal te ne potrebbe incòrre.
Esempio: Dav. Tac. 1, 282: Bezicaronlo alla sfuggita, e male ne incolse loro.
Esempio: Adim. A. Son. 269: Ma per far bene glie n'incolse male.
Definiz: § LXXXIV. Pigliare in male, o Prendere, in male, vale Prendere in cattivo senso. –
Esempio: S. Ag. C. D. 5, 188: Dicono che la dilezione sempre si dee pigliare in bene, e l'amore in male.
Esempio: E S. Ag. C. D. 5, 189: Ma acciò che altri non pensi, che l'amore si pigli in bene ed in male, e la dilezione solamente in bene, attenda quello che è scritto nel salmo: Chi dilige la iniquità, odia l'anima sua: e quel detto dello apostolo Ioanni: Chi dilige il mondo, non è la dilezione del Padre in lui. Ecco in un luogo la dilezione si piglia in bene ed in male. Ma che l'amore si pigli in male, ec.
Definiz: § LXXXV. Prendere a male checchessia, o Pigliare, a male checchessia, lo stesso che Avere a male, o per male; ed anche Prendere in mala parte, Interpretare sinistramente. –
Esempio: Galil. Op. Cart. XI, 202: Ora, sì come io non mi sono mai tenuto aggravato da chi, non solo in pensiero, ma in parole ed in scrittura ancora, mi ha contradetto, così desidero che ogn'uno, ed in particolare que' Signori di Perugia, non prendino a male che io abbia cercato di mostrarmi veridico, se però è vero che alcuni di loro abbino avuto ed abbino opinioni contrarie alle cose scritte da me.
Esempio: Crusc. Vocab. III: Pigliare a male: Interpretare sinistramente, Aver per male.
Definiz: § LXXXVI. Recarsi a male checchessia, lo stesso che Averselo a male, Tenersene offeso. –
Esempio: Varch. Sen. Benef. 116: Certa cosa è che alcuni sono, i quali si recano a male di ricevere il cambio de' benefizj, e non cessano di beneficare di mano in mano più (il lat. ha: iniuriam iudicent).
Definiz: § LXXXVII. Rendere ben per male, Fare, o simili, ben per male, vale Far generosamente del bene a chi ci abbia fatto del male; e il suo contrario, a denotare ingratitudine di benefizj ricevuti, è Rendere o Fare mal per bene. –
Esempio: Bern. Lett. fam. V. 268: Egli è in fatis ch'io v'abbi a scriver ogni due dì, e render ben per male, come fa Dio.
Esempio: Tass. Lett. 1, 186: Il complice del tradimento è Madalò; ed anco per render ben per male, gli farò aver lettere di favore da alcuni principi.
Esempio: Segner. Pred. 81: Voi gli avete in mio nome a dire se non che, dimenticatosi d'ogni ingiuria paterna, non mai tratti di prenderne le vendette, ma renda sempre a' miei emoli ben per male.
Definiz: § LXXXVIII. Saper male. –
V. Sapere, verbo.
Definiz: § LXXXIX. Stare al bene e al male di checchessia, o in checchessia, vale Acconsentire, o Convenire, di partecipare con altri ai vantaggi o ai danni che si possano averne; usato anche assolutam. –
Esempio: Pulc. L. Morg. 22, 220: E tutti prima in bocca si baciorno, Di stare al bene e 'l mal la notte e 'l giorno.
Definiz: § XC. Uscire da un male un bene, Venire, e simili, da un male un bene; dicesi quando ciò che sembra dover essere cagione di danno, sventura, e simili, produce poi effetti, ha conseguenze, di tutt'altra sorta. –
Esempio: Pulc. L. Morg. 4, 100: E spesso d'un gran mal nasce un gran bene.
Definiz: § XCI. Venir male ad alcuno, vale Esser quegli colto da malattia, e più propriamente da malore improvviso; talvolta anche con un compimento indicante alcuna parte del corpo. –
Esempio: Vill. M. 401: E in questo stante al conte venne male, che in sette dì si trovò morto.
Esempio: Ricc. S. Cat. Lett. Gh. 115: E per lo stare a gran fuochi, da dua dì in qua, li è venuto male a un occhio.
Esempio: Guadagn. Poes. 1, 111: L'esporsi d'inverno all'acqua, al vento..., Scriver lettere, o farsi venir male, A me sembra un amor da collegiale.
Definiz: § XCII. Volere alcuno dare a credere ad altri che il male gli sia sano, si disse in proverbio di chi pretenda e s'ingegni, con qualche secondo fine, di far apparire per buona, utile, lieta, una cosa dannosa, dolorosa, cattiva. –
Esempio: Ambr. Cofan. 5, 7: Tant'è: io v'intendo benissimo. Voi volete una volta darmi a credere Che il mal mi sia sano: il vostro animo Ho io veduto. M. L. Bartolo, il mio animo È buono ec.
Esempio: Cecch. Mogl. 5, 9: I' credo che a mano a mano tu mi vorrai dare ad intendere che il male mi sia sano, quando il tutto stessi come egli dice, che non ne credo nulla: non debb'io sempre volergli male per avermi uccellato.... e fattomi uccellar te?
Definiz: § XCIII. Voler male ad alcuno, vale Non amarlo, Odiarlo; anche con qualche aggiunto, o compimento, esprimente l'intensità di tale sentimento. –
Esempio: Bern. Orl. 6, 43: Il qual di quella innamorato è forte, Ma la fanciulla a lui vuol mal di morte.
Esempio: E Bern. Comm. Cap. Prim. 351: L'ho fatto, non perchè mi consumassi di andare in stampa, nè per immortalarmi come il cavalier Casio, ma per fuggir la fatica mia e la malevolenzia di molti, che, domandandomelo e non lo avendo, mi volevono mal di morte.
Esempio: Cecch. Servig. 4, 10: Io non sarei mai buono a mostrare Buon viso a uno, a chi i' vo' mal di morte.
Esempio: Adr. M. Plut. Vit. 6, 184: Fingeva volersi riconciliar seco, rimettendo la maggior parte della cagione della discordia sopra Terenzia, e facendo sempre di lui memoria onorata, e spargendo buone parole che non gli voleva male, nè seco aveva sdegno.
Esempio: Forteguerr. Ricciard. 13, 57: Disse (il demonio): Giacchè a Colui al quale io voglio Perpetuo male, or piace ch'io ragioni; Udite ec.
Definiz: § XCIV. Voler male ad alcuno di checchessia, vale Aver risentimento, mal animo, rancore, e simili, contro lui a cagione di checchessia. –
Esempio: Bern. Orl. 14, 3: Nè può se non da gran viltà venire, Anzi da cosa fiera, come quello Mostro d'ogni intelletto e pietà privo, Che glie ne vorrò mal mentre ch'io vivo.
Esempio: Bemb. Asol. 64 t.: E madonna Berenice così disse: Cotesto non vorrei già io che a me avenisse, che il mio signore festa e diletto delle mie lagrime si prendesse. Anzi ti dico io bene, che io mi credo Gismondo, se io il risapessi, che io ne gli vorrei male: e per aventura se io potessi, io darei a lui cagione altresì di piagnere, ec.
Definiz: § XCV. A cui Dio vuol male, gli toglie il senno. –
V. Senno.
Definiz: § XCVI. Al mal fagli male: maniera proverbiale, denotante l'aggiungersi, l'accrescersi, di danni, guaj, disagi, e simili, a quelli che alcuno già soffre. –
Esempio: Deput. Decam. 107: Al male fagli male, dice il proverbio. La povera Ciutazza era stata dipinta brutta e lorda pur troppo dal Boccaccio, senza che egli uscisse un d'accanto a fargli peggio.
Esempio: Crusc. Vocab. IV: Al mal fagli male, proverbio che vale: Aggiugner danno a danno, o male a male. Lat. malum male perdas.
Definiz: § XCVII. A mali estremi, estremi rimedj; vale proverbialm., Nelle malattie gravissime o disperate di guarigione potersi tentare qualsiasi anche pericoloso rimedio: e figuratam. riferiscesi spesso a mali morali, a gravi disordini civili, e simili. —
Esempio: Bentiv. G. Nunz. 4, 171: Questo regno è.... sì infermo, particolarmente nella dissoluzione della disciplina regolare, che appunto, come ad un estremo male, è bisogno in ciò d'un estremo rimedio.
Definiz: § XCVIII. Chi è cagion del suo mal pianga se stesso; proverbio che vale: Chi volontariamente, o per colpevole imprudenza o leggerezza, si procaccia alcun danno, deve incolparne se stesso e non altri.
Definiz: § XCIX. Chi è reo, e buono è tenuto, può fare il male e non è creduto; proverbio denotante la cecità di coloro, che, ingannati da false apparenze di virtù, hanno stima e fiducia di persone che ne sono immeritevoli. –
Esempio: Bocc. Decam. 4, 60: Usano i volgari un così fatto proverbio: Chi è reo e buono è tenuto, può fare il male e non è creduto.
Definiz: § C. Chi ha fatto il male faccia la penitenza; dicesi in proverbio a chi bisogna si adatti a sopportare le conseguenze del suo cattivo operato.
Definiz: § CI. Chi l'ha per male, si scinga; o Se alcuno l'ha per male, si scinga; maniera proverbiale usata a significare Non darci pensiero, Non importarci nulla, che altri abbia per male alcuna cosa. –
Esempio: Pataff. 6: E se tu l'hai per mal, sì te ne scigni.
Esempio: Machiav. Comm. 85: Non dir così, fa' il tuo debito, e se l'ha per male, scingasi.
Esempio: E Machiav. Rim. 384: E chi lo vuol aver per mal, si scinga.
Definiz: § CII. Chi mal fa, male aspetta; proverbio denotante che la esperienza ammonisce, doversi dal cattivo operato aspettare, prima o poi, il meritato gastigo.
Definiz: § CIII. Chi mal fa, mal pensa; proverbio denotante che chi è avvezzo a operare non rettamente, giudica anche gli altri non retti nell'operare.
Definiz: § CIV. Chi mal fa, mal riceve; proverbio che significa: Chi fa danno o torto ad alcuno ne riceve poi, per effetto del suo stesso cattivo operato, il dovuto gastigo. –
Esempio: Fiacch. Fav. 1, 72: Si pose indi a troncarlo (il cultore, l'orno che aveva voluto sbarazzarsi della vite), e l'orno in breve Vide che chi mal fa, male riceve.
Definiz: § CV. Chi vuol male, mal abbia; proverbio che significa: Se alcuno opera in modo da procurarsi del danno, non potrà poi lagnarsene quando questo gli sopravverrà. –
Esempio: Ambr. Cofan. 4, 15: E se ne nasce scandolo, Suo danno; che chi vuol male, mal abbia.
Definiz: § CVI. Dieta e serviziale guarisce ogni gran male; o Acqua, dieta e serviziale guarisce d'ogni male. –
V. Dieta, tema I, § VII.
Definiz: § CVII. È meglio male, che male e peggio; o È meglio un male, che la morte; proverbi di chiaro significato. –
Esempio: Tav. Rit. 1, 309: Però non di meno, noi siamo di vostro male molto grami e dogliosi; ma ancora è meglio male, che male e peggio.
Esempio: E Tav. Rit. 1, 316: E il conte, vedendosi a tale partito, disse a Tristano: Cavaliere, assai è meglio uno male che la morte.
Definiz: § CVIII. Essere il rimedio peggiore del male; dicesi proverbialm., quando ciò che altri fa o propone per riparare, sia a malattie, sia a mali d'altra sorta, risica piuttosto di peggiorare la condizione delle cose. –
Esempio: Panant. Poet. Teatr. 26: Che voglion dir con un discorso tale? Ch'io torni co' teatri a rifar lega: Il rimedio saria peggior del male.
Definiz: § CIX. Il male non istà sempre dove si posa, se non sopra, o addosso, a' gobbi; proverbio denotante, in modo scherzevole, che le sorti di alcuno, per tristi che siano, lasciano pur sempre speranza d'aversi quandochessia a cambiare in meglio. –
Esempio: Cecch. Comm. ined. 2, 177: Non dee nella fortuna avversa Disperarsi affatto. A. Oh! non essendo Qua cosa ferma sott'il ciel, di facile Si può aspettar la mutazione. N. Il male Non istà sempremai dov'e' si posa, Se non a' gobbi.
Esempio: E Cecch. Comm. ined. 2, 425: Ma che credete voi? E' son danari (quelli perduti al giuoco) e non son denti, alfine. Sempre non sta il mal dove si posa, Se non ai gobbi.
Esempio: Salv. Granch. 2, 4: Va' pur su; Noi ci farem motto. Sempre mai Non ista 'l mal dov'e' si posa. F. Fuor che Agli scrignuti.
Esempio: Buonarr. Fier. 1, 2, 6: Dice il proverbio, che sempre non sta, Fuor che 'n su gobbi, il mal dov'ei si posa.
Definiz: § CX. Il male non viene mai tanto tardi, che non sia troppo presto; dicesi in proverbio, a significare che le sventure, anche prevedute e inevitabili, non si vorrebbe mai che sopraggiungessero. –
Esempio: Bern. Orl. 43, 5: Non vien sì tardi il mal che non sia presto.
Definiz: § CXI. Il mal voluto non è mai troppo; dicesi in proverbio, a significare che non è giusto lamentarsi di un male che alcuno, per colpa o per poco senno, si sia procurato da se.
Definiz: § CXII. Male non fare, paura non avere; dicesi in proverbio, a significare che chi opera sempre rettamente non deve mettersi in apprensione se talvolta si trovi fatto segno a ingiusti sospetti od accuse.
Definiz: § CXIII. Non c'è male senza il suo bene; dicesi in proverbio, a significare che anche da una cattiva condizione di cose si può avere occasione a qualche cosa che la compensi o almeno ce ne conforti.
Definiz: § CXIV. Non è peggior male che quel da sezzo, cioè da ultimo; si disse in proverbio, a significare che I mali, o I vizj, inveterati addivengono sempre più gravi e di cattiva natura. –
Esempio: Pulc. L. Morg. 24, 35: Pensa che in Gano il mal seme sia spento, E pur se non è sazio, almen sia stanco: Ma egli.... lascerà la pelle omai col vezzo: E non è peggior mal che quel da sezzo.
Definiz: § CXV. Non far del bene se non vuoi del male; dicesi proverbialm., e con misto d'ironia e d'iperbole, in biasimo di coloro che non riconoscono come dovrebbero i benefizj ricevuti. –
Esempio: Panant. Poet. Teatr. 22: Del benefizio il peso odia l'ingrato Nel suo benefattor, cosa fatale! Non far del bene, se non vuoi del male.
Definiz: § CXVI. Non farebbe male all'erba che pesta; maniera proverbiale, usata a significare la molta bontà d'animo di una persona.
Definiz: § CXVII. Ogni male ha, o vuol, cagione; ed anche, Ogni male ha, o vuol, causa: proverbio che vale: Alle infermità, e agli altri mali altresì, sempre si vuol trovare qualche causa, sia vera o no. E in più largo significato: A tutto si trova scusa. –
Esempio: Cecch. Dot. 3, 3: O come truova egli lavoratore che vi stia su, se vi si perde la ricolta, scorticanvisi i buoi, e vi rovina la casa? M. Alla casa si ripara co 'l dire io la rassetterò, a' buoi si dà la colpa ora al lavoratore, e ora una cosa e ora a un'altra; sapete che si dice ogni male ha cagione.
Definiz: § CXVIII. Quando il male ha a succedere, la strada è preparata. Sentenza proverbiale, che denota come talora i più gravi disordini, disgrazie, casi, e simili, abbiano origine da così strane e inopinate circostanze, da parere quasi fatalmente preordinate all'avvenimento di quelli. –
Esempio: Ammir. Stor. 1, 74: Il dì seguente, non avendo ancora l'ambasciador fiorentino mandato a pigliarsi il canino (regalatogli), fur convitati gli ambasciadori pisani; e, come quando il male ha a succedere la strada è preparata, venne ad un di loro una simil voglia, col molto commendarlo, d'aver il cane. E il Cardinale, poco ricordevole di non essere più suo avendolo altrui donato, al Pisano il proferse. Ma il Fiorentino, ec.
Definiz: § CXIX. Tanto è il mal che non mi nuoce, quanto il ben che non mi giova; si disse in proverbio, a significare la condizione di persona che rimane indifferente al male o al bene altrui, in quanto essa nulla ne soffre o ne gode. –
Esempio: Salv. Granch. 1, 3: Anch'io son pazzo a pigliarmi De' casi d'altri più interesse e più Noia che tanto, e a volerne più Che non mi tocca.... Tant'è 'l mal che non mi nuoce, Quanto è 'l ben che non mi giova.
Definiz: § CXX. Tutto il male non vien per nuocere, o Ogni male, non vien per nuocere; o Sempre il mal non vien per nuocere; dicesi in proverbio, a denotare che talvolta da cosa trista o dolorosa conseguono effetti lieti, piacevoli o vantaggiosi. E con lo stesso intendimento si disse, in maniera augurativa, Iddio ci mandi mal, che ben ci metta. –
Esempio: Cellin. Vit. 488: E però è vero quel che alcune volte io ho inteso dire da certi, che dicono: Iddio ci mandi mal che ben ci metta.
Esempio: Nell. Iac. Serv. 2, 14: Dopo il cattivo ne viene il buon tempo. F. Tutto il ma non vien per nuocere.
Esempio: E Nell. Serv. padr. 2, 11: Se è venuto di Francia adesso, saprà l'ultime usanze. Sempre il mal non vien per nuocere.
Definiz: § CXXI. Un male tira l'altro; dicesi in proverbio, a denotare come spesso a un male, a un danno, ne succedono altri, in conseguenza di quello.
Definiz: § CXXII. Uno fa male a cento; dicesi in proverbio, quando a cagione del cattivo operato di alcuno, altri molti ne soffrono danno o molestia. –
Esempio: Guadagn. Poes. 2, 34: Qualcun.... Se può gabbar l'appalto se ne ingegna. Ed un fa male a cento; nè passare Si può più da dogana, o da città, Senza rischio di farsi svaligiare, E frugar con non troppa civiltà ec.