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1) Dizion. 5° Ed. .
FASTIDIO.
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FASTIDIO.
Definiz: Sost. masc. Inquietudine, Angustia d'animo, per cosa che molesti, opprima, travagli, e simili.
Dal lat. fastidium. –
Esempio: Comp. Din. Cron. DL. 204: O tu, Donato Alberti, che con fastidio facevi vivere i cittadini, dove sono le tue arroganze, che ti nascondesti in una vile cucina di Nuto Marignolli?
Esempio: Bemb. Pros. 87: Ne nasce a poco a poco, ed allignavisi il fastidio; effetto contrario del nostro disio.
Esempio: Cellin. Vit. 232: Queste parole avevan dato tanto fastidio al Papa, che aveva voglia di non mi lasciare mai più.
Esempio: Cecch. Servig. 3, 5: Da poi che Neri Mi contò quella cosa, i' non ho avuto Bene, considerando.... in che intrigo il poveretto S'è inviluppato: e tanto più fastidio Mi dà la cosa, quant'io veggo il suo Male senza riparo.
Esempio: Lipp. Malm. 1, 14: E dicendo che 'n ciò gli sta il dovere, E ch'ei non ha nè garbo nè mitidio, Non si può dalle risa ritenere: Cosa ch'a Marte diede gran fastidio.
Esempio: Bart. D. As. 2, 21: Sopra che, mentre si adunano a consiglio, il Santo accostatosi, e sorridendo come si vedesse innanzi a gli occhi ciò che gli era tanto da lungi, li tolse d'ogni fastidio.
Definiz: § I. Semplicemente per Noia, Tedio. –
Esempio: Collaz. SS. PP. R. 73: Parmi mozzare gran parte della materia, se, per non dare fastidio al lettore, lasci di dire la loda ec.
Esempio: Bocc. Decam. 4, 68: Disse tante cose di questa sua bellezza, che fu un fastidio ad udire.
Esempio: Castigl. Corteg. V. 151: In vero dà fastidio, tutto il giorno, in tutti i ragionamenti, e senza proposito, star sempre su questo (cioè sul motteggiare e dir piacevolezze).
Esempio: Tass. Lett. 3, 59: Non vogliate, Signor mio, ricusare il fastidio e la noia d'una breve ora, perch'io v'abbia obligo per molti anni, se pur molti anni può durar la mia vita.
Esempio: Parin. Poes. 22: Oh il bel vederti, lasso! Studiarti a torre dalle languid'alme La stanchezza e 'l fastidio, e spander gelo Di foco in voce!
Definiz: § II. Per Cosa, Condizione di cose, Fatto, che produce fastidio; ed altresì per Cagione o Motivo di fastidio. –
Esempio: Petr. Rim. 2, 19: Ch'altro rimedio non avea 'l mio cuore Contra i fastidj, onde la vita è piena.
Esempio: Car. Lett. ined. 1, 17: Uno de' maggiori fastidj che io abbia a restare, è conoscere ch'io gravo troppo M. Francesco.
Definiz: § III. E per Modo di procedere, ed altresì Atto, fastidioso. –
Esempio: Vill. G. 882: Ed era il loro un gran fastidio, che con maggiore audacia e prosunzione usavano il loro maestrato e signoria, che non fecieno gli antichi originali cittadini.
Esempio: Bocc. Decam. 6, 196: Or ecco, io non posso più sofferire questo tuo fastidio: Dio il ti perdoni.
Esempio: Sacch. Nov. 2, 11: Se io dico il vero, pensi chi non mi credesse s'elli ha veduto.... far cavalieri li meccanici,... gli usuraj e rubaldi barattieri. E per questo fastidio si può chiamare cacaleria e non cavalleria; da che mel conviene pur dire.
Esempio: Tass. Amint. 1, 1: E pur ei sprezza Le sue dolci lusinghe, e segue i tuoi Dispettosi fastidj.
Definiz: § IV. Per Orgoglio, Alterigia, Disprezzo. –
Esempio: Ar. Orl. fur. 20, 110: La donna ch'avea seco era assai bella, Ma d'altiero sembiante e poco grato, Tutta d'orgoglio e di fastidio piena.
Definiz: § V. Si disse, conformemente a proprietà latina, per Nausea, Disgusto, Avversione, Repugnanza ad un dato cibo; detto così dell'uomo, come del bruto. –
Esempio: Cresc. Agric. volg. 456: Ancora spargere spesse volte del sale ne' luoghi delle pasture, o mischiarlo con quel che pascono, o ne' loro abbeveratoj, e levar loro il fastidio, cioè l'abbominazione.
Esempio: Pallad. Agric. R. 19: Altra camera nutrisca li tordi, li quali se in alcuno tempo s'ingrassano, donano apparecchiati diletti di vivanda, e grandissimo rimedio al fastidio dell'altre carni.
Esempio: Red. Cons. 2, 21: Lodo sommamente lo aver tralasciate a coloro che le vogliono inghiottire quelle.... ricette, che talvolta ordinate da alcuni medici per boria,... sono così nauseose, che porterebbono fastidio ad uno stomaco di marmo o di ferro.
Definiz: § VI. E figuratam. –
Esempio: But. Comm. Dant. 2, 421: La displicenzia genera abominazione e fastidio: fastidio è rifiutamento del bene proprio, appreso assente o coniunto.
Esempio: Ar. Orl. fur. 20, 20: Ma come spesso avvidi che l'abondanza Seco in cor giovenil fastidio mena, Tutti d'accordo fur di restar sanza Femine, e liberarsi di tal pena.
Definiz: § VII. Pure si disse per Ogni sorta di sporcizia e di sudiciume; ed altresì per Sterco, Marcia, Catarro, e simili. –
Esempio: Tadd. Libell. 6: Anche modifica e netta lo tuo naso e 'l petto, spurgandoti, e gittando lo fastidio, lo qual è in quelle; e di ciò lo petto.... se n'allevia.
Esempio: S. Bern. Nobilt. Anim.: Di tutte le mie dignitadi, m'è rimaso vermini e fastidio in questo avello.
Esempio: Fiorett. S. Franc. 2: Da molti era reputato stolto, e come pazzo era schernito e scacciato con pietre, e con fastidio fangoso, dalli parenti e dalli strani.
Esempio: Stor. Pistol. 79: Era dentro, per lo fastidio che vi si gittava, sì grande la puzza, che ec.
Esempio: Vill. M. 192: Alli ambasciadori di catuno Comune fu fatta vergogna, e gittato adosso, cavalcando per la città, vituperoso fastidio.
Esempio: Sacch. Nov. 1, 343: Stecchi e Martellino,... in presenza di messer Mastino, con la parte di sotto gittando molto fastidio, o feccia stemperata, infardano due genovesi ec.
Esempio: E Sacch. Nov. 1, 146: Così avvenisse a tutti gli altri che stanno pur pertinaci contro alla fede di Cristo, chè, poichè non si vogliono rivolgere dalla loro incredulità, fossono fatti rivolgere in quel vituperoso fastidio che Gian Sega gli fece attuffare con obbrobrio e con vergogna di loro.
Esempio: S. Antonin. Lett. 118: Nè debbi altro in questo fare, se non con Iob, il quale di grande signoria venne a tanta miseria, che stava in sul letame a nettarsi il fastidio che gli usciva dalle piaghe, ec.
Esempio: Firenz. Pros. 2, 10: Stropicciandolo tutto dal capo alle piante, gli levai d'addosso il molto fastidio, del quale egli era ripieno.
Esempio: Dav. Scism. 377: Essendo adunque in carcere molti zoccolanti tenuti vivi per favore,... ne fece di alcuni varj strazj, per esempio:... Tommaso Belchiamo, dottissimo giovane, morir di fame; Tommaso Corto, nobilissimo, di fastidio.
Definiz: § VIII. Comunemente adoperasi per Quantità di pidocchi o d'altri simili insetti sul corpo dell'uomo.
Definiz: § IX. Si disse per Feccia. –
Esempio: Cresc. Agric. volg. 501: Nella detta tasca grossa si ponga [la cera], e fortemente si stringa sì che in secchia, o veramente catino, in che abbia alcuna cosa d'acqua, caggia, e stia tanto, che ottimamente sia rassodata; e poi se ne cavi, e nettisi da ogni fastidio, che fosse intra l'acqua e la cera.
Esempio: Tratt. Vetr. 129: Priemila tanto che lo detto azzurro n'esca fuori, e lo fastidio rimarrà nella pezza.
Definiz: § X. Avere in fastidio checchessia, vale Sgradirlo, Averlo a noia, in odio, e anche in dispregio, e simili. –
Esempio: Giamb. Oros. 2: E non ebbe in fastidio Cristo cotali parole d'udire.
Esempio: Castigl. Corteg. V. 174: Gli uomini.... le estimano così poco, che non curano il lor commercio, anzi le hanno in fastidio.
Esempio: Nard. Liv. Dec. 101: Noi abbiamo tanto in fastidio quel che gli altri desiderano, che senza gran premio non l'accettiamo.
Definiz: § XI. Dar fastidio, vale Dar noia, Molestare alcuno, con parole o con atti. –
Esempio: Forteguerr. Ricciard. 17, 60: Lasciami stare, e da' fastidio ai cani.
Definiz: § XII. E pure per Dar noia, Molestare, detto di cose; anche figuratam. –
Esempio: Vasar. Ragion. M. 11: Questo caldo vi debbe dar fastidio, come fa ancora a me.
Esempio: Dat. Vegl. 231: Questo luogo [di Plinio] anche a me dette sempre fastidio.
Definiz: § XIII. Dar fastidio, vale anche semplicemente Dare incomodo, disturbo, Disturbare, e propriamente con la nostra presenza, con la conversazione, col trattenersi in un dato luogo, e simili. –
Esempio: Grazz. Comm. 16: Parti tu però così tosto? F. Domattina per tempo: ma per non avere a disagiare, nè anche a dare a te fastidio, doppo cena, non avendo potuto prima, mi disposi venirti a trovare.
Definiz: § XIV. Dare checchessia fastidio ad uno, vale Parergli, Reputarlo, grave, pericoloso, e simili. –
Esempio: Cecch. Comm. ined. 65: La non si regge su le gambe punto A. Ben, cotesto A me non dà fastidio.
Esempio: E Cecch. Comm. ined. 1, 69: Il che, per dirvene La verità, mi dette un gran fastidio.
Definiz: § XV. Darsi fastidio di checchessia, vale Darsene cura, pensiero, Occuparsene, e simili. –
Esempio: Cecch. Acq. Vin. 1, 4: S'io volessi gettar via Questa guarnacca, e restar nudo, che Vo n'avete a dar voi fastidio?
Definiz: § XVI. Essere altrui a fastidio, o in fastidio, chicchessia o checchessia, Venire, altrui a fastidio, o in fastidio, chicchessia o checchessia, vale Riuscirgli sgradito, molesto, odioso, Venirgli a noia. –
Esempio: S. Greg. Omel. 2, 104: Piange la mente, ed essa luce le viene in fastidio.
Esempio: Fr. Bart. Amm. ant. volg. 123: I vili frutti, e che dopo pochi dì verranno in fastidio, dilettano altrui, quando vengono molto primaticci.
Esempio: Bemb. Lett. 3, 4: Vedete oggimai voi, quale stato è il mio: chè quello di che io sono dovizioso non mi piace, anzi egli m'è a fastidio.
Esempio: E Bemb. Pros. 87: Ci fa [la sazietà] non solamente le non ree cose, o pure le buone, ma ancora le buonissime verso di sè, e dilettevolissime, spesse volte essere a fastidio.
Esempio: Firenz. Pros. 2, 166: Tanto mi era venuto in fastidio quel brancicar della bocca, che accostandomisi uno con certe manacce che puzzavano come una carogna,... gli presi la destra, e tutta quanta gliela schiacciai.
Esempio: Ross. P. Sveton. 3, 155: Costui, essendogli venuto a fastidio Vitellio, si fuggì da lui, ma egli lo riprese a Pozzuolo.
Esempio: Cellin. Vit. 443: Essendo troppo venuto a fastidio al duca questo omaccio,... subito disse ec.
Esempio: E Cellin. Vit. 449: Questo tuo venire m'è venuto troppo a fastidio.
Esempio: Grazz. Pros. 153: A Guasparri venne a fastidio lo stare in villa, e se ne ritornò in Firenze.
Esempio: Capp. Econ. 357: Dimostrano quanto fossero venute in fastidio ai signori fiorentini le costumanze de' loro maggiori, ch'erano artigiani.
Definiz: § XVII. Far fastidio ad alcuno, trovasi per Provare quegli, Avere, nausea. –
Esempio: Libr. Prov. 50: Quando fae fastidio per troppo mangiare alla persona, sì iscalcheggia il fiar del mele.
Definiz: § XVIII. Mettersi fastidio, vale Darsi pena, Affliggersi; Sentir dolore per checchessia: ma è maniera non comune. –
Esempio: Cas. Pros. 3, 244: E così si era messo tanto fastidio, che a pena lo ho potuto consolare.
Definiz: § XIX. Pigliare in fastidio, Prendere, in fastidio, riferito a cibo, bevanda, e simili, detto dello stomaco, vale Sentirne nausea, Nausearsene. –
Esempio: Vill. M. 557: Per sperienza vedemo che lo stomaco pure d'una vivanda prende fastidio, e delle variazioni d'esse ricreazione e piacere.
Definiz: § XX. E figuratam. –
Esempio: Varch. Sen. Benef. 180: Il piacere essendo frale e breve, quanto più ingordamente s'empie, tanto più piglia in fastidio quelle cose che egli agogna.
Definiz: § XXI. Recare altrui a fastidio, è maniera che trovasi per Annoiare, Infastidire, e simili. –
Esempio: Fr. Bart. Amm. ant. volg. 221: Se a colui che non può portare molte cose, le parole del conforto, ovvero dell'ammonimento, noi lungamente distendiamo, a fastidio recheremo lo nostro uditore.