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LUSINGA
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LUSINGA.
Definiz: Lat. blandiciae, illecebrae. Gr. χρηστολογία, θέλγηθρα.
Esempio: Fior. Virt. A. M. Lusinga è vizio contradio alla virtù della correzione, ed è dolcezza di parole, con alcuno color di pianto, per recare l'animo altrui alla sua propria volontà, e utilità.
Esempio: Bocc. nov. 17. 33. Con lusinghe fattisi menare al matto là, onde tratto l'avea, quivi ec. quello (corpo) del Prenze trovarono.
Esempio: E Bocc. nov. 19. 9. Che speri tu, che una donna naturalmente mobile possa fare a' prieghi, alle lusinghe, a' doni, a mille altri modi, che userà un uomo savio, che l'ami?
Esempio: E Bocc. nov. 26. 16. Tu se' stato con colei, la quale con false lusinghe tu hai, già è assai, ingannata, mostrandole amore.
Esempio: E Bocc. nov. 32. 8. Ma riserbandosi in più comodo tempo le lusinghe ec. cominciò a volerla riprendere.
Esempio: E Bocc. nov. 41. 3. Nè per fatica di maestro, nè per lusinga, o battitura del padre ec. gli s'era potuto metter nel capo nè lettera, nè costume alcuno.
Esempio: E Bocc. nov. 77. 40. Le tue lusinghe non m'adombreranno ora gli occhi dello 'ntelletto.
Esempio: Dant. Inf. 11. Onde nel cerchio secondo s'annida Ipocrisía, lusinghe, e chi affattura.
Esempio: E Dan. Inf. 18. Quaggiù m'hanno sommerso le lusinghe, Ond'io non ebbi mai la lingua stucca.
Esempio: E Dan. Purg. 1. Ma se donna del ciel ti muove, e regge, Come tu dí', non c'è mestier lusinga.
Esempio: Petr. canz. 49. 7. Vergine, quante lagrime ho già sparte, Quante lusinghe, e quanti preghi indarno.