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1) Dizion. 5° Ed. .
FARE, forma sincopata di Facere, dal quale vengono le voci di alcuni tempi e persone, ed altre terminazioni, che oggi non si userebbero se non in poesia.
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FARE, forma sincopata di Facere, dal quale vengono le voci di alcuni tempi e persone, ed altre terminazioni, che oggi non si userebbero se non in poesia.
Definiz: Att. Questo verbo esprime in modo generale l'azione, che altri verbi spiegano particolarmente; onde denotando gli avverbj le circostanze delle azioni, e co' nomi divisandosi le cose, così le agenti come le pazienti, e spiegandosene le lor qualità, ne segue che accoppiato il verbo Fare con verbi, nomi od avverbj, significhi, mercè di tal compagnia, le specie precise e le forme individuali delle azioni particolari, come da sè solo denota l'azione in generale. Quelle poi tra le forme di esso che appartengono oggi più che altro al linguaggio poetico o al familiare, le abbiamo registrate qui appresso, facendole precedere a ogni altra cosa.
Dal lat. facere.
Definiz: § I. Modo Indicativo, Tempo presente. Faci; Face, Fae e talora Fane; Facemo. –
Esempio: Rim. Ant. F. Inghilfr. 1, 151: Temer mi face, e miso m'ha in erranza.
Esempio: Fr. Guitt. Lett. 62: Rende audito ai sordi, ai ciechi lume, face parlare muti, e viver morti.
Esempio: Giamb. Tratt. mor. 44: E se dae, alcuna volta, sì il fae per guadagnare.
Esempio: Fr. Iac. Tod. 261: Picciola pietra fane Gran carro riversare.
Esempio: E Fr. Iac. Tod. 319: Se' or sì novo come tu ti faci?
Esempio: E Fr. Iac. Tod. 337: Sta ogn'uno attento, ed allegrezza face.
Esempio: Dant. Inf. 1: E quale è quei, che volentieri acquista, E giugne il tempo che perder lo face, Che ec.
Esempio: E Dant. Inf. 10: Però alla dimanda che tu faci, ec.
Esempio: E Dant. Purg. 21: Presso è un altro scoglio che via face.
Esempio: E Dant. Parad. 27: Pure ascoltando, timida si fane.
Esempio: Sannazz. Arcad. 42: E, com'or noi facemo, essi cantavano.
Esempio: Ar. Orl. fur. 5, 1: Alla femina il maschio non la face (la guerra).
Esempio: Cecch. Acq. Vin. 3, 3: E perchè sian (siam) poveretti, Ogni cosa per noi fane, Pane, vin, carne e confetti, Purch'il corpo empia e le mane.
Definiz: § II. Tempo imperfetto. Fea; Facei; Fea; Feano, e talora anche Facieno e Faceno. –
Esempio: Fr. Iac. Tod. 712: Che facei quando dormia?
Esempio: Dant. Purg. 23: Che l'andar mi facen di nullo costo.
Esempio: E Dant. Parad. 14: Sì costellati facen nel profondo Marte quei raggi, ec.
Esempio: E Dant. Parad. 16: Così facen li padri di coloro Che, ec.
Esempio: E Dant. Parad. 19: Di che facei question cotanto crebra.
Esempio: Vill. G. 1, 169: E dove tutti i nobili cittadini di Firenze la domenica facieno riparo e usanza di cittadinanza.
Esempio: Pulc. L. Morg. 11, 85: Come facieno a Cristo i Farisei.
Esempio: Tass. Gerus. 20, 38: Tal fean de' Persi strage, e via maggiore La fea de' Franchi il Re di Sarmacante.
Esempio: E Tass. Amint. 1, 2: Ma mentre io fea rapina d'animali, ec.
Definiz: § III. Tempo passato. Fei e Fe'; Fosti; Feo; Fee e Fe', e talora anche Fene; Femmo; Feste; Feciono, Ferono, Ferno, Fero, Fenno. –
Esempio: Rim. Ant. F. Lott. Dat. 1, 390: Alcuna cosa Tanto gentil nostro Signor non fene.
Esempio: Dant. Inf. 1: Molte genti fe' già viver grame.
Esempio: E Dant. Inf. 4: E più d'onore ancora assai mi fenno.
Esempio: E Dant. Inf. 10: Fat'ei saper che il fei, perchè ec.
Esempio: E Dant. Inf. 13: Io fei giubbetto a me delle mie case.
Esempio: E Dant. Inf. 16: Fenno una ruota di sè tutti e trei.
Esempio: E Dant. Inf. 17: Dieci passi femmo in sullo stremo.
Esempio: E Dant. Inf. 29: Mi fe' mettere al fuoco.
Esempio: E Dant. Purg. 3: Non sappiendo il perchè, fero altrettanto.
Esempio: E Dant. Purg.12: Le scalee che si fero ad etade, Ch'era sicuro il quaderno e la doga.
Esempio: E Dant. Purg. 24: Ma, come fa chi guarda, e poi fa prezza Più d'un che d'altro, fe' io a quel da Lucca, Che ec.
Esempio: E Dant. Purg. 26: Verso me Certo si feron, sempre con riguardo, ec.
Esempio: E Dant. Purg. 32: Senza la vista alquanto esser mi fee.
Esempio: E Dant. Parad. 12: In picciol tempo gran dottor si feo.
Esempio: E Dant. Parad.15: E quindi il soprannome tuo si feo.
Esempio: E Dant. Parad. 32: Secondo lo sguardo che fee La fede in Cristo, queste sono il muro, A che si parton lo sacre scalee.
Esempio: Petr. Rim. 1, 35: Benigne stelle che compagne fersi Al fortunato fianco.
Esempio: Bocc. Decam. 8, 208: Questa donna è quello leale e fedel servo, del quale io poco avanti vi fe' la dimanda.
Esempio: Pulc. L. Morg. 1, 23: Fernoci spesso di brutte paure.
Esempio: E Pulc. L. Morg. 11, 85: Altri dicea come ferno i Giudei.
Esempio: E Pulc. L. Morg. 12, 36: Fecionsi fuochi assai per la cittade.
Esempio: Ar. Orl. fur. 4, 55: Bella accoglienza i monachi e l'abbate Fero a Rinaldo.
Esempio: E Ar. Orl. fur. 8, 75: E dovea e potea farlo; e pur nol fei.
Esempio: E Ar. Orl. fur. 15, 94: Prima ch'entrassero in viaggio, Ciò che lor bisognò fecion raccorre.
Esempio: E Ar. Orl. fur. 17, 63: Dove con loro audacia tanto fenno, Che liberaron la bella Lucina.
Esempio: E Ar. Orl. fur. 21, 18: Tosto questa sfacciata a tentar venne Il mio fratello, ed a sua usanza feo.
Esempio: E Ar. Orl. fur. 36, 9: Festi, Barbar crudel, del capo scemo Il più ardito garzon, che ec.
Esempio: Vasar. Vit. Pitt. 3, 254: Della quale [testa di bronzo] se ne fer molti pezzi.
Esempio: Tass. Gerus. 2, 55: Molti n'andaro errando, altri rubelli Fersi, e più che 'l timor potè lo sdegno.
Definiz: § IV. Modo Congiuntivo, Tempo imperfetto. Fessi; Fessi; Fesse; Fessimo; Feste; Fessero, Fessono, Facesseno. –
Esempio: Dant. Inf. 20: Segnar potria, se fesse quel cammino.
Esempio: E Dant. Inf. 33: Pensando ch'io il fessi per voglia Di manicar.
Esempio: E Dant. Parad. 5: Lo maggior don, che Dio per sua larghezza Fesse creando, ec.
Esempio: E Dant. Parad. 16: Convenissi.... che Fiorenza fesse Vittima nella sua pace postrema.
Esempio: Bocc. Tes. 9, 12: Quasi i' dovessi li danni partire, Che si fesson tra loro i due amanti.
Esempio: Sacch. Nov. 2, 101: Vorrei viti qui che facesseno vino assai.
Esempio: Ar. Orl. fur. 14, 9: O misera Ravenna, t'era meglio Ch'al vincitor non fessi resistenza.
Esempio: E Ar. Orl. fur. 26, 93: Non si vorria formar tanto con lui, Che fesse un colpo de la spada o dui.
Esempio: Tass. Lett. 1, 56: Non vorrei che tutti fessero la medesima strada.
Definiz: § V. Modo Condizionale. Faria e Farie; Fariano e Farieno. –
Esempio: Fr. Iac. Tod. 64: Non farien tanto discorso.
Esempio: E Fr. Iac. Tod. 469: Fariemi consumare.
Esempio: Dant. Purg. 12 : Ivi Mirar farieno un ingegno sottile.
Esempio: Galil. Op. fis. mat. 1, 88: E con la medesima forza di quello che si faria con una semplice secchia, ec.
Esempio: E Galil. Op. fis. mat. 1, 113: Occupando pochissimo luogo, fa [la vite] quegli effetti che altri strumenti non fariano.
Esempio: E Galil. Op. fis. mat. 1, 455: Chi operasse secondo le parole del Capra,... faria una falsissima operazione.
Definiz: FARE. Nel suo senso più generico e più indeterminato, e in modo assoluto, vale Operare, Agire, Compiere azioni di qualsivoglia natura: e dicesi propriamente di agenti razionali. –
Esempio: Fr. Giord. Pred. 1, 234: Prima dico, che si mostra la virtù del fare; e questo fare è in conservare i comandamenti di Dio.
Esempio: Dant. Inf. 6: E gli altri che a ben far poser gl'ingegni.
Esempio: E Dant. Inf. 16: Ed in sua vita Fece col senno assai e con la spada.
Esempio: E Dant. Purg. 7: Non per far ma per non fare ho perduto Di veder l'alto Sol che tu disiri.
Esempio: Leggend. Tob. V. 4: Con tutto che Tobia avesse sempre fatto bene, non si adirò mai con Domeneddio.
Esempio: Capp. N. Comment. 28: Per quello verno Micheletto se n'entrò in Pisa, e passossi con poco fare.
Esempio: Ar. Orl. fur. 28, 10: Pur per ubbidir lui che gli è signore, Disse d'andare, e fare oltre il potere.
Esempio: Adr. M. Plut. Vit. 2, 61: Volendo non ricever mercede dal ben fatto, ma dar arra di far meglio nell'avvenire, si vergognano ec.
Esempio: Alf. Trag. 2, 308: Prod'uomo, Pronto a più far, poco il già fatto estima. Ma a più far che ti resta?
Esempio: Manz. Prom. Spos. 521: Dopo aver tentato.... di tirarlo dal lasciar fare al fare, s'era ristretta a brontolare spesso contro di lui.
Definiz: § I. E detto di agenti irrazionali o inanimati. –
Esempio: Dant. Parad. 2: Questi organi del mondo così vanno,... di grado in grado, Che di su prendono, e di sotto fanno.
Esempio: E Dant. Parad. 4: Volontà, se non vuol, non s'ammorza, Ma fa come natura face in foco, Se mille volte vïolenza il torza.
Definiz: § II. E nel medesimo senso generico, spesso in contrapposizione o correlazione di Patire, detto di agenti così razionali come irrazionali; e di Starsi, Dire, Parlare, Pensare, Minacciare, e simili, detto di agenti razionali. –
Esempio: Dant. Purg. 25: Ivi s'accoglie l'uno e l'altro insieme, L'un disposto a patire, e l'altro a fare, Per lo perfetto luogo onde si preme.
Esempio: Cont. Ant. Cav. 2: Potesse o dovesse altro fare o dire ch'esso facea.
Esempio: Sentenz. Filos. volg. 4: Sempre si conviene meno parlare che fare.
Esempio: E Sentenz. Filos. volg. 33: Di' meno che non facci.
Esempio: Dolcib. Avem. 5: I' ò peccato in dire ed in mal fare.
Esempio: Machiav. Leg. Comm. 3, 100: Dua uomini sua soldati (del Baglioni), e vostri sudditi, de' quali ve ne è uno più atto a praticare che a fare.
Esempio: Gell. Lez. 394: Infra i quali [elementi] la terra, la quale è il più materiale, è la più atta a patire, e manco a fare, di tutti.
Esempio: Car. Arist. Rett. 171: L'altro [luogo degli entimemi confermativi] è da' correlativi; perciocchè se sarà che l'uno abbi fatto bene e giustamente una cosa, sarà medesimamente che l'altro bene e giustamente l'abbi patita.
Esempio: Piccolom. Instr. Filos. 15 t.: Sotto il fare e patire, overo azione e passione,... son compresi.... tutte le azioni overo operazioni, e tutte le passioni overo patimenti che trovar si possan; l'amare, l'insegnare, il leggere, il portare, il ferire, il correre, ed infinite altre operazioni che consistono in fare, sotto il gener supremo, che fare overo azione si domanda, son contenute.
Esempio: Deput. Decam. 92: Sono nella nostra favella questi due fare e stare, lasciando infiniti loro altri significati, in questo contrarj fra loro, che questo importa, così assolutamente detto, occuparsi, ed esser sempre in faccende, ec.
Esempio: Pallav. Stor. Conc. 2, 508: Ma videsi che Carlo diceva per fare, non per minacciare.
Esempio: Manz. Prom. Spos. 303: Mentre parlava, i due a cui toccava a fare, diedero una girata a' legnetti.
Esempio: Capp. Pens. Educ. 274: Dall'anno 1792.... insino all'anno 1814,... il mondo non pensò, fece.
Definiz: § III. Regge un compimento indeterminato; nel qual caso l'idea determinata del Fare spesso risulta da tutto il discorso. –
Esempio: Dant. Conv. 357: Conciossiacosachè essa [felicità] sia finale nostro riposo, per lo quale noi vivemo e operiamo ciò che facemo, utilissimo e necessario è questo segno vedere, per dirizzare a quello l'arco della nostra operazione.
Esempio: Cap. Comp. Discipl. F. 33: Se caso avvenisse.... che questa Compagnia.... ordinasse o facesse, o per ignoranza o per discorso di lingua,... cosa alcuna che fosse contro alle cose sopradette,... da quest'ora inanzi la rivochiamo.
Esempio: Sentenz. Filos. volg. 5: Non fare se non quello che è licito.
Esempio: Cat. Cost. volg. 85: Che tu prieghi Iddio con riverenzia, che t'aiuti in tutte le cose che tu fai.
Esempio: Machiav. Comm. 147: Al nome di Dio, ditemi quel che voi volete che io faccia.
Esempio: Guicc. Op. ined. 6, 206: E dicendoli io, che quando i Veniziani non volessino pure spiccarsi da Francia, io vedevo che sua Maestà avessi pensato più là quello che fussi da fare; mi disse, ec.
Esempio: Tass. Gerus. 1, 53: Gli altri sopporsi a lui concordi furo, Ch'avea più cose fatte e più vedute.
Esempio: E Tass. Gerus. 2, 3: Ma facciam noi ciò che a noi far conviene.
Esempio: Bart. D. Op. mor. 31, 2, 3: Uomini che non fan nulla, e mostrano di far tutto.
Esempio: Segner. Incred. 41: Ditemi dunque in che consiste far le cose a disegno, se questo è, secondo voi, farle a caso?
Esempio: Fag. Rim. 2, 365: In quanto fann'essi v'è il gran dono Della dottrina: e in quanto gli altri fanno, A detta lor, non v'è nulla di buono.
Esempio: Bott. Stor. Ital. cont. 10, 215: Molto si faceva, eppure molto ancora restava a farsi.
Definiz: § IV. Spesso richiama ed assomma con le sue circostanze l'azione o l'operazione antecedentemente espressa o dichiarata. –
Esempio: Dant. Inf. 30: Desiava scusarmi, e scusava Me tuttavia, e nol mi credea fare.
Esempio: E Dant. Inf. 33: Pensando ch'io il fessi per voglia Di manicar, di subito levorsi, E disser ec.
Esempio: E Dant. Purg. 11: Qui convien ch'io questo peso porti Per lei, tanto che a Dio si soddisfaccia, Poi ch'io nol fei tra' vivi, qui tra' morti.
Esempio: E Dant. Purg. 15: Non dimandai: Che hai? per quel che face Chi guarda pur con l'occhio che non vede, ec.
Esempio: E Dant. Purg. 30: Faceva lì ciascuno accorto Di suo dover, come il più basso face Qual timon gira per venire a porto.
Esempio: Sacch. Nov. 1, 166: Chè non uccidiam noi questi porci noi, e cacciamli? noi abbiamo il fante, e risparmieremci i danari che vorrebbe chi gli acconciasse.... E dice al figliuolo: Che di'? E que' risponde: dico che noi il facciamo.
Esempio: But. Comm. Dant. 3, 143: Seco medesmo a suo piacer combatte; saltando [l'agnello] e corneggiando; e così fa lo cristiano, quando si parte dalla dottrina della santa madre Chiesa.
Esempio: Mazz. Lett. 1, 26: Io avea già pensato menarlo un dì insino alla vostra casa:... della cui presenza areste auta somma consolazione. E pur credo farlo, benchè e' sia in lacci e in faccende tante, che miracol fia!
Esempio: Albizz. R. Commiss. 1, 370: Nè abbiamo schifato, per questo fare, fra gli altri pericoli, ancora quello della morìa.
Esempio: Acc. D. Stor. Ar. 2, 297: Alcuni altri dicevano, che egli era piuttosto d'assaltarlo quando egli andava per la città; che nel principio lo faceva spesso.
Esempio: Car. Lett. fam. 2, 121: Egli sappiendo che io sono vostro amico, vuol tenere in freno me, perchè io tenga voi, E questo fa non per mettere paura fintamente, ma ec.
Esempio: Cellin. Pros. 134: Di poi, fatto che arà questo a tutte le figure, e così alli animali e ai fogliami, di nuovo lo dee ricuocere.
Esempio: Tass. Lett. 3, 35: Da sua Altezza, in mezzo a tutte le disgrazie, mi fu conceduta grazia ch'io potessi tenerli (i libri), e disporne a mio modo, come faceva.
Esempio: Segner. Mann. febbr. 16, 3: Ti hai da tener sempre forte al timor divino, come fa chi di testa debole ha da passare un alto ponticello strettissimo, sotto cui risuoni un torrente precipitoso.
Esempio: Manfred. Scritt. Mot. Acq. 6, 172: Accresco [la caduta dell'Adda] ivi di un'oncia. Il medesimo faccio per una simil ragione alla foce del Tesino.
Esempio: Bott. Stor. Ital. 1, 9: Gli ordini feudali stessi voleva estirpare; e fecelo.
Definiz: § V. Assai frequentemente usasi come vicario di un altro verbo, sia esso attivo, neutro o neutro passivo, o di una locuzione antecedentemente espressa, e più che altro in proposizione comparativa. –
Esempio: Dant. Inf. 23: Che più non si pareggia mo ed issa, Che l'un coll'altro fa, se ben s'accoppia Principio e fine con la mente fissa.
Esempio: E Dant. Inf. 32: Non altrimenti Tideo si rose Le tempie a Menalippo per disdegno, Che quei faceva il teschio e l'altre cose.
Esempio: E Dant. Inf. 34: Più con un gigante io mi convegno, Che i giganti non fan con le sue braccia.
Esempio: E Dant. Purg. 4: Prima convien che tanto il ciel m'aggiri Di fuor da essa, quanto fece in vita, Perch'io indugiai al fin li buon sospiri.
Esempio: Fr. Bart. Sallust. 102: Il liberargli è cosa dura, ma voi non la temete: certo sì fate, e molto; ma la pigrizia e la mollezza dell'animo, ec.
Esempio: Bocc. Decam. 1, 66: Essa [pestilenza] dagl'infermi di quella.... s'avventava a' sani, non altramenti che faccia il fuoco alle cose secche o unte.
Esempio: E Bocc. Decam. 1, 96: Egli non si disdice più a noi l'onestamente andare, che faccia a gran parte dell'altre lo star disonestamente.
Esempio: E Bocc. Decam. 3, 94: Niuna cosa è al mondo, che a lei dispiaccia, come fai tu.
Esempio: E Bocc. Decam. 3, 182: Forse che Tedaldo meritò queste cose? certo non fece.
Esempio: Leggend. SS. M. 3, 228: Non è da tenere ancora altro modo, che quel che tu fai.
Esempio: Stor. Barl. 30: Ed egli dipartirà l'uno dall'altro altresì, come il pastore fa le pecore.
Esempio: E Stor. Barl. 47: O amico, nè a te, nè a me non piace tanto nostra vita, come fa a costoro la loro.
Esempio: Robb. Recit. 293: Dite, se vi pare, così da voi il Pater noster. E così fece segreto con assai divozione.
Esempio: Sannazz. Arcad. 42: E, com'or noi facemo, essi cantavano.
Esempio: Ar. Orl. fur. 19, 52: Porta il legno più velocemente, Che pellegrin falcon mai facesse ala.
Esempio: Bemb. Asol. 104: Noi miseri.... bene miriamo l'aere e gli uccelli che 'l volano con quella maraviglia medesima, con la quale colui farebbe il mare ed i pesci che lo natano.
Esempio: Gell. Lettur. 2, Ded.: Col qual nome [di filosofo] non ardirei io chiamarmi, se ei significassi sapiente, come ei fa amator di sapienza.
Esempio: Cellin. Vit. 284: Standomi nel palazzo del sopradditto Cardinal di Ferrara, molto ben veduto universalmente da ognuno, e molto maggiormente visitato, che prima non ero fatto.
Esempio: Cecch. Comm. ined. 25: Lo indugio piglia vizio. N. Non farà, Non dubitate, Lando.
Esempio: Manz. Prom. Spos. 99: Tutti i commensali proruppero in esclamazioni, e in elogi del vino, fuor che il dottore, il quale, col capo alzato, con gli occhi fissi, con le labbra strette, esprimeva molto più che non avrebbe potuto far con le parole.
Esempio: E Manz. Prom. Spos. 450: Montò molto più lesto che non avesse fatto la prima volta.
Definiz: § VI. Fare, detto di Dio, vale Trarre dal nulla, Creare. –
Esempio: Fr. Giord. Pred. 277: Siamo noi figliuoli di Dio per fattura, cioè a dire, che ci potea fare e non fare, comunque e' si volea.
Esempio: Dant. Inf. 3: Fecemi la divina potestate.
Esempio: E Dant. Inf. 7: Colui, lo cui saver tutto trascende, Fece li cieli, e diè lor chi conduce.
Esempio: E Dant. Purg. 16: O creatura, che ti mondi, Per tornar bella a colui che ti fece.
Esempio: E Dant. Parad. 7: Allora, Che li primi parenti intrambo fensi.
Esempio: E Dant. Parad. 13: Quantunque alla natura umana lece Aver di lume, tutto fosse infuso Da quel valor che l'uno e l'altro fece.
Esempio: E Dant. Conv. 135: Da colui che le fece (le creature spirituali), da colui che le conserva, cioè dallo 'mperadore dell'universo, che è Cristo.
Esempio: E Dant. Conv. 255: Cioè a dire che nel divino pensiero, ch'è esso intelletto, essa era quando il mondo fece; onde seguita che ella lo facesse.
Esempio: Gell. Lez. 379: Convenne che innanzi che egli (Iddio) lo creasse (l'universo), egli avesse dentro alla mente sua il modello, secondo il quale egli fu fatto di poi da lui.
Esempio: Parut. Soliloq. 1, 3: Grandi grazie hai da rendere al tuo Creatore, che di niente ti fece.
Definiz: § VII. Pure per Dar essere, Condurre all'atto, detto della natura. –
Esempio: Dant. Parad. 3: Ella è quel mare al qual tutto si muove Ciò ch'ella cria e che natura face.
Esempio: E Dant. Conv. 253: El desiderio naturale in ciascuna cosa è misurato secondo la possibilità della cosa desiderata; altrimenti anderebbe in contrario di sè medesimo, che impossibile è; e la natura l'avrebbe fatto (il desiderio) indarno, ch'è anche impossibile.
Definiz: § VIII. Detto generalmente dell'uomo, vale Dare essere e forma, Formare, mediante il lavoro sia della mano, sia dell'intelletto, come verremo appresso divisando.
Definiz: § IX. Per Fabbricare, Edificare; e più generalmente Costruire. –
Esempio: Fr. Giord. Pred. ined. 196: Si legge di Salomone che fece il tempio; egli nol fece di sua mano, avvegnachè la Scrittura dica ch'egli il facesse, ma egli il fece fare; e facendolo fare, si dice che il facesse egli.
Esempio: Dant. Inf. 20: Fer la città sovra quell'ossa morte.
Esempio: E Dant. Inf. 21: Chi fa suo legno nuovo, e chi ristoppa ec.
Esempio: Vill. G. 2: Onde Iddio…. mandò confusione in tutti i viventi e che operavano la detta torre fare.
Esempio: Colonn. Guid. N. 17: Fece una nave di maravigliosa grandezza, con molto ordine di legname, la quale ricevendo nome dal suo facitore fu appellata Argon.
Esempio: Uff. Cast. Fort. Fir. 67 t.: Anche ricordiamo a voi, Signori, che que' da Castelvecchio vi sono tornate ventiquattro famiglie, e preso parte della terra intorno alla torre che v'è, e fatto un muro a secco molto grosso; e quivi s'afforzano del continuo.
Esempio: Bibb. N. 4, 215: E seppellironlo nel sepolcro, il quale egli s'avea fatto nella città di David.
Esempio: Machiav. Pros. var. 8, 10: Disse poi entrato in varj discorsi,... volendosi fare un ponte alla seguente predica, che le discordie nostre ec. (qui figuratam.).
Esempio: Gell. Lez. 379: Come ha verbigrazia un architettore il modello di quegli edificj, ch'egli vuole fare, prima che egli gli faccia.
Esempio: Buonarr. M. V. Lett. Ric. 551: I Fiorentini ànno avuto già più volte grandissimo disidero di far qua in Roma una chiesa.
Esempio: Bart. C. Archit. Albert. 66: Per il fare d'un pozzo o di una citerna o fogna,... conosciuti i filoni ec.
Esempio: E Bart. C. Archit. Albert. 69: Asite,... avendo a fare una piramide,... nel fare i fondamenti, ficcò nel padule travi, e sopra vi pose i mattoni.
Esempio: Vasar. Vit. Pitt. 2, 227: Aveva fatto l'intonaco per una figura, e cominciatala.
Esempio: Bottar. Dial. 51: Se si tratti di fare un riparo contro l'impeto d'un fiume che danneggi le campagne.
Definiz: § X. E riferito a fosse, buche e simili cavità, vale Aprire, Scavare. –
Esempio: Cess. Scacch. volg. 80: Egli fece fare nel terreno una profonda fossa.
Esempio: Cresc. Agric. volg. 514: Appresso ad alcun palude facci una fossa di venti o di venticinque braccia lunga.
Esempio: Cellin. Pros. 184: Facendo una buca in terra, sottovi un calderone capace a ricevere la detta cera.
Esempio: Bart. C. Archit. Albert. 66: Ne' luoghi aperti…. ti gioverà certo molto il farvi una profondissima fossa.
Esempio: E Bart. C. Archit. Albert. appr.: Ne' luoghi paludosi bisogna fare le fosse larghe.
Esempio: Soder. Cult. Ort. 38: Fannovisi de' solchi discosti l'un dall'altro, o vero buche d'un braccio e non più fonde.
Definiz: § XI. E detto di animali, così nel senso di Costruire come in quello di Scavare. –
Esempio: Dant. Inf. 13: Quivi le brutte Arpie lor nido fanno.
Esempio: Flor. Agric. Met. volg. 524: Questo bestiolino a piè de' frutti fa una tana sottoterra profonda due piedi.
Esempio: Bart. C. Archit. Albert. 75: Tutte le concavità [delle mura] si debbono riempiere,... per che gli animali non vi possino entrare a farsi nidio.
Esempio: E Bart. C. Archit. Albert. 79: Le rondini ammaestrate da la natura, quando fanno i loro nidi, non pongono mai a caso le prime loro impiastrature ne' palchi.
Esempio: Olin. Uccell. 17: Non si sa particolar alcuno circa al far del nido e sua covatura.
Definiz: § XII. Pure per Fabbricare, Costruire, riferito a macchine, arnesi, strumenti, utensili, e simili. –
Esempio: Cresc. Agric. volg. 268: L'acero è.... ottimo per far nappi, e scodelle, e taglieri, e vivuole da sonare, e tutti dilicati lavorii.
Esempio: E Cresc. Agric. volg. 269: Del suo legno (del bosso) si fa ottimi pettini, e cucchiaj, e manichi di coltellini, e scacchi o tavolelle, e ogni lavorio piccolo.
Esempio: Stat. Pot. Fir. 3, 102: Nè alcuno monetiere o ovriere.... lavori o faccia pila, torsello o altro ferramento, per battere alcuna moneta in alcuna parte d'Italia fuori della cittade di Firenze.
Esempio: Bocc. Decam. 5, 59: A voi convien far fare corde molto più sottili agli archi de' vostri arcieri.
Esempio: Mazz. Lett. 1, 14: Lo specchio ch'io mando alla donna vostra, mi fu presentato a questi dì per una fedel persona, che l'avea fatto a mio nome.
Esempio: Nov. Grass. legn. 2: Infra l'altre cose, egli aveva fama di fare molto bene e' colmi, e le tavole d'altari, e simili cose.
Esempio: Gell. Lez. 393: La materia,... che è il ferro, è la cagion che.... di lei (della sega) si possa fare uno coltello, un chiovo, e altre cose simili.
Esempio: Grazz. Rim. V. 196: Donne, come veder chiaro potete, Di far palle e palloni Noi siam tutti maestri eletti e buoni.
Esempio: Castell. Osserv. Bilancett. 209: Per fare la bilancia, la quale pesa ec.
Esempio: Bart. D. Op. mor. 28, 3, 24: Ella volle il capestro, e fellosi da sè medesima.
Esempio: Fiacch. Fav. 1, 123: Un artefice saggio Di terra cotta una campana fe'.
Esempio: Giust. Vers. 1: Hanno fatto nella China Una macchina a vapore Per mandar la guigliottina.
Definiz: § XIII. E riferito ad opere d'arte, come di scultura, pittura, incisione, disegno, e simili, per Foggiare, Formare, Dipingere, e simili. –
Esempio: Cellin. Pros. 35: Sia abbastante a far la tua opera, cioè il tuo basso rilievo, che trasparendo a bastanza ed a tua satisfazione, e' mostri ec.
Esempio: E Cellin. Pros. 116: Quando tale arte del far medaglie cominciò a fiorire in Egitto, in Grecia ed in Roma ancora, si vede.
Esempio: E Cellin. Pros. 365: Tutti gli eccellentissimi pittori, ogni cosa che loro hanno volsuto fare di pittura, in prima l'hanno fatta in piccole sculture, e da quelle ritratte.
Esempio: Vasar. Vit. Pitt. 2, 227: Rispose:... Io faccio questa figura, e vengo.
Esempio: E Vasar. Vit. Pitt. 3, 198: Togli del legno, e fanne uno tu.
Esempio: E Vasar. Vit. Pitt. 8, 117: Gli fece un modello [del palazzo] isolato intorno intorno, che poi si mise in opera.
Esempio: Tass. Rinald. 7, 69: Nè so se tai le avria già fatte Apelle, O se tai le facesse oggi il Salviati.
Esempio: Dat. Lepid. 150: Giovanni da S. Giovanni aveva promesso al Padre Caccini di farli una Carità d'invenzione,... ma non la faceva.
Esempio: Bottar. Dial. 214: Quel Gio. Luigi Valesio,... di trenta e più anni cominciò a imparare a fare gli occhi, e datosi all'intagliare,... in ultimo poi volle anche imbrattare le tele, e riuscì un mediocrissimo pittore.
Definiz: § XIV. E figuratam., detto della Natura. –
Esempio: Pucc. A. Canz. 9: Ben operò natura qui su' arte, Che gli omeri le fece con diletto, E spazïoso petto, Quanto conviensi all'altre parti belle.
Esempio: E Pucc. A. Canz. 12: Bene a parte a parte Fu fatto 'l viso, al qual nïente manca.
Esempio: Ar. Orl. fur. 10, 84: Non è un sì bello in tante altre persone: Natura il fece, e poi roppe la stampa.
Definiz: § XV. E per Rappresentare, Effigiare. –
Esempio: Car. Eneid. 8, 973: In questo [scudo] di commesso e di rilievo, Avea fatto de' fochi il gran maestro.... Le battaglie, i trïonfi, e i fatti egregj D'Italia, de' Romani, ec.
Esempio: Vasar. Vit. Pitt. 2, 202: Fece un maestro che, fatto levare a cavallo un fanciullo addosso a un altro, lo percuote con la sferza.
Definiz: § XVI. Figuratam., riferito a parte d'edifizio, e più specialmente a Soffitto, Parete, Lunetta, Ovato, e simili, vale Ornare di pitture, di bassirilievi, di mosaici, e simili; Condurvi un dato lavoro d'arte. –
Esempio: Bart. C. Archit. Albert. 184: A quelli [intonachi] che si fanno in fresco si confà ogni colore naturale che procede dalla terra, dalle miniere, o simili.
Esempio: Falcon. Lett. Dat.: Ha per le mani ora di fare un ovato nel mezzo della volta della Chiesa Nuova.
Definiz: § XVII. Fare, riferito a statua, monumento, e simili, vale Inalzare, Erigere, ad onore di alcuno. –
Esempio: Castigl. Corteg. V. 248: A queste [virtù] eccitarlo con l'esempio dei celebrati capitani e d'altri uomini eccellenti, ai quali gli antichi usavano di far statue di bronzo e di marmo, e talor d'oro, e collocarle ne' lochi publici.
Esempio: Vasar. Vit. Pitt. Intr. 1, 168: Queste pitture [di chiaroscuro] si lavorano.... in tele per archi che si fanno nell'entrate de' principi nelle città e ne' trionfi, o negli apparati delle feste e delle commedie.
Definiz: § XVIII. E per Rappresentare o Disegnare col gesto, più spesso riferito al segno della croce. –
Esempio: Dant. Purg. 2: Poi fece il segno lor di santa croce; Ond'ei si gittar tutti in su la piaggia.
Esempio: Collaz. SS. PP. 20: Quegli facendo or lo segno della croce nel petto e nella fronte, ora istando umilmente in orazione, ec.
Esempio: Pulc. L. Morg. 24, 87: Carlo si fece la croce e segnossi, E disse ec.
Esempio: Bern. Orl. 6, 20: Fecesi il segno della croce il frate, Di qualche mala cosa dubitando.
Esempio: E Bern. Orl. 53, 17: Fassi la croce, e 'l forte scudo imbraccia, Dicendo Iddio ec.
Esempio: Cellin. Vit. 82: Alla qual cosa il Papa, alzato le mane e fattomi un patente crocione sopra la mia figura, mi disse che ec.
Esempio: E Cellin. Vit. 339: Questo ribaldo si fece un segno di croce, che arrivò dal capo ai piedi.
Esempio: Grazz. Pros. 217: E facendosi i maggior crocioni del mondo, diceva a ogni poco requiescat in pace.
Esempio: Tasson. Secch. rap. 7, 4: Si fece il segno de la santa croce L'un campo e l'altro.
Esempio: Bart. D. Cin. 1, 226: De' lor discendenti, avvegnachè molti conservino il costume di far la croce sulle cose che mangiano e beono, ec.
Definiz: § XIX. E riferito a segno ortografico, come punto, virgola, apostrofo, e simili, vale Porre, Segnare, nel suo luogo. –
Esempio: Vill. G. 212: E non fece punto alla fallace, ove disse: Vincerai no, morrai ec.
Esempio: Abbac. P. Regol. 11: Se vuoli rilevare molte figure, a ogni tre farai un punto.
Definiz: § XX. Fare, pure per Fabbricare, Lavorare, Formare, Produrre, per mezzo dell'industria, riferiscesi a tutto ciò che serve generalmente agli usi della vita. –
Esempio: Cresc. Agric. volg. 571: Si rappiglia il latte, e fassi il formaggio.
Esempio: Leggend. SS. M. 3, 169: Togli la farina e fa' del pane.
Esempio: Frescobald. Viagg. 120: Hanno di costume, quando vacano dall'orare,... fare ad ago loro vestimenta.
Esempio: Cant. Carn. 2, 545: E facciam tanti burri e tanti latti, Che tutti ne van matti.
Esempio: Cellin. Vit. 481: E la sua moglie fa del pane a vendere.
Esempio: E Cellin. Pros. Oref. 7: Fassi ancora degli smeraldi e de' zaffiri di un pezzo solo tanto ben contraffatti, che a gran pena si riconoscono per falsi.
Esempio: Bart. C. Archit. Albert. 93: Fu il primo che trovò il fare i tegoli.
Esempio: Mattiol. Disc. 1, 5: Quivi (nelle fornaci) si fa il difrige, la pomfolige, lo spodio, la cadmia, il litargiro, ed alcune altre cose che bisogna conoscere; le quali a questi nostri tempi tutte si ritrovano, o la maggior parte, false, nelle speziarie.
Esempio: Grazz. Comm. 32: Ohimè, trista me! ch'io ho ancora a fare il pane.
Esempio: Tass. Dial. 1, 356: Se ben forse il modo ancora, co 'l quale son fatti [i vini], di quella bianchezza è cagione.
Esempio: Magazzin. Coltiv. 34: Si fa cacio e ricotte di tutte le sorti, avvertendo al cacio di Valdelsa, ec.
Esempio: Targ. Viagg. 6, 123: A detta dei paesani, non vi sono nel vicinato terre buone per farne mattoni, pianelle, embrici e tegoli.
Esempio: Giust. Vers. 141: Un tarpano Da fare il panforte.
Esempio: Manz. Prom. Spos. 528: Ordinando ai fornaj di far tanto pane, bisognava anche, ec.
Definiz: § XXI. E riferito a certi particolari prodotti dell'industria o della scienza, vale Manipolare, Preparare. –
Esempio: Cresc. Agric. volg. 271: Delle ginestre si può fare stoppa.
Esempio: E Cresc. Agric. volg. appr.: Della sua cenere (del faggio) si fa il vetro, con l'aggiunzione di certe altre cose, per la virtù del fuoco.
Esempio: Bern. Orl. 20, 8: Onde faceva incanti e medicine, E lattovarj e 'mpiastri senza fine.
Esempio: Ricett. fior. 113: De' medicamenti semplici e composti, che debbe saper fare lo speziale.
Definiz: § XXII. E per Ridurre, mediante la debita lavorazione, in ciò che viene espresso dall'oggetto. –
Esempio: Mattiol. Disc. 1, 410: La farina che più si loda, è quella che si fa del buon grano, non macinata troppo trita.
Esempio: Serdon. Stor. Ind. volg. 64: Vivono d'una radice che seminano, e ne fanno farina.
Esempio: Panant. Poet. Teatr. 28: Questi cenciucci che avete d'intorno, Nemmanco per far carta non son buoni.
Definiz: § XXIII. E per Lavorare checchessia, e più specialmente come oggetto del proprio mestiere. –
Esempio: Fiorett. S. Franc. 158: Perocch'egli era usato di vivere della sua fatica, sì facea sporte di giunchi, e vendeale.
Esempio: Sacch. Nov. 1, 226: Non è l'arte tua di cucir ciabatte, e fare calzari.
Esempio: Fag. Rim. 1, 88: Di far le cordelline a mena dito, Or trine, or calze ec.
Definiz: § XXIV. Fare, riferito a terre, vigne e simili, vale Lavorare, Coltivare. –
Esempio: Lett. fam. 54: Michelone e' figliuoli vogliono le terre del Lisca, che fa Giovannino, per XVI fiorini più.
Esempio: Vasar. Vit. Pitt. 10, 190: Avendo fuor della porta a Camollia.... una sua vigna, la quale per suo passatempo facea fare a sua mano, e vi andava spesso.
Esempio: Dav. Colt. 489: Chi lo vuol buono (il vino), ponga vigne nel monte e nel sasso. Ma.... a' contadini di poggio rincresce il lavorarle bene, e tirano loro il collo: però bisogna farle a sua mano.
Definiz: § XXV. E riferito a cereali, erbaggi, e simili, vale Seminare per averne a suo tempo il prodotto. –
Esempio: Pallad. Agric. 65: La lattuga si puote ben fare tutto l'anno.
Esempio: Tedald. Agric. 97: Fannosi i lini serotini; si annesta frutti d'ogni sorte a marza.
Esempio: Galil. Comm. ep. 1, 282: Io gli fo custodire con diligenza, acciò l'anno venturo ne possiamo fare in maggior quantità (de' piselli).
Esempio: Lastr. Agric. 1, 280: Non si può far mai due volte successivamente il trifoglio nello stesso campo.
Esempio: E Lastr. Agric. 5, 99: Si fanno in piano [di Montopoli] molti cocomeri e poponi; ma soprattutto riescono buone le zatte. In oggi è principiato ancora l'uso dei poponi vernini, i quali prima si facevano solamente a Santa Maria a Monte.
Definiz: § XXVI. E riferito a vigna, oliveto, castagneto, e simili, vale Piantare, Porre. –
Esempio: Pallad. Agric. 104: Di questo mese si fanno gli uliveti ne' luoghi temperati.
Esempio: Tedald. Agric. 78: Se tu volessi fare a un tuo luogo un marroneto o castagneto,... bisogna la prima cosa scerre il terreno che sia approposito.
Esempio: Dav. Colt. 522: Puoi anche porre i piantoni in fosse o formelle, che è modo più brieve, e quando sono appiccati, annestargli a bocciuolo, e fare marroneto.
Esempio: Lastr. Agric. 2, 102: Si avverta però, che il modo di fare i castagneti colle barbatelle ec.
Definiz: § XXVII. Fare, riferito ad opera letteraria così di poesia come di prosa, vale Comporre, Scrivere di proprio concetto, d'invenzione; ed anche riferito a certe altre opere, semplicemente Compilare. –
Esempio: Dant. Inf. 4: Averrois che il gran comento feo.
Esempio: E Dant. Inf. 20: Di nuova pena mi convien far versi.
Esempio: E Dant. Conv. 225: Feci una ballatetta, nella quale chiamai questa donna orgogliosa e dispietata.
Esempio: Vill. G. 297: Fece il buono e utile libro, detto Tesoro, e 'l Tesoretto.
Esempio: E Vill. G. 440: Fece in sua giovaneza il libro della Vita nuova d'amore, e poi.... fece da venti canzoni morali,... e in tra l'altre fece tre nobili pistole.
Esempio: Bellinc. Rim. F. 1, 192: Ognun fa sonetti, Matricali, canzon, motti, rispetti.
Esempio: Gell. Lez. 317: Per questa cagione si vede essere stato fatto da lui (dal Petrarca) questo prego e questa canzone; nella quale, per essere ella stata fatta da lui con dottrina ed arte maravigliosissima, sono primieramente da considerare ec.
Esempio: Varch. Ercol. 280: Egli non si potrebbe credere quanto alcuni (dico ancora di coloro che fanno regole e vocabolisti) s'ingannino in esse.
Esempio: Car. Apol. 27: Vi potrei fare un catalogo di queste voci tutte, ma perchè logorar tanto tempo?
Esempio: E Car. Lett. fam. 3, 42: Oltre che la commedia sia uno dei più faticosi poemi che si faccino, io ec.
Esempio: Piazz. Lez. astron. 1, 222: Il primo Catalogo che per avventura sia stato fatto.... si deve a Ipparco.
Esempio: Panant. Poet. Teatr. 4: Ci vuol qualche aria, qualche mutazione; Volgonsi a me, che ho già gli studj e le arti; Ed io fo le arie, e accomodo le parti.
Esempio: Giust. Vers. 42: Piccato di fare un ditirambo.
Definiz: § XXVIII. E riferito ad opere musicali. –
Esempio: Memor. Bell. Art. 2, 297: Il Sacchini cedè alla domanda di fare qualche opera per la Francia, e si fermò a Parigi. I suoi lavori furono il Rinaldo, la Climene, il Dardano; opere che furono gradite.
Definiz: § XXIX. E semplicemente per Scrivere, Vergare, ed altresì Mettere in iscrittura, Distendere. –
Esempio: Mazz. Lett. 1, 46: Fui poi a messer Torello, e dissigli un mio pensieri, e piacquegli molto; cioè, di fare due di quegli punti ch'io feci a que' savj, e assettargli anche meglio, e mandargli per uno fante a Bologna.
Esempio: E Mazz. Lett. 2, 203: Pregoti mi facci uno verso, quel ch'ella (la carta) monta in tutto a fiorini correnti.
Esempio: E Mazz. Lett. 2, 222: Per.... uno vano guadagno d'uno fiorino, faresti cento lettere raddoppiate!
Esempio: Guidicc. Lett. 134: Ho voluto in fretta far questi pochi versi, reservandomi alla mia, che di già ho incominzata a duplicare, a più largamente scrivere.
Definiz: § XXX. E per Stendere, Compilare, nelle debite forme, riferito ad atti sia pubblici, sia privati; e detto di notaro, vale anche Rogare. –
Esempio: Lett. fam. 16: Lanfredino farà la carta al modo nostro di noi prestatori, non al modo di villani; ch'e' villani fanno le carte del doppio, e al modo nostro noi le facciamo pure del pro e del capitale d'uno anno.
Esempio: Lemm. Testam. 37: Curerà che essa Ginevra, al tempo nel quale sarà di legittima età, la detta fine e quietazione farà.
Esempio: Mazz. Lett. 2, 172: Ser Filippo da Laterina ne fe' carta.
Esempio: Vasar. Vit. Pitt. 12, 202: Voleva il mandato che gli facesse la ricevuta [de' mille scudi], al quale disse ch'erano per la spesa del Papa, e non per interesso suo; che gli riportasse, che non usava far quitanza nè riceute per altri.
Esempio: Instr. Cancell. 7, 415: Si accertino con ogni opportuna diligenza che la spesa si faccia legittimamente, nè faccin mai la polizza o mandato al Camarlingo, che dovrà somministrare il danaro, senza aver prima visitato il luogo.
Esempio: Red. Lett. 1, 406: Mi sono sdimenticato.... se quando io farò i mandati, debbo fargli per gennaio e per febbraio ora corrente.
Esempio: Nell. Iac. Serv. padr. 1, 2: La ricevuta però del salario mi suppongo che non l'avrò a fare a voi?
Esempio: Fag. Rim. 4, 211: Perchè allor non usava il far la scritta, Nè c'era la Gabella de' contratti.
Esempio: E Fag. Comm. 4, 445: Dieci scudi.... glieli darò io, e voi me ne farete a suo nome (non sapendo egli scrivere) la ricevuta, per resto e saldo d'ogni conto.
Esempio: Lam. Ant. tosc. 1, XXXI: Fu fatta quietanza al detto F. Lapo rettore, di ventiquattro libbre di cera, pagate a nome di annuo censo.
Esempio: Legg. Band. Leop. 8, 96: Dietro a queste notizie è l'obbligo di non negare simili attestati [di miserabilità] a chi realmente gli meriti, e di non fargli all'incontro ciecamente a chi non ne ha il bisogno.
Definiz: § XXXI. E riferito a contratto, scritta e simili, e detto delle parti contraenti, vale Prestarvi il proprio consenso, Soscrivere. –
Esempio: Machiav. Leg. Comm. 2, 204: Sarebbesene fatto il contratto; ma questi Bolognesi non avevano il mandato a farlo.
Esempio: Cecch. Comm. ined. 1, 423: Io lo volli vedere e far la scritta E dar l'anello.
Esempio: Saccent. Rim. 2, 166: M'obbligo e giuro, e ne farei contratto.
Definiz: § XXXII. Riferito in particolare a testamento, donazione, o simile, vale Disporre delle cose proprie per atto sia di ultima volontà, sia di donazione. –
Esempio: Test. Beatr. 77: Io contessa Bietrice.... dispongo ed ordino così delle mie cose e de' miei beni, e fonne testamento in inscritti.
Esempio: Nov. ant. C. 31: Carlo Magno, essendo ad oste sopra i Saracini, venne a morte: fece testamento: intra l'altre cose giudicò suo cavallo e sue arme a' poveri.
Esempio: Dant. Conv. 334: In colui che fa testamento, di quel tempo, nel quale il testamento fa, vanitade di mente, non di corpo, è addomandata.
Esempio: Vill. G. 165: Non volendo essere figliuol d'ingratitudine, fece poi suo testamento inter vivos.
Esempio: Macingh. Strozz. Lett. 321: La Lexandra mia figliuola.... fece donagione irrevocabile a Filippo, ec.
Esempio: Cellin. Vit. 527: Io Benvenuto ho fatto nuovo testamento nella sacrestia della chiesa di Santo Iacopo tra e' Fossi.
Esempio: Cecch. Comm. ined. 15: Il padre, Venendo in Siena a morte, aveva fatto Testamento.
Esempio: Nell. Iac. Faccend. 1, 7: Mi pregava di volergliele somministrar gratis colla condizione, che mi averebbe fatto donazione di esso stabile, causa mortis.
Definiz: § XXXIII. E per Formare, Compilare, riferito a processi, inventarj, note, conti, e simili. –
Esempio: Morell. Cron. 263: Fa' prima uno inventario di ciò che tu hai, e fallo che ognuno il sappia.
Esempio: Cellin. Vit. 591: Nè d'altra cosa per ora io la supplico, se non che infra Vostra Eccellenza ed io si faccia un saldo di quanto io ho maneggiato in gioie, oro, argento ec.
Esempio: Serdon. Stor. Ind. volg. 230: Non solamente giudica le differenze e le liti civili, ma ancora fa i processi delle cose criminali.
Esempio: Not. Malm. 1, 175: Si fanno [i forestieri] fare il conto da uno [degli osti]: e pensando di aver finito, gli sopraggiunge poi il secondo oste, che fa loro il conto della cucina, e cresce la somma del primo conto fatto dal vinaio.
Esempio: Fag. Rim. 4, 145: Quei con impronto Modo ripete: è la ragion finita, E si dee far adesso il saldo pronto.
Esempio: Trinc. Ben. stab. 5: Se ne pigli ricordo (delle varie qualità del suolo) per dividerlo e descrivere meglio che sia possibile in tante classi, quante sono le sue qualità;... indi se ne faccia il ristretto, per vedere a quanto ascende qualità per qualità.
Definiz: § XXXIV. E per Fermare, Concludere, Stabilire per patti, convenzioni; riferito a lega, pace, tregua. –
Esempio: Cont. Ant. Cav. 76: Io faccio pace a fe', nè male alcun ce 'ntendo.
Esempio: Comp. Din. Cron. DL. 154: Levate via i vostri sdegni, e fate pace tra voi.
Esempio: Liv. Dec. 1, 96: Quando Tarquinio ebbe in tale maniera la città de' Gabini presa, egli fece pace cogli Equi, e rinnovellò la triegua cogli Etruschi.
Esempio: Vill. G. 48: E con loro re, chiamato Rotario, fece lega e compagnia contro al detto Imperadore di Gostantinopoli.
Esempio: Morell. Cron. 318: Feciono quest'accordo sotto certa pena a qualunque collegato non ratificasse: e questo potea fare il Papa, perocchè ne' patti della lega fu, che potesse fare pace e tregua e accordo a sua posta.
Esempio: Machiav. Stor. 1, 16: I Romani e Longino ferono accordo con loro, che ciascuno posasse le armi, e godesse quello che possedeva.
Esempio: Forteguerr. Ricciard. 22, 32: Nè in vita mia mi son mai persuaso, Che amore ed innocenza faccian lega (qui figuratam.).
Esempio: Panant. Poet. Teatr. 35: Anzi, fra lor (regi e imperatori) fare alleanza, E torre altrui quel poco che gli avanza.
Definiz: § XXXV. E riferito a patti, convenzioni e simili, ed altresì a prezzo, vale Fermare di comune accordo. –
Esempio: Cecch. Corr. 3, 3: Io provedrò Il vetturale e le ceste, e farò Il patto seco.
Esempio: Sassett. Lett. 343: Presane la fattura, per quella ne facevano il prezzo a tanto per 100 di guadagno.
Esempio: Lorin. Fortif. 122: E però a me molto piace.... il far lavorare a un tanto il passo, overo far prezzo d'accordo co' capi de' lavoranti, che si chiamano conduttori, co' quali si ha d'avere altra briga, se non il sabbato sera far misurare il lavoro fatto, e pagarli conforme alle convenzioni.
Esempio: Bart. D. Vit. S. Ignaz. 1, 26: Il Francese invitò gli assediati a parlamento sopra la resa; onde il Castellano e alquanti altri uscirono a farne trattato.
Esempio: Fag. Comm. 1, 127: Che patti ho io fatto con esso voi? A. D'esser mia moglie. L. Signor sì.
Definiz: § XXXVI. E per Porre, Fare che si fermi, si concluda, in costrutto con la particella Fra o Tra, e riferito a pace, accordo, e simili. –
Esempio: Vill. G. 342: Li diedono piena e libera balìa di far pace tra' cittadini dentro, e co' lor usciti di fuori.
Esempio: E Vill. G. appr.: E ciò fatto, intese a procedere, a far più pace tra' cittadini.
Esempio: E Vill. G. 873: I quali Cardinali mandava il Papa per fare accordo tra lui e 'l Re di Francia.
Definiz: § XXXVII. E per Stringere, Concludere, riferito a matrimonio, parentado, e simili. –
Esempio: Leggend. Tob. V. 26: Grande cortesia sarebbe di te, che.... tu gli ti facessi incontro per amore del grande parentado che egli hane fatto.
Esempio: Belc. F. Pros. 2, 98: Chè 'l padre avrà di grazia di far meco parentado.
Esempio: Bellinc. Rim. F. 1, 218: Facciàn questo mogliazzo, E non ci tener più tanto a digiuno.
Esempio: Cecch. Mogl. 1, 2: E' tenterà Vostro padre per fare il parentado.
Esempio: E Cecch. Mogl. 3, 2: Oh vedi se Egli ha voglia di far questo partito.
Definiz: § XXXVIII. Fare, vale anche Istituire, riferito a magistrature, ordini politici, e simili: onde Fare popolo, si disse per Ordinare a governo popolare, Istituire un governo popolare. –
Esempio: Vill. G. 148: Levarono la signoria alla Podestà che allora era in Firenze, e tutti li Ufficiali rimossono. E ciò fatto, sanza contasto ordinaro e fecero popolo, con certi nuovi ordini e statuti, ed elessero per Capitano di popolo messer Uberto da Lucca.
Esempio: E Vill. G. 404: La signoria della terra rimase a gli Orii e a' Grimaldi che teneano con loro, e fecero stato comune reggendosi a popolo, e durò più anni.
Esempio: E Vill. G. 649: E sopra ciò vi feciono uficiale, e misono pene a chi non l'osservasse.
Definiz: § XXXIX. E per Fondare, riferito ad istituzioni. –
Esempio: Ricc. S. Cat. Lett. 99: Una povera fanciulla di questa terra, la quale è della casa di chi fece questo Ceppo, e ordinò molte limosine.
Definiz: § XL. Riferito a leggi, decreti, ordini, statuti, e simili, vale Porre, Fermare, Statuire, ed altresì Emanare; e riferito a deliberazione, Prendere. –
Esempio: Dant. Purg. 6: Atene e Lacedemona, che fenno L'antiche leggi, furon sì civili, ec.
Esempio: Comp. Din. Cron. DL. 61: Dicendo che Giano li vituperava, e che facea leggi contro a loro.
Esempio: Vill. G. 649: In questi tempi si fecero in Firenze molti buoni ordini.... sopra ogni vittuaglia e ogni carne e pesce si vendesse a peso.
Esempio: E Vill. G. 882: Di certi ordini si feciono in Firenze, che niuno forestiere non potesse avere uficj di Comune.
Esempio: Savonar. Pred. 1: Ed ogni giorno fa legge, fa legge; tante legge sono una confusione: ed ogni legge che si fa oggi, è fatta rete da danari.
Esempio: Machiav. Leg. Comm. 3, 255: E con questo ha tenuto e ritiene indreto tutte le deliberazioni, fussino per fare in favore dello Imperadore.
Esempio: Vasar. Vit. Pitt. 9, 224: Si trovò alle deliberazioni che si fecero della sala grande di Palazzo.
Esempio: Dat. Vit. Pitt. 59: Egli è stato poi fatto un decreto da voi Ateniesi, nel quale si dispone ch'e' sieno liberi (gli Olintj) e cittadini.
Definiz: § XLI. E per Disporre, Ordinare, detto di principe, o d'altra potestà suprema; e trovasi detto anche di testatore. –
Esempio: Mazz. Lett. 2, 287: Ancora lasciò e fece come di sotto si contiene: imperò che considerò el detto Francesco testatore, ec.
Esempio: Gell. Lettur. 3, 52: Semiramis.... per potere cavarsi, senza infamia e biasimo de' suoi popoli, liberamente tutte le voglie sue, ella fece per legge publica ch'ei fusse lecito a ciascuno, ec.
Definiz: § XLII. E per Disporre, secondo patti o convenzioni, e per forma di concessione. –
Esempio: Malisp. Stor. fior. 45: E feciono i Fiorentini a' Fiesolani, che qualunque volesse abitare in Fiorenza, potesse venire sano e salvo.
Definiz: § XLIII. E per Porre, Imporre, riferito a pubbliche gravezze. –
Esempio: Vill. G. 365: Fecer sopra i cherici una grave e grande imposta.
Esempio: E Vill. G. 443: Avvenne che essendo il conte Federigo in Orbino, e fatto a que' della cittade una gran taglia, overo imposta di moneta,... come piacque a Dio, maravigliosamente e di subito il popolo d'Orbino si levò a romore contra al conte Federigo.
Esempio: Vill. M. 407: Essendo venuto alla città di Tolosa, e trattando di fare gravezze per accogliere danari per lo comune bisogno della guerra, il popolo si levò a romore.
Esempio: E Vill. M. 410: Cominciarono a mormorare contro a messer Bernardino da Polenta, loro signore, per le gravezze che faceva.
Definiz: § XLIV. Fare, vale altresì Formare essenzialmente, Costituire checchessia secondo le ragioni dell'esser suo. –
Esempio: Dant. Parad. 5: Non fa scïenza, Senza lo ritener, avere inteso.
Esempio: Bonich. Bind. Rim. B. 20: Non fa.... richezza l'om gentile.
Esempio: Barber. Docum. Am. 114: Magion non face l'om, ma omo quella.
Esempio: E Barber. Docum. Am. 124: Non face donna belleza, o nazione; Ma senno.
Esempio: Gell. Lez. 256: Là onde egli è cosa manifestissima, che senza la memoria non può farsi scienza alcuna.
Esempio: Bottar. Dial. 51: Una persona autorevole non fa autorità in ogni cosa.... Un eccellente medico non farà autorità, discorrendosi di stimare una gioia.
Esempio: Manz. Prom. Spos. 423: Con tant'altre di quelle qualità che fanno il grande scrittore.
Esempio: Giust. Vers. 210: In questo caso l'abito fa il monaco.
Definiz: § XLV. Riferito a certi organi del corpo, come mano, occhio, orecchio, e simili, e talora anche ad alcuna facoltà intellettuale, e per lo più in costrutto con un termine retto dalla particella A, vale Assuefare, Abituare. –
Esempio: Vinc. Tratt. Pitt. 64: Quando tu arai fatto la mano e il giudizio a questa diligenza, verratti ec.
Esempio: Vasar. Vit. Pitt. 13, 19: Quando altri ha fatto la mano disegnando in carta, si vien poi di mano in mano con più agevolezza a mettere in opera disegnando e dipignendo.
Esempio: Rucell. Or. Dial. 1, 1, 27: Fin dalle fasce abbiam fatto l'occhio a tanti e sì stupendi miracoli, che per l'universo si scuoprono.
Esempio: E Rucell. Or. Dial. 2, 9, 2: Questa (la luce) è una di quelle maraviglie dell'universo, che da noi per miracolo non si hanno; imperciocchè.... abbiamoci fatto l'occhio, anzi che l'intelletto ne sapesse discorrere.
Esempio: Panciat. Scritt. var. 93: Ed interrogandolo un altro, s'egli aveva fatta la bocca a quel vino,... rispose ec.
Esempio: Bellin. Disc. Anat. 1, 257: Non àn fatto l'orecchio all'artifizioso componimento de' grecismi.
Esempio: Magal. Lett. fam. 1, 231: Qualunque non abbia fatto l'orecchio a sentir discorrer di guerra.... attacco lo piglieranno per assalto.
Esempio: Lambr. Bach. Set. 211: Non è cosa difficile [disporre i bozzoli nelle arpe]; ma che pure richiede attenzione o qualche perizia. Presto però vi si fa l'occhio e la mano, principalmente dalle donne.
Definiz: § XLVI. E per Servire, Tenere luogo di ciò che dall'oggetto è indicato. –
Esempio: Giamb. Tratt. mor. 220: Santo Bernardo dice: Pontefice è chiamato, imperò che dee fare ponte intra Dio e l'uomo.
Esempio: Guicc. Stor. 4, 126: La città è debolissima di muraglia, facendo muro in molti luoghi le case private.
Esempio: Car. Eneid. 9, 954: Il ferro sempre Avemo per le mani. Una sol'asta Ne fa picca e pungetto.
Esempio: Galil. Op. fis. mat. 4, 323: Se [il nuotatore].... le terrà (le gambe e le cosce) aperte e separate, il loro centro della gravità verrà più vicino al petto, e così gli faranno manco leva.
Esempio: Baldin. Vit. Bern. 28: Gl'inalzò (i campanili) fino alla cima della facciata, acciò unendosi ad essa, la tenessero forte in mezzo, e gli facessero spalla.
Definiz: § XLVII. Fare, detto di cosa, vale anche Costituire, Venir formando, componendo, di sè ciò che dall'oggetto è determinato; e anche semplicemente Formare: usato pure in locuzioni figurate. –
Esempio: Dant. Inf. 33: Muovasi la Capraia e la Gorgona, E faccian siepe ad Arno in su la foce.
Esempio: E Dant. Purg. 7: Anderemo Dove la costa face di sè grembo.
Esempio: Viagg. Terr. sant. 311: Questo ramo [del fico] così grosso fa un gomito.
Esempio: Borgh. V. Stud. Div. Comm. 110: Una fonte, dalla quale usciva uno fossato, che cadendo nel quinto cerchio fa di sè la palude Stige.
Esempio: Sassett. Lett. 329: Un piccolo golfetto,... che da ponente è fatto dalla punta di Malacca,... e dalla parte di levante è fatto da un'altra punta di terra, che domandano Cambaia.
Esempio: Sassett. Fr. Notiz. 21: In sul canto, che fa un chiassolino con la chiesa di S. Piero detto, oggi è un fornaio.
Esempio: Bart. D. Cin. 2, 92: Dove questi due fiumi si scontrano e si uniscono e ne fanno un solo, quivi ec.
Esempio: Magal. Com. Inf. 51: Si trovò aver passato il fiume Acheronte dall'altra riva, la qual fa orlo al catino dell'Inferno.
Definiz: § XLVIII. E per Formare, Comporre, detto di persone, di animali e figuratam., anche di cose che si raccolgano o che vengano raccolte in un tutto. –
Esempio: Dant. Inf. 5: Come i gru van cantando lor lai, Facendo in aer di sè lunga riga; Così ec.
Esempio: E Dant. Inf. 16: Fenno una ruota di sè tutti e trei.
Esempio: E Dant. Conv. 398: Siccome a fare una bianca massa convengono vincere i bianchi grani; così ec.
Esempio: S. Greg. Omel. 1, 4: Ho ancora avuto cura di porre in due volumi queste Omelie con quell'ordine con che furono dette, acciocchè e le prime venti, le quali furono dettate, ed altrettante ultime, che in presenza furono dette, fossero distinte e separate, e facessero ciascune un corpo da per sè.
Esempio: Giannott. Op. 1, 18: Tutti insieme facevano un corpo, che era il signore di tutta la Repubblica, e dentro e fuori.
Esempio: E Giannott. Op. 2, 163: Puosero fine agli interessi futuri [del Monte], e feceno corpo del capitale e degli interessi che insino a quel tempo erano corsi, ec.
Esempio: Tass. Gerus. 1, 31: Deh! fate un corpo sol di membri amici.
Esempio: Dav. Tac. 1, 350: Menaron le donne a veder la vittoria in carri che facevan corona a quella pianura.
Esempio: Bart. D. Cin. 3, 340: Andava con diciotto compagni che gli facean corona, e innalzavano alle stelle i gran meriti ec.
Esempio: Corsin. Stor. Mess. trad. 101: Vennero la mattina Teutile e Pilpatoe con numeroso corteggio a visitare Ferdinando Cortès, che.... gli ricevè, facendogli corona i suoi capitani e soldati.
Esempio: E Corsin. Stor. Mess. trad. 239: S'avanzarono alcuni de' suoi servidori a spazzare la strada per dove [il principe] aveva a passare, e a far fare ala alla gente.
Esempio: Targ. Viagg. 7, 339: Quando le pecchie si radunano sur un albero e fanno la palla.
Definiz: § XLIX. Pure per Formare, Comporre, detto di più cose o di più persone, e riferito a un termine, il quale esprima il loro aggregato: anche figuratam. –
Esempio: Dant. Inf. 23: D'entrambi un sol consiglio fei.
Esempio: Varch. Lett. 89: I quali sono e tanto pochi, che non fanno numero, e di sì picciola autorità, che non saranno gran fatto creduti.
Esempio: Giannott. Op. 2, 36: I gentiluomini [di Venezia].... fanno uno numero che arriva.... d'intorno a tre milia.
Esempio: Segner. Incred. 19: Costoro, rimanendosi soli nella loro opinione, non fanno popolo.
Definiz: § L. E in senso particolare, riferito a milizie, vale Formare, raccogliendosi, quello che è espresso dall'oggetto, come massa, testa, punta, e simili. –
Esempio: Vill. M. 5, 76: Benchè 'l subito caso gli smarrisse, presono ardire, e feciono testa, ordinandosi alla battaglia in fretta.
Esempio: Rep. Fir. Diec. Bal. 12, 46: Riduconsi tutti questi nostri meglio in ordine che possono a Santo Casciano, ciascuno sotto e' capi suoi, per fare punta quivi, quando e' nimici si distendessino in qua.
Esempio: Capp. N. Comment. 64: Pose campo a Modigliana, ed ebbela per accordo; e per la via di Marradi scese in Mugello, e tra Vicchio e Pulicciano fece la sua punta.
Esempio: Machiav. Art. Guerr. 334: Tutte le genti insieme libere dagli impedimenti loro facevano testa da quella parte donde il nimico veniva.
Esempio: E Machiav. Pros. stor. pol. 4, 140: Perchè dallo Stato, donde muoverebbe, fino alle bocche dei Pirenei, che mettono nel reame di Francia, è tanto cammino e sì sterile, che ogni volta che i Francesi facciano punta a tali bocche,... potrebbe esser disordinato il suo esercito.
Esempio: Guicc. Stor. 4, 123: Dalla rocca entrò subito nella città, e si condusse insino in sulla piazza, in sulla quale la gente menata da Malatesta, e il rinfrescamento che era venuto poi, aveva fatto la sua testa.
Esempio: Guidicc. Lett. 225: Per tutte queste cose pare, che la vera sia di fare la punta qui e stringer Paliano.
Esempio: Rucell. Or. Pres. Arg. 22: I più bellicosi però facendo testa, combattendo a corpo a corpo, si difendevano con inaudita fierezza.
Esempio: Bott. Stor. Ital. 1, 350: Affortificandosi per fare due prime teste grosse sulle rive dell'Agogna e del Terdappio.
Definiz: § LI. Detto di quantità, o di cose che si considerino sotto il rispetto della quantità, che si sommino o si moltiplichino, e riferito ad altra quantità determinata o indeterminata, vale Ascendere a quella, o Produrla. –
Esempio: Benciv. Esp. Patern. volg. 96: Tre volte dieci fae trenta.
Esempio: E Benciv. Esp. Patern. volg. appr.: Lo numero di sessanta, ch'è di dieci e di sei, che sei volte dieci fanno sessanta, appartiene ec.
Esempio: S. Ag. C. D. 8, 13: Per queste differenzie si può triplicare il numero di queste sette, e fanno dugentottantotto.
Esempio: Abbac. P. Regol. 11: Se multiplichi decine per decine, fanno centinaia, e decine via centinaia fanno migliaia, e centinaia via centinaia fanno decine di migliaia.
Esempio: Galig. Prat. Aritm. 3 t.: Numero perfetto è quello, le sue parte prese, ed insieme giunte, fanno detto numero.
Esempio: Bin. Lett. 275: Cinque via cinque fa venticinque, sette via cinque trentacinque, nove via cinque quarantacinque, e va' discorrendo.
Esempio: Giannott. Op. 1, 19: La Signoria, la quale, col Gonfaloniere che n'era capo, comprendeva nove cittadini, due per quartiere, che fanno otto.
Esempio: E Giannott. Op. 1, 24: Che numero faceva la metà de' suffragj, già si sapeva, come abbiamo detto di sopra.
Esempio: Castell. Scritt. Mot. Acq. 1, 168: Moltiplicandosi il numero dispari per dispari, il prodotto è sempre dispari; come per esempio il 3 moltiplicato per 5 fa 15, che è numero dispari in astratto.
Esempio: Alton. Sold. 17: Multiplicando per 3 la testa, fa piedi di terreno 183; ed il fianco per 7, fa piedi 168.
Esempio: Montecucc. Op. 1, 82: Il 16 raddoppiato fa 32.
Definiz: § LII. E detto di quantità determinate, vale Costituire con l'aggregazione loro quel tutto che è significato dal compimento, e del quale esse quantità si considerano come summultipli o parti o elementi di esso tutto. Così, ad es.:
Esempio: Esempio del Compilatore Cento chilogrammi fanno un quintale; Tre staia di grano fanno un sacco; Venti soldi fanno una lira; Centocinquanta soldati fanno una Compagnia, quattro Compagnie un Battaglione, e via discorrendo. –
Esempio: Bard. G. Grand. Rom. 24: Dugentomila grossi sesterzi,... cinque milioni di ducati fanno.
Esempio: Cassin. Lett. astron. 4: Sei minuti il giorno.... in dieci giorni fanno un grado; e quattro gradi in quaranta giorni.
Definiz: § LIII. E detto di pesi, misure, o monete, che si ragguaglino con altri pesi, misure, monete, vale Avere per equivalente quel termine, Esser pari a quel termine, che è indicato dal compimento. –
Esempio: Pegolott. Tratt. Merc. 80: Cantara 1 di Famagosta fae in Gostantinopoli libbre 438.
Esempio: E Pegolott. Tratt. Merc. 202: Cantaro uno di Genova fa in Firenze libbre 138 e 1/3.
Esempio: Cresc. B. Naut. Medit. 76: Per fargli cantara [i 2100 rotoli] basti levar i due ultimi 00,... atteso che ogni 100 rotola fa un cantaro di Napoli.
Definiz: § LIV. Detto di due o più lettere dell'alfabeto combinate insieme, vale Produrre, pronunziandole, quel dato suono che si determina dal suo compimento. Così, ad es.:
Esempio: Esempio del Compilatore C e fa ce; g i a fa gia.
Definiz: § LV. Fare, detto di terreno, ovvero di piante, o di semi, vale Produrre. –
Esempio: Fr. Guitt. Lett. 36: Fico lappole fare, ontoso fora, e disnaturato in tutto.
Esempio: Lat. B. Tesorett. 55: Facea la terra frutto, Sanza nulla semente.
Esempio: Dant. Purg. 1: Null'altra pianta che facesse fronda O indurasse, vi puote aver vita.
Esempio: Cresc. Agric. volg. 52: Comincerà ad attrarre il nutrimento,... e da capo verzicare e far frutto.
Esempio: E Cresc. Agric. volg. 161: Perocchè questi [sermenti], come pampinarj, men fanno frutto.
Esempio: E Cresc. Agric. volg. 560: Nelli antichissimi tempi vivevano gli uomini solo de' cibi che naturalmente la non lavorata terra faceva.
Esempio: Sigol. Viagg. Sin. 15: Pedali di fichi di Faraone, i quali sono grossissimi e alti come querce, e questi fichi ne fanno l'anno sette volte, e ogni volta gli maturano.
Esempio: Sacch. Nov. 2, 101: Vorrei vitigni, che facesseno vino assai.
Esempio: Anguill. Ovid. Metam. 2, 90: E fo le biade all'uom, gl'incensi a voi.
Esempio: Mattiol. Disc. 1, 11: Le frondi simili all'edera.... fanno la scammonea, l'afaro, il ciclamino.
Esempio: Ricc. S. Cat. Lett. 284: Poi sicuramente semina il buono seme, che, gittato in tal disposizione di terra, fa cento per uno (qui in locuz. figur.).
Esempio: Dav. Colt. 512: Vedi il poter della luna nel melagrano, che quanti giorni ella ha, quando il poni, tanti anni pena a farne; e posto a luna scema, non ne fa.
Esempio: Dat. Lepid. 102: Le viti vecchie fanno vino assai migliore che le giovani.
Esempio: Forteguerr. Ricciard. 3, 42: Poca uva fa la vigna pampinosa.
Esempio: Trinc. Agric. 82: Ne fa molta (dell'uva dolcipappola) di pigne raccolte e talmente serrate, che sovente crepano i granelli.
Esempio: Lastr. Agric. 1, 251: I gelsi,... mediante il modo di questa potatura, fecero più foglia che prima.
Esempio: E Lastr. Agric. 3, 256: L'esperienza insegna che gli occhi al disotto di quell'occhio che à dato il frutto, non fanno uva.
Definiz: § LVI. E pure in senso di Produrre, detto di animali. –
Esempio: Marc. Pol. Mil. B. 155: V'ha molti mori gensi, e molti vermini che la fanno (la seta).
Esempio: Fiorett. S. Franc. 42: Ora io vi voglio scampare da morte,... acciocchè voi facciate frutto e multiplichiate.
Esempio: Bart. C. Archit. Albert. 149: I bestiami sono di due sorti: una sorte serve a lavorare, come i buoi ed i cavagli; e l'altra sorte serve a fare frutto, come sono le troie, le pecore, le capre, ed ogni armento. De' bestiami da lavorare diremo prima,... poi tratteremo di quelli che servono a far frutto.
Esempio: Soder. Anim. domest. 7: La bianca e sottile [lana] più di tutte le altre s'apprezza, la bigia meno, e manco la pezzata: così avviene delle pecore che la fanno.
Definiz: § LVII. Figuratam. per Fruttare, Produrre, come guadagno. –
Esempio: Casott. A. Celid. 1, 9: Gli daremo le spese, e se tentenna, Sei giulj il mese, e quel che fa la penna.
Esempio: Panant. Poet. Teatr. 55: Fan poco i drammi, ma tarabaralla La poesia ex-tempore non falla.
Definiz: § LVIII. Fare, vale anche Produrre direttamente un dato effetto fisico. –
Esempio: Fr. Giord. Pred. 1, 90: Questi arbori grandi, se non sono molto fruttuosi, sì gli tagliano, perocchè fanno uggia, e guastano molte piante.
Esempio: Dant. Purg. 3: Vespero è già colà, dov'è sepolto Lo corpo, dentro al quale io facev'ombra.
Esempio: Petr. Rim. 1, 42: E far delle sua braccia a sè stess'ombra.
Esempio: Domen. Plin. 913: Il burro, preso copiosamente, guarisce i debili di stomaco e il male de' pondi. Ciò fa anco il fegato di vacca.
Esempio: Gell. Lettur. 6, 103: In tal tempo, per dimostrarci ella (la luna) poco della parte sua inluminata,... ella rende e fa pochissimo lume, o non punto.
Esempio: Soder. Coltiv. 104: Piglia l'albume di tre uova, e gettalo nella botte, avendole sbattute prima sinchè facciano tutta la schiuma.
Esempio: Bart. D. Giapp. 1, 59: Credono essere [l'inferno] in quella parte del mondo che volta a mezzodì, e per l'arsione che vi fa il sole, ella è, come a dire, l'inferno della natura.
Esempio: Giacomell. Carit. 8: Fecero guazzo in terra col vino, e gettarono delle fiaccole mezze abbruciate.
Definiz: § LIX. E per Produrre direttamente un dato effetto morale. –
Esempio: Dant. Conv. 216: E dico quello che di lei con lei sentirà, dicendo quello che fa 'l suo parlare, e che fanno li suoi reggimenti. Che 'l suo parlare, per l'altezza e per la dolcezza sua, genera nella mente di chi l'ode un pensiero d'amore.
Esempio: Libr. Similit.: La troppa famigliarità fa dispregiamento.
Esempio: Machiav. Disc. 404: Quando sono uomini che siano usi a vivere in una città corrotta, dove la educazione non abbia fatto in loro alcuna bontà, è impossibile che per accidente alcuno mai si riducano.
Esempio: Dav. Lett. LXXIV: Questi piccoli errori non fanno diversità.
Definiz: § LX. E per Esser cagione che alcuna cosa od effetto fisico avvenga, si produca, si generi, nasca, e simili. –
Esempio: S. Ag. C. D. 1, 26: Adunque ciò che di distruzione, d'uccidere, di rubagione, d'arsione, d'afflizione in questa fresca e novella sconfitta romana fu commesso, tutto il fece l'usanza dell'arme.
Esempio: Car. Lett. fam. 2, 321: Quel moto perpetuo de' sacchi bagnati per far fresco, mi tocca l'ugola.
Esempio: Borgh. V. Stud. Div. Comm. 233: Di qui son dette roste da far vento, quelle che così anticamente di sottilissimi rami di vetrice si tessevano, che ancora se n'usa alcuna.
Esempio: Soder. Cult. Ort. 60: I ceci riposti nei granaj non fanno farfallini.
Esempio: Segner. Op. 4, 590: Molto peggio sarebbe poi, non solamente temer sì fatte molestie, ma darne segno, col sedere svogliatamente, col farsi vento, con lo sbadigliare.
Esempio: Nom. Catorc. Angh. 10, 51: Quando è più l'estate accesa, E gli altri pensan di dormire a stento, Se non son nudi, e qualcun gli fa vento.
Esempio: Giust. Vers. 40: Per dote sperata Da pigra quintina, La serva piccata Fa vento in cucina.
Definiz: § LXI. E figuratam. –
Esempio: Panant. Poet. Teatr. 37: In chiesa seco, non all'osteria; Tre come lui fanno una carestia.
Definiz: § LXII. Ed altresì per Cagionare o Produrre, Indurre, riferito ad effetti che avvengano nel corpo umano. –
Esempio: Benciv. Aldobr. P. 16: E 'l dormire supino, cioè rovescio, si è molto malvagio, perciocchè fa molte malattie.
Esempio: Simint. Ovid. Metam. 1, 39: Tolse la verga, che facea sonno, con la potente mano.
Esempio: E Simint. Ovid. Metam. 2, 77: Disse tre volte parole che faceano piacevoli sonni.
Esempio: Cresc. Agric. volg. 9: Onde sovente fanno e generano dissenteria, cioè escoriazion di budella.
Esempio: E Cresc. Agric. volg. 223: La corteccia [del cederno].... aiuterà la virtù digestiva, e farà buono alito.
Esempio: E Cresc. Agric. volg. 309: La sua decozione (del cavolo).... ha proprietà di diseccar la lingua e far sonno.
Esempio: Tratt. Virt. Ramer. 27: E manterratti [il ramerino] bellissima faccia, e faratti bel colore.
Esempio: Serdon. Stor. Ind. volg. 53: Teneva in mano un piatto d'oro, entrovi foglie del betele malabarico, overo del tambul arabico; le quali foglie i principi indiani masticano, perchè fanno buon fiato.
Esempio: Fiacch. Fav. 2, 72: Cadono molti, e fannosi dei brutti Segni nei piè, nel capo e nelle braccia.
Definiz: § LXIII. E riferito a cose od effetti morali; ed altresì a certi affetti, sentimenti, come ira, pietà, compassione, pena, paura, orrore, piacere, dispiacere, e simili, vale Esser cagione che si suscitino nell'animo. –
Esempio: Fior. Virt. 124: Maggiore ira non si può fare a colui che dice villania, come a mostrare di non curarsi.
Esempio: Dant. Parad. 11: Colui ch'a tutto il mondo fe' paura.
Esempio: Petr. Rim. 1, 99: I' non porìa giammai Immaginar, non che narrar, gli effetti, Che nel mio cor gli occhi soavi fanno.
Esempio: Pulc. L. Morg. 5, 38: E fece a tutti una vecchia paura.
Esempio: Machiav. Stor. 2, 117: Queste opere e dimostrazioni fecero in Firenze ferma credenza della futura guerra; e però si volsono i Fiorentini alle loro antiche e consuete difese.
Esempio: E Machiav. Legaz. 1, 199: E benchè le sieno cose che abbino le iustificazioni per la parte vostra seco, tamen le sono udite, e insieme con le altre che ciascun dì s'innuovano, fanno trista impressione.
Esempio: Ar. Orl. fur. 32, 32: I molti segni di benivolenza Stati tra lor facean questi romori.
Esempio: Cellin. Pros. 276: E' m'ànno pregato che io ne scrivessi a Vostra Eccellenzia, acciò che per altri non le fussi fatto qualche mala impressione.
Esempio: Cecch. Spirit. Prol. 2: Per non far dunque inimicizia, S'è la verità ascosa in una favola.
Esempio: Segner. Pred. Pal. ap. 188: Così fece [Dio] anche con l'apostolo Paolo. Lo chiamò quando scorse che la chiamata dovea far colpo.
Esempio: Bellin. Disc. Anat. 1, 175: A voi non basta l'animo di sostenerla, tanto vi fa ella di pena nel suo calcare.
Esempio: Menz. Pros. 3, 70: Sogliono gli oratori, quando voglion far colpo in coloro a cui parlano, porre ogni loro industria, ogni prudenza ed arte, per dimostrar giustissima quella causa cui presero a difendere.
Esempio: Magal. Lett. fam. 2, 151: Sicuri, attesa la loro piccolezza, di non far paura a nessuno.
Esempio: Bottar. Dial. 128: Si veggono fabbriche,... le quali fanno pietà, e sono veramente sofistiche e senza poter trovarne la ragione.
Esempio: Panant. Poet. Teatr. 10: Dacchè fo questa vita tormentosa, Faccio pietà, non mi si riconosce.
Esempio: Giust. Vers. 34: Ai galantuomini Non fa paura Una reciproca Gaia censura.
Esempio: Manz. Poes. 113: Perchè, s'io cado, Io vi farò pietà.
Esempio: E Manz. Poes. appr.: Se cavalcar voi mi vedrete al fianco Del vincitor che mi sorrida, allora Forse invidia farovvi.
Definiz: § LXIV. E per Produrre una data impressione in alcuno dei sensi, e specialmente nel senso della vista o dell'udito. –
Esempio: Galil. Op. lett. 220: Qualche bel pezzo di cornice, un capitello o altro fragmento,... sendo situato a suo luogo, faria bell'effetto.
Esempio: Buonarr. Fier. 3, 4, 7: Volete voi comprar qualche catena Da far comparsa nobile un alfiere?
Esempio: Magal. Lett. scient. 276: E un simile scherzo farà, ancora applicandosi [all'orecchio], in cambio della ciotola, un grosso nicchio marino, in cui quell'acchiocciolatura in cui egli finisce, fa un buonissimo effetto.
Esempio: Crudel. Rim. 109: Oh Dio, dicea, che povera figura Fa quella porta!
Esempio: Manz. Prom. Spos. 454: Si mise a stare un po' più sulla vita, che faceva un tutt'altro vedere.
Definiz: § LXV. E per Produrre in sè, detto di quei soggetti, nei quali sogliono comecchessia avvenire modificazioni, alterazioni, e simili, sia temporaneamente, sia durevolmente. –
Esempio: Fr. Giord. Pred. R.: Tali muraglie fanno soventemente de' peli.
Esempio: Varch. Sen. Benef. 221: Il tuo viso (secondo il quale dissi di volermi governare) fa le grinze, e aggrotta le ciglia, quasi che io mi discosti troppo ec.
Esempio: Bart. C. Archit. Albert. 93: Nelli edifizj privati basterà fermare contro la furia de' venti le gronde; oltre a che se e' si guastassero, più facilmente si racconciano dove e' fanno danno. (Il testo lat. ha: ubi vitium factum sit.)
Esempio: Dav. Oraz. 482: Queste mura,... se noi le carichiam del nuovo pondo di questi ferramenti e pietroni, elleno primieramente faran pelo, poi corpo, in ultimo sbonzoleranno.
Esempio: Bart. D. As. 1, 49: Sono ancora stranamente nocevoli certe piogge, che sentono del velenoso: di sì maligne qualità sono infette, che le carni vive, tocche da esse, si gonfiano e fanno piaga.
Definiz: § LXVI. Fare, usasi anche per Procreare, Generare, detto pure di animali. –
Esempio: Dant. Conv. 394: Fece [Marzia] figli di questo anche (cioè di Ortensio).
Esempio: Cresc. Agric. volg. 446: Le vacche da far figliuoli sieno innanzi di perfetta che d'imperfetta età.
Esempio: Nell. Iac. Mogl. 1, 15: Che l'ho fatta io, che le abbia ec.?
Esempio: Giust. Vers. 57: I figli, dicono, Non basta farli, V'è la seccaggine Dell'educarli.
Definiz: § LXVII. Figuratam. e poeticam., detto del luogo natale. –
Esempio: Dant. Purg. 5: Siena mi fe', disfecemi Maremma.
Esempio: But. Comm. Dant. 2, 116: Siena mi fe'; perchè di Siena fue natia, e disfecemi Maremma; perchè in Maremma moritte.
Definiz: § LXVIII. E per Partorire, Dare in luce. –
Esempio: Nov. ant. B. 45: Menolla, e fece a due mesi una fanciulla.
Esempio: Dant. Inf. 6: Tu fosti, prima ch'io disfatto, fatto.
Esempio: Cavalc. Vit. SS. PP. volg. 1, 264: Incontanente che ebbe partorito, morì la creatura ch'ella fece.
Esempio: Leggend. SS. M. 4, 398: E appresso a certo tempo la donna ebbe partorito e fatto una fanciulla femmina.
Esempio: Bibb. N. 4, 198: La quale [Maalat] fece a lui figliuoli Ieus e Somoria e Zoom.
Esempio: Gio. Fior. Pecor. 1, 234: Il re d'Inghilterra.... mi prese per moglie,... ed in poco spazio di tempo io gli feci questi due fanciulli.
Esempio: Sacch. Nov. 1, 69: Ella fece istanotte un fanciul maschio.
Esempio: Ar. Orl. fur. 20, 6: Al duca Anione, il qual già peregrino Vi capitò, la madre mia mi fece.
Esempio: Varch. Sen. Benef. 112: La mia donna, che aveva a fare il bambino, mi ritenne.
Definiz: § LXIX. E detto di animali vivipari, Figliare. –
Esempio: Car. Long. 85: Son per la più parte giovini, tutte lattose, tutte feconde; ed assai ve n'hanno di quelle, che fanno due capretti al parto.
Esempio: Grazz. Comm. 427: Come dice il proverbio: La cagna frettolosa fa i catellini ciechi.
Esempio: Fag. Comm. 2, 388: Lo sapete voi, che la cagna frettolosa fa i cani ciechi?
Definiz: § LXX. E detto di animali ovipari, e riferito ad uova, vale Mandar fuori, Partorire. –
Esempio: Fr. Iac. Tod. 251: Altr'ovo feta l'aquila, Ed altro fa la pica.
Esempio: Pallad. Agric. 32: L'orzo mezzo cotto le fa fare uova spesso e maggiori.
Esempio: E Pallad. Agric. 34: Per la seconda covatura ne farà quattro (delle uova).
Esempio: E Pallad. Agric. 37: Quando vegnono a fare l'uova, meninsi all'aia.
Esempio: Varch. Ercol. 80: Schiamazzare, delle galline [dicesi], quando hanno fatto l'uovo.
Esempio: Soder. Anim. domest. 214 t.: Addunque quando parrà che si voglino fermarsi [le oche] ed accoccolarsi a terra per far l'uove, smuovesi ec.
Esempio: Vallisn. Op. 2, 221: I volatili fanno le uova loro visibili,... e le fanno con la crosta, ec.
Esempio: Nell. Iac. Faccend. 3, 1: Ma se il signor Pepo mi ha detto che è una colombina. L. Che ha covato, e fatto l'uova (qui in locuz. figur.).
Definiz: § LXXI. Fare, riferito a certi animali, e oggi più specialmente a bachi da seta, vale Allevarli per averne il frutto. –
Esempio: Grazz. Rim. V. 310: Ma bachi.... fate, Ed olio e biade e legumi incettate.
Esempio: Sassett. Lett. 420: Fa loro fare molte galline ed altre bestie per vendere per mangiare.
Esempio: Rondin. F. Relaz. 20: Fu proibito, dentro la città, il far bachi da seta, per esser pericolo che agevolmente col loro fetore cagionassero corruzione.
Esempio: Targ. Rag. Agric. 8: Diviso [l'edifizio] in certi altri annessi che possano occorrere, come per esempio i fattoj, i luoghi per fare i bachi, e soleggiare uve.
Esempio: Paolett. Oper. agr. 1, 192: Degno per questo di lode e d'imitazione è, a mio giudizio, il costume di alcuni proprietarj,... con far fare a' loro contadini i bachi a mezzo.
Definiz: § LXXII. Fare, vale anche Adunare, Congregare, per un dato fine e con qualsivoglia modo. –
Esempio: Virg. Eneid. 70: Finalmente i cittadini stanchi di tal tirannia e crudeltate, corseno, e presono arme, e ferno populo, e assalironlo (Mezenzio) alle sue case.
Esempio: Bocc. Decam. 5, 58: Fatta grandissima moltitudine di gente, sopra il re di Tunisi se ne venne.
Esempio: Dav. Tac. 1, 253: Così accesi, fanno gran gente.
Esempio: Magal. Lett. scient. 147: In questa ipotesi (e questo potrà dirsi per far gente) due povere scienze vanno subito a gambe levate (qui figuratam.).
Definiz: § LXXIII. Riferito a qualsivoglia adunanza, ed altresì a sessione, vale Tenere, od anche Convocare. –
Esempio: Liv. Dec. 1, 337: I più possenti facevano loro raunanze per soperchiare la plebe.
Esempio: Fiorett. S. Franc. 81: Nel quale luogo si dovea fare Capitolo provinciale.
Esempio: Vill. G. 769: E là fece parlamento, dove fu il Duca di Brabante e 'l Conte d'Analdo, e tutti gli allegati.
Esempio: Vill. M. 2, 283: Facendo dell'edima santa singolare consistoro, per questa cosa li riprese in pubblico aspramente.
Esempio: E Vill. M. 5, 101: Il dì di santo Michel Agnolo si fece l'adunanza generale, che noi diciamo Parlamento.
Esempio: Bocc. Decam. 2, 292: Dovendosi in un certo tempo dell'anno, a guisa d'una fiera, fare una gran ragunanza di mercatanti.
Esempio: But. Comm. Dant. 1, 603: E li altri del concilio, cioè della concordevole congregazione, che fu fatta lo lunedì dopo la domenica d'olivo.
Esempio: Morell. Cron. 357: Dipoi a dì sei detto si fece conciliuzzo in vescovado, dove ec.
Esempio: Rep. Fir. Lett. Istr. 48, 39: Costì si fa Capitolo generale de' frati Eremitani.
Esempio: Machiav. Leg. Comm. 3, 214: Farassi domani consistorio, dopo el quale s'intenderà forse qualche deliberazione circa detta impresa.
Esempio: E Machiav. Leg. Comm. 4, 212: Ordine de' frati Minori, che fanno in quella terra il loro Capitolo generale.
Esempio: Bern. Orl. 31, 4: Che in Biserta facea quella dieta.
Esempio: Varch. Stor. 1, 217: Il Principe.... se ne partì, per trovarsi, dicevano, a una dieta, la quale in Roma tra' caporali dello esercito fare si dovea.
Esempio: Cecch. Comm. ined. 155: Vo' pregarvi Che per mio amor voi v'accozziate insieme A discorrere sopra questo male nè risolvendovi voi duoi, Facciasi oggi collegio.... A. Veggiam come la sta. E quanto al far collegio, fate come Vi piace.
Esempio: Dat. Lepid. 170: Ad istanza degli amici si condusse a far un collegio di medici e di cerusici.
Esempio: E Dat. Lett. 68: Sabato sera, avendo bene allindata l'Accademia, si fece adunanza privata.
Esempio: Salvin. Pros. tosc. 2, 125: Non sarebbe male a proposito fare per avanti alcuno private sessioni, nelle quali si mettesse sul tappeto l'affare.
Esempio: Zanott. F. M. Lett. 2, 80: Qui si fece l'altra mattina l'Accademia nostra, e questa mattina quella si è fatta dei pittori.
Definiz: § LXXIV. E in particolare riferito a compagnia o qualsivoglia altra congregazione di persone, vale Mettere insieme, Raccogliere, Comporre. –
Esempio: Nerl. Comment. 121: Fecero di più i Medici due compagnie; delle quali l'una, che fu la prima, si chiamò il Diamante,... e di questa fu capo Giuliano; e dell'altra, che si chiamò il Broncone,... fu capo Lorenzo.
Definiz: § LXXV. E riferito a schiera, esercito, e simili, vale Mettere insieme, Comporre, Formare. –
Esempio: Vill. G. 7, 135: Avendo il conte d'Analdo fatto suo isforzo di gente d'arme, col marchese di Giullieri, passarono in Frisia.
Esempio: Bocc. Decam. 8, 415: Carlo Magno, che fu il primo facitore de' Paladini, non ne seppe tanti creare, che esso di lor soli potesse fare oste.
Esempio: Bemb. Stor. 86: Egli si fece venire i soldati, che 'l duca d'Urbino avea proferti alla Repubblica,... e fece essercito.
Esempio: Cas. Pros. 2, 50: Sono in punto ed in assetto contro di noi, e schiera e stuolo contro a questo Stato fanno e muovono.
Definiz: § LXXVI. E pur riferito a schiera, per Ordinare, Disporre. –
Esempio: Cronichett. Mannell. 94: Fece fare loro Iscipione una ischiera lunghissima, credendo fare percuotere la coda della schiera colla testa addosso a Cesare; ma Cesare s'avvide, e fece le sue schiere per modo, ch'egli sconfisse e ruppe i barberi.
Esempio: Tav. Rit. 1, 526: Ciascuno re fa sue schiere.
Definiz: § LXXVII. E per Condurre al soldo, Assoldare, Levare, riferito a milizie. –
Esempio: Real. Franc. 104: Il re Filotero e Rizieri fecero in Barbaria centomila Saraceni.
Esempio: Machiav. Leg. Comm. 2, 76: Egli ha mandato Raffaello dei Pazzi a Milano per far 500 Guasconi, di quei venturieri che si trovano in Lombardia.
Esempio: E Machiav. Leg. Comm. 3, 40: Mi dice, detto Marchese avere, per l'uomo che venne apposta, richiesto questo Re di poter fare cinquanta uomini d'arme italiani in cambio delle cinquanta lance francesi, che ha in condotta da questa Maestà.
Esempio: Ar. Orl. fur. 8, 25: Così mandò per tutta la sua terra Suoi tesorieri a far cavalli e gente.
Esempio: Bemb. Stor. 17 t.: Attendeva a far cavalli e fanti nella Calabria.
Esempio: Cas. Pros. 3, 75: Il duca Ottavio se ne vada a Pitigliano, e faccia quattromila fanti;... e se gli darà vettovaglia e comodità di far gente nello Stato Ecclesiastico.
Esempio: Varch. Stor. 2, 24: Accettò il Duca i danari, mostrando di voler fare i mille fanti.
Esempio: Pallav. Stor. Conc. 2, 112: Continuarono con più calore a far soldati.
Definiz: § LXXVIII. E per semplicemente Mettere in armi, Armare. –
Esempio: Marc. Pol. Mil. B. 103: Molte terre teneva da lui e provincie, sì che poteva ben fare CCCC mila uomeni a cavallo.
Definiz: § LXXIX. E riferito a denari, robe, e simili, vale Raccogliere da più persone o più luoghi; ed anche Procurarseli comecchessia. –
Esempio: Vespas. Vit. Uom. ill. 304: E, ciò che fu di grandissima stima, in una notte, egli insieme con più cittadini, di quello tempo, feciono in poche ore cento mila fiorini.
Esempio: Machiav. Leg. Comm. 3, 257: Di che non si sa appunto l'ordine, nè che somma se ne possa fare.
Esempio: Car. Lett. Farn. 1, 111: Si degni ricordare l'estremo bisogno ch'avemo di far danari da ogni parte, per le grandissime spese, ec.
Esempio: Giannott. Op. 1, 13: Di questo magistrato.... debbono essere i primi pensieri di creare leggi,... e trovar modi di far danari.
Esempio: Ambr. Cofan. 2, 1: E parravvi un bellissimo Modo di dare al parentado indugio, E far danari.
Esempio: Bentiv. G. Lett. 148: Di già si tratta di far danari, di mettere insieme soldati.
Esempio: Buonarr. Fier. 3, 4, 9: Così dunque chi vota aver la borsa Si trova, non pensare a far danari?
Definiz: § LXXX. E per Accumulare, Mettere insieme, riferito a denari, roba, ricchezze, e simili, per mezzo di guadagni o risparmi. –
Esempio: Macingh. Strozz. Lett. 180: Ch'è a me sentire facciate della roba assai, e per essa vi maceriate la persona vostra con tanti disagj e sollecitudine?
Esempio: Adr. G. B. Lett. 13: Fece costui con questa arte ricchezza infinita.
Esempio: Cecch. Samar. 3, 1: E perch'egli era Stato quivi uno scorticavillani, Egli avea fatto della ciarpa.
Esempio: Buonarr. Fier. 2, 2, 4: Il Pacienza ha fatto Roba e danari.
Esempio: Baldin. Decenn. 6, 588: A taluno che il persuadeva a far peculio, con filosofica libertà.... rispondeva, ec.
Esempio: E Baldin. Decenn. 6, 590: Quantunque il Rosa.... si fosse poi applicato a far danari, non fu però che egli sbandisse dal suo cuore il desio di comparire filosofo.
Esempio: Forteguerr. Cap. 213: Chi empì la sua [bisaccia] del fior della bellezza,... Chi delle caste Veneri del dire, E chi delle maniere del far oro.
Esempio: Panant. Poet. Teatr. 29: E disse, non farei tanta moneta Se per trent'anni, ec.
Esempio: E Panant. Epigr. 107: Ricchezza tale Poter far con sì piccol capitale!
Esempio: Giust. Vers. 118: Di far la robba A suon di gobba.
Definiz: § LXXXI. E riferito a cose necessarie agli usi della vita, vale Procacciarsele, Procurarsele, comecchessia. –
Esempio: Car. Eneid. 3, 373: Smontiamo in terra; e per far carne, prese L'armi, a predare andiamo.
Esempio: Adr. M. Plut. Vit. 4, 193: Andò via senz'approdare in alcun luogo, se non lo costringeva la necessità di far acqua o procacciar vettovaglia.
Esempio: Salvin. Senof. 30: Affermavano i nocchieri, che bisognava fare acqua e rinfrescarsi, dovendo cadere in lunga navigazione.
Esempio: Bottar. Dial. 203: Navi che abbisognavano di far acqua.
Esempio: Pap. L. Coment. 3, 299: Il Buonaparte.... mandò chiedendo al Gran Maestro di poter fare acqua, ed entrare liberamente nei porti dell'Isola con tutte sue navi e genti.
Definiz: § LXXXII. Riferito a certi frutti o prodotti, più che altro naturali, vale Raccogliere, Avere, Ricavare, e simili; e più spesso con un adiettivo denotante quantità determinata o indeterminata. –
Esempio: Marc. Pol. Mil. B. 155: Quivi si fa molta seta, però che v'ha molti mori gensi.
Esempio: Grazz. Rim. V. 310: Ma.... seta fate, Ed olio e biade e legumi incettate.
Definiz: § LXXXIII. Fare, riferito a erba, strame, frasca, legna, e simili, vale Raccogliere, Mettere insieme, segando, tagliando, o cogliendo, per un dato fine od uso. –
Esempio: Stor. Nerbon. volg. 35: Furono presi certi Saraini che facevano erba pe' cavalli, e questi furono molti minacciati.
Esempio: Leggend. SS. M. 3, 310: Comandò a' bifolchi de' buoi di Razuolo ch'eglino arassono tutto dì, e la notte facessono loro l'erba.
Esempio: E Leggend. SS. M. 4, 242: Alquanti garzoni del borgo di Celano, essendo usciti fuori a fare erba, e in quel luogo avea un pozzo;... sicchè correndo eglino, uno cadde nel detto pozzo.
Esempio: Bocc. Decam. 1, 173: Io non potei stamane farne venire tutte le legne, le quali io avea fatte fare.
Esempio: Sacch. Nov. 1, 135: Facea erba nella vigna per lo bue nostro.
Esempio: Caran. Polien. Strat. 16: Uscito della fossa, si pose a far legne.
Esempio: Car. Long. 16: La pastorella cantando, con ambi le greggi innanzi si mosse verso la fontana, lasciando Dafni a far della frasca per li capretti.
Esempio: E Car. Long. 39: Stava nella selva a far della frasca, per aver con che sostentar la 'nvernata i capretti.
Esempio: Ricc. S. Cat. Lett. 413: Ora e' me ne manca.... dumila palancole, cento pali, e cencinquanta traverse. Se siate contento che vi venga Batista a farli, l'arò caro; chè vorrei si facessino quanto prima.
Esempio: Tasson. Secch. rap. 3, 58: Al tergo appese Accette avean da far nel bosco legna.
Esempio: Buonarr. Tanc. 1, 3: Oltre qui ha per uso in su quest'otta Venir la Tancia a far l'erba all'armento.
Esempio: E Buonarr. Tanc. 3, 2: Quando noi siamo 'nsieme a far la frasca.
Esempio: Ner. I. Pres. Samm. 4, 12: O Proserpina, che d'Averno vegna Mandata dal marito a far le legna.
Esempio: Baldov. Lament. 32: Non arai chi le pecore ti pasca, O per tene al to' bue faccia la frasca.
Esempio: Lastr. Agric. 2, 52: Si fanno le ginestre ed i giunchi, i quali, com'è già detto, servir debbono a legare a' suoi tempi i giovani tralci delle viti.
Definiz: § LXXXIV. E per Recidere, Mozzare, riferito a testa. –
Esempio: Lipp. Malm. 6, 41: Soggiunge (perch'a lor vuol far la pera): Io l'ho con quei briccon, furfanti indegni (qui familiarmente e scherzevolmente, pera per testa).
Esempio: Bart. D. Op. mor. 23, 141: Dal criminale.... si era data fuori la facultà di far loro la testa.
Esempio: Salvin. Lett. IV, 2, 299: La sopraddetta oppinione (che Dio più facilmente perdoni i peccati a' principi) può esser nata, perchè Iddio abbia compassione, quando sono costretti per mantenersi, massime i principi nuovi, a far teste.
Esempio: Giust. Vers. 1: Questa macchina in tre ore Fa la testa a centomila Messi in fila.
Definiz: § LXXXV. Riferito in particolare a barba o capelli, vale Radere, ovvero Scorciare, Tagliare. –
Esempio: Firenz. Pros. 1, 175: Il sabbato la moglie gli facea la barba.
Esempio: Panciat. Scritt. var. 21: Averà forse qualcuno che gli fa la barba per l'amor di Dio.
Esempio: Magal. Lett. At. 126: Domandandomi se questo [rasoio] non fa bene, io gli rispondo di sì, e mi lascio finir di far la barba con esso.
Esempio: Forteguerr. Cap. 232: Quel non pensare a mai.... farsi barba, nè ad andar pulito,... Nipote mia, son cose buone assai.
Definiz: § LXXXVI. Fare, usasi anche per Eleggere, Nominare, a quella dignità od ufficio che è espresso dal compimento. –
Esempio: Giamb. Oros. 531: Fue incontanente fatto consolo per li Romani.
Esempio: Comp. Din. Cron. DL. 390: I signori feciono messi segreti. Fra' quali fu uno frate Bartolomeo.
Esempio: Fiorett. S. Franc. 47: Portossi questo giovane così graziosamente, che ivi a poco tempo santo Francesco il fece guardiano nel luogo detto di Monte Casale.
Esempio: Fr. Bart. Sallust. 51: S'egli fosse fatto consolo, egli avrebbe ec.
Esempio: Vill. G. 54: I Baroni di Francia.... fecero re di Francia Ugo, o vero Oddo, figliuolo di Ruberto conte d'Angieri, e regnò nove anni.
Esempio: Petr. Pist. volg. 35: Conforta il tuo re, meno esser nascer re, ch'esserci fatto per giudizio e volontà de gli uomini.
Esempio: Real. Franc. 167: Di concordia dunque fecero ambasciatori, che andassero al re Balante.
Esempio: Vespas. Vit. Manett. 63: E per questo feciono venti ambasciadori a andargli incontro.
Esempio: E Vespas. Vit. Uom. ill. 167: I Cardinali che fece nel suo pontificato, tutti furono uomini singulari.
Esempio: Buonarr. M. V. Lett. Ric. 551: Se ne sono resoluti, e ànno fatto cinque uomini sopra di ciò.
Esempio: Car. Lett. fam. 2, 157: Faceste quattro Deputati, ch'avessero tutta l'autorità che bisognava sopra di ciò.
Esempio: Giannott. Op. 1, 19: Il Gonfaloniere, quando si faceva per due mesi come i Signori, s'eleggeva quando d'un quartiere e quando d'un altro: quando si faceva perpetuo, o per tempo determinato, si eleggeva di tutta la città.
Esempio: E Giannott. Op. 1, 20: Primamente si facevano i nominatori,... i quali si facevano in questo modo.
Esempio: Dav. Tac. 1, 157: Prese a poco a poco gli animi de' soldati, co 'l.... fare i centurioni e i tribuni.
Esempio: Bald. Pros. 303: Se qualche tiranno facesse un suo luogotenente in qualche governo, acciocchè, secondo la volontà del tiranno, tirannicamente governasse, credi tu che ec.?
Esempio: Giust. Vers. 2: E l'ha fatto mandarino Di Pechino.
Esempio: Niccol. Strozz. 1, 7: Quai nemici abbiamo Ora in Firenze, se Alessandro è spento? C. Quei che duca l'han fatto.
Definiz: § LXXXVII. E per Investire, Insignire, di un dato grado, ed anche Ascrivere a un dato ordine, ovvero Ammettere, Ricevere, in un dato collegio, compagnia di persone, e simili. –
Esempio: Dant. Inf. 4: E più d'onore ancora assai mi fenno; Ch'essi mi fecer della loro schiera.
Esempio: Firenz. Pros. 1, 19: Il signore comandò subito che fossero preparate alcune stanze per la persona sua,... e fecelo di suo consiglio reale.
Esempio: Panant. Poet. Teatr. 1: Dove più siede il vate laureato? Dove uno è fatto poeta di corte.
Esempio: Giust. Vers. 5: Subito mi faranno cavaliere.
Definiz: § LXXXVIII. E riferito in particolare ad erede, esecutore testamentario, legatario, ovvero collega, compagno, successore, e simili, vale Nominare, Chiamare, Costituire tale per atto della propria volontà. –
Esempio: Leggend. Tob. V. 21: Ruginello.... diede la figliuola a Tobiolo, facendolo in tutto suo erede.
Definiz: § LXXXIX. E riferito a moglie, figliuolo, e simili, vale Eleggere, Togliere, Prendere, per moglie, figliuolo, e simili. –
Esempio: Simint. Ovid. Metam. 2, 90: E no gli bastò d'albergarla nella sua magione, ma fecelasi moglie.
Esempio: Cavalc. Dial. S. Greg. 197: Sì se la congiunse, e fecesela moglie illecitamente.
Esempio: Stor. Mos. 12: Io mi voglio fare questo fanciullo mio figliuolo, da poi ched egli è così bello.
Esempio: E Stor. Mos. 13: Egli arrivòne nelle mani della figliuola dello Re di Faraona, e per la sua bellezza lo s'ha fatto suo figliuolo.
Definiz: § XC. Fare, riferito a persona, vale Rendere tale, quale dal compimento predicativo vien determinato. –
Esempio: Dant. Purg. 11: L'opere leggiadre De' miei maggior mi fer sì arrogante, Che ec.
Esempio: E Dant. Parad. 30: Lume è lassù, che visibile face Lo Creatore a quella creatura, Che ec.
Esempio: Simint. Ovid. Metam. 1, 158: Così la fae incerta lo colore del pomo.
Esempio: Real. Franc. 138: Tebaldo temeva del tradimento, ma per non fare traditore il sangue reale, non si dimostrò.
Esempio: Petr. Rim. 2, 259: Ma 'l nostro studio è quello, Che fa per fama gli uomini immortali.
Esempio: Sacch. Nov. 1, 211: O quanti sono li dolorosi mariti, che fanno cattive moglie!
Esempio: Firenz. Comm. 1, 331: La tanta voglia che io ne ho, mi fa duro al crederlo.
Esempio: Car. Lett. fam. 2, 375: V. S. illustrissima è tenuta di far partecipe questa signora di tutti i lor contenti.
Esempio: Cellin. Vit. 368: Ma può essere stato un mio cattivo fato, o ria fortuna, la quale m'ha voluto fare indegno di servire il più maraviglioso Principe.
Esempio: Speron. Op. 1, 18: Essendo quelle tra amore e noi quasi un solecchio, il qual levando gran parte del suo soverchio splendore, il rimanente ci fa possenti di sostenere.
Esempio: Davil. Guerr. civ. 3, 32: Le oppressioni e ruine della guerra.... avrebbono fatti odiosi e detestabili gli autori della discordia.
Esempio: Forteguerr. Cap. 293: Già non mi sento più così spedito Di mente, e non mi balza per le vene Quel sangue giovenil che feami ardito.
Esempio: Mont. Poes. 1, 245: E a me, che nullo mi temea periglio, Fe [questo Leone] con un crollo della sacra chioma Tremanti i polsi, e riverente il ciglio.
Definiz: § XCI. E riferito a cose tanto materiali quanto morali. –
Esempio: Dant. Parad. 23: Se mo sonasser tutte quelle lingue Che Polinnia con le suore fero Del latte lor dolcissimo più pingue, ec.
Esempio: E Dant. Conv. 275: Tuttochè al mondo ufficio d'imperio si richiegga, non fa ciò l'autorità del romano Principe ragionevolmente somma.
Esempio: Petr. Rim. 2, 153: Così l'andata mia dubbiosa e tarda Facean gli amanti.
Esempio: Leggend. Tob. 8: Io ti priego che tu faccia la vita tua buona.
Esempio: Ar. Orl. fur. 18, 170: E cerca assai, perchè gli porta amore, Di fargli quel pensiero irrito e nullo.
Esempio: E Ar. Orl. fur. 43, 21: Rendea la notte chiara, oscuro il die, Fermava il sol, facea la terra vaga.
Esempio: Varch. Err. Giov. 15: Il che fa più verisimile quello che egli vuole inferire.
Esempio: Cellin. Pros. 134: Di poi, fatto che arà questo a tutte le figure, e così alli animali e ai fogliami, di nuovo lo dee ricuocere, e farlo bianco nel detto modo.
Esempio: Bart. C. Archit. Albert. 58: Quella [rena] sarà cattiva, la quale.... mistiata e rimenata con l'acqua, la farà torbida e fangosa.
Esempio: Ricc. S. Cat. Lett. 396: E, se si può, la faccia (una pittura) un po' più divota.
Esempio: Fosc. Poes. C. 72: Poi come l'orme della Diva e il riso Delle vergini sue fer di Citera Sacro il lito, un'ignota vïoletta ec.
Esempio: Giord. Op. 2, 60: Lo scultore, sempre ed unicamente intento al naturale, si è assuefatto a vederlo e rappresentarlo cogli occhi e coll'animo, che fecero cara al mondo la scuola di Donatello.
Definiz: § XCII. E usato con certi adiettivi verbali, od anche con altri adiettivi, forma una locuzione che ha la forza stessa del verbo corrispondente ad essi adiettivi od anche di un verbo equivalente, come Fare aperto, Aprire; Far debole o forte, Indebolire o Fortificare; Far lungo, Allungare; Far manifesto, conto, noto, Manifestare, Notificare; Far palese, Palesare; Far veduto, Mostrare, in senso figurato; Far saputo, per Far sapere; e va' discorrendo. –
Esempio: Nov. ant. B. 4: Maestro, avvisa questo destriere, che mi è fatto conto che tu se' molto saputo.
Esempio: Benciv. Cur. malatt. volg.: Pensano di far forte lo stomaco.
Esempio: Dant. Purg. 22: Che la tua affezïon mi fe' palese.
Esempio: Bocc. Decam. 1, 101: E con lieto viso salutatigli, loro la loro disposizione fe' manifesta.
Esempio: E Bocc. Decam. 2, 302: Sè esser femina, ed al Soldano ed a ciascuno altro fece palese.
Esempio: E Bocc. Decam. 2, 333: Il parer mio in poche parole vi farò manifesto.
Esempio: E Bocc. Amet. 74: Ma come Venere mi prendesse vi farò noto.
Esempio: Sacch. Nov. 1, 38: Essa con un motto il fa contento.
Esempio: Mazz. Lett. 1, 46: Io m'ingegnerò far Francesco salvo, con meno danno potrò.
Esempio: Morell. Cron. 294: Iddio faccia manifesto chi è Guelfo, e chi non è.
Esempio: Alam. L. Colt. 3, 545: Ti fanno aperta La lor maturità, ch'è giunta a riva.
Esempio: Cellin. Vit. 291: Maestro delle poste, se io vi fo sicuro che io non ho corso la vostra cavalla, ec.
Esempio: E Cellin. Pros. Oref. XXIX: Con diverse opere.... ho lor fatto manifesto come a qualche perfezione e lode possano delle loro fatiche pervenire.
Esempio: Car. Eneid. 2, 897: Da te stesso Le mie colpe accusando e i miei difetti, Fa' conto a lui come da lui traligno.
Esempio: Giacomin. Lez. II, 2, 259: Così si può credere delle rime addivenisse, nelle quali altri si prendea guardia di non porre una parola a rimare con seco stessa,... fino a che l'esperienza come ciò far si potesse ne fece veduto.
Esempio: Tass. Gerus. 6, 77: Ond'egli te d'abbracciamenti onesti Faria lieta, e di nozze avventurose.
Esempio: Adr. M. Plut. Vit. 3, 182: Alcune spie, sentendo.... alcuni vecchi, discorrendo fra sè, biasimare il tiranno, che tenesse mal guardate le mura intorno ad Eptacalco, onde poteva essere agevole a' nimici l'entrata,... fecero ciò a Silla veduto.
Esempio: E Adr. M. Plut. Vit. 4, 368: I sacerdoti soli avendone conoscenza, aggiugnevano qualora più a proposito lor paresse, senza farlo saputo ad alcuno, ec.
Esempio: Bonc. Serm. 57: Fatica [il diavolo] quanto egli può il più, perchè noi perseveriamo nel male, e non usciamo di sotto la sua podestà, facendoci con sue infinte ragioni veduto che il peccare è cosa umana.
Esempio: Mont. Poes. 2, 183: Non che il mio stato, ti fei chiari, o figlio, Quali in petto li serro i miei pensieri.
Esempio: Panant. Poet. Teatr. 24: E faccio lungo il dì quanto mi pare.
Definiz: § XCIII. E con certi participj passati o anche presenti in forma di adiettivi, come fare Accorto, fare Avveduto, fare Saputo, fare Conoscente, torna a una locuzione verbale, quasi Fare che uno si accorga, si avveda, sappia, conosca; e costruiscesi con un compimento. –
Esempio: Dant. Purg. 5: Quivi lume del ciel ne fece accorti Sì, che, pentendo e perdonando, fuora Di vita uscimmo a Dio pacificati.
Esempio: Barber. Docum. Am. 134: Nè l'amico blasmare Del vizio occulto, alcun altro presente; Ma solo spesso farnel conoscente.
Esempio: Vill. G. 385: Messer Maffeo Visconti, il qual era molto savio, ne fece avveduto lo imperadore.
Esempio: Cess. Scacch. volg. 76 var.: Farli rimuovere; e di ciò facciano saputo il popolo, e inducano i rettori a rimutarli.
Esempio: Petr. Rim. 1, 11: Ma poi, ch'amor di me vi fece accorta.
Esempio: Bocc. Decam. 3, 158: E falla del suo error conoscente.
Esempio: E Bocc. Decam. 3, 68: La quale [beffa], o piacevoli donne, io racconterò, non solamente per seguire l'ordine imposto, ma ancora per farvi accorte, che ec.
Esempio: E Bocc. Decam. 7, 272: Vergognandosi di rammaricarsene con alcuno, sì perchè n'era stato fatto avveduto dinanzi, e sì per le beffe, le quali.... n'aspettava.
Esempio: Bemb. Lett. 4, 147: Quale sia questa ingiuria, se quando io vi parlerò, vorrete che io saputa ve ne faccia, io il farò.
Esempio: Grazz. Comm. 36: Non arà avuto spazio di farnelo accorto.
Definiz: § XCIV. Fare, riferito alla persona o a parte della persona, ed altresì al corpo di un animale, od anche a una cosa, vale Avvenire in essa quella modificazione che dal compimento è determinata. –
Esempio: Cresc. Agric. volg. 399: Per lo montuoso [luogo] fanno [i cavalli] miglior gamba, per l'esercizio dello andare in su ed in giù.
Esempio: Grazz. Rim. V. 7: Ond'egli stette per restar conquiso, E come il porco fe' sopra la pelle.
Esempio: Magazzin. Coltiv. 34: Come tutti li cacj cominciano a fare la pelle e scorza di fuori alquanto sodetta, s'unga con mano, com'è detto, di buon olio.
Esempio: Buonarr. Rim. 155: Vedete viso ch'egli ha fatto magro!
Esempio: Dat. Lepid. 104: Prese ad amplificare i buoni effetti di quel medicamento. Dopo aver detto ch'egli aveva fatto buona cera, che era ingrassato, e divenuto allegro; disse ec.
Esempio: Red. Lett. 3, 2: Si suol dire per proverbio, che chi entra in Corte con qualche buona fortuna suol subito far gli occhi grossi, e perdere affatto la memoria di tutti gli amici (qui figuratam.).
Esempio: Manz. Prom. Spos. 462: Lucia fece gli occhi rossi, e sentì in cuore una tenerezza ricreatrice.
Definiz: § XCV. E riferito particolarmente alla faccia dell'uomo, ed altresì ad occhi, ciglio, sguardo, e simili, vale Presentare in essi una modificazione o un atteggiamento, che sia dimostrazione di uno stato dell'animo. –
Esempio: Bocc. Decam. 1, 227: Il maestro, sentendosi assai cortesemente pungere, fece lieto viso e rispose.
Esempio: Pass. G. Cr. 279: Pilato una cortese vista face.
Esempio: Bern. Orl. 15, 46: L'ira gli cresce, e fa gli occhi di foco.
Esempio: E Bern. Orl. 43, 26: Per la grand'ira non trovava loco; Arruffarseli i crin sopra la fronte, E fece gli occhi rossi come foco.
Esempio: Varch. Sen. Benef. 148: Se sospirò quando il ti die', fece il viso brusco, credette di perderlo, non di donarlo.
Esempio: Ricc. S. Cat. Lett. 361: E chi fa ceffo, o stessi a disagio, fate vista di non vedere.
Esempio: Dav. Tac. 2, 175: Marcello faceva occhiacci, Crispo ghignava.
Esempio: Buonarr. Fier. 2, 3, 12: Vecchiaccia secca secca,... Che ci fa ceffo con quel mento innanzi.
Esempio: E Buonarr. Tanc. 3, 11: Non ch'altro, a veder fargli sol quel broncio, Par che tutto pe 'l dosso mi risquota.
Esempio: E Buonarr. Tanc. 5, 7: E' mi par che la Cosa ci acconsenta, Sebben la fa un po' 'l viso dell'armi.
Esempio: Lipp. Malm. 4, 80: Si prova a far cipiglio e bocca bieca.
Esempio: Red. Lett. M. 89: No, io non voglio crederlo, anzi m'immagino che, al suo solito, il povero uomo facesse muso e aggrottasse le ciglia.
Esempio: Giust. Vers. 53: Non te ne prendere, Non far cipiglio; Sai di garofani Lontano un miglio.
Esempio: Manz. Prom. Spos. 469: Era un giovine dabbene, disse Lucia, facendo il viso rosso, ma con voce sicura.
Definiz: § XCVI. E col compimento della persona, alla quale si manifesta il proprio animo mediante l'espressione del volto. –
Esempio: Barber. Regg. Donn. 185: S'ella s'accorgie c'alcuno La sovraguardi, ed ello (lo sposo) l'à sospetto, Facciali vista.... sì fatta, Che fugga a lui ogni speranza vana.
Esempio: Pulc. L. Morg. 19, 95: Margutte gli faceva un viso arcigno, Dicendo, ec.
Esempio: Med. L. Canz. ball. 10: Tu ti monstri lieta in volto, Poi in un tratto serri el ciglio; Forse che tu stimi molto Fare altrui un aspro piglio.
Esempio: Ar. Sat. 1, 163: Se separatamente cucinarme Vorrà Mastro Pasino una o due volte, Quattro e sei mi farà 'l viso dell'arme.
Esempio: Bern. Lett. fam. 9: La gente qui entrò di nuovo in susta, e facevangli viso di matrigna.
Esempio: Firenz. Comm. 1, 352: Quando io ne la sgrido, la truova sue scuse che non m'entrano, e fammi ceffo.
Esempio: Leopard. G. Cap. piac. 58: Zombommi sol due volte;... La prima fu perch'io le feci muso.
Definiz: § XCVII. E reggente in particolare viso fare buono, lieto, cattivo o malo viso o cera fare buona, lieta, cattiva o mala cera, con qualche aggiunto, come Buono, Lieto, Cattivo o Malo , vale Dimostrare animo bene o mal disposto verso alcuno; ed estensivamente Accoglierlo bene o male. –
Esempio: Bocc. Decam. 7, 271: Nè quel viso, nè quelle carezze, nè quelle feste più gli eran fatte che prima.
Esempio: Franc. Son. 68: E però non ti feci buona cera.
Esempio: Bern. Orl. 3, 14: O sì o no che Carlo gli credesse, Non so: un tratto gli fe' buona cera.
Esempio: Car. Lett. fam. 1, 74: Io visitai il Cardinale, il quale mi fece gran cera, e nel ragionare mi disse mille beni di M. Lorenzo.
Esempio: Calzol. Stor. monast. 564: Se esso santo Paolo e gli altri Apostoli avessero fuggita la conversazione degli infedeli, o fatto loro cattiva cera,... non gli avrebbon mai alla fede santa convertiti.
Esempio: Grazz. Rim. V. 95: Come Guittone e messer Cino e Dante Gli farebbon ridente e lieta cera!
Esempio: Capor. Rim. 56: Fersi tra lor gran cera, come s'usa Tra i cari amici.
Esempio: Allegr. Rim. Lett. 57: Ella s'è fitto e fondato in capo.... di non voler mai far buona cera a chi non la presenta prima a braccia quadre.
Definiz: § XCVIII. Fare, riferito a cose materiali o a persone, vale anche Convertire, Trasformare, in ciò che dal compimento è indicato; e più spesso usasi in costrutto con la Di, reggente il termine che vien convertito o trasformato: anche in locuz. figur. –
Esempio: Dant. Inf. 20: Vedi che ha fatto petto delle spalle.
Esempio: Simint. Ovid. Metam. 1, 78: Come Giove fece Calisto e 'l figliuolo Arcas due stelle.
Esempio: E Simint. Ovid. Metam. 1, 79: Come Iuno s'adirò quando vide che Calisto e Arcas erano fatti stelle.
Esempio: Cavalc. Vit. SS. PP. volg. 2, 217: Ma se quegli che fece dell'acqua vino, ha voluto.... fare dello istagno argento, non me ne maraviglio.
Esempio: Petr. Rim. 1, 305: Forse vuol Dio tal di virtute amica Torre alla terra, e 'n ciel farne una stella.
Esempio: Pulc. Luc. Driad. 1: Quella Iddea.... Vedendo per amore esserli tolte Le Ninfe, con inganno e spesso a forza Qual facea fonte, e qual d'albero scorza.
Esempio: Grazz. Rim. 1, 79: Tu hai fatto d'una lancia un fuso; Non distorto e confuso, Ma chiaro e bel ti fu nelle man dato Questo concetto, che tu hai storpiato.
Esempio: E Grazz. Rim. V. 87: Che lui, ancor che nelle prose è solo, Hai tristamente sì diserto e fiacco, Che d'una lancia è fatto un punteruolo.
Esempio: Cecch. Mogl. 5, 5: Mi vorresti di mosca Far barbagianni? come volevate Far il messere un nibbio? (qui scherzevolmente).
Esempio: Allor. A. Cap. 350: Chi porta in capo la celata, E chi su per le carte gli occhi accieca, E chi fa carboncin d'una granata.
Definiz: § XCIX. E riferito a cose morali. –
Esempio: Dant. Inf. 21: Del no, per li denar, vi si fa ita.
Esempio: E Dant. Parad. 5: Di mal tolletto vuoi far buon lavoro.
Esempio: E Dant. Conv. 225: Fare della mala cosa buona cosa.
Esempio: Machiav. Pros. stor. pol. 2, 317: I Pisani, veggendo i nimici signori della campagna, fecero della necessità legge.
Esempio: Cant. Carn. Otton. 25: E per ogni vil dono Fan del sì no, e del no sì con noi.
Esempio: Cellin. Vit. 228: Vedendomi a quel modo carcerato a così gran torto, pure facevo della necessità virtù.
Esempio: Fag. Rim. 3, 245: Della necessità però virtù Bisogna fare.
Definiz: § C. Fare, riferito a persona, e con un aggiunto denotante qualche istituto di vita o professione, vale Indirizzarvela, Farvela ammettere, e talora Costringerla ad entrarvi; ed altresì Ammettervela, o Lasciare che vi entri. –
Esempio: Petr. Vit. volg. 56: Levatosegli contro Teodosio, lo dispose dall'imperio, e fecelo prete.
Esempio: Bern. Orl. 67, 4: Non volevan prete far nè frate Chi non era d'età, ec.
Esempio: Cecch. Comm. ined. 2, 468: Noi nol vogliamo Già farne frate nè romito.
Esempio: Panciat. Scritt. var. 43: Non ha detto come gli altri: La sera piglio poco; fo una figliuola monaca; rivedrò que' signori; e mille altre smorfie.
Esempio: Guadagn. Poes. 1, 24: Studierò, buscherò delle monete; Mettetemi il collar, fatemi prete.
Definiz: § CI. E per Reputare, Stimare, Giudicare, chicchessia o checchessia tale o tal altro, secondo che è espresso dal compimento. –
Esempio: Dant. Rim. 196: Di dietro da costor van tutti quelli, Che fan gentili per ischiatta altrui.
Esempio: E Dant. Conv. 272: Dietro da costui vanno tutti coloro che fanno altrui gentile per essere di progenie lungamente stata ricca.
Esempio: Collaz. SS. PP. 109: Non fare beato lo uomo innanzi alla morte sua.
Esempio: Sacch. Nov. 1, 222: Uno vostro consorto mi vuol torre una vigna, la quale io fo perduta, se da voi non sono aiutato.
Esempio: E Sacch. Nov. 2, 181: E pertanto io gli fo perduti (i fiorini), se già Iddio non gli spirasse, ec.
Esempio: Savonar. Pred. 1: O padre, e' sono pure delli buoni che hanno scrupulo, e non la fanno così chiara come tu.
Esempio: Bern. Orl. 43, 54: Nè malvagio, nè villano Tenuto già son io nel mio paese, Ed oggi mostro ho ben col brando in mano A queste genti che intorno ha distese, Che non son nato come tu mi fai, Ma ec.
Esempio: Car. Lett. fam. 1, 265: Quest'obbligo ho io prima con quel nasuto di M. Gio. Francesco, ed ora col Gandolfo; al quale io non rispondo, perchè.... lo fo partito per di qua.
Esempio: E Car. Lett. fam. 1, 277: Tien [la Fortuna] maggior nimicizia meco, che non con esso voi, ancora che voi mi facciate tanto suo favorito.
Esempio: E Car. Lett. fam. 2, 147: In vero non sono quello che voi mi fate, nè posso tutto che vi credete.
Esempio: Grazz. Comm. 65: Ed io me lo son creduto,... tanto ch'io la feci fatta.
Esempio: E Grazz. Comm. 148: Se voi gli tenevate più cari di nessuna altra cosa, fategli andati.
Esempio: Cecch. Dot. 4, 2: N'ebbe una tirata di più che tre mesi, credo io, e i medici lo feciono spacciato.
Esempio: Tass. Gerus. 2, 5: Quivi è il volto Di colei che sua diva e madre face Quel vulgo del suo Dio nato e sepolto.
Esempio: Dav. Mon. 438: Si sono accordati [gli uomini] a farli (l'oro e l'argento) da quanto tutte l'altre cose insieme.
Esempio: Lipp. Malm. 2, 70: Noi vi facevam morto: o giudicate se, ec.
Esempio: Manz. Prom. Spos. 715: Perdere anche la speranza, e fare andata ogni cosa.
Definiz: § CII. E nello stesso significato trovasi anche con la preposizione Per; nella quale maniera usasi comunemente il verbo Avere. –
Esempio: Barber. Docum. Am. 286: Pigliando questo stato [ecclesiastico], Fa' per abbandonato Diletto ogni mondano.
Definiz: § CIII. E pur riferito a persona, e con un termine designante luogo, o atto, vale Credere, Tenere per fermo, che quella data persona sia nel luogo, o stia facendo l'azione, espressi dal compimento. –
Esempio: Cecch. Comm. ined. 1, 405: Voi siete qui? Io vi facevo a Prato.
Definiz: § CIV. E per Affermare, Asserire, e semplicemente Dare per tale. –
Esempio: Dant. Inf. 10: Suo cimitero da questa parte hanno Con Epicuro tutti i suoi seguaci, Che l'anima col corpo morta fanno.
Esempio: Sigol. Viagg. Sin. 6: E fassi da Alessandria a Modone per alto mare miglia 900, e chi la fa mille.
Esempio: Senec. Pist. XXVI: Alcuna volta il fanno [Omero] Stoico;... alcuna volta il fanno Epicureo;... alcuna volta il fanno Peripatetico;... alcuna volta il fanno Accademico.
Esempio: Mazz. Lett. 2, 210: Matteo Del Rosso. Fu banditore. Soda per 50. Chi mel fa povero, chi mi dice che certo egli è assai buono.
Esempio: Domen. Plin. 174: Timostene pone il viaggio di sessanta giorni da Siene a Meros: Eratostene vi fa seicento venticinque miglia.
Esempio: Galil. Op. astronom. 1, 277: È forza che questo filosofo creda che quella terra, che il Copernico fa andare in giro insieme con l'aria ambiente per la circonferenza dell'orbe magno, non sia questa dove noi abitiamo.
Esempio: Manfred. Elem. Cronol. 148: Il principio degli Arconti perpetui in quella repubblica vien fatto dal Bossuet posteriore alla presa di Troia di anni 100.
Definiz: § CV. E per Descrivere, Rappresentare, e simili; anche figuratam. –
Esempio: Dant. Inf. 1: Sì ch'io vegga la porta di san Pietro E color che tu fai cotanto mesti.
Esempio: E Dant. Conv. 226: Tu [Canzone] fai costei umile, e quella [Ballata] la fa superba.
Esempio: Bocc. Fiamm. 44: E se il luogo al quale io vo è così spiacevole come il fai,... ciò ti dee essere molto a grado.
Definiz: § CVI. Vale anche Dichiarare per sentenza, decreto, riferito a persona, e per lo più con gli aggiunti di fare Ribelle, fare Confinato, fare Reo, e simili. –
Esempio: Comp. Din. Cron. DL. 121: Punigli con l'arme e col foco,... e i loro seguaci fece ribelli.
Esempio: Vill. G. 435: Alquanti caporali di popolo fece morire, ed altri fece rubelli.
Esempio: E Vill. G. 447: Con grande lor dannaggio li ripinson fuori della cittade, e poi più confinati e rubelli fecero di quella parte.
Esempio: Tass. Gerus. 4, 56: Ed ambo fece rei di quell'eccesso, Che commetter in me volse egli stesso.
Esempio: Dav. Tac. 1, 13: Fare i cittadini ribelli, con tante spartigioni de' lor beni.
Definiz: § CVII. Fare, vale anche Dare, Conferire, Fare avere, riferito a qualità o proprietà. –
Esempio: Vasar. Vit. Pitt. Intr. 1, 99: Un'acqua di tanta virtù, che spegnendovi dentro i ferri bollenti, fa loro una tempera durissima.
Definiz: § CVIII. E per Arrecare, Apportare, riferito a cosa fisica, come giorno, pioggia, e simili. –
Esempio: Simint. Ovid. Metam. 1, 54: Quelli (Fetonte) domandò i carri del padre, e la signoria, e 'l temperamento de' cavalli che hanno ale ne' piedi a far dì.
Esempio: Car. Lett. Farn. 3, 134: L'altre cose di qua vanno in apparenza assai serene: ma si vede una nube di lontano che ci potria far pioggia.
Esempio: Magazzin. Coltiv. 126: Questo vento è alquanto più freddo di Levante, e.... fa pioggia:... nella montagna fa gran nevaj e bufere, e per esser tanto freddo ed umido, fa diacci e brinate alle volte fuori di stagione.
Definiz: § CIX. E per Esser cagione che altri riceva, senta, provi, pro, utile, danno, e simili; ovvero onore, onta, vergogna, e va' discorrendo; ed altresì piacere, dispiacere, pena. –
Esempio: Fr. Iac. Tod. 467: Nè alcun piacer già mai non dovria avere, C'ho fatto dispiacere al Creatore.
Esempio: Albertan. Tratt. volg. 117: Agguarda i casi,... che meno fa danno ciò, ch'è proveduto dinanzi.
Esempio: Dant. Inf. 1: Tu se' solo colui, da cui io tolsi Lo bello stile che m'ha fatto onore.
Esempio: E Dant. Inf. 16: Sempre a quel ver ch'ha faccia di menzogna De' l'uom chiuder le labbra quant'ei puote, Però che senza colpa fa vergogna.
Esempio: E Dant. Purg. 21: Non saprei dir quant'e' mi fece prode.
Esempio: Cresc. Agric. volg. 550: Il frumento e ogni biada si rallegrano di campo scoperto, e l'ombre fanno danno.
Esempio: Vill. G. 538: Aveva a suo comandamento le masnade de' cavalieri della Chiesa,... buona gente d'arme, ma poco d'onore o di stato fecero a santa Chiesa, o a sua parte, in acquisto di terre, ec.
Esempio: Leggend. Lazz. Mart. Madd. 21: Sorella mia, se pur tu sei disposta di perseverare nelli tuoi piaceri, fammi questa consolazione; vieni, e lascia ec.
Esempio: S. Bern. Lib. Arb. A. 99: L'altre due cose sole, sanza quella, neente fanno di pro.
Esempio: Macingh. Strozz. Lett. 128: E non so perchè tu seguiti le tue volontà, conoscendo, prima ne fai dispiacere a Dio, ch'è sopra a tutto, poi a me.
Esempio: Car. Lett. fam. 1, 222: Nè anco n'avrei scritto questo poco, se non mosso.... dal ritratto che io ho fatto dalle vostre lettere, che io vi farei piacere a dirne male.
Esempio: E Car. Lett. fam. 2, 114: Conosco d'aver fatto dispiacere a voi, e per mia giustificazione non voglio dire altro, se ec.
Esempio: E Car. Lett. fam. 3, 61: Fa pregiudizio a sè stessa, ed al buon nome che tiene, se l'ama, e non lo riverisce ancora davvantaggio.
Esempio: Cellin. Vit. 195: Va', Benvenuto mio, che tu sei un valentuomo; facci onore, chè buon per te.
Esempio: Giust. Vers. 162: Che buon pro facesse il verbo Imbeccato a suon di nerbo Nelle scuole pubbliche, ec.
Definiz: § CX. Vale altresì Somministrare, Porgere, Procurare, e simili, riferito a un termine materiale: anche in locuz. figur. e figuratam. –
Esempio: Fr. Giord. Pred. 2, 162: La facula che ti faccia lume, e mostriti la via.
Esempio: Dant. Inf. 14: Li margini fan via, che non son arsi, E sopra a loro ogni vapor si spegna.
Esempio: Petr. Rim. 1, 234: Per far lume al pensier torbido e fosco, Cerco 'l mio sole, e spero vederlo oggi.
Esempio: Rep. Fir. Diec. Bal. 12, 23: Che lo riceva.... o in casa sua, o altrove dove meglio si possa ricevere, e facciasigli le spese.
Esempio: Ar. Orl. fur. 8, 27: Che ciò che potea far la regïone Di fanti e di cavalli in ogni lato, Tutto debba a Calesio traghittarlo.
Esempio: E Ar. Orl. fur. 17, 45: Morte avea in casa e d'ogni tempo appese, Con lor mariti, assai capre ed agnelle, Onde a sè ed alle sue facea le spese.
Esempio: Bern. Rim. burl. 1, 59: Tanto ognun si consuma di vedervi, E d'alloggiarvi, e quasi far le spese.
Esempio: Bemb. Asol. 77: Lietissimi ci mena i giorni, ne' quali ci fanno luce, e risplendono spesse volte due Soli.
Esempio: Car. Eneid. 7, 782: D'ogni lato N'usciron d'improvviso; altri con pali E con forche e con bronchi, aguzzi al foco; Altri con mazze nodorose e gravi, E tutti con quell'armi ch'a ciascuno Fecer l'ira e la fretta.
Esempio: Cellin. Vit. 208: Ma che volendo venir meco di compagnia, io gli farei le spese insino a Lione.
Esempio: Dat. Vegl. 3, 171: La si lasciò segare [la gamba], e tenendo in mano una candela, fece lume a chi la segava.
Esempio: Segner. Crist. instr. 1, 335: Se un santo,... qual fu Ambrogio, in cambio di far le spese per tutta la vita sua ad un infame sicario,... avesse voluto per zelo di giustizia che l'offensore fosse punito, ec.
Definiz: § CXI. E riferito a un termine morale. –
Esempio: Albanz. Petr. Uom. fam. R. 2, 521: Così movendosi, alcuno caso o alcuna correria gli facesse destro della battaglia, che ello desiderava.
Esempio: Vill. M. 5, 23: Cacciarono le guardie dalla porta, e misono dentro la compagnia, facendo per ciò sussidio grande al loro stremo bisogno.
Esempio: Uff. Cast. Fort. Fir. 67 t.: Se il nostro Comune facesse loro aiuto fiorini cento d'oro, alzerebbero tanto la torre, che ec.
Esempio: Cavalcant. G. Istor. fior. 1, 435: I quali de' loro legni ci facessero aiuto, come delle nostre genti facemmo a loro.
Esempio: Ar. Orl. fur. 4, 13: Da nessun lato nè sentier nè scale V'eran, che di salir facesser copia.
Esempio: E Ar. Orl. fur. 29, 23: Te ne farò l'esperïenzia ancora, Non ne l'altrui, ma nel mio corpo or ora.
Esempio: Vasar. Vit. Pitt. 8, 117: Si mise in opera (il modello di un palazzo), ma non interamente,... non volendo alcuni vicini fargli commodità de le case loro.
Esempio: Stat. Art. Por S. Mar. 16: Possinsi fare tutte quelle provanze da ciascuna delle parti, per giustificare la sua intenzione.
Esempio: Ambr. Cofan. 2, 2: Per farvene Sperïenzia, ve ne dirò, piacendovi, Un motto dell'una e dell'altra.
Definiz: § CXII. Riferito a medicamenti, vale Prescrivere, Ordinare; ed altresì Dare, Apprestare, Somministrare. –
Esempio: Bern. Rim. burl. 1, 53: Ti fa [Aristotele] con tanta grazia un argomento, Che te lo senti andar per la persona Fino al cervello, e rimanervi drento (qui in equivoco).
Esempio: Red. Lett. 1, 435: Direi che Vostra Signoria gli facesse de' serviziali un dì sì e un dì no.
Esempio: E Red. Lett. appr.: Se avessi delle bolle giù per la gola, gli facesse de' gargarismi con acqua d'orzo.
Definiz: § CXIII. Fare, vale anche Dare, Assegnare. –
Esempio: Cavalc. Specch. Pecc. 20: Così mala parte farà Iddio a noi de' beni del cielo, come noi facciamo alli nostri prossimi de' beni della terra.
Esempio: Bocc. Decam. 8, 168: Quella parte delle sue cose mi farei, che mi paresse; ma io intendo che voi a me.... quella parte delle vostre cose facciate che voi medesimo volete.
Esempio: Car. Eneid. 11, 121: De le prede di Laurento Gli fa gran parte.
Esempio: Cecch. Samar. 1, 2: Onde avendo il civile e il criminale, E il sacro e il profano, e il romaiuolo, E' si fecion la parte grassa.
Esempio: E Cecch. Comm. ined. 2, 430: E' bisognerà ben che voi facciate Al Chima vostro un po' di tanto il mese, Perchè gli è poveretto.
Esempio: Ricc. S. Cat. Lett. 99: Ordinò molte limosine; e infra le quali, ogni anno che fussi fatta la dota a povere fanciulle.
Definiz: § CXIV. E riferito a dote, sopraddote, patrimonio ecclesiastico, e simili, vale Costituire. –
Esempio: Grazz. Comm. 229: Non avendo figliuoli, o morendo egli innanzi a lei, le fa sopradote di duemila ducati.
Esempio: Bart. D. Mem. ist. Comp. 4, 310: Delle femine, che furon quattro, a una sola potè far la dote per maritarla.
Esempio: Guadagn. Poes. 1, 88: Le fa la sopraddote.
Definiz: § CXV. Riferito a lascito, legato, e simili, vale Assegnare quella somma o quella cosa che il testatore dichiara di voler lasciare o legare ad alcuno. –
Esempio: Fr. Giord. Pred. R.: Si confidano molto ne' lasciti testamentarj, che fanno al punto della morte.
Esempio: Vill. G. 633: Intra li altri legati che fece, lasciò che a tutti i poveri.... fossono dati danari sei per uno.
Esempio: Ross. P. Sveton. 1, 200: Quantunque egli si curasse poco de' lasciti, che gli erano fatti da i testatori.
Definiz: § CXVI. E per Concedere, Procurare; ed altresì per Usare, e simili. –
Esempio: Dant. Purg. 1: Quante grazie, volle da me, fei.
Esempio: E Dant. Parad. 17: Ch'avrà in te sì benigno riguardo, Che del fare e del chieder, tra voi due, Fia primo quel che tra gli altri è più tardo.
Esempio: Cavalc. Vit. SS. PP. volg. 2, 194: Piacciati dunque, benigno e misericordioso Iddio, fare misericordia a questa tua fattura.
Esempio: Casalb. Mel. Ricord. 31: Se Dio li fa bene, de' fare bene a me.
Esempio: Fiorett. S. Franc. 27: Egli non le volle mai fare questa consolazione.
Esempio: Vill. G. 533: Signa fu murata di belle mura, e con alte belle torri,... e fu fatta certa immunità e grazia a quale terrazano vi rifacesse casa.
Esempio: Bocc. Decam. 1, 236: Col consentimento degli altri lietamente la grazia gli fece.
Esempio: E Bocc. Decam. 6, 84: Vi priego che una piccola grazia mi facciate.
Esempio: E Bocc. Com. Dant. M. 2, 131: Il qual Dino, essendogli maravigliosamente piaciuti (i primi sette canti della Divina Commedia), e avendone a più suoi amici fatta copia,... pensò che fossero da dover rimandare a Dante, e di pregarlo che.... vi desse fine.
Esempio: Collaz. SS. PP. R. 16: Se la misericordia del Segnore non gli farà prosperità.
Esempio: Ovid. Pist. 52: La figliuola del re Toante, la quale gli fece (a Iansone) per più tempo grande cortesia del suo avere, ed ancora della sua bella persona.
Esempio: Robb. Recit. 297: Signore, fammi misericordia, ch'io ti voglio seguitare in questa notte.
Esempio: Bemb. Stor. 1, 107: Quelle cose a quelli della città vendè, facendo loro lungo termine al pagarle.
Esempio: Buonarr. M. V. Lett. Ric. 94: Io ti scrissi come voi fermassi quel pezzo di terra di Nicolò della Buca, e facessiti far tempo un mese.
Esempio: Cellin. Vit. 158: Ne' primi dì del vostro papato non saria bene far grazie di questa sorte.
Esempio: Cecch. Dot. 2, 5: State a udire; dite che questo resto (di denari) gnene prometterò io, e che me ne faccia un tempo comodo.
Esempio: Ambr. Furt. 1, 1: Dio gli faccia pace, se gli è morto.
Esempio: Ricc. S. Cat. Lett. 233: Bisogna di più, che pensiate aver a fare qualche comodità a vostra madre in Gesù circa al pagamento [dell'olio].
Esempio: Tass. Amint. 2, 2: O Dafne, a me quest'ozio ha fatto Dio.
Esempio: Galil. Op. fis. mat. 1, 412: I quali scritti, avendone egli ad altri fatto copia, è necessario che siano venuti in mano del Capra.
Esempio: Bart. D. As. 1, 153: Ora che Iddio glie ne avea fatta mercè, rinunziava a' suoi piedi quanto nel mondo aveva.
Esempio: Segner. Pred. 145: Così Dio vi faccia mercè di non lo avere già mai nè pure a vedere (il Purgatorio), non che a provarlo.
Esempio: Mont. Poes. 1, 218: Poichè un Nume gli avea fra le tempeste Fatto quest'ozio.
Esempio: Guadagn. Poes. 1, 81: Tra i più bei doni, che ci ha fatti Iddio,... È quello della bocca.
Definiz: § CXVII. E riferito particolarmente a patti o condizioni, vale Accordare, Menar buono, Acconsentire. –
Esempio: Vill. G. 3, 42: E, quasi come gente ricreduta, feciono a' Genovesi ogni patto che seppono domandare.
Esempio: E Vill. G. 4, 52: Per sua scusa domandò loro molto larghi patti fuori di misura, con tutto che per gli più si credette che, bene ch'e' Pisani gli avessono fatti, non avrebbe voluto lasciare la stanza di Cicilia.
Definiz: § CXVIII. E per Rendere, Prestare, Usare, riferito a benefizio, servigio, piacere o ad altro utile atto. –
Esempio: Dant. Parad. 6: Quattro figlie ebbe, e ciascuna reina, Ramondo Berlinghieri, e ciò gli fece Romeo, persona umile e peregrina.
Esempio: Capp. N. Comment. 83 t.: Neri consigliò in questo modo ed effetto, che egli era di parere, che uno de' maggiori piaceri si potessi fare al Re di Ragona, fussi l'offendere i Senesi.
Esempio: Machiav. Princ. 33: I beneficj si debbono fare a poco a poco, acciocchè si assaporino meglio.
Esempio: E Machiav. Rim. 406: Sempremai Si debbe far piacer, quando e' non costa.
Esempio: Ar. Orl. fur. 6, 54: Per amor di quella che tanto ama.... Gli avria fatto servizio; ma aiutarlo In altro non potea.
Esempio: Buonarr. M. V. Lett. Ric. 103: Perchè me n'è fatto migliore servigio.
Esempio: Cellin. Vit. 83: Tutti quei Signori ch'erano in Castello mi facevano favori maravigliosi.
Esempio: Cecch. Mogl. 5, 7: Fammi un piacer; poi il dargliela o non dargliela Sia rimesso in te.
Esempio: Salv. Spin. 5, 7: Corri al sere e digli che 'l podestà m'ha fatto favore di farmi sprigionar subito ch'egli ha saputo ch'i' sono.
Esempio: Dav. Tac. 2, 52: Tito Vespasiano fu dal padre mandato di Giudea a Galba, ancora regnante, per fargli servitù, e per esser in età da chieder onori.
Esempio: Bart. D. As. 2, 5: Tutti [in Malacca] si pregiano di cavalieri; nè v'è uomo, benchè popolaresco, che degni di far servigio della sua persona.
Esempio: Bottar. Dial. 3: Mi vergogno che ella non mi sia mai caduta in pensiero; però fatemi la cortesia d'illuminarmi su questo punto.
Definiz: § CXIX. E per Inferire, Arrecare, Apportare, riferito a danni, ingiurie, oltraggi, onte, molestie, e simili. –
Esempio: Dant. Inf. 21: E per nulla offension che a me sia fatta, Non temer tu.
Esempio: E Dant. Purg. 2: Ed egli a me: Nessun m'è fatto oltraggio.
Esempio: Comp. Din. Cron. DL. 48: Fecesi leggi, che si chiamorono Ordini della Giustizia, contro a' potenti che facessino oltraggi a' popolani.
Esempio: Liv. Dec. 1, 337: Quando noi ci vogliamo guardare dell'oltraggio, il facciamo ad altri.
Esempio: Vill. G. 251: E feciono grande onta e soperchio a' Genovesi.
Esempio: Vill. M. 538: Que' dentro.... dirizzarono manganelle, colle quali assai danno facevano.
Esempio: Collaz. SS. PP. 141: Quegli che persevera in semplicitade ed in puritade, non fa nocimento, nè noia a neuno.
Esempio: Libr. Ruth 11: Io comando a questi miei garzoni che neuno ti faccia molestia alcuna.
Esempio: Sentenz. Filos. volg. 5: E non volere fare altrui quello che non volessi che a te fosse fatto.
Esempio: Petr. Rim. 2, 213: Vidi verso la fine il Saracino, Che fece a' nostri assai vergogna e danno.
Esempio: Bocc. Decam. 2, 192: Io intendo non di rubare al Duca la femina sua, ma di torre via l'onta, la quale egli fa alla mia sorella.
Esempio: Sacch. Nov. 1, 106: Fu dipinto a Firenze, quando venne in disgrazia del Comune, per farli vergogna, ec.
Esempio: E Sacch. Nov. 1, 210: Perchè mi fai tu questo?
Esempio: Machiav. Leg. Comm. 4, 20: Discorse quanto il Papa errava a volere senza cagione alcuna, per fare male ad altri, mettere in periculo sè e tutta Italia.
Esempio: Ar. Orl. fur. 46, 27: Quivi pensando quanta ingiuria egli abbia Fatto alla donna ec.
Esempio: Car. Lett. fam. 1, 59: Feciono insulto a Monsignore a Castel della Pieve.
Esempio: E Car. Lett. fam. 2, 329: Non me ne fate nè danno nè incomodo alcuno.
Esempio: Cellin. Vit. 475: E vi dico, che se Vostra Eccellenzia lo darà a chi non lo merita, quella non farà torto a quel che lo merita; anzi la farà un gran torto a sè medesima, perchè la n'acquisterà danno e vergogna.
Esempio: Forteguerr. Cap. 169: Ti farò veder che ogni persona, Se non fa scortesia o dispiacere, Non può esser nel mondo cosa buona.
Esempio: Mont. Poes. 2, 184: Non odiar tu dunque La patria mia, che tua divien, che nullo Fece oltraggio alla vostra.
Esempio: Giust. Vers. 18: Mi fecero angherie di nuova idea.
Esempio: Manz. Prom. Spos. 319: Come se non bastassero le tirannie che gli hanno fatte ieri.
Definiz: § CXX. E riferito a martirio o martoro fare martirio o martoro, si usò per Darlo, Sottoporre ad esso. –
Esempio: Senec. Declam. 38: Il quale [tiranno] le fece molti martirj perchè ella manifestasse i suoi segreti.
Definiz: § CXXI. E per Rendere, Tributare, riferito a onore, ossequio, e simile. –
Esempio: Dant. Inf. 4: Tutti l'ammiran, tutti onor gli fanno.
Esempio: Tav. Rit. 1, 412: La reina Isotta fa loro grande onore.
Esempio: Morell. Cron. 319: Questo onore gli fu fatto, non tanto per lo acquisto fece colla forza del Comune, ma perchè e' si portò lealmente.
Esempio: Bocc. Decam. 2, 93: Io ti saprò bene, secondo donna, fare un poco d'onore.
Esempio: Rep. Fir. Diec. Bal. 12, 23: Che lo riceva, e faccigli onore, o in casa sua, o ec.
Esempio: Dat. L. Sfer. 1, 21: La gente antica stette in tanto errore, Che 'l chiamarono Iddio della natura (il sole), Lui adorando e facendoli onore.
Esempio: Segner. Op. 1, 809: Fare ad un santo qualche ossequio speciale più che ad un altro.
Esempio: E Segner. Sentim. Oraz. 59: Quelli stessi, che forse internamente c'invidiano, esteriormente ci mostrano gran rispetto, ci fanno ossequio, ci offrono servitù.
Definiz: § CXXII. E per Porgere, Dare, Somministrare, riferito a segno, indizio, dimostrazione, sembiante, e simili; detto figuratam. anche di cosa. –
Esempio: Dant. Purg. 2: Ma fe' sembiante D'uomo, cui altra cura stringa e morda, Che quella ec.
Esempio: E Dant. Purg. 7: Colui che più sied'alto, e fa sembianti D'aver negletto ciò che far dovea.
Esempio: E Dant. Parad. 24: Poi mi volsi a Beatrice; e quella pronte Sembianze femmi, perchè io spandessi L'acqua di fuor del mio interno fonte.
Esempio: Vill. G. 314: Temendo che per le dette sette e brighe parte Ghibellina non esaltasse in Firenze, che sotto titolo di buono reggimento già ne facea sembiante.
Esempio: Bocc. Decam. 4, 212: Nè altra vista d'alcun sentimento fece, che avrebbe fatto un corpo morto.
Esempio: Ar. Orl. fur. 9, 21: Una donna trovò piena di lutto, Per quanto il viso ne facea segnale.
Esempio: E Ar. Orl. fur. 28, 56: Ben s'adocchiar, ma non ne fer sembiante, Ch'esser notato ognun di lor temette.
Esempio: Cas. Pros. 2, 48: Non fanno alcun segno di sentir l'armi che sono in Italia.
Esempio: Car. Eneid. 2, 31: Finto che ciò fosse per voto Del lor ritorno, di tornar sembiante Fecero tal, che se ne sparse il grido.
Esempio: Bart. C. Archit. Albert. 44: Avanti che egli (il noce di Negroponte) si rompa, ne fa segno con il suono.
Esempio: Giacomin. Oraz. 37: Non imita [la tragedia] il costume quieto e moderato, e se lo imitasse non aggradirebbe, ma fa sembianze del timoroso e del lamentevole, ec.
Definiz: § CXXIII. Riferito a grazie fare grazie, ed anche a laudi fare laudi, o simile, si usò per Rendere, Tributare. –
Esempio: Collaz. SS. PP. 34: Padre, io ti fo grazia che tu m'hai udito, ma io sapeva ben che tu mi odi sempre.
Esempio: Simint. Ovid. Metam. 1, 59: Quindi fa grazie al non voluntaroso padre.
Esempio: Leggend. SS. M. 3, 140: Anche disse la beata Margherita: Io faccio grazia a te, Signor mio Domeneddio, il quale mi hai fatta degna per la tua misericordia d'essere della compagnia de' tuoi eletti.
Esempio: E Leggend. SS. M. 4, 101: Per lo qual miracolo si feciono grandissime grazie e onore a Dio e a santo Girolamo.
Esempio: Vit. Tob. 22: Come tu sarai entrato in casa tua, incontanente adora il tuo Signore Iddio, facendo grazie a lui, e poi va' al tuo padre.
Esempio: Apoc. volg. 18: Adorarono Iddio dicendo: facciamo grazia a te, Signore Iddio tutto potente che se', e che eri ec.
Esempio: Leggend. Cint. Prat. 8: Lo quale [cintolo] santo Tommaso ricevendo divotamente, a lei fece laude e grazie.
Definiz: § CXXIV. Fare, vale anche Distribuire, traendo da una massa comune; e più che altro si riferisce a minestra fare le minestre: e riferito a carte fare le carte, vale Mescolarle e distribuirle ai giocatori. –
Esempio: Vasar. Vit. Pitt. 2, 227: Rispose: fate le scodelle, chè io.... vengo.
Esempio: Red. Lett. 3, 277: Le auguro [le feste] a V. S. felicissime: sta mo a quello che fa le minestre il concederle (qui figuratam.).
Esempio: Not. Malm. 2, 666: Quello che mescolò le carte, che si dice far le carte.
Definiz: § CXXV. E per semplicemente Dispensare, riferito ad elemosine o carità. –
Esempio: Vill. G. 698: Nella nostra città di Firenze fu loro fatte grandi elemosine.
Esempio: E Vill. G. 790: Rispuose il gentil uomo quasi commosso, dicendo: Come la carità? che più se ne fa in Firenze in un dì, che in Pisa in un mese?
Esempio: Bocc. Decam. 6, 316: Dir delle messe e delle orazioni, e fare delle limosine.
Esempio: Panant. Poet. Teatr. 78: E se un piccolo prezzo gli si dà, Par che fatta gli sia la carità.
Definiz: § CXXVI. Fare, vale altresì Mandar fuori, Produrre, riferito a suono fare suono, grido fare grido, rumore fare rumore, strepito fare strepito, schiamazzo fare schiamazzo, e simili; e dicesi tanto delle persone quanto degli animali. –
Esempio: Dant. Inf. 12: Ove i bolliti facean alte strida.
Esempio: E Dant. Inf. 14: Quando piangea, vi facea far le grida.
Esempio: E Dant. Parad. 21: E feron grido di sì alto suono, Che non potrebbe qui assomigliarsi.
Esempio: Domin. Gov. Fam. 47: Gli orecchi stendi a udire.... le melodie degli uccelli, facendo dolci versi al suo Signore.
Esempio: Firenz. Pros. 2, 154: Tanto fremito faceva (un cignale) colla bocca, ch'e' pareva, che quando e' si moveva, ch'e' cadesse una saetta.
Esempio: Cecch. Dot. 5, 6: Ogni animale Fa il verso che gli detta sua natura.
Esempio: Monigl. Poes. dramm. 3, 308: Cucchericù fa il gallo. I. Co co be fa la gallina.
Definiz: § CXXVII. E detto di cosa. –
Esempio: Giamb. Lat. Tes. 76 t.: Fuggono [le api] per lo fumo, e raunansi per suono di ferro o di pietre, o di cosa che faccia grande romore.
Esempio: Dant. Inf. 32: Non avria pur dall'orlo fatto cricch.
Esempio: Petr. Rim. 2, 176: Non fan sì grande e sì terribil suono Etna, qualor da Encelado è più scossa, Scilla e Cariddi, quand'irate sono.
Esempio: Bocc. Decam. 7, 132: Questo uscio fa sì gran romore quando s'apre, che ec.
Esempio: Car. Eneid. 1, 88: Eglino (i venti) impetuosi e ribellanti Tal fra lor fanno e per quei chiostri un fremito, Che ne trema la terra, e n'urla il monte.
Esempio: Baldell. F. Guerr. Giud. 323: Una d'esse [torri] quella notte cadde,... ed avendo fatto grandissimo scoppio, fu cagione che nell'esercito nascesse non picciol terrore.
Esempio: Grazz. Comm. 39: Pigliate una pentola, o un mezzo quarto,... e battetelo fortemente in terra; egli farà uno scoppio grandissimo.
Definiz: § CXXVIII. E per Mandar fuori dalle vie naturali, detto così dell'uomo come dell'animale. –
Esempio: Benciv. Mes. 1 t.: Capitolo decimo, del fare sangue di sotto dopo la purgazione.
Esempio: Volg. Pist. Vang. 2, 27: Cadde, e volgevasi per terra, e faceva schiuma per la bocca.
Esempio: Bern. Rim. burl. 1, 94: È opinion ch'ei vada Del corpo l'anno quattro tratti soli, E faccia paternostri e fusaiuoli.
Esempio: Panant. Poet. Teatr. 47: L'ex-frate dalla stizza fa la bava, Col naso rosso, con enfiate labbia.
Definiz: § CXXIX. Detto di ferita, piaga, bolla, e simili, ovvero di alcuna parte del corpo lesa o malata, e riferito più spesso a sangue, marcia, acqua, e simili, vale Buttare, Grondare, Gemere, quella data materia. –
Esempio: Cresc. Agric. volg. 410: Se dopo la tagliatura, o vero scarnamento, alcuna vena faccia sangue, si dee costrignere in questo modo, ec.
Esempio: E Cresc. Agric. volg. 413: Se per lo svenimento, o vero scarnamento suo, s'apra vena alcuna e faccia sangue, allora.... con filo di seta strettamente si leghi.
Definiz: § CXXX. Fare, vale anche Prendere un cotale atto o contegno, Dare certe dimostrazioni, Comportarsi in quel modo, che dall'oggetto è determinato. –
Esempio: Bern. Orl. 2, 57: E fa il galante Con certe donne, ed attacca un mercato.
Esempio: E Bern. Orl. 16, 2: Chi fa il ricco, chi il bello, e chi lo scaltro.
Esempio: Grazz. Rim. V. 562: E come fosse ver, nè più nè meno, Ne va facendo il grande infra la gente.
Esempio: Ambr. Furt. 4, 7: Noi facciamo il pazzo; e vi sarà cavata la pazzia del capo.
Esempio: Cecch. Dot. 3, 2: Bell'usanza ch'è questa, che a Firenze oggidì ogniuno vuol fare il liberale e 'l magnifico della roba d'altri.
Esempio: Dat. Lepid. 60: Di qui imparino eglino a maneggiar con decoro la parola di Dio, e non fare il grazioso.
Esempio: Forteguerr. Terenz. 173: Se abbastanza fin qui.... Hai fatto l'ubriaco, se tu vuoi, Stammi ad udire.
Esempio: Tagl. Lett. scient. 270: Galanti giovani, che delle femmine facendo i cascamorti, per conformarsi al genio loro, mostrano ec.
Esempio: Nell. Iac. Gelos. disinv. 3, 3: Io accomodarmi che mia moglie si mascheri insieme con giovani che fanno i cascamorti di lei?
Esempio: Panant. Poet. Teatr. 4: Potete indovinar cosa mi dice Lo zio prete, quand'ha raccapezzato Ch'io mi son messo con la cantatrice A far il bello.
Esempio: Giust. Vers. 3: Faccia chi può con meco il prepotente, Io me la rido.
Esempio: Guadagn. Poes. 2, 228: Ed il mettersi a fare il moralista, Mi par che non convenga a un lunarista.
Definiz: § CXXXI. E per Fingere, Simulare, ed anche Affettare. –
Esempio: Macingh. Strozz. Lett. 600: Ma la donna vuole più tosto fare l'ammalato.
Esempio: Bellinc. Rim. F. 2, 57: Farò el buono, el discreto, el giusto, el netto, Per fargli uscir poi qualche traversia.
Esempio: Gell. Sport. 1, 3: E non bisogna far tanto il povero.
Esempio: E Gell. Sport. appr.: Oh facciamo un po' 'l semplice.
Esempio: Cecch. Acq. Vin. 3, 1: E vo' veder, se con far seco il buono,... e 'l doglioso, io potessi Adolciarlo, che e' mi cancellassi.
Esempio: E Cecch. Comm. ined. 1, 420: Si lasci cader giù, e faccia il morto O lo svenuto.
Esempio: Dav. Tac. 1, 225: E conta, come prima fece il pazo, e mandava a Tiberio cotali bestemmie sciocche.
Esempio: Dat. Lepid. 41: Ci sono assai ipocriti che fanno il santo e 'l devoto, ma internamente son peggiori degli altri.
Esempio: Segner. Crist. instr. 1, 196: Quando [i vostri figli] cagionano de' danni,... gli bravate allora voi,... o pure fate il goffo, e fingete di non accorgervi?
Esempio: Baldov. Lament. 35: Altro, Sandra, ci vuol che far lo gnorri.
Esempio: Forteguerr. Terenz. 141: Tu sei matto, o pur lo fai?
Esempio: Fag. Rim. 3, 45: Il fare il sordo torna tanto bene, Che il far orecchi di mercante è in uso, Per non udire ciò che non conviene.
Esempio: Nell. Iac. Serv. 1, 3: Non istar a facci l'indiana e la misteriosa adesso d'una cosa, che l'è scritta pelle cantonate.
Esempio: Ricc. A. M. Rim. Pros. 202: Ma se un dato gli avesse Cosa che gli piacesse, Io mi credo benissimo Che prima modestissimo Il ritroso facesse, Ma il manin poi stendesse Ben volentier pigliando.
Esempio: Giust. Vers. 84: E fa il modesto E lo svogliato.
Esempio: Guadagn. Poes. 2, 260: Come sta, signor Caio, che fa ella? Faccio il minchion per non pagar gabella.
Esempio: Manz. Prom. Spos. 513: Un buon mezzo è di fare il disgustato.
Definiz: § CXXXII. E per Imitare, Contraffare, gli atti o il contegno di una data persona, e più spesso di un dato animale. –
Esempio: Bellinc. Rim. F. 2, 104: Egli è tempo aprir gli occhi, e parer cieco,... E far la gatta morta, e ir pian piano.
Esempio: Bern. Orl. 15, 24: E facea con la testa la civetta.
Esempio: E Bern. Orl. 66, 30: Fa una volpe alle volte il gattone, Quando vuol acchiappar qualche cornacchia.
Esempio: Varch. Ercol. 112: Non già che abbiamo da potere sprimere con una voce sola quello che i Latini dicevano connivere, cioè fare le viste, o infingersi di non vedere, e proverbialmente far la gatta di Masino.
Esempio: Car. Long. 105: Ed or rovescio, or boccone, or per il lato, fece quando il ranocchio, quando la lepre, ec.
Esempio: Cecch. Donz. 4, 3: Ben (se 'l padrone Non fa la serpe tra l'anguille) in questa Casa hanno ir staser le gatte in zoccoli.
Esempio: Allegr. Rim. Lett. 219: Dove, non sendo avanti il sol levato Alla portiera, a far la lionessa.
Esempio: Buonarr. Fier. 3, 1, 5: E vuoi lasciar ire In un punto in malora Tutto 'l tempo, ch'hai speso In far la lionessa Dietro alla tua Signora?
Esempio: Baldov. Lament. 77: Tu fai, Sandra, il formicon di sorbo.
Esempio: Fag. Rim. 5, 135: È lì tosto, E alla camera s'appressa, Dove fa la leonessa, Passeggiando innanzi e 'ndreto Zitto e cheto.
Definiz: § CXXXIII. E per Imitare, Contraffare, la voce, il suono, di una persona, di un animale, o di un istrumento: detto anche di animale. –
Esempio: Simint. Ovid. Metam. 1, 120: Prese figura di vecchia,... e portò gli piegati membri con tremante passo, e fece voce di vecchia.
Esempio: Cecch. Ass. 5, 2: Il vecchio nella corte sempre fece l'assiuolo: non so io che diavolo di fantasia gli s'era tocca.
Esempio: Panant. Paret. 49: Che se questo fringuello è accanto a quello, O si terrà sdegnosamente muto, O farà il falco, e del rapace uccello Il tristo imiterà sibilo acuto.
Definiz: § CXXXIV. Riferito a dramma o a parte di esso, come Atto o Scena, vale Rappresentare. –
Esempio: Cecch. Corr. Prol.: Vi sarà detto da quelli che fanno Il primo atto.
Esempio: Fag. Comm. 7, 271: Ditemi, padron mio, Son questi fantoccini Che fecero.... così male Un certo drammettuccio rusticale?
Esempio: Panant. Poet. Teatr. 90: Si faria la commedia dei due gobbi.
Definiz: § CXXXV. E per Sostenere, Rappresentare, riferito a persona o personaggio, parte, e simili: anche figuratam. –
Esempio: Sassett. Lett. 140: Servito [voi avrete] in palazzo a ricevere dame, o fatto altro personaggio, dicentesi alla presenza vostra.
Esempio: Tass. Dial. 1, 374: E s'avviene ch'egli ben non rappresenti la persona de la quale s'è vestito, non perciò altro che re è chiamato, ma si dirà che il re non ha fatto la sua parte.
Esempio: Dav. Tac. 2, 21: Che personaggio io mi faccia qui, compagni miei, non so.
Esempio: Segner. Crist. instr. 3, 83: Ora vien chiamato [il demonio] leone, ed ora serpente: tanto fa bene l'una e l'altra figura.
Esempio: Forteguerr. Terenz. 224: Questo tale È parasito, e fa le prime parti; E da lui quasi tutto fia tessuto Dell'opera l'intreccio.
Esempio: Leopard. Pros. 2, 236: Se tu prenderai a fare una persona da più che non comportan le tue forze, primieramente tu riuscirai con poco onore in questa figura.
Esempio: Panant. Poet. Teatr. 12: E vuol far Cleopatra? buffoncella!
Esempio: E Panant. Poet. Teatr. 23: Molti non sanno far nessuna parte, Molti fan tutte le parti in commedia.
Definiz: § CXXXVI. Fare, vale altresì Esercitare, riferito ad arte, mestiere, professione, traffico, e simili. –
Esempio: Cess. Scacch. volg. 24: E però se sapranno fare alcuna arte, sì potranno menare la vita loro orrevolmente.
Esempio: Cavalc. Att. Apost. 117: Fralle quali era una donna ch'avea nome Lidia, ed era della città di Tiatira, e facea arte di porpora.
Esempio: Vell. Cron. 31: Intesesi anche bene di mercatanzia, e fecela molto lealmente.
Esempio: Bocc. Decam. 8, 133: Si chiamava Pietro da Tresanti, che quello medesimo mestiere con uno suo asino faceva.
Esempio: Mazz. Lett. 1, 10: Egli ha preso di zara meco per una credenza ch'io feci a Boneccorso mio, quando feci l'arte per lui.
Esempio: Acc. D. Stor. Ar. 2, 217: Il re, convocati tutti i cittadini fiorentini che in grande numero si trovavano a fare mercatanzie nel suo regno, mostrò la donazione ec.
Esempio: Cant. Carn. 6: Il far quest'arte è cosa da garzoni.
Esempio: E Cant. Carn. 76: E l'arte del pittore Con somma diligenza noi facciano (facciamo).
Esempio: Cellin. Pros. 224: Uno che vuol fare professione d'architettura, gli è di necessità ec.
Esempio: Bart. C. Archit. Albert. 135: Non fussino veduti [certi poveracci] in detta città starsi, senza fare qualche arte, più che tre giorni.
Esempio: Buonarr. Fier.: Ha veduto, che far l'altrui mestiere È un voler guastar i fatti suoi, E far l'usata zuppa nel paniere.
Esempio: Fag. Rim. 2, 181: Finalmente chi fa l'altrui mestiere, Dice il proverbio, che non sa mentire, Per lo più fa la zuppa nel paniere.
Esempio: Panant. Poet. Teatr. 28: Dovete sapere.... che quel mestiere Che voi fate ora, negli anni passati Da me fu fatto per i miei peccati.
Definiz: § CXXXVII. E per similit., riferito a esercizj o traffici disonesti. –
Esempio: Dant. Inf. 22: Quivi mi misi a far baratteria.
Definiz: § CXXXVIII. Reggente un sostantivo che denoti persona esercente un'arte, mestiere, professione, vale Esercitare quella data arte, mestiere ec. –
Esempio: Cellin. Pros. 6: Certi bottegaj che si truovano nei castegli o in nelle pendice delle città, i quali fanno il fornaio ed il pizzicagnolo, e lo speziale ed il merciaio, in somma e' tengono di ogni cosa un poco.
Esempio: Grazz. Pros. 151: Fu già un buon uomo.... che faceva il battiloro.
Esempio: Cecch. Mogl. 3, 7: Ogni furfante è buono a fare il birro.
Esempio: Sassett. Fr. Notiz. 25: Tenevano tavola in Mercato Nuovo, e facevano il cambiatore.
Esempio: Allegr. Rim. Lett. 289: Nè pur Lombardo, Per farvi il ciabattin, v'è mai rimasto.
Esempio: Vai Rim. 19: Getta il turcasso via, Mettiti a far la spia, O ver la cafalà.
Esempio: Bertin. A. F. Risp. Gio. Paol. 81 t.: Il Burchiello faceva il barbiere.
Definiz: § CXXXIX. E per similit. –
Esempio: Panant. Poet. Teatr. 28: Qualche ciabatta accomodo, ma poi Faccio il poeta dell'Opera.
Esempio: Giust. Vers. 43: E coll'usura e facendo il falsario, Con frodi e con bilance adulterate, Gli venne fatto d'esser milionario.
Definiz: § CXL. Pure reggente un sostantivo denotante qualche professione o mestiere, vale anche Sostenere quell'ufficio o carico, che è espresso dal compimento, Servire da ciò che il compimento significa. –
Esempio: Vasar. Vit. Pitt. 3, 147: Spesso si percuote in certi uomini.... saccenti, che per lo più sono ignoranti; i quali, per parere d'intendere, si mettono arrogantemente molte volte a voler far l'architetto, e sopraintendere, e guastano ec.
Esempio: Cecch. Comm. ined. 58: E poi ch'è stato dello sposo? N. È su, Che fa l'astante all'ammalata.
Esempio: Galil. Op. astronom. 1, 274: Potrò dunque io questa volta farvi a tutti due, come si dice, il maestro addosso.
Esempio: Segner. Op. 4, 520: Giudicate voi.... se debba ommettersi per servire alla mensa di un cavaliere,... per fargli, dico, il fattore?
Definiz: § CXLI. Riferito a bottega, banco fare bottega o banco, e simili, vale Avere, Tenere, Far andare, e simili. –
Esempio: Brev. Mar. Pis. 3, 461: Nessuno possa essere Comsulo del dicto Ordine, nè debbia, lo quale tegna o vero personevilemente faccia banco, u vero bottega.
Esempio: Nov. Grass. legn. 2: Questo legniaiuolo faceva la bottega in su la piazza di Santo Giovanni.
Esempio: Comp. Mantell. 13: Che fe' già banco e cambio di molt'oro, E or non n'ha di questi nè di quegli.
Esempio: Bern. Rim. burl. 1, 107: Un darle desinare, albergo e cena, Come se l'uom facesse l'osteria.
Esempio: Vasar. Vit. Pitt. 11, 7: Avea dato commessione a Dattero ebreo,... il quale faceva banco in Bologna.
Esempio: Grazz. Pros. 63: Moglie di un buon uomo della contrada, il quale faceva una fornace.
Esempio: Rondin. F. Relaz. 36: E faceva una bottega di veli alla bolognese in Borgo Ognissanti.
Esempio: E Rondin. F. Relaz. 40: Sisto Amici, che faceva una bottega di panni lani.
Definiz: § CXLII. E pur riferito a bottega o banco, si usò per Aprire, Metter su. –
Esempio: Nov. ant. B. 3: Questi fece bottega, e cominciò a legar sue pietre.
Esempio: Vill. M. 5, 192: Mosse il Comune a fare banco, il quale con danari del Comune potesse sovvenire a' soldati.
Esempio: Sacch. Nov. 2, 150: Non dopo molti dì fece bottega in suo capo.
Esempio: Mazz. Lett. 2, 7: Due altri pensa avviarne a uno taglio o a una bottega d'arte di lana nuova, che far vogliono.
Esempio: Saccent. Rim. 1, 6: Basta pensar con senno ben maturo A farle (certe botteghe) in luoghi di maggior concorso, E in conseguenza d'esito sicuro (qui in locuz. figur.).
Definiz: § CXLIII. Fare, vale anche Ottenere, Conseguire, ed altresì Ricavare, riferito a guadagno, frutto, profitto, utile, e simili. –
Esempio: Fr. Iac. Tod. 1: Chi del mondo si fa acquisto, Fa guadagno infame e tristo.
Esempio: Collaz. SS. PP. 28: Secondo la misura della purità, nella quale a ciascuna mente fa prode.
Esempio: Vill. M. 4, 293: Li quali [fiorini] vennono a sì pochi insieme e sì tardi, che in fatti di guerra poco profitto fare se ne potè.
Esempio: Bocc. Decam. 4, 124: Ultimamente veggendosi il Gerbin poco util fare, preso un legnetto, ec.
Esempio: Machiav. Leg. Comm. 1, 178: Se Roano torna, che fra detto tempo ci doverrà essere, e non s'intenda la partita loro (degli ambasciatori), sarebbe facil cosa non ci potessino fare più frutto.
Esempio: Ar. Orl. fur. 5, 16: Nè con Ginevra mai potei far frutto, Ch'io le ponessi in grazia il duca mio.
Esempio: E Ar. Orl. fur. 25, 38: Del folle e van disio si studia trarla; Ma non fa alcun profitto, e in vano parla.
Esempio: Cellin. Vit. 16: Ed in brevi settimane feci molto gran frutto di questo maladetto sonare; ma molto maggior frutto feci dell'arte dell'orefice.
Esempio: E Cellin. Vit. 395: Questo Antonio mostrava di avere una gran sicurtà nel poter far partito di questa gioia.
Esempio: Baldell. F. Polid. Virg. 189: Fu la prima [Venere] che fu cagione alle donne nell'isola di Cipro, che con far copia del corpo loro, facessero guadagno.
Definiz: § CXLIV. E per Conseguire, Ottenere, l'effetto di certe operazioni, come fare caccia, pesca, preda, presa, chiappa, e simili. –
Esempio: Tass. Dial. 1, 355: Non in tutto indarno sarò uscito oggi fuori alla caccia, poi che non solo ho fatto preda, ma (quel ch'anco non isperai) così buono avocato ne la mia causa ho ritrovato (qui in locuz. figur.).
Esempio: Bart. D. Grandezz. Crist. 323: Gittassero la sfortunata rete dalla sponda diritta della barca, e farebbono presa.
Esempio: Segner. Op. 4, 518: I pescatori, che amano di far preda, non temono la fatica di lavarle (le reti) ben bene innanzi al gettarle.
Esempio: Guadagn. Poes. 1, 64: Ei fe' La bella chiappa a torre un giulio a me!
Definiz: § CXLV. E per Avere, Ottenere, Ricavare, mediante le debite operazioni; e dicesi più spesso di operazioni rurali. –
Esempio: Soder. Coltiv. 27: Ne' luoghi aridi e asciutti, secchi e caldi, è meglio piantar i magliuoli nell'autunno per far barbate e vigna.
Esempio: Ricett. fior. 48: È meno da biasimare quella [manna] che è fatta per incisione de' rami, che quella che è fatta per incisione de' tronchi.
Esempio: Dav. Colt. 495: Barbatelle ancora a capogatto puoi fare, pigliando ec.
Esempio: Trinc. Agric. 141: Per fare questa sorta di barbate di rame di gelsi,... è necessario, ec.
Esempio: Lastr. Agric. 1, 236: Vi ha un'altra maniera di propagare i mori,... e consiste nel prendere un moro,... con molti rami nuovi ben cresciuti, e nel sotterrare questi in una fossa stretta e lunga, preparata ad arte; lo che chiamano far barbate.
Definiz: § CXLVI. Fare, detto di paese, città, nazione, e simili, e riferito al numero degli abitanti, o di una classe di essi, delle famiglie, e simili, vale Avere in sè, Contenere. –
Esempio: Sigol. Viagg. Sin. 10: Il corpo della città, dicono.... fa bene 50000 d'uomini d'arme, contando Saracini, Giudei ec.
Esempio: Stef. March. Istor. 1, 39: Firenze.... a quel tempo faceva ventimila uomini d'arme.
Esempio: Segn. B. Stor. fior. 564: Di trentamila anime che faceva quella città, si ridusse.... il numero di esse a diecimila persone.
Esempio: Giannott. Op. 2, 35: Vorrei due cose sapere. Una, quanti uomini faccia la vostra città da portare armi; l'altra, quanti siano i gentiluomini.
Esempio: Allegr. Lett. ser Poi 7: Firenze.... fa meglio di settantamila anime.
Esempio: Serdon. Stor. Ind. volg. 218: Le terre e le castella,... alcune delle quali fanno tre mila fuochi, e le ville sono quasi innumerabili.
Esempio: Bart. D. Cin. 2, 148: Nancian fa anime, forse sopra quante ne siano in tutto il Regno, inchinevoli alla pietà.
Definiz: § CXLVII. E detto di cosa sognata, e riferito al numero notato nel così detto Libro de' sogni, vale Esserle assegnato. –
Esempio: Giust. Vers. 40: E dice: Berlina Che numero fa?
Definiz: § CXLVIII. Trovasi detto di padre, e riferito a figliuolo, per Averlo, Nascergli. –
Esempio: Vell. Cron. 57: È il detto Francesco d'età da' trenta a' trentacinque anni.... Fece una fanciulla femmina adì 23 di gennaio 1367, e poi un'altra nel 1369.
Definiz: § CXLIX. Fare, riferito a vita, vale Passarla, Trascorrerla. –
Esempio: Ar. Orl. fur. 14, 88: Fe' ne le scuole assai de la sua vita Al tempo di Pitagora e d'Archita.
Esempio: E Ar. Sat. 1, 168: E che nei ben paterni il rimanente Del viver mio, senza imparar nova arte Posso, e senza rossor, far, di mia gente.
Esempio: Bern. Rim. burl. 2, 3 t.: Concludendo in effetto, Che noi farem la vita alla divisa, Se noi stiamo a Firenze e voi a Pisa.
Esempio: Bemb. Lett. 3, 189: Ho inteso.... voi essere in openione d'andare a far la vostra vita nella Provenza sazio, o più tosto mal contento delle cose della nostra misera Italia.
Esempio: Baldell. F. Guerr. Giud. 47: Voltò l'animo contra gli assassini, i quali faceano la vita loro in certe spelunche.
Esempio: Tass. Lett. 2, 118: Volentieri farei in coteste parti il rimanente de la mia vita.
Definiz: § CL. E con relazione a tenore, modo, di vita; nel qual senso riceve per lo più un compimento qualificativo. –
Esempio: Fr. Iac. Tod. 357: Mo qual vita vorrai fare? Non vorrai tu lavorare?
Esempio: Cronichett. Mannell. 60: Vedete la vita mia, e potete conoscere ch'io non fo vita, che mi bisogni oro, o argento, o schiavi.
Esempio: Barber. Docum. Am. 159: Ciascun che dorme in pace, Vita fa mala, e dottrina verace.
Esempio: E Barber. Regg. Donn. 292: Nè faccia tanto stretta la sua vita, Ch'ella però sia cagion di suo' morte.
Esempio: Bocc. Decam. 4, 168: Cominciò a fare la più bella vita, e la più magnifica, che mai si facesse.
Esempio: Leggend. Lazz. Mart. Madd. 120: Facevano vita evangelica, amandosi insieme con tutto il cuore.
Esempio: Grazz. Rim. V. 140: E fra me stabilito Ho di far vita civile e modesta.
Esempio: Cecch. Acq. Vin. 3, 13: Si pasce [Gesù] Delli cibi comun come noi altri; Bee vino, e, in somma fa vita comune.
Esempio: Allegr. Rim. Lett. 130: La qual non par a me sie poca entrata, Ch'a chi vuol sano vivere e contento, Non basti a far la vita regolata.
Esempio: Fag. Rim. 2, 152: Se talun per coprirsi non ha straccio, Si dice nel veder cascarlo a brani: Fa una vita da cani il poveraccio.
Esempio: Panant. Poet. Teatr. 10: Dacchè fo questa vita tormentosa,... Non mi si riconosce.
Definiz: § CLI. Trovasi riferito in particolare a virtù, per Mettere in atto, Esercitare. –
Esempio: Barber. Docum. Am. 121: L'altrui fallire Non scusa te, ma più accusa; e quello Fa più vertù, se vive buon col fello.
Definiz: § CLII. Riferito a tempo, per lo più determinato, ovvero reggente un termine denotante una festività, una ricorrenza, e simili, vale Passare, Trascorrere, e più spesso in un dato luogo. –
Esempio: Nov. ant. B. 41: Puosersi in cuore di fare quivi il verno.
Esempio: Fiorett. S. Franc. 14: Come santo Francesco fece una quaresima in una isola del lago di Perugia.
Esempio: Vill. G. 218: Ordinò di soggiornare, e fare la state in Firenze.
Esempio: Bemb. Lett. 3, 81: Contrade, nelle quali ho fatti alquanti anni della mia miglior vita.
Esempio: Cas. Pros. 2, 53: La state mi sopraggiunse, la quale io voleva fare qui.
Esempio: Varch. Tratt. Proporz. R. 69: Sendo ito Luca Martini a Fiesole con alcuni suoi amici a fare il Berlingaccio a la Luna con Filippo Guadagni, ed appunto trovai Cosimo che ec.
Esempio: Car. Lett. fam. 2, 199: Io era già mosso per venire a far qualche mese con voi nella Marca.
Esempio: Vasar. Vit. Pitt. 12, 200: Dimandandogli Michelagnolo licenzia (al Papa) una volta di andare a fare il San Giovanni a Fiorenza, e chiestogli perciò danari, disse ec.
Esempio: E Vasar. Lett. M. 272: Son venuto [a Firenze] a fare l'Ognissanti con M. Ottaviano.
Esempio: Tass. Lett. 1, 159: Il conte Ferrante m'ha pregato tanto, ch'io son costretto ad andar seco a fare le feste a Modana.
Esempio: Allegr. Rim. Lett. 32: E dilettan sì que' [disagj] della guerra, Che gli uomin fanno un mese arrisicati A mille morti per quattro ducati.
Esempio: Guar. Past. fid. 1, 1: E la vita passando in festa e 'n gioco, Farei la state a l'ombra e 'l verno al foco.
Esempio: Red. Lett. 3, 1: Vi invito a venire a far gli ultimi giorni del carnovale qui a Firenze in casa mia.
Esempio: Salvin. Odiss. 246: Orsù, mangiate La vivanda, e bevete questo vino, Qui facendo giornata: allo spuntare Dell'alba poi navigherete.
Esempio: E Salvin. Lett. IV, 2, 302: Mi piace che ella faccia questi ultimi giorni d'ottobre in villa.
Esempio: Fag. Rim. 3, 61: Ci feci (in Venezia) il carnovale.
Definiz: § CLIII. E pure riferito a tempo determinato, con relazione a ciò che dentro a quel dato tempo si sta adempiendo, e vale Attendere per quel dato tempo a ciò che dal compimento, retto dalla particella Di, è designato. Così diciamo ad es.:
Esempio: Esempio del Compilatore Fare dieci anni di scuola, due mesi di esercizj, una settimana di assistenza, e simili.
Definiz: § CLIV. Fare, riferito a una data ora o parte del giorno, vale Giungere, Ridursi, a quella, facendo, operando, checchessia, o stando in un luogo. –
Esempio: Cecch. Acq. Vin. 1, 3: E che è a me? io ho a far sera!
Definiz: § CLV. Fare, riferito a parlata, orazione, allocuzione, discorso, parole, e simili, vale Tenere, Avere, ed altresì semplicemente Rivolgere. –
Esempio: Vill. G. 913: Priegoti che gli occhi tuoi stieno aperti alla mia orazione, la quale oggi dinanzi a te farò.
Esempio: Ubert. Faz. Dittam. 5, 12: Ed odi cosa cruda Ch'usan, se fanno predica o sermone.
Esempio: Macingh. Strozz. Lett. 34: E la compagnia che doveva andare con lui si partì, e no gli fece motto, sì che rimase a piè.
Esempio: Ar. Orl. fur. 5, 27: Fatto in quel tempo con Arïodante Il Duca avea queste parole, o tali.
Esempio: E Ar. Orl. fur. 12, 53: Sta a mirare i cavallieri un poco. Di poi si parte, e non fa lor sermone.
Esempio: Varch. Ercol. 106: Far parole è quello che i Latini dicevano facere verba, cioè favellare.
Esempio: Car. Lett. fam. 1, 178: S. S. Reverendiss. ha fatto le parole al Magistrato della città, consegnando loro il Duca per padrone.
Esempio: Grazz. Rim. Lett. 2, 52: Bello veramente.... e maraviglioso è quel vostro discorsetto che sì spesso fate.
Esempio: Cecch. Samar. 1, 2: I' ho fatto questo poco di discorso Per, ec.
Esempio: Ambr. Cofan. 2, 1: Ilario, come propio a genero, Mi fece le parole, e squadernaronmi La scritta del parentado.
Esempio: Dav. Tac. 2, 119: Antonio fece le parole a tutti; magnifiche a' vincitori, benigne a' vinti.
Esempio: Pallav. Tratt. Stil. 162: Rimproverando [Tullio] ad Antonio, ch'essendosi egli spogliato fra' Luperci, avesse poi d'improvviso a quel modo indecente fatta una concione al popolo.
Definiz: § CLVI. E riferito a parola o motto, vale Proferire, Pronunziare. –
Esempio: Nov. ant. B. 6: Alessandro non li fece motto niente, nè non fece rispondere.
Esempio: Dant. Inf. 6: Ed io, anima trista, non son sola, Chè tutte queste a simil pena stanno Per simil colpa; e più non fe parola.
Esempio: E Dant. Inf. 19: Comincia' io a dir: se puoi, fa' motto.
Esempio: E Dant. Inf. 23: Mi rimiraron senza far parola.
Esempio: E Dant. Inf. 33: Ond'io guardai Nel viso a' miei figliuoi, senza far motto.
Esempio: Bocc. Decam. 2, 111: E senza più parole fare, essendo già mezza notte, n'andarono alla chiesa maggiore.
Esempio: E Bocc. Decam. 2, 192: Niuno se ne muova, o faccia motto, se egli non vuol morire.
Esempio: Tass. Gerus. 4, 38: Essa inchinollo riverente, e poi Vergognosetta non facea parola.
Definiz: § CLVII. Riferito a dimanda, petizione, questione, istanza, preghiera, e simili, vale Rivolgere, Indirizzare. –
Esempio: Dant. Inf. 9: Questa question fec'io; e quei: Di rado Incontra, mi rispose, che ec.
Esempio: E Dant. Inf. 10: Però alla dimanda che mi faci Quinc'entro soddisfatto sarai tosto.
Esempio: Cess. Scacch. volg. 12: Uscio dalla città acciò che facesse preghiera al Re per salvamento della città.
Esempio: Bocc. Decam. 1, 163: Signor mio, la quistione, la qual voi mi fate, è bella.
Esempio: Stor. Apol. volg. 65: E voglioti pregare che tu mi rispondi alle quistioni ch'io ti farò.
Esempio: Tass. Gerus. 8, 54: Ma seguitato e preso, alla richiesta Che noi gli facevamo, alfin rispose.
Esempio: Pallav. Stor. Conc. 3, 7: Parecchi vescovi erano in trattato di congregarsi fra loro, e di farne comune instanza.
Esempio: E Pallav. Stor. Conc. 3, 180: Facea petizione il re [al Concilio] che questa autorità rimanesse salva.
Esempio: Manz. Prom. Spos. 124: Facendo molte domande, alle quali Agnese s'affrettò di risponder sempre il contrario di quello che era.
Definiz: § CLVIII. Riferito particolarmente a interdetto, scomunica, e simili, si usò per Bandire, Lanciare. –
Esempio: Vill. G. 221: Onde fece contro a loro scomunicagione e interdetto.
Definiz: § CLIX. Riferito a sguardo o guardo, vale Volgere, Drizzare. –
Esempio: Tav. Rit. 1, 393: Non si salutano già niente, anzi sì si fanno crudeli e malvagi sguardi.
Esempio: E Tav. Rit. 1, 458: Non feci uno isguardo in disordinato modo in verso la reina Isotta.
Esempio: Pass. G. Cr. 241: A Giovanni un pietoso sguardo face.
Definiz: § CLX. E riferito a considerazione, riflessione, e simili, con un compimento retto da A, o Su, o Sopra, vale Rivolgere, Fermare. –
Esempio: Galil. Op. astronom. 4, 184: E forse l'istesso Sarsi non vi ha fatto riflessione.
Esempio: Guiducc. Disc. Com. 37: Non credeva che ella avesse (una tal'opinione) avuto trovare assenso, se non tra persone di così poca autorità, che poco importasse farvi sopra riflessione.
Esempio: Segner. Mann. magg. 19, 4: Ma qui fa' un poco di riflessione a te stesso, e fra te ripensa, se ec.
Esempio: Baldin. Decenn. 6, 276: Opera, di cui parlando lo stesso Metelli, ebbe a dire, non essersi fino a quel tempo veduta in quel genere cosa migliore: avervi egli fatta gran considerazione, e trattone gran profitto.
Esempio: Red. Esp. nat. 11: Se diligente ed accurata vi si faccia sopra la riflessione.
Esempio: E Red. Esp. Insett. 110: Mentre farete riflessione a quelle tante sorte di galle, di gallozzole.... che son prodotte dalle quercie.
Definiz: § CLXI. Fare, riferito più specialmente a capo, vale Sporgere, Affacciare. –
Esempio: Bocc. Decam. 7, 149: Postasi a giacer boccone sopra il battuto, il capo solo fece alla cateratta di quello.
Definiz: § CLXII. Fare, riferito a cibi, vivande, e simili, vale Apprestare, Acconciare, debitamente cucinandoli. –
Esempio: Benciv. Aldobr. R. 176, 16: Si li faccia tortellette di pane e di zucchero in maniera di datteri.
Esempio: Span. Tes. Pov. volg. 59: Fa' tortelline a modo di tartare, e mettivi mandorle peste.
Esempio: Bocc. Decam. 8, 414: Chi ha a dir paternostri, o fare il migliaccio o la torta al suo divoto, lascile stare.
Esempio: Burch. Son. 2, 65: Battista, perchè paia ch'io non temi, Com'io non fo, le tue frittelle erbate, ec.
Esempio: Grazz. Pros. 337: Si dice che la Signoria lo voleva due volte il meno la settimana in Palazzo a far fegatelli.
Esempio: Soder. Cult. Ort. 41: Usasi a far torte, mescolandolo con cacio, burro ed uova.
Esempio: Capor. Rim. 83: Marciava innanzi con molto intervallo, Per gir la sera a tempo a farli (i cavoli) a cena.
Esempio: Allegr. Rim. Lett. 81: Ordinammo alla fante, che spacciatamente facesse una frittata in zoccoli, in quel mentre che l'un di noi lo tratteneva.
Esempio: Buonarr. Fier. 5, 1, 4: E va 'n cucina, e datti uova a stiacciare, E batti chiare, e pon da parte i tuorli, Per farne un frittatone.
Esempio: Ben. B. Rim. 34: Forse ch'uno star dee con mille stenti, Per far la carbonata intorno al fuoco?
Esempio: Salvin. Annot. Fier. 470: I Fiorentini fanno piuttosto frittatine sottili.
Definiz: § CLXIII. E riferito a cibi per le bestie, per Apprestare nel debito modo. –
Esempio: Tasson. Secch. rap. 3, 30: Là dove il Labadin, persona accorta, Fe' il beverone a la sua vacca morta.
Esempio: Lambr. Bach. Set. 135: Perciò è ottimo il falcione con che si fa il segato ai buoi, ripassandovi la foglia più volte, e badando di tagliarla unita.
Definiz: § CLXIV. E per Cucinare in uno o in un altro modo, secondo che dal compimento viene espresso, o anche semplicemente per Cucinare, Cuocere. –
Esempio: Simint. Ovid. Metam. 2, 56: Amendue lacerarono i membri ancora vivi,... una parte ne misero a lessare nel paiuolo, e parte ne fecero arrosto negli schedoni.
Esempio: Firenz. Pros. 1, 36: Molti hanno voluto dire, che per esser grande e' fu fatto lesso.
Esempio: E Firenz. Pros. 1, 229: E vo' fare un di quei quarti dirieto lessi.
Esempio: Giannott. Op. 2, 212: Ti farai dare parecchie libbre di vitella da fare arrosto.
Esempio: Guadagn. Poes. 1, 182: I due polli anco ti mando, E di cor mi raccomando Perchè in umido sian fatti.
Definiz: § CLXV. Fare, riferito a stanze della casa, e più specialmente a camera, vale Pulire, Assettare, Mettere ad ordine. –
Esempio: Bocc. Decam. 2, 51: Il fece smontare, e fecegli la sua camera fare nel meno disagiato luogo della casa.
Definiz: § CLXVI. E riferito a letto fare il letto, vale Acconciarlo come si conviene per potervi dormire; oggi più comunemente Rifare il letto. –
Esempio: Leggend. SS. M. 3, 36: Venivano le buone donne.... a spazzare la casa, e a fare le letta.
Esempio: E Leggend. SS. M. 3, 169: Faceva ella sola tutti i letti delle suore.
Esempio: Frescobald. Viagg. 12: Facendomi fare il letto, come fussi nella camera mia a Firenze.
Esempio: Tass. Dial. 1, 377: Quando lo spenditore avrà compro da mangiare, il cameriero avrà fatto il letto e nettate le vesti, ec.
Definiz: § CLXVII. Riferito a baule, cassa, valigia, e simili, vale Assettarvi dentro le robe occorrenti al fine, per il quale esse si apprestano, e più particolarmente per viaggiare. –
Esempio: Fag. Comm. 5, 124: È impossibile che io possa fare i bauli questa sera, perchè i padroni si servono di molte cose che vi vanno dentro.
Esempio: Guadagn. Poes. 2, 333: Vo a casa, fo il baule, e vengo via.
Definiz: § CLXVIII. Fare, riferito a fagotto, fardello, fascio, e simili, vale Comporlo, mettendo insieme più cose. –
Esempio: Benciv. Cur. malatt. volg.: Fa' un fagotto di tutte queste cose, e sotterralo sotto la soglia.
Esempio: Sacch. Nov. 1, 203: Io ti farò un fardellino de' panni tuoi, e metterogli in qualche cassa, tantochè vegna il dì.
Esempio: E Sacch. Nov. 2, 108: Nel primo fardello, che farai, mandalo a vendere a Firenze.
Esempio: Macing. Strozz. Lett. 213: E di tutto potrai fare uno fardello.
Esempio: Buonarr. M. V. Lett. Ric. 6: Pregovi che voi pigliate tutti quegli disegni,... e che voi ne facciate un fardelletto, e mandatemelo per uno vetturale.
Esempio: Salv. Granch. 3, 8: Per ogni buon rispetto aveva fatto Un fardelletto manesco del mio Miglioramento.
Esempio: Not. Malm. 2, 771: Fa fagotto. Fa un fascio di bracciali, palloni ec.
Esempio: Manz. Prom. Spos. 321: Indovinate un po' con che bella proposta venne fuori. – Con che cosa? – Di fare un mucchio di tutto.
Definiz: § CLXIX. Fare, parlandosi di acconciature dei capelli, vale Acconciare, Assettare, in una data forma. –
Esempio: Cecch. Comm. ined. 1, 408: Mi farò fare i ricci e rimbiondirmi.
Esempio: Bart. C. Opusc. Albert. 20: La quale svegliata si stava rincontro ad una lucida pietra, che le serviva per specchio, a farsi i ricci, e ad adornarsi i capegli, ec.
Definiz: § CLXX. Fare, usasi spessissimo per Compiere, Effettuare, un dato atto, o una serie di atti, che costituiscono la cosa espressa dall'oggetto; e riferiscesi ad atti o cose tanto materiali, quanto morali e intellettuali.
Definiz: 1. Riferito ad atti o cose materiali. –
Esempio: Giamb. Oros. 486: Vogliendo contra quelli di Persia fare battaglia, nella villa pubblica allato a Nicomedia morio.
Esempio: Dant. Inf. 31: Facemmo adunque più lungo viaggio Volti a sinistra.
Esempio: Simint. Ovid. Metam. 2, 95: E pensò che 'l minacciare fosse più utile, che fare quivi battaglia.
Esempio: Fiorett. S. Franc. 19: A fare quella operazione maravigliosa, la quale egli intende di fare, non ha trovato più vile creatura sopra la terra.
Esempio: Cresc. Agric. volg. 78: Nell'autunno quando è [il campo] da far la sementa, è coperto di troppo umor freddo e grosso.
Esempio: Cat. Cost. volg. 97: Fa' tostamente la spesa, quando el tempo el richiede.
Esempio: Barber. Regg. Donn. 229: La scusa c'aver sogliono le donne, Che suo' lisci fanno Sol per piacere alli mariti loro.
Esempio: Capp. N. Comment. 51 t.: Perchè le genti de' Sanesi avevano fatta mala guerra ed arse case, il popolazzo gridava, ec.
Esempio: Acc. D. Stor. Ar. 3, 233: La contesa questo anno fu grandissima in Mantovano, perocchè si fece la guerra coll'armata pel Po e pel Mincio, e per terra con grandissimi eserciti.
Esempio: Machiav. Leg. Comm. 2, 335: Se riuscirà loro non so, ma credo ne faranno ogni cosa, e ne tenteranno ogni via.
Esempio: Car. Eneid. 1, 306: Ne cacciò (de' cervi), ne ferì, strage ne fece A suo diletto.
Esempio: E Car. Eneid. 2, 10: Qual ne vid'io far ruina e scempio (della patria).
Esempio: E Car. Eneid. 2, 1118: Ognun facea per ammorzarlo (il foco) ogni opra.
Esempio: E Car. Long. 7: Faceano ogni cosa a comune, pasceano sempre insieme.
Esempio: E Car. Lett. fam. 2, 354: Non ho potuto visitare altri de' Cardinali che 'l suo vecchio.... Farò l'altre visite come posso; e con gli amici di V. S. le ho già fatte.
Esempio: Giannott. Op. 1, 29: Quando.... gli Otto e gli altri facevano l'entrata loro, venivano dinanzi alla Signoria.
Esempio: Baldell. F. Guerr. Giud. 111: Avendo dato come a capitani un certo numero di gente armata, di loro a fare scorrerie si serviva.
Esempio: Tass. Gerus. 10, 71: I cavalieri assalta Nostri custodi, e fa l'usate prove.
Esempio: E Tass. Lett. 3, 249: Io sono deliberatissimo di far questo viaggio.
Esempio: Adr. M. Plut. Vit. 2, 75: Marzio era lor capitano, e benigno precettore dell'azioni da farsi in guerra.
Esempio: Dav. Tac. 1, 330: E già [ne' campi] vi aveano rizato abituri e fatto semente come in lor patria.
Esempio: Bart. D. Ital. 1, 14: Come ad un fanciullo che fa le forze, e travagliasi intorno a un peso, ec.
Esempio: E Bart. D. Vit. Kost. 2, 67: Ma non potè far punta contro all'innumerabile de' Kosaki.
Esempio: Segner. Mann. febbr. 28, 1: Chi è che faccia un pellegrinaggio a Loreto, perchè ha ricevuta la sentenza contraria in qualche importantissima controversia?
Esempio: Baldin. Decenn. 6, 362: Nello stesso palazzo d'Ulubet.... ebbe comodità di far quarantena senza pericolo de' domestici.
Esempio: Corsin. Stor. Mess. trad. 137: Ebbe egli ordine di non fare ostilità, nè di venire all'armi senza necessità.
Esempio: Salvin. Odiss. 451: Così disse. Adunque tutti sopra lui fer dolce Risata i Proci.
Esempio: Fag. Rim. 1, 88: Far un bucato candido e pulito.
Esempio: Manz. Prom. Spos. 440: Vide l'innominato.... prender.... la sua carabina,... e, con un movimento spedito, come se facesse l'esercizio, mettersela ad armacollo.
Definiz: 2. E riferito ad atti o cose non materiali. –
Esempio: Giamb. Oros. 134: Epaminonda doge de' Tebani pensò la cittade di Lacedemonia pigliare, che stando sicuri credette che non facessero guardia di lui.
Esempio: Dant. Conv. 271: Appresso queste parti generali, altre divisioni fare si convengono a bene prendere lo 'ntelletto, che mostrare s'intende.
Esempio: E Dant. Rim. 198: Piena [l'anima] d'amore e di cortese lode, E solo in lealtà far si diletta.
Esempio: Fiorett. S. Franc. 63: Io sarei degna di troppa riprensione, se innanzi al Vicario di Cristo, io che sono una vile femminella, presumessi di fare cotale benedizione.
Esempio: Ovid. Pist. 197: Le promissioni che tu mi facesti dinanzi alla dea Diana, arciera, quando ec.
Esempio: Cavalc. Vit. SS. PP. volg. 1, 16: Incominciò a fare sì aspra penitenzia, che ogni uomo sene maravigliava.
Esempio: E Cavalc. Esp. Simb. 2, 76: Dobbiamo, come veri figliuoli di Dio, far alli nostri fratelli e prossimi quelle misericordie, e in quelli modi che Dio fa a noi.
Esempio: Pegolott. Prat. Merc. 15: Erba da vermini, Robbia, e dassi il sacco per robbia senza far tara.
Esempio: Pulc. L. Morg. 25, 111: Par che venga da far qualche sant'opra.
Esempio: Robb. Recit. 299: Ringrazioti, Signore, che tu m'abbia condotto in luogo, ch'e' mi bisogna far mio conto diligentemente in questa notte.
Esempio: Bern. Rim. burl. 1, 78: Ma state saldi, e non gli fate pressa, Dategli tempo un anno, e poi vedrete.
Esempio: Guicc. Stor. 1, 215: Delle quali cavillazioni facendo il Re per uomini proprj querela a Lodovico, ora rispondeva ec.
Esempio: Cavalcant. B. Retor. 77: Le cose che servono a fare fede e ad indurre l'auditore a credere quello che noi vogliamo persuadergli, le quali io.... chiamerò probazioni, o persuasioni, si dividono principalmente in due parti.
Esempio: Car. Lett. fam. 1, 53: Allegromi della vostra sanità, ed esortovi a mantenerla; e non avendola intiera, che facciate ogni opera di conquistarla.
Esempio: E Car. Lett. fam. 2, 165: Quando arò tempo di far la mia difesa, comparirò con tutte le mie prove in contrario.
Esempio: E Car. Lett. fam. 3, 177: Ebbi occasione di ragionargli a dilungo e di fargli quel testimonio ch'io debbo e che posso far sicuramente della virtù e della bontà vostra.
Esempio: Cellin. Vit. 200: Chè sapendolo, io ne arei fatto vendette a misura di carboni.
Esempio: E Cellin. Vit. 428: Voi vi volete mettere a fare una impresa, la quale mai non lo promette l'arte.
Esempio: E Cellin. Pros. Oref. 121: Farò menzione d'una esperienza osservata da me sopra le calcine di Roma e di Francia.
Esempio: Cecch. Comm. ined. 1, 312: Oh ve' in che modo i' fo qui una perdita Di dugento ducati.
Esempio: Tass. Gerus. 5, 57: Anima non potea d'infamia schiva Voci sentir di scorno ingiuriose, E non farne repulsa, ove l'udiva.
Esempio: E Tass. Gerus. 6, 45: Il Circasso.... la vendetta far tanto desia, Che sprezza i rischj e le difese oblia.
Esempio: Dav. Tac. 1, 104: Li vicini popoli ne fecero gran corrotto (della morte di Germanico).
Esempio: Galil. Op. astronom. 4, 232: Il Sarsi confida tanto nel senso della vista, che stima impossibil cosa restar ingannato, tuttavolta che si possa far parallelo tra un oggetto finto ed un reale.
Esempio: Pallav. Stor. Conc. 3, 197: Se i Legati dubitassero che tal decreto non sortisse l'effetto,... facessero diligenza con quei cento menzionati da essi, affinchè fossero disposti egualmente, ec.
Esempio: Bart. D. As. 1, 22: In S. Lorenzo in Damaso, dove predicò, in S. Luigi de' Francesi, e in altri luoghi della santa Città, fe' pruove di maraviglia.
Esempio: E Bart. D. Vit. Caraff. 1, 39: Il solo vedere entrare e stare in iscuola il santo giovane, più mi moveva al dispregio del mondo,... che se per due o tre giorni avessi fatto gli esercizj spirituali del S. P. Ignazio.
Esempio: Red. Lett. 1, 127: Se egli si varrà di me, spero che potrà conoscere l'altissima stima ch'io faccio de' comandamenti di V. Reverenza.
Esempio: E Red. Lett. 3, 17: La supplico con tutto l'affetto a rassegnare il mio ossequio e la stima altissima che io faccio di lui.
Esempio: Corsin. Stor. Mess. trad. 390: Si messero in procinto di effettuarlo, malgrado tutti gli sforzi che fece Motezuma per impedirlo.
Esempio: Magal. Lett. fam. 1, 4: L'altra mattina toccò molto della stima che egli faceva de' miei studj e delle mie applicazioni.
Esempio: Nell. Iac. Amant. 3, 3: Per me e' potrebbe far miracoli; dopo quella rispostaccia,... non lo posso patire.
Esempio: Cocch. Bagn. Pis. N. 141: Ho anco veduto fare colla sola acqua bellissime e felici cure al suo egregio allievo.
Esempio: Legg. Band. Leop. 8, 130: In esso [libro] descriverà i fornaj, ed i prezzi delle vendite di grano, vino ed olio, che si faranno nel mercato di Siena.
Esempio: Marrin. Annot. Baldov. Dramm. 137: Far de' pasticci, discorrendosi di contratti, giuoco e simili, s'intende far degl'imbroglj, che per lo più sogliono essere trufferie.
Esempio: Galian. Mon. 275: De' consumatori, il numero de' quali è il maggiore, non fa computo nessuno, essendo impossibile farlo, e non abbagliare.
Esempio: Panant. Poet. Teatr. 4: Mandar mi debbono a far gli esercizj.
Esempio: E Panant. Poet. Teatr. 35: A darmene novanta, Non farete che un atto di giustizia.
Esempio: Niccol. Poes. 1, 322: Oh qual farai vendetta!... Spiegati omai.
Definiz: 3. E detto altresì di animali, ovvero di cose tanto materiali quanto immateriali: anche in locuz. figur. –
Esempio: Car. Eneid. 5, 209: Impeto pari Non fer nel circo mai bighe e quadrighe Da le carceri uscendo.
Esempio: E Car. Lett. Farn. 1, 95: Lassare che la malignità faccia il suo corso.
Esempio: March. Archit. milit. 171: Alzato che sarà i fondamenti,... si hanno da lasciar così per il meno un anno a far presa.
Esempio: Cellin. Pros. Oref. 59: Vi si versi sopra il gesso liquido,... e quando sì sarà ben calcato, lascisi fare la sua presa.
Esempio: Cecch. Servig. 2, Madrig.: Non impero o tesoro, Non valor, non ingegno All'ardente stral d'oro Bastono a far ritegno.
Esempio: Segner. Op. 4, 658: Onde vi accorgerete ben da questi atti della malignità che, conforme al detto del savio, fa posa in fondo.
Esempio: Red. Osserv. Anim. viv. 117: Stemperai una considerabil quantità di terra sigillata nell'acqua comune in modo, che nel fondo del vaso facesse buona posatura.
Esempio: Corsin. Stor. Mess. trad. 240: Così l'ha dato ancora, perchè facciano maggior presa i fondamenti della nostra fermezza.
Esempio: Magal. Lett. fam. 2, 151: Quegli (il leone) viene di carriera a fare il suo fatto.
Esempio: Fag. Rim. 5, 64: Sono i cigni ad altrui resi ridicoli; E benchè nel cantar faccian miracoli, Non giungon ec.
Definiz: § CLXXI. Riferito a certi atti intellettuali, come pensiero, proposito, divisamento, disegno, concetto, e simili, vale Formare, Concepire, Fermare nella mente o nell'animo. –
Esempio: Stor. Rinaldin. Montalb. 157: Rinaldino fecie un suo avviso e disse: S'io mi scoprissi a loro, eglino ec.
Esempio: Pulc. L. Morg. 9, 18: Fieramonte Baiardo riguardoe, Subito su vi faceva disegno.
Esempio: Machiav. Pros. stor. pol. 2, 283: Ferono pensiero ancora di pigliare la torre di Chiane del ponte di Valiano.
Esempio: Ar. Orl. fur. 23, 26: Pel medesimo messo fe' disegno Di mandar a Ruggiero il suo cavallo.
Esempio: E Ar. Orl. fur. 43, 184: Edificar le vuole un monastero, Quando servire a Dio faccia pensiero.
Esempio: E Ar. Orl. fur. 45, 27: Si sa ch'egli è partito, ma che via Pres'abbia, non fa alcun vero concetto.
Esempio: Nard. Liv. Dec. 16 t.: Fece concetto nell'animo di quella ampiezza del tempio di Giove, che fusse degna del Re degli uomini e de gl'iddii.
Esempio: Lett. Uom. ill. 149: E prima che non abbi dato fine a' questo negozio, non può V. E. fare disegno sopra di lui.
Esempio: Car. Lett. fam. 2, 273: E come chi non è risoluto d'una cosa, suol far chimere di mille, e poi dare in nonnulla; così è avvenuto loro.
Esempio: Cellin. Vit. 382: Passò parecchi dì, chè propio pareva che lui non mi avessi mai veduto nè conosciuto, di modo che io feci un mal giudizio de' fatti mia con Sua Eccellenzia.
Esempio: Borgh. V. Lett. IV, 4, 112: Sapendo quanto importi che il lettore a buon'ora faccia buono o mal concetto d'una cosa, e quanto giovi ne' giudicj popolari pigliare i passi innanzi, ci aggiungo ec.
Esempio: Grazz. Pros. 250: Non ne fare pensiero, rispose egli; prima morire, che lasciare la casa e mogliama sola.
Esempio: Ambr. Cofan. 1, 1: Ho fatto proposito Andarli incontro.
Esempio: E Ambr. Cofan. 1, 3: Io fo proposito Scoprirti un gran segreto.
Esempio: Galil. Comm. ep. 1, 302: Avevo fatto disegno che il diletto di quei giorni fosse stato per me il goder della conversazione di V. S.
Esempio: Viv. Vit. Galil. 333: Fece immediatamente concetto, che se la fabbrica della geometria veniva alzata sopra tali fondamenti, non poteva essere che fortissima e stabilissima.
Definiz: § CLXXII. E riferito ad atti, gesti, e simili, della persona, o di una parte di essa, e segnatamente del volto. –
Esempio: Dant. Purg. 3: Co' dossi delle man facendo insegna.
Esempio: Med. L. Op. 2, 144: Ella fa le più belle riverenze, Che gnuna cittadina di Firenze.
Esempio: Machiav. Comm. 117: Quanti lezj ha fatto questa mia pazza!
Esempio: Car. Long. 87: E fece con le labbra e col naso un certo niffolino, come mostrando d'aver a schifo quel lezzo caprino.
Esempio: Sassett. Lett. 264: Sono [i Nairi] gente miserabile, che vivono di betle e areca, facendo tutto giorno un verso di biasciar quest'erba, impiastratovi sopra un poco di gesso.
Esempio: Buomm. Cical. 27: Attenti, attenti; oh là, non dormite, io vi veggo, voi mi fate occhiolino. Qui si tratta della virtù; bisogna badar per riputazione, chi non vuol parer ignorante.
Esempio: Lipp. Malm. 2, 41: Ma quei, ch'è furbo, a un tempo fa civetta, E aggiusta lui, dicendo ec.
Esempio: Monigl. Poes. dramm. 1, 204: Parlando Facea spallucce, riverenze e inchini.
Esempio: Salvin. Annot. Fier. 396: Colle mani si fanno altri gesti di beffe, come.... far manichino, ponendo la mano sotto il gomito.
Esempio: Forteguerr. Ricciard. 1, 5: Ma non per questo maltrattar si dee, Nè farle lima lima, e vella vella.
Esempio: Saccent. Rim. 2, 220: Ed è con loro Giulia che si vagheggia il guardinfante, E fa de' fichi e delle smorfie tante.
Esempio: Panant. Poet. Teatr. 35: Mi fan tutti una gran riverenzona.
Esempio: Manz. Prom. Spos. 483: Fece tanti versi,... disse tante cose, ec.
Definiz: § CLXXIII. E pur riferito a certi atti materiali che si compiono con la persona, come passo, salto, corsa, carriera, ballo, e simili. –
Esempio: Dant. Inf. 47: Dieci passi femmo in sullo stremo.
Esempio: Car. Lett. fam. 1, 171: Talvolta suol fare di gran carriere.
Esempio: Grazz. Rim. V. 7: Ei si pensò.... Di dover fare il salto di Baldaccio.
Esempio: Dat. Lepid. 130: Era stato condannato un delinquente a precipitarsi da una tale altezza; ma quando pigliava la corsa, si ratteneva, e non faceva il gran salto: e ciò fece sino a tre volte.
Esempio: Bart. D. Grandezz. Crist. 412: Correndo e torneando, e facendo le carriere e le parate e i salti, e quel tutto in che i suoi pargoletti.... imitavano i cavalieri.
Esempio: Salvin. Podagr. Luc. 11: Animo ho io bensì, e pronta voglia Di far due passi andando verso l'uscio.
Esempio: Fag. Rim. 5, 140: Così lesto, così snello, Che con tanta leggiadria, Il più pratico coviello Non sa fare la lucia.
Esempio: Nell. Iac. Forest. 1, 5: Vedi lì che sfarzo d'abiti! Che pazzia! Ma s'ei dura punto punto così, gli vuol riuscir presto far querciola, che si fa colle gambe all'aria.
Esempio: Gozz. Op. scelt. 5, 394: La madre e la zia.... stan da lunge, e fanno Di testuggine i passi.
Esempio: Manz. Prom. Spos. 135: Fatti ch'ebbe pochi passi fuori dell'osteria, si voltò indietro.
Esempio: E Manz. Prom. Spos. 146: Fece un salto, scese il letto in furia, aprì l'impannata d'una sua finestrina.
Definiz: § CLXXIV. E detto di membra, ed altresì di animali e di cose. –
Esempio: Ar. Orl. fur. 29, 26: Quel [capo] fe' tre balzi, e funne udita chiara Voce, che uscendo nominò Zerbino.
Esempio: Guicc. Op. ined. 1, 125: Chi ha le qualità disproporzionate è tanto disproporzionato, quanto sarebbe volere che uno asino facesse il corso di uno cavallo.
Esempio: Torric. Lez. 16: Il pallone si solleva,... e torna al suo primo stato in tempo insensibile, cioè con gran prestezza, e però con impeto; il quale, quand'è concepito, si conserva per qualche tempo, e fa il balzo.
Esempio: Magal. Sagg. nat. esp. 153: Salto dell'immersione è quel primo balzo, che si vede fare all'acqua in quel che la palla tocca il ghiaccio.
Definiz: § CLXXV. E in particolare riferito a certi movimenti proprj degli esercizi militari. –
Esempio: Eserciz. milit. 158: Girando sopra il piede sinistro, facendo mezzo giro a sinistra.
Esempio: E Eserciz. milit. 165: Li Picchieri, che hanno la picca in pugno, fanno calcio di picca a terra.
Definiz: § CLXXVI. Fare, riferito a cammino, strada, via, e simili, vale Tenere; Camminare, Viaggiare per quella: e riferito a un determinato spazio, vale Trascorrere, Passare camminando. –
Esempio: Dant. Purg. 4: Maestro mio, diss'io, che via faremo?
Esempio: E Dant. Conv. 393: E però benedice [lo mercatante] la via che ha fatta.
Esempio: Barber. Docum. Am. 248: Nè saccia alcun andando Qual via fai camminando.
Esempio: Vill. G. 379: Si partirono martedì addì 10 di febbraio,... e fecero la via di Val d'Arno.
Esempio: E Vill. G. 394: Il re della Magna si partì di Pisa con sua gente,... e fece la via per Maremma, e poi per lo contado di Siena, e per quello d'Orbivieto.
Esempio: Sacch. Nov. 2, 237: Giugnendo [i rubatori del porco] in uno burrato, e 'l porco non possendo fare l'erta, ec.
Esempio: Cant. Carn. 84: Abbiam sotto corridore, E gagliardo a maraviglia, Che in manco di due ore Facciam più di cento miglia.
Esempio: Ar. Orl. fur. 23, 19: Di Vall'ombrosa pensò far la strada.
Esempio: Guicc. Op. ined. 10, 93: Feci allo andare in là il cammino di Avignone.
Esempio: Tass. Dial. 1, 348: Altra fiata, che andando in Francia, passai per lo Piemonte, non feci questo cammino.
Esempio: Lipp. Malm. 5, 41: D'esser corriere già negar non posso, Perch'io l'ho corsa a far questa salita.
Esempio: Salvin. Iliad. 72: Così di sotto a i piedi di costoro S'alzava procellosa onda di polve, Mentre egli andavan, e velocemente Facevan tutta quanta la pianura.
Esempio: Panant. Poet. Teatr. 36: Fan dieci miglia per un desinare.
Esempio: Manz. Prom. Spos. 446: Fanno la salita, sono in cima.
Esempio: E Manz. Poes. 57: Ad insegnarti io vengo La via. C. Qual via? M. Quella ch'io feci.
Definiz: § CLXXVII. E detto di corpo che si muova, vale Trascorrere col suo proprio moto; riferito a spazio così determinato, come indeterminato. –
Esempio: Cassin. Lett. astron. 5: Mercurio vicinissimo al Sole farà nella linea del proprio moto in due giorni quel che nella maggior lontananza da esso non farà in tre.
Esempio: E Cassin. Lett. astron. 9: Giudicò che s'incaminasse [la cometa] verso la picciola, ch'è sopra la lucida d'Ariete, facendo sette o otto minuti per giorno.
Definiz: § CLXXVIII. Riferito a fuoco, fiammata, e simili, vale Accendere o Suscitare. –
Esempio: Bocc. Decam. 2, 32: Avendo fatto fare un grandissimo fuoco in una sua camminata.
Esempio: S. Cater. Lett. 4, 82: Voi vi dilettate molto della presenzia; e in assenzia fate fuoco di paglia; però che, tolta la presenzia, ogni piccolo vento e piova lo spegne. (qui in locuz. figur.).
Esempio: Bart. C. Archit. Albert. 10: Procacciaronsi gli uomini... che altrove si dormisse, altrove si facesse fuoco, ed altrove si collocassero l'altre cose al rimanente de' loro bisogni necessarie.
Esempio: Red. Lett. 2, 223: In tutto questo quarto non vi è da far fuoco, ed io m'intirizzo di freddo.
Esempio: Manz. Prom. Spos. 716: Con un po' di brace rimasta della sera avanti, fece presto una bella fiammata.
Definiz: § CLXXIX. Fare, con un compimento personale, ovvero pronominale, ed anche assolutam., e riferito a vesti, ornamenti della persona, e simili, vale Commettere, Ordinare, ovvero Acquistare, Comprare, per sè o per altri; Provvederne, Fornirne, sè od altri. –
Esempio: Bellinc. Rim. F. 1, 231: Ognun secondo il panno Faccia sua vesta.
Esempio: Crusc. Vocab. III: Far l'abito, si dice tanto dell'ordinare, comperar l'abito, cioè la veste, quanto del cucirlo.
Esempio: Panant. Poet. Teatr. 29: Disse il copista, tutti [i musici] si son fatto Un bel corredo.
Esempio: Guadagn. Poes. 1, 224: Oh quanti abiti si fa!
Definiz: § CLXXX. Fare, usasi frequentemente in molti giuochi; e ora vale Conseguire, Mettere insieme, un dato numero di punti; ora Toccare in sorte quei punti o quei numeri o quelle carte, che compongono una data combinazione, come Pariglia, Duetti, China ec.; Terno, Quintina, Tombola ec.; Primiera, Flussi, Verzicola ec.; ora Eseguire quel tiro, che determinasi dal compimento, come Bilia, Carambolo, Rovescio ec. –
Esempio: Not. Malm. 2, 667: Chi fa pappoleggio, vince il giuoco di posta.
Esempio: E Not. Malm. appr.: Se esce fuori il tre, si fa pappoleggio, e resta vinto il giuoco.
Esempio: E Not. Malm. appr.: Si scommette alle verzicole, che è quando si fa verzicola colle carte scoperte.
Esempio: Fag. Comm. 2, 63: Se questo vero Spantacone non mi mette a soqquadro la casa, non mi mangia l'ossa, e mi paga, mi vuol parere d'aver fatto diciotto con tre dadi.
Esempio: Panant. Poet. Teatr. 66: Ho trovata la vigna del Signore, Ed ho fatto diciotto con tre dadi. (In questo es. figuratam.).
Definiz: § CLXXXI. Riferito a pasto, refezione, e in particolare a colazione o merenda, vale Prendere quel cibo che costituisce il pasto, la refezione, la colazione o la merenda. –
Esempio: Vill. M. 4, 64: Il re suo padre volea venire a fare con lui colezione.
Esempio: Bocc. Decam. 4, 170: Molto avendo ragionato d'una merenda, che in quello orto ad animo riposato intendevan di fare, ec.
Esempio: Med. L. Canz. 8: Fecion una merenduzza Di baccel senza salina.
Esempio: Firenz. Pros. 2, 182: Ella faceva tutto il dì mille merenduzze, e mille stravizzi di nascosto al marito.
Esempio: Car. Long. 86: Delle loro vivande mandarono a presentar Dafni, il quale, facendone una merenduola con la Cloe, si rallegrava con esso lei.
Esempio: Bard. P. Avinav. 3, 44: Ferrauto, Filonico e Farconte, Ponendosi a mangiare in vita lieta, Insieme colezion fanno.
Esempio: Not. Malm. 1, 58: Siccome son diversi li pasti che si fanno in Firenze, così son diversi li nomi che loro si danno. Il primo mangiare che si fa fra l'alba e il mezzogiorno, si chiama asciolvere, ed alle volte colazione.
Esempio: Crudel. Rim. 49: E ben, disse al padrone, Facciam pria colazione.
Esempio: Marrin. Annot. Baldov. Lament. 53: I nostri contadini son soliti di far diverse refezioni in un giorno, cui chiamano essi con varj nomi.
Esempio: Panant. Poet. Teatr. 37: Oste, poi dissi, ho questa compagnia Che vuol fare una lieve merendina; Dateci qualche cosa.
Esempio: Giust. Vers. 180: Amor ci va, sbrigata ogni faccenda, E credo che ci vada a far merenda.
Esempio: Guadagn. Poes. 1, 110: Ma chi ha da farla (la colazione), e non la fa, è un balordo.
Definiz: § CLXXXII. E riferito a particolari operazioni aritmetiche o algebriche, e in generale a calcoli, conti, computi, ragioni, vale Eseguire secondo le regole. –
Esempio: Bocc. Decam. 2, 272: La commendò meglio sapere.... leggere e scrivere, e fare una ragione, che se un mercatante fosse.
Esempio: Varch. Ercol. 64: Non avete voi questo altro verbale ragioniere? V. Abbiamlo, e si dice d'uno il quale sia buono abbachista, cioè sappia far bene di conto; perchè gli abbachieri, quando fanno bene e prestamente le ragioni, si dicono far bene i conti.
Esempio: Galil. Op. astronom. 1, 35: Ho con estremo gusto sentito questo pensiero, e se non ch'io credo che il far quei calcoli precisamente sarebbe impresa lunga e laboriosa, ec.
Esempio: Dat. Vegl. 3, 138: Nè si vagliono [i ricchi] della geometria e dell'aritmetica, se non quanto serve loro per fabricar palazzi e far computi.
Esempio: Corsin. Stor. Mess. trad. 319: Avevano le loro cifre, o caratteri, per fare i sommati.
Esempio: Riccat. V. Dial. Forz. 377: Voi vi siete dimenticato che nel progresso del calcolo abbiamo fatta la divisione per K C-B C.
Definiz: § CLXXXIII. Fare, detto di scolare e riferito a cose scolastiche, vale Compiere. –
Esempio: Fr. Giord. Pred. R.: Mentre i fanciulli erano intenti a fare il loro latino.
Esempio: Empol. Gir. Vit. 21: E così di mano in mano il Donadello, le regole, e a fare de' latini e pistole; tantochè nel tempo di tredici o quattordici anni aveva imparato assai bene il latino.
Esempio: Corsin. B. Torracch. 3, 28: Che fin quando facevo de' latini, Il mastro m'insegnò.... che l'uomo, ec.
Esempio: Guadagn. Poes. 1, 150: E tre o quattro scolaretti Ci volean fare i ristretti.
Definiz: § CLXXXIV. Riferito a lezioni, conferenze, esercizj e simili, vale Tenere ad ammaestramento altrui, sia per rispetto all'educazione della mente, sia per rispetto a quella del cuore. –
Esempio: Car. Lett. fam. 2, 322: Gli farò (al Card. S. Angelo) una lezione della vostra catena, che si doverà contentare di giudicarla degna che vi si attacchi il suo gran balascio.
Esempio: Galil. Op. astronom. 1, 143: In una Accademia fece due ovver tre lezioni in questa materia, con concorso di uditori.
Esempio: E Galil. Op. fis. mat. 1, 365: Quando bene il luogo della stella nuova non mi fusse anco stato così precisamente noto quando io feci le mie lezioni,... saria ec.
Esempio: Bart. D. Vit. Caraff. 1, 38: Chiamato da' Superiori a Roma, perchè vi facesse il corso della teologia.
Esempio: Bellin. Framm. Lett. 315: A questa bella cosa mi son trovato io non una volta gli anni passati nel pubblico teatro della notomia, mentre faceva lezione.
Definiz: § CLXXXV. Fare, riferito ad alcuna scienza o letteratura, vale Insegnare, per lo più pubblicamente; e riferito a dottrina cristiana, catechismo, e simili, vale Spiegare, Dichiarare. –
Esempio: Segner. Op. 4, 530: Indulgenze che hanno i sommi Pontefici concedute a chi fa la dottrina.
Esempio: E Segner. Op. 4, 531: Volle in età matura applicarsi le feste a far lui nella chiesa pubblica la dottrina cristiana a' bambini.
Definiz: § CLXXXVI. Fare, riferito ad azioni non buone, offensive, ovvero a errore, sbaglio, e simili, vale Commettere. –
Esempio: Dant. Inf. 33: Il tradimento insieme con lui fece.
Esempio: Bonich. Bind. Rim. B. 180: Que' malvagi sanno lor mostrare Che 'l mal che fanno pur da ben procede, Fanno lor far quel che non credon fare.
Esempio: Vill. G. 167: E sott'ombra d'una cruda e scelerata giustizia, fece molti mali.
Esempio: E Vill. G. 678: Leggiamo nel libro dell'Esodo, cominciando al decimo capitolo delle pestilenze che Iddio mandò sopra a Faraone e al suo popolo d'Egitto per li prieghi di Moisè e di Aron, e per la crudeltà che facevano al popolo di Dio.
Esempio: Sacch. Nov. 1, 278: Se' tu prete Iuccio, il quale fai tante cattivanze? E quelli rispose: Non fe' mai niuna cattività.
Esempio: Mazz. Lett. 2, 219: Sanza lui non si fa se non peccato.
Esempio: Pulc. L. Morg. 21, 121: E' potrebbe farne tante e tante, Che d'ogni cosa sarà poi purgato.
Esempio: Car. Lett. fam. 2, 356: Se vi pare che io faccia errore [a non iscrivere], piacciavi d'avvertirmene.
Esempio: Giannott. Op. 2, 297: Io presi donna, e feci un gran difetto, Ch'una giovane bella.... Non può d'un vecchio avere alcun diletto.
Esempio: Baldell. F. Guerr. Guid. 269: Per la rabbia grande che regna tra loro vanno facendo le pazzie.
Esempio: Ambr. Bern. 5, 3: M'entri in casa, ed ogni vituperio Pensi di fare. G. B. Che di' far vituperio?
Esempio: Giacomell. S. Grisost. Sacerd. 295: Quando quelli o fanno insolenze, o battono, o piangono, non ne prendiamo alcuna sollecitudine.
Definiz: § CLXXXVII. Riferito a comando, ordine dato, volontà espressa, e simili, ed altresì a commissione, e simili; vale Adempiere, Mettere ad effetto, Eseguire. –
Esempio: Nov. ant. B. 53: Come la donna comandò loro, così fecero i suoi comandamenti.
Esempio: Fr. Iac. Tod. 180: Vive amore senza affetto, E saper senza intelletto, Il voler di Dio eletto A far la sua volontate.
Esempio: Simint. Ovid. Metam. 1, 113: Gli uomini fanno i comandamenti, e pigliano i riposi.
Esempio: E Simint. Ovid. Metam. 2, 167: La Fame fece e' comandamenti di Ceres.
Esempio: Vill. G. 160: Mandarono ambasciadori all'oste de' Fiorentini con le chiavi della Terra in mano, in segno d'umiltà, per trattar pace, e fare il piacere de' Fiorentini.
Esempio: S. Gir. Grad. 7: Che li comandamenti di Dio fa e guarda.
Esempio: Tav. Rit. 1, 313: Allora lo cavaliere fae suo volere.
Esempio: E Tav. Rit. 1, 412: Vedendo ella il detto anello, sie fae il comando, e.... monta a cavallo.
Esempio: Bocc. Decam. 7, 176: Il fante fece il suo comandamento.
Esempio: Grazz. Comm. 37: E tu che la consigliasti? M. Che senza dubbio facesse la voglia vostra.
Esempio: Tass. Rim. 2, 117: Faccia, faccia il mio impero, Nè si mostri ritrosa Alle mie giuste voglie.
Esempio: Salvin. Iliad. 7: Nè a fare il tuo Senno m'indurrai mai con tue parole.
Esempio: Forteguerr. Terenz. 141: Buono e giusto comando, e a farsi facile.
Esempio: Manz. Prom. Spos. 461: Fate quello che dico.
Definiz: § CLXXXVIII. E riferito ad ambasciata, commissione, o simile, vale Esporre. –
Esempio: Fiorett. S. Franc. 29: Andonne frate Masseo, e secondo il comandamento di santo Francesco, fece l'ambasciata prima a santa Chiara, e poi a frate Silvestro.
Esempio: Bocc. Decam. 7, 47: Quivi, posto giù il mortaio, fece l'ambasciata.
Esempio: Ar. Orl. fur. 14, 78: Seco pensa tra via, dove si cale Il celeste Corrier per fallir meno A trovar quel nimico di parole, A cui la prima commission far vuole.
Esempio: Firenz. Pros. 1, 23: Andò subito la barbiera a casa dell'amica, e ancorchè la trovasse nello stato che voi medesimi avete potuto udire, nondimeno le fece l'ambasciata.
Esempio: Corsin. Stor. Mess. trad. 313: Vennero a far questa parte due o tre de' più venerabili.
Esempio: Panant. Poet. Teatr. 29: Torno all'albergo, e postomi a sedere Sopra un sofà, mi è fatta l'imbasciata Che ci son due che mi vorrian vedere.
Definiz: § CLXXXIX. Detto di persona, e riferito ad ufficio, ministero, parte, vece e simili, vale Sostenere, Adempiere, Compiere, Esercitare. –
Esempio: Fiorett. S. Franc. 22: Voglio…. che tu facci l'ufficio della porta, e della limosina e della cucina.
Esempio: Ottim. Comm. Dant. 1, 224: Questo loro ministerio assai morbidamente fanno.
Esempio: Libr. Ruth 32: Preso Noemi il fanciullo, sì lo puose al petto suo e in braccio, e sì faceva l'uffizio della balia e della nutrice.
Esempio: Vell. Cron. 65: Camarlingo de' signori della Moneta; il quale bene, e lealmente, e ad onore il fece.
Esempio: Cell. G. Maestruzz. volg. 1, 18: Il Vescovo, gravato per vecchiezza,... puote pigliare o eleggere.... uno o due aiutatori per fare l'ufizio suo.
Esempio: Cellin. Vit. 403: Per la qual cosa io ancora spero di far la parte mia.
Esempio: Segner. Pred. 525: Noi, gli dicono tutte a gara, noi faremo le vostre parti, noi susterremo il vostro onore, noi dissiperemo i vostri avversarj.
Esempio: Red. Lett. 3, 18: Si compiaccia in nome di V. S. fare appresso di lui tutte quelle parti di convenienza, di scusa ec. ec., che son più doverose e necessarie.
Esempio: Corsin. Stor. Mess. trad. 140: Non veniva con essi il caziche per ritrovarsi impedito, onde inviava loro acciocchè facessero con tal dimostrazione le di lui parti.
Esempio: Magal. Lett. fam. 2, 69: Farà le sue parti perchè resti segnata una supplica, che si può dire fatta da tutte le nazioni d'Europa all'Accademia.
Definiz: § CXC. E detto figuratam. di cosa. –
Esempio: Collaz. SS. PP. R. 68 t.: La mente mia.... al tutto sbandita di tutte le cose materiali; intanto che gli occhi miei, nè gli orecchi miei non faceano l'ufficio loro.
Esempio: Cellin. Vit. 446: Bisognando l'aversi a servirsi della saracinesca, la non potria fare l'ufizio suo, perchè la resterebbe sospesa in su uno di que' carri.
Definiz: § CXCI. E riferito a dovere, debito, obbligo, e simili, vale Sodisfare, Adempiere. –
Esempio: Bocc. Decam. 2, 93: Benchè tu faresti assai maggior cortesia e tuo dovere, mandare a dire a' tuoi compagni che qui venissero a cenare.
Esempio: Ar. Orl. fur. 18, 115: A gara ognuno a far gran prove caldo: Carlo fa il dover suo, lo fa Oliviero, Turpino o Guido e Salamone e Uggiero.
Esempio: E Ar. Comm. 2, 315: Facciamo il debito Nostro noi.
Esempio: Car. Lett. fam. 2, 291: Se 'l P. Generale verrà, farò mio debito di visitarlo, per aver particolar ragguaglio di voi.
Esempio: Cecch. Stiav. 4, 3: E che ogni volta, O che 'l marito o la moglie non fa L'obligo suo, il parentado si Intendesse finito.
Esempio: Bott. Stor. Ital. cont. 1, 84: Io volli sempre, come duca di Milano, far il mio dovere verso l'Imperio.
Definiz: § CXCII. E per Compiere l'ufficio determinato dal sostantivo: anche per similit. –
Esempio: Ar. Orl. fur. 32, 91: Andò sbuffando tutta notte in volta, Come s'a quei, che ne l'alloggiamento Dormiano ad agio fesse egli l'ascolta.
Esempio: Nard. Stor. 2, 172: Egli andavano in persona con gli altri soldati a far la scorta a' nostri contadini.
Esempio: Alam. L. Gir. 8, 21: Dalla finestra fa la sentinella, Finchè vide passar la damigella.
Esempio: Bart. C. Archit. Albert. 130: I luoghi dove i soldati hanno a stare a falle guardie ed a difendere la muraglia, si debbono distribuire di maniera, che ec.
Esempio: Allegr. Rim. Lett. 5: E i buon soldati in campo o 'n cittadella Si stanno zitti in far la sentinella.
Esempio: Giacomell. Carit. 12: Venuta dunque la notte, Cherea andò a fare la sentinella.
Definiz: § CXCIII. Riferito a ufficj religiosi, sacrifizi, funerali e simili, e un tempo anche a messe, vale Celebrare, Offrire, Rendere con le debite cerimonie. –
Esempio: Vill. M. 383: Fatto fare solenne uficio per li morti, e rendute grazie a Dio della sua vittoria, si partì del paese.
Esempio: Leggend. S. Onofr.: E facciasi uficio di mortorio al mio corpicello.
Esempio: Macingh. Strozz. Lett. 141: Oggi s'è fatto il mestiero di Filippo vostro in casa tua onoratamente, come di costume, e domattina si debbono fare le messe.
Esempio: Rep. Fir. Diec. Bal. 9, 146: Che noi ci umiliassimo a domandare perdono e absoluzione; che si facessi messe per gli ecclesiastici che morirono per la novità; che si cancellassi la pittura dell'Arcivescovo.
Esempio: Car. Eneid. 2, 342: Era Laocoonte a sorte eletto Sacerdote a Nettuno; e quel dì stesso Gli facea d'un gran toro ostia solenne.
Esempio: Ricc. S. Cat. Lett. 99: Pel serenissimo Granduca nostro signore si fa messe e orazioni.
Esempio: Tass. Gerus. 19, 110: Apri gli occhi, Tancredi, a queste estreme Essequie (grida) ch'io ti fo col pianto.
Esempio: Bald. Vers. 88: A cui facciamo ogni anno Gli usati sacrificj, a fin che sia Tutor de' nostri armenti.
Esempio: Adr. M. Plut. Vit. 1, 19: Fece [Teseo] per essi ad Apollo l'offerta di supplicazione detta Iceteria nel tempio Delfinio.
Esempio: Buonarr. F. Medagl. ant. 37: Venuto Festo nella Sicionia, dicono che, ritrovando quei popoli far l'inferie ad Ercole come a Eroe, nè giudicandolo cosa degna, instituisse il sacrificargli come a Dio.
Esempio: Legg. Tosc. 10, 181: A' soli nobili e cittadini sia permesso di far il funerale.
Definiz: § CXCIV. E per Compiere un dato tirocinio: anche in locuz. figur. –
Esempio: Salvin. Annot. Bocc. Com. 355: In Pergamo, sua patria, fece [Galeno] il noviziato del medicare sulle ferite degli accoltellanti, ovvero gladiatori.
Esempio: Fag. Comm. 4, 298: In casa mia, che si veniva a fare il noviziato, eh? T. Via, signori padroni garbati; questo dolore al signor Anselmo, eh?
Esempio: E Fag. Comm. 6, 40: Lo compatisco, è novizio, è il prim'anno che fa la pratica.
Definiz: § CXCV. Riferito a giustizia o ragione, vale Amministrare, Rendere. –
Esempio: Nov. ant. B. 47: E 'l Re ragunava i savj a ciò ordinati, acciò che ragione fosse fatta.
Esempio: Vill. G. 108: E per le villate del contado faceva stare suoi vicarj, che rendeano ragione, e faceano giustizia.
Esempio: S. Antonin. Lett. 190: Come uomo savio e prudente, farà a ciascuno ragione.
Esempio: Bern. Rim. burl. 1, 76: Andate adesso a farvi far ragione.
Esempio: Car. Lett. fam. 1, 220: Spedita giustizia si faria.
Esempio: Cecch. Incant. 1, 1: Dove so, che mi fia fatto giustizia.
Esempio: Ambr. Cofan. 4, 8: Noi sian sott'un principe Che fa ragione a ognuno.
Esempio: Corsin. Stor. Mess. trad. 132: Prestato il solito giuramento di render ragione e far la giustizia,... presero il possesso [dell'ufficio] con le consuete formalità.
Definiz: § CXCVI. Riferito a fatti, negozj, faccende, e simili, vale Condurli a capo, Sbrigarli, ed anche semplicemente Attendervi: anche figuratam. –
Esempio: Bocc. Decam. 3, 107: Ed appresso questo con simplicità fare alcuni tuoi fatti, se a far n'hai alcuno.
Esempio: Pandolf. Gov. Fam. 16: E così fo con ordine ogni mia faccenda.
Esempio: Machiav. Comm. 116: Tu, Callimaco, vien con noi, per poter ire a fare i fatti tuoi.
Esempio: Gell. Err. 2, 4: Orsù, cominciamo a far prima questa, e farem dipoi l'altra: chè chi fa una faccenda per volta, non fa poco.
Esempio: Cecch. Comm. ined. 290: Sempre tu sudi a tuo detto, ed all'ultimo Tu dai in nonnulla. Orsù, di' su, e escine: Che faccenda hai tu fatto?
Esempio: Sassett. Lett. 56: Io vi rispondo d'avergli detto mille volte, che meglio sarebbe l'attendere a fare i fatti suoi, e lasciare vivere ciascuno nella sua pace.
Esempio: Buonarr. Fier. 2, 3, 4: Negozj e spaccj quant'altri abbia voglia Si faran fra un'ora.
Definiz: § CXCVII. E riferito particolarmente a fatti od affari, siano proprj od altrui, vale Amministrare, Condurre. –
Esempio: Bocc. Decam. 1, 132: Io ho sempre di bene in meglio fatti i fatti miei.
Esempio: E Bocc. Decam. 4, 129: Avevano, oltre a ciò, questi tre fratelli in uno lor fondaco un giovinetto Pisano chiamato Lorenzo, che tutti i lor fatti guidava e faceva.
Esempio: Zibald. Andr. 21: Quivi pone esempj di più consoli romani, i quali, per fare i fatti del Comune, impoverivano tanto, che non avevano di che potessono maritare le loro figliuole.
Esempio: Morell. Cron. 258: Lascia, che ella abbia a fare i fatti de i fanciulli insieme con altri tuoi parenti e amici sì veramente, che le due parti d'accordo possano fare i fatti loro.
Definiz: § CXCVIII. E riferito a guerra, e detto di capitano, trovasi per Amministrarla, Condurla. –
Esempio: Fr. Bart. Sallust. 235: Il popolo, domandato dal tribuno L. Manilio Mancino, di cui volesse che facesse la guerra contra Giugurta, la maggior parte disse, ec.
Definiz: § CXCIX. Riferito a patto, partito, e simili, vale Proporre, Mettere innanzi. –
Esempio: Fr. Bart. Sallust. 242: I Greci feciono alli Cartaginesi cotal partito: che, ec.
Esempio: Segner. Pred. 514: Non potendo ottener da lui.... che ritrattasse la religion cristiana, vennegli a far finalmente questo partito, ch'egli ec.
Definiz: § CC. Reggente un termine, come allegrezza, festa, gioia, e simili, vale Dimostrare con segni esteriori questo particolar moto dell'animo, accogliendo alcuno, Accoglierlo con segni di gioia, festosamente: detto per similit. anche di animali. –
Esempio: Benciv. Esp. Patern. volg. 39: Li andava questo catellino incontro, e avventavalisi al collo, e faceali grande gioia.
Esempio: Liv. Dec. 2, 199: Tutta la moltitudine de' Capuani uscì fuori, e venne nell'oste per fare gioia a' Romani.
Esempio: Dant. Purg. 6: Quell'anima gentil fu così presta.... Di fare al cittadin suo quivi festa.
Esempio: Tav. Rit. 1, 258: Il cavallo non si voleva dipartire da lui, anzi più gli s'accostava e più gli faceva buona festa.
Esempio: Stor. Barl. 67: Viene [il cacciatore] a' suoi levrieri, e 'l falconiere a' suoi falconi, e sì fanno loro grande gioia per meglio prendere la lor preda.
Esempio: Leggend. Tob. V. 28: E 'l catellino faceva grande allegrezza all'antico Tobia.
Esempio: Stor. Apol. volg. 9: Sicchè trovandolo sì lo conobbe, e fecionsi grande allegrezza.
Esempio: Bocc. Decam. 3, 147: Abbracciò e basciò lui, e fecegli la festa grandissima.
Esempio: Medit. Alb. Cr. 27: Facendogli il popolo tanto onore e tanta allegrezza e festa, non si dimenticò della sua misericordia.
Esempio: Poliz. Rim. C. 297: Amor ne vien ridendo Con rose e gigli in testa, E vien di voi caendo. Fategli, o belle, festa.
Esempio: Cecch. Comm. ined. 2, 462: Ma e' mi par che e' sia da assomigliarlo A un bracchetto uscito di catena, Che corre qui e qua, a quello abbaia, A quell'altro fa festa.
Definiz: § CCI. E riferito a solennità, feste e simili, vale Festeggiare, Celebrare. –
Esempio: Leggend. SS. M. 3, 64: In fine [Gesù] disse ch'aveva desiderato di fare una pasqua co' discepoli suoi.
Esempio: Adim. A. Pind. 97: Nelle feste che si facevano in Argo a Giunone,... si dava in premio a' vincitori uno scudo di bronzo ed una corona di mirto.
Esempio: Cesar. Vit. Crist. 4, 344: Dove volete voi, Maestro, che noi ei apparecchiamo da far questa Pasqua?
Definiz: § CCII. E particolarmente riferito a nozze, vale Concluderle, Mandarle ad effetto, Festeggiarle, e simili. –
Esempio: Diviz. Calandr. 5, 17: Spettatori, le nozze si faran domani.
Esempio: Ar. Orl. fur. 46, 73: Fansi le nozze splendide e reali, Convenienti a chi cura ne piglia.
Esempio: Giannott. Op. 2, 253: Fanno nozze, vanno in maschera, ec.
Esempio: Cecch. Comm. ined. 21: Ma quando fate voi le nozze?
Esempio: Forteguerr. Terenz. 54: In casa Si faranno le nozze.
Definiz: § CCIII. Riferito a banchetto, convito, desinare, cena, e simili, vale Imbandire, Apparecchiare. –
Esempio: Strat. Mor. S. Greg. 1, 14: E' suoi figliuoli facevano conviti nelle case loro.
Esempio: Bocc. Decam. 2, 170: Fece una sera, per modo di solenne festa, una bella cena.
Esempio: Domin. Gov. fam. 113: Il quale [Cristo] dice: Quando fai desinare o cena, non invitare ricchi parenti o altri amici.
Esempio: Ar. Orl. fur. 19, 12: E se pur pascer vuoi fiere ed augelli,... Fa' lor convito di miei membri (qui figuratam.).
Esempio: Cecch. Mogl. 1, 3: Perch'io vo' dir di voler far domenica Un desinare a' miei parenti.
Esempio: Adr. M. Plut. Vit. 2, 73: Non male sembra aver detto colui che il primo, il quale fece conviti e donò moneta al popolo, lo privò della potenza.
Esempio: Allegr. Rim. Lett. 107: Questa sarà per dirvi, Bernardetto,... che il Lettore Mi fece un solennissimo banchetto.
Esempio: E Allegr. Rim. Lett. 164: Che non si faccia mai desinare, o cena speziale, e di garbo, dove non intervenga.... uno almeno di tanti affamatissimi poeti.
Esempio: E Allegr. Rim. Lett. 264: Io prete adunque, dice, ho a far convito Contra mia voglia?
Esempio: Red. Lett. 3, 3: A queste sere il signor Carlo Dati fece una lautissima cena.
Definiz: § CCIV. Riferito a festa di ballo, festino, veglia, e simili, ovvero a spettacolo, divertimento ec., vale Apprestare, Dare. –
Esempio: Giannott. Op. 2, 215: Gli altri innamorati, per amore delle donne da loro amate, fanno vegghie, serenate, maschere,... e mille altre cose per acquistare la grazia loro, e dare loro diletto.
Esempio: E Giannott. Op. 2, 253: E' si truovano insieme gli amici, i parenti, i giovani, i vecchi, gli uomini, le donne;... fanno vegghie, festini ec.
Esempio: Bart. C. Archit. Albert. 297: Gli altri [edifizj] finalmente, ne' quali rinchiusevi le fiere si faranno caccie, chiameremo amfiteatri.
Esempio: Dav. Tac. 2, 85: Fabio Valente gli fece poi la festa de' gladiatori in Bologna.
Esempio: Leopard. G. Cap. piac. 93: Quando fassi alcun festino, Volentier vi ci troviamo; Del ballar più ghiotte siamo, Ch'un moscion non è del vino.
Definiz: § CCV. E riferito a fiera, mercato, e simili, vale Ordinare, Tenere. –
Esempio: Not. Malm. 1, 200: I popoli della città di Prato.... domandarono licenza di poter fare una fiera.
Definiz: § CCVI. Riferito a digiuno, vale Osservare; e riferito a vigilia, quaresima, e simili, vale Osservare il digiuno prescritto. –
Esempio: Giamb. Tratt. mor. 201: Chi, sanza discrezione, li digiuni e le vigilie e gli altri smaglianti beni fae con menimamento di spirito,... hae tolto al cuore suo l'effetto, ovvero frutto, di buona opera.
Esempio: Fr. Iac. Tod. 357: O Francesco, che farai? Te medesmo occiderai Col digiuno che tu fai, Sì l'hai duro incominciato.
Esempio: Fiorett. S. Franc. 14: Nel continuato digiuno della santa quaresima, la qual'egli fece in questo modo.
Esempio: Vell. Cron. 92: Non sapea che fosse digiunare, e non potea far quaresima.
Esempio: Sacch. Op. div. 24: Altra gente d'eretici teneano, che facondo una quaresima, in tutta la vita loro, non ne dovevano più fare, conciosiacosachè Dio non ne fece più che una. Perchè Dio non fece mai peccato, non fu di necessità a lui per lui fare quaresima.
Esempio: Pulc. L. Morg. 18, 140: E carità, limosina o digiuno, O orazion non creder ch'io ne faccia.
Esempio: Sassett. Lett. 21: Pensomi che voi non facciate la quaresima: il che bisognando ancor vi ricordo, rendendovi certo, che sì come il non la fare, chi può, commette grandissimo male, così credo che non punto minore sia quello di chi la fa, da che ne nasce certo detrimento alla sua sanità, come a voi interverrebbe.
Esempio: Ricc. S. Cat. Lett. 67: Piacerete più a Dio non fare la quaresima, quanto ai cibi e digiuni.
Definiz: § CCVII. Detto di venditore, e con un compimento di prezzo determinato o indeterminato, vale Chiedere, Volere, di quella cosa quel dato prezzo. –
Esempio: Buonarr. Fier. 4, 5, 3: Viene, e sì mi tira Pel santambarco, e dice: Che fa' tu quelli spagheri? A un tratto Rispondo: tre carlini.
Definiz: § CCVIII. E detto di mercato, piazza, riferito a prezzo determinato o indeterminato di merci, derrate, cambj e simili, vale Stabilire, Determinare. –
Esempio: Dav. Camb. 430: E datemi scudi 64, se tanto fa la piaza.
Esempio: Buonarr. Fier. 2, 1, 11: Abbi riguardo al tempo, Al giorno, all'ora stessa, se bisogna, Di quel che fa la piazza; Che dall'un'ora all'altra Soglion variarsi i prezzi.
Esempio: Fag. Comm. 2, 104: Non si mette in mezzo nessuno, quand'uno si rimette a quel che fa la piazza.
Definiz: § CCIX. Neutr. pass. farsi Venirsi formando, Svolgersi, Perfezionarsi, detto di persona, ed altresì d'indole, ingegno, e simili; e in generale, Acquistare le qualità necessarie al subietto, di che si parla. –
Esempio: Salvin. Disc. 1, 272: Ora questa indole e questo ingegno, questa naturale e bella inclinazione di farsi,... può prendere trista piega e tralignare.
Definiz: § CCX. E per similit., detto anche di animale. –
Esempio: Salvin. Annot. Cas. 260: I cavalli generosi, cacciati entro allo strepito dell'armi e della guerra, si provano e si fanno.
Definiz: § CCXI. E per Comporsi, Risultare, detto di un tutto. –
Esempio: Dant. Conv. 398: Ogni tutto si fa delle sue parti, ed è alcuno tutto che ha una essenzia semplice colle sue parti;... un altro tutto è che non ha essenza comune colle parti.
Definiz: § CCXII. Vale anche Addivenire tale, quale vien determinato dal compimento; Venire a ricevere o a prendere una determinata qualità, natura, condizione, sia fisica, sia morale: detto di persona. E talora usasi poeticam. con l'ellissi della particella pronominale. –
Esempio: Albertan. Tratt. volg. 77: Fannosi pigri e lussuriosi, e poco meno si disciolgono a tutti li rei vizj, ec.
Esempio: Dant. Purg. 2: Quasi obliando d'ire a farsi belle.
Esempio: E Dant. Parad. 1: Nel suo aspetto tal dentro mi fei, Qual si fe' Glauco nel gustar dell'erba, Che ec.
Esempio: E Dant. Parad. 8: E quanta e quale vid'io lei far piue Per allegrezza nuova che, ec.
Esempio: E Dant. Parad. 16: Si fanno grassi stando a consistoro.
Esempio: E Dant. Parad. 33: Tu se' colei che l'umana natura Nobilitasti sì, che il suo Fattore Non disdegnò di farsi sua fattura.
Esempio: Barber. Docum. Am. 340: Che tu ti faccia tale Che non sia poi da sorgenti cacciato.
Esempio: Collaz. SS. PP. R. 16: Nè non si isforzi per questo di farsi parzonevole ne' doni di Dio, che creda la fatica sua sia facitore della divina cortesia.
Esempio: Ar. Orl. fur. 5, 17: Si fe' nell'arme poi tanto perfetto, Che la Bretagna non avea il più forte.
Esempio: E Ar. Orl. fur. 18, 99: La vergine Marfisa.... andava.... cercando.... Con cavallieri erranti riscontrarsi, Ed immortale e glorïosa farsi.
Esempio: Cecch. Spirit. 2, 1: Studiai più anni in Padova di fisica, Astrologia, logica; e in somma, Per farmi universale nelle scienze, Non perdonai a fatica nè spesa.
Esempio: Sassett. Lett. 305: Seguitando di stare a bottega, e farsi un giovane da bene, venga presto in termine, ec.
Esempio: Salv. Oraz. Vett. 19: V'acquistava per entro (le cose) pratica, e veniva a farsene risoluto con iscanbievol profitto de' suoi compagni.
Esempio: Mont. Poes. App. 28: Così di padre e di marito cura Costrinsemi mentir volto e favella, E reo mi feci per udir natura.
Definiz: § CCXIII. E detto di cosa, tanto materiale, quanto morale. –
Esempio: Dant. Inf. 20: E fassi fiume giù pe' verdi paschi.
Esempio: E Dant. Inf. 25: E la sua pelle Si facea molle, e quella di là dura.
Esempio: E Dant. Purg. 25: Guarda il calor del Sol che si fa vino, Giunto all'umor che dalla vite cola.
Esempio: Petr. Rim. 2, 54: Que' duo bei lumi, assai più che 'l Sol chiari, Chi pensò mai veder far terra oscura?
Esempio: Firenz. Pros. 2, 161: La furia di quelle crudeli bestie più si fa pigra per la molta luce.
Esempio: Gell. Lettur. 2, 186: Il quale nervo [visivo], se bene ei comincia doppio per nascer parimente da ciascuna delle pupille, si congiugne dipoi poco discosto da esse pupille, e si fa un solo.
Esempio: Tass. Gerus. 6, 64: Insolito timor così l'accora, Che sente il sangue suo di ghiaccio farsi.
Esempio: Parut. Soliloq. 1, 4: Non come io dovea m'avvezzai a soffrire le fatiche,... onde s'andasse facendo più debole la forza della carne e si esaltasse lo spirito.
Esempio: Forteguerr. Cap. 251: Dove il campo egli è di gran coperto, Là corron le formiche e gli uccelletti; Ma se finisce il gran, fassi un deserto.
Esempio: Perell. Relaz. Cont. 6, 229: Il fondo degli alvei dei fiumi superiormente ai loro sbocchi in mare non si dispone in una declività continuata, e nemmeno si mantiene sempre superiore di livello al fondo degli sbocchi, ma in qualche distanza dal mare si abbassa sotto il fondo degli sbocchi, e quindi va gradatamente risalendo e facendosi acclive, di modo che ec.
Esempio: Panant. Poet. Teatr. 30: Intorno mi si fe' piazza polita.
Esempio: Niccol. Strozz. 2, 5: Ma il sol si fece Di ferrigno color.
Esempio: E Niccol. Strozz. 2, 7: Popolar, lo sai È quella stirpe onde il mio figlio è nato. Viver le piacque riposato e largo, E il ben comune, onde dei suoi consorti Nella grandezza, che si fe' regale, Cittadina restò.
Definiz: § CCXIV. Congiunto con certi adiettivi, talora compone con essi una locuzione, che si risolve nel verbo relativo di forma neutra passiva. –
Esempio: Dant. Inf. 9: Ben so il cammin: però ti fa' securo.
Esempio: E Dant. Purg. 6: Or ti fa lieta, che tu hai ben onde.
Esempio: E Dant. Purg. 9: Non aver tema, disse il mio signore: Fatti sicur, chè noi siamo a buon punto.
Esempio: E Dant. Parad. 11: E dinanzi alla sua spirital corte, Et coram patre le si fece unito.
Esempio: Cat. Cost. volg. 111: Non ti far lieto della subita morte de' rei.
Esempio: Libr. Prov. 4: Si rallegrano po' c'hanno fatto il male, e fannosi lieti delle reissime cose.
Esempio: Libr. Eccl. 42: Io cognobbi che il meglio che l'uomo possa fare, si è ch'egli si faccia lieto, e far ben per l'anima in tutta sua vita.
Esempio: Salv. Spin. 5, 8: Io voglio, or ch'io posso, entrarmene in casa, e correr su per dell'arme, e farmi forte dentro alla porta.
Esempio: Davil. Guerr. civ. 2, 6: Era nondimeno in effetto partito pieno d'evidente pericolo,... mettendosi senza danari,... e, quello che importava più, senza alcuna città o luogo forte, in mezzo di tanto paese nemico, ove si potessero in qualsivoglia occasione far forti e ritirarsi.
Definiz: § CCXV. Con un compimento denotante dignità, grado, ufficio, e simili, vale Prendere da sè stesso quella tal dignità, grado, ufficio; Costituirvisi. –
Esempio: Gell. Poes. 468: E vide, e vinse, e re d'Italia fessi.
Esempio: Niccol. Strozz. 2, 7: Nessun vuol porsi al remo In questa nave, ed il timone usurpa Qualunque stolto, e vi si fa nocchiero.
Esempio: E Niccol. Strozz. 5, 1: E pria che duca, Carnefice si fa.
Definiz: § CCXVI. E con un compimento denotante un istituto di vita, una professione, un'arte, un mestiero, e simili, vale Entrare in esso, Abbracciarlo, Darvisi. –
Esempio: Dant. Inf. 20: Vedi le triste che lasciaron l'ago, La spola e il fuso, e fecersi indovino.
Esempio: Fiorett. S. Franc. 42: Imperocchè 'l detto giovane si fece frate, e vivette nell'Ordine con grande santitade.
Esempio: E Fiorett. S. Franc. 100: Mi disse, che innanzi che si facesse prete, gli era stato rivelato da Dio ch'egli dovea venire meno nella messa.
Esempio: Mazz. Lett. 1, 13: Non dico vi facciate frate o prete, ma dico diate modo al vostro vivere.
Esempio: Ghibert. Comment. 23: Come 'l detto giovane si fa frate, ed il loro maggiore il veste.
Esempio: Borgh. V. Opusc. 3: Venni nella Badia di Firenze per convertirmi e farmi religioso.
Esempio: Saccent. Rim. 1, 226: O bisogna esser dotto, o farsi frate.
Esempio: Nell. Iac. Mogl. 1, 4: Si vuol forse far monaca ancor lei?
Esempio: Giord. Op. 2, 485: Francesco Raguzzi piacentino, che militò per Napoleone. Poi si fece flautista.
Definiz: § CCXVII. Ed altresì con un compimento denotante una particolar relazione di persona a persona, come Discepolo, Scolare, Servitore, Seguace; ovvero Amico, Nemico, Avversario, e simili; vale Prendere quella data qualità o condizione verso quella stessa persona. –
Esempio: Dant. Conv. 292: Dice Salomone nel quinto capitolo dei Proverbj: Quelli morrà che non ebbe disciplina, e nella moltitudine della sua stoltizia sarà ingannato. Cioè a dire: Colui è morto che non si fe' discepolo, che non segue il maestro.
Definiz: § CCXVIII. E Farsi moglie di alcuno, che anche trovasi Farsi a moglie, di alcuno, vale Sposarlo, Congiungersi con esso in matrimonio. –
Esempio: Vill. G. 87: Alberia si fece a moglie del conte Iacomo di Tricario, di cui nacquero il conte Simone e madonna Adalitta.
Esempio: Ar. Orl. fur. 9, 35: Quel.... De la vita e del regno m'assicura, Pur ch'io indolcisca l'indurate voglie, E che d'Arbante suo mi faccia moglie.
Definiz: § CCXIX. E per Trasformarsi, Cangiarsi, in ciò che viene espresso dal compimento, Prendere una nuova forma: detto tanto di persona quanto di cosa; e usato poeticam. con l'ellissi della particella pronominale. –
Esempio: Dant. Inf. 25: Fersi le braccia duo di quattro liste.
Esempio: Petr. Rim. 1, 27: E' capei vidi far di quella fronde, Di che sperato avea già lor corona.
Esempio: Car. Eneid. 5, 872: Deposto de la Dea l'abito e 'l volto,... Beroe si fece.
Esempio: E Car. Eneid. 7, 639: Calibe in tutto fessi, una vecchiona, Ch'era sacerdotessa e guardïana Del tempio di Giunone.
Definiz: § CCXX. E per Fingere, Simulare, Dar vista, Farsi credere, di essere ciò che dal compimento viene determinato; ed altresì Darsi per tale o tal altro. –
Esempio: Bocc. Decam. 3, 32: Masetto da Lamporecchio si fa mutolo.
Esempio: Cat. Cost. volg. 151: Fatti isciocco, quando il tempo il vuole, ovvero la cosa.
Esempio: Stor. Barl. 63: Andonne alla sua casa, e fecesi fortemente infermo.
Esempio: E Stor. Barl. 69: Arachino se n'andò.... là dove abitava Nacor, e feceli vedere tutto ciò perch'era venuto; e come conveniva ch'elli si facesse Barlaam, e come mantenesse la legge de' Cristiani.
Esempio: Esop. Fav. 77: Lo lupo si tenne morto, e non seppe che si dire; se non che si fece malato.
Esempio: Real. Franc. 23: Io mi farò ammalata, e Fiovo venirà a vedermi, e tu medesimo lo menerai alla mia camera.
Esempio: E Real. Franc. 390: Fatevi ammalata, e noi diremo che li medici dicono che voi avete un male, che non vi si può parlare.
Esempio: Grazz. Comm. 177: Egli rimase prigione d'una galea di Turchi, e fecesi da Milano; e per questo non fu in su la lista degli altri prigioni fiorentini.
Esempio: Galil. Op. fis. mat. 3, 222: V. S. si umilia molto, volendosi far nuovo di quelle cognizioni, le quali non è gran tempo, che furono ammesse come ben sapute.
Esempio: Red. Lett. 1, 238: Potrà egli comprendere che non è così povero di formaggio, com'ei si fa, e che nelle sue cascine in capo all'anno se ne raggruzzola in buon dato.
Esempio: Nell. Iac. Vecch. 1, 2: V. S. non si faccia tanto giovane, no; perchè l'aspetto lo smentisce.
Esempio: Giust. Vers. 117: Quel gusto cinico, Che avea ciascuno, Di farsi povero ec.
Esempio: Niccol. Strozz. 2, 5: Non ti ricordi come.... a noi sovente Intrinseco si fea?
Esempio: Manz. Prom. Spos. 37: Quel farsi quasi nuovo del matrimonio così espressamente concertato.
Definiz: § CCXXI. E per Generarsi, Avere origine, Prodursi, Suscitarsi, e simili. –
Esempio: Cresc. Agric. volg. 184: Fungo bianco, lo quale si fa sotto la botte (male la stampa, fango).
Esempio: Ottim. Comm. Dant. 2, 388: Pioggia si fa in questo modo: che il vapore umido della terra e dell'acqua, salendo nell'aere, per la frigidità sua si stringe, e per lo calore che dissolve, e che però non consuma del tutto, il vapore per gocciole alla terra si spande.
Esempio: Viagg. Terr. sant. 394: Quando trae vento, qui si fa (nel lago) fortuna, come nel diritto mare.
Esempio: Car. Eneid. 1, 1210: Come prima si fer gli uomini e i bruti; Com'or si fan le pioggie e i venti e i folgori.
Definiz: § CCXXII. E Farsi fresco, o caldo, vale Raffrescarsi o Riscaldarsi la temperatura atmosferica. –
Esempio: Cellin. Vit. 264: Mi messi addosso un poco di vestaccia che io avevo, perchè e' s'era cominciato a far fresco.
Definiz: § CCXXIII. Farsi, detto di frutti, vale Venire a maturità; e detto di certe piante, Giungere alla loro perfezione. –
Esempio: Soder. Cult. Ort. 91: Ponendogli (i cappucci) in proda volta a mezzogiorno, si faran più presto, ed a tramontana indugeranno.
Esempio: Lastr. Agric. 2, 66: Si colgono [in ottobre] le frutte da inverno, purché siano fatte, non potendosi limitare appunto il tempo; mentre un anno si fanno più presto, e l'altro più tardi.
Definiz: § CCXXIV. Detto di fatti o fenomeni naturali, vale talora Avvenire, Aver luogo. –
Esempio: Cresc. Agric. volg. 183: È... da riguardare e odorare che alcuna trasmutazion non si faccia intorno alla feccia.
Esempio: Cavalier. Cent. Probl. 255: L'orto eliaco mattutino si fa quando la stella comincia ad apparire poco inanzi al levare del sole.
Esempio: Piazz. Lez. astron. 1, 65: Le divisioni sono sopra un piano perfetto, e il movimento si fa su i poli medesimi, su i quali ec.
Definiz: § CCXXV. Più comunemente detto di giorno, sera, notte, e simili, vale Cominciare ad essere, Nascere, Sorgere, Apparire; e usasi anche in locuz. figur. –
Esempio: Petr. Rim. 2, 186: Gente, a cui si fa notte innanzi sera.
Esempio: Bocc. Ninf. Fiesol. 1, 28: Quando Dïana veggendo che sera Già si faceva, e che 'l sol si nasconde, ec.
Esempio: Vit. Tob. 19: Manda una delle tue serve che ponga mente s'egli è morto, acciocchè io lo sotterri innanzi che si facci il dì.
Esempio: Machiav. Comm. 257: Perchè non mandate per la sposa? E' si fa sera.
Esempio: Ar. Orl. fur. 10, 60: Il chiaro lume lor, ch'imita il sole, Manda splendore in tanta copia intorno, Che chi l'ha, ovunque sia, sempre che vuole, Febo, mal grado tuo, si può far giorno.
Esempio: Varch. Sen. Benef. 3: Quanti sono coloro che non meritano di vedere la luce? E pure anche a loro si fa giorno.
Esempio: Serdon. Stor. Ind. volg. 227: La mattina, come si fa dì, gli mandano ne' campi.
Esempio: Fag. Comm. 5, 124: Si fa giorno in un momento.
Esempio: Cesar. Fatt. Ap. 1, 341: Sedato il tumulto, come si fu fatto notte, i fratelli di celato mandarono Sila e Paolo a Berea.
Esempio: E Cesar. Fatt. Ap. 2, 179: Intanto cominciava già a farsi dì.
Definiz: § CCXXVI. Farsi, vale anche Riuscire, Tornare, ad alcuno, ciò che dal compimento viene espresso; e più spesso riceve il compimento di un infinito retto dalla particella A. –
Esempio: Car. Lett. fam. 2, 417: Mi si fa duro a credere che non l'abbiate, ec.
Esempio: Parut. Soliloq. 1, 4: Tanto più mi si fece difficile lo svellere dall'animo tali pensieri.
Definiz: § CCXXVII. E Farsi ad alcuno sete, ovvero stomaco od ira, e simili, vale Venirgli, Nascere, Destarsi, in esso, quel bisogno o quella commozione. –
Esempio: Gio. Fior. Pecor. 2, 150: Ed avendo fatto un poco di collezione, se gli fece sete.
Esempio: Car. Lett. fam. 3, 72: Mi si fa stomaco a pensar de' fatti suoi.
Definiz: § CCXXVIII. Farsi, in costrutto con un termine retto dalla particella A o Per, vale Essere utile, conveniente, Giovare, e simili. –
Esempio: Macingh. Strozz. Lett. 127: Abbi il capo alle cose che sono di maggiore importanza, che per te si farà.
Esempio: E Macingh. Strozz. Lett. 409: Èssi cominciato a bucinare che la gravezza si racconcerà; che si farà per me.
Esempio: Poliz. Pros. 20: Se tu vedessi bene quello che si fa per te, ti provvederesti insino a ora per quello tempo, quando non arai più maestro.
Esempio: Savonar. Pred. 16: Che si fa a te s'el si rinuova la Chiesa, o che Firenze abbia a diventare gloriosa, se tu non andassi in paradiso?
Esempio: Machiav. Comm. 333: Oh quanto più si farebbe per me Cercar, mentre ch'io posso, altro marito!
Esempio: Varch. Rim. burl. 1, 40: Oh come pe' fanciugli si farebbe Che ritornasse quell'usanza antica!
Esempio: Grazz. Comm. 22: E ancora molto si fa per me, che, sendo innamorato, anzi morto, della Camilla,... mi dice il Ciullo, ec.
Esempio: Cecch. Romanesc. 2, 1: Per noi si fa Che e' padroni non abbin mal nè bene; Perciocchè, venga l'uno o l'altro caso, Toccon le brighe a noi, l'utile ad altri.
Esempio: Ricc. S. Cat. Lett. 188: Ho attorno di cattiva gente, e sono tanto ingannata, che per me si farà non uscire mai dalla caverna.
Esempio: Dav. Tac. 1, 381: Farsi per Tiridate il ricevere in dono il regno non guasto.
Definiz: § CCXXIX. E pure in costrutto con la particella A, vale anche Avvenirsi, Affarsi, Convenirsi, riferito tanto a persona quanto a cose. –
Esempio: Fr. Giord. Pred. 2, 46: L'avvento di Cristo non fu altro che uno chiamamento; e ben si fa a lui questo ufficio di chiamare, perocch'egli è voce del padre suo.
Esempio: E Fr. Giord. Pred. ined. 51: Tu vorrai una cosa che non ti si fa.
Definiz: § CCXXX. E pur riferito a persona, trovasi per Esser dovuto, Spettare. –
Esempio: Esop. Fav. M. 18: La prima parte [disse il leone].... de' esser mia, perocchè a me maggiore si fa il primo onore (qui per similit.).
Definiz: § CCXXXI. E per Confarsi, Convenire; costruito con la particella Con, e talora anche con la particella A. –
Esempio: Tav. Rit. 1, 63: Non si fae orgoglio a gentilezza.
Esempio: E Tav. Rit. 1, 312: Tale convenente non si facea a cavaliere errante.
Esempio: Cavalc. Dial. S. Greg. 74: Benedetto ciò negando, non voleva quella cura ricevere, dicendo loro, che li suoi costumi non si facevano con gli loro.
Definiz: § CCXXXII. E pur costruito con la particella Con, e detto di persona e a persona riferito, vale Accordarsi, Convenire, nell'indole, nei costumi, e simili; Confarsi. –
Esempio: Esop. Fav. 70: Disse lo lupo al cane nel bosco: cane, la tua gente non si face guari con la mia (qui per similit.).
Definiz: § CCXXXIII. Farsi, riceve spessissimo il significato di un verbo di moto, e vale Andare, Venire, Spingersi, e simili; il qual moto si determina da una preposizione reggente il termine del moto stesso, o che sia un luogo ovvero una persona. –
Esempio: Giamb. Tratt. mor. 334: Però non le si fece a rincontro, ma guernie cittadi e castella per difendersi da lei.
Esempio: Dant. Inf. 8: Dinanzi mi si fece un pien di fango.
Esempio: E Dant. Purg. 8: Ver me si fece, ed io ver lui mi fei.
Esempio: E Dant. Purg. 24: Trapassate oltre senza farvi presso.
Esempio: E Dant. Purg. 26: Io mi feci al mostrato innanzi un poco.
Esempio: Leggend. Tob. V. 26: Grande cortesia sarebbe di te, che tu gli ti facessi incontro per amore del grande parentado, che ec.
Esempio: Sacch. Nov. 1, 315: Sentendo dire questo a Uberto, levasi e faglisi incontro.
Esempio: E Sacch. Nov. 1, 329: La donna, udendo il romore, fassi in capo di scala.
Esempio: Car. Eneid. 2, 525: Eravam mossi: quando ecco tra via Ne si fa Panto d'improvviso avanti,... scampato da' nemici.
Esempio: E Car. Eneid. 3, 137: Quand'ecco Anio,... d'onorato alloro il crine adorno, Ne si fa incontro.
Esempio: Buonarr. Fier. 1, 4, 11: Io vo' vedere: Vo' farmi a questo stipito e guardare, Se si sono scostati.
Esempio: Bart. D. Op. mor. 30, 390: Dunque fatevi qui d'avanti a me, sì ch'io vi vegga.
Definiz: § CCXXXIV. E figuratam. –
Esempio: Ar. Orl. fur. 11, 12: Allora allora se le fece inante Un pensier di tornarsene in Levante.
Definiz: § CCXXXV. E con un termine retto dalla particella In, trovasi poeticam. per Venire a essere, Trovarsi, Contenersi. –
Esempio: Dant. Parad. 13: Ora apri gli occhi a quel ch'io ti rispondo, E vedrai il tuo credere e il mio dire Nel vero farsi, come centro in tondo.
Esempio: But. Comm. Dant. 3, 394: Nel vero farsi; cioè contenersi dentro dal vero amenduni questi due ditti, cioè lo tuo e lo mio, come centro in tondo.
Definiz: § CCXXXVI. Spesso congiunto con un avverbio o modo avverbiale, compone una maniera, equivalente nel senso a un altro verbo; come Farsi avanti o innanzi, Avanzarsi; Farsi indietro, Indietreggiare; Farsi in là, o in costà, Scostarsi; Farsi accosto, appresso, in qua, Accostarsi, Appressarsi; Farsi lontano, di lungi, Allontanarsi; Farsi fuora, Uscire; e simili. –
Esempio: Fr. Giord. Pred. Genes. 30: Fatti in là, che io non ci cappio, così ci siamo stretti.
Esempio: Dant. Inf. 21: I diavoli si fecer tutti avanti.
Esempio: E Dant. Inf. 22: Fatti in costà, malvagio uccello.
Esempio: E Dant. Inf. 31: Fatti in qua, sì ch'io ti prenda.
Esempio: E Dant. Purg. 10: Perch'io varcai Virgilio, e femmi presso.
Esempio: E Dant. Purg. 31: L'altre tre si fero avanti Danzando.
Esempio: E Dant. Parad. 22: La più luculenta Di quelle margherite innanzi fessi.
Esempio: Libr. Ruth 25: Fatti un poco in qua, e siede qui.
Esempio: Sacch. Nov. 1, 116: Fatti un poco in là, buon uomo.
Esempio: E Sacch. Nov. appr.: Deh, fatti in là con la mala pasqua.
Esempio: E Sacch. Nov. 1, 185: Ugolotto fassi innanzi, e dice: Aspetta un poco, aspetta. E colui fassi in drieto, e continuo l'aizzava.
Esempio: Savonar. Pred. 1: Fatti in qua, filosofo, e vedrai se io sono filosofo ancora io.
Esempio: Bern. Orl. 37, 26: Al fin delle parole un salto piglia [Orlando]; Ma si volse pur prima addietro fare Per prender corso.
Esempio: Nard. Liv. Dec. 5: Sì ch'ei nacque un certo subito silenzio ed un subito posare dell'armi: poi si fecero innanzi i capitani, ec.
Esempio: Cellin. Vit. 90: A questo contrasto si fece fuori una vicina, la qual mi disse che ec.
Esempio: E Cellin. Vit. 116: Onde io risentitomi, ispaventato da quei romori, mi feci fuora.
Esempio: Baldell. F. Filostr. 545: Fatevi in qua, poeti, perchè vostre son quelle cose che io intendo di ora narrare.
Esempio: Tass. Gerus. 7, 84: Fecesi il Conte innanzi, e, quel che chiedi, È, disse a lui, per tua ventura altrove.
Esempio: Buonarr. Fier. 1, 4, 6: Fatti un po' più innanzi.
Esempio: E Buonarr. Rim. 121: Lasciatemi passar. P. II. Lasciate me. P. I. Fate, fatevi 'n là.
Esempio: Panant. Poet. Teatr. 30: Si fecer tutti dieci passi indietro.
Definiz: § CCXXXVII. E figuratam., detto di cosa. –
Esempio: Manz. Poes. 62: Ad ogni istante Si fea il rumor più presso.
Definiz: § CCXXXVIII. E per Affacciarsi. –
Esempio: Rim. Ant. F. Pugl. Iac. 1, 242: Non m'auso fare alla porta.
Esempio: Liv. Dec. 1, 73: Tanaquil si fece ad un'alta fenestra.
Esempio: Bocc. Decam. 3, 73: Nè posso farmi nè ad uscio nè a finestra, nè uscir di casa, che egli incontanente non mi si pari innanzi.
Esempio: E Bocc. Teseid. 3, 23: E gran nostra follia A quella finestretta far ci feo, Quando colei cantava.
Esempio: Sacch. Nov. 1, 167: Oimè, or siam noi diserti; e fassi alle sponde, guardando nel pozzo.
Esempio: E Sacch. Nov. 2, 37: Rinuccio.... fassi alla porta, non truova il cavallo, domanda dov'egli è ito.
Esempio: Guicc. Op. ined. 3, 171: La moglie di Francesco,... facendosi alla finestra, fu ferita da uno verrettone nella testa.
Esempio: Cellin. Vit. 90: Bussando la porta, si fece alla finestra una certa gobba arrabbiata.
Esempio: Vasar. Vit. Pitt. 5, 153: Lorenzo.... ferito nella gola, e fasciato, si fece alla finestra di casa sua per esser veduto dal popolo.
Esempio: Grazz. Comm. 238: Quando sono in casa, non la lascio mai fare nè a uscio nè a finestre.
Esempio: Cecch. Comm. ined. 2, 211: Quando voi andaste alla messa, io mi feci Alla finestra.
Esempio: Dat. Lepid. 67: Non sentendo quei di casa, si destò il dottore, e si fece alla finestra, e disse: chi è?
Definiz: § CCXXXIX. Farsi ad alcuno, e talora anche con alcuno, vale Presentarglisi, Andare da lui, per dimandare o avere checchessia, trattare, e simili; ed altresì per Ricorrere, Rivolgersi ad esso, sia in persona, sia per iscritto. –
Esempio: Stor. Rinaldin. Montalb. 351: Tanto venne in grazia dello imperadore, che quasi chi volea alcuna cosa dall'imperadore, si facieva a Maccario.
Esempio: Baldin. Vit. Brunell. A. 176: Concorrendo a ogni punto avere a dimandare delle cose, e non v'essendo a l'usato chi domandare, si facevano a Lorenzo.
Esempio: Macingh. Strozz. Lett. 315: A Manfredi.... mi son fatta pe' marzolini, chè ha l'amicizia dove è de' buoni.
Esempio: E Macingh. Strozz. Lett. 335: Sommi fatta a maggior pesci che a Luigi, che 'n ogni modo Luigi aveva a richiedere quegli a chi si parlò.
Esempio: Poliz. Pros. 71: Mi dicono che io mi facci con voi, e che in voi è rimesso.
Esempio: Rinucc. F. Ricord. 187: Poco udienza ebbono [dall'Imperatore], salvo che fece loro intendere che noi ci facessimo al Papa.
Esempio: E Rinucc. F. Ricord. 190: Si mandò più imbasciadori al principe d'Arancio, capitano di detto campo de' nimici, per trattare qualche accordo; e lui sempre diceva: fatevi al Pontefice; e altro non si poteva avere da lui.
Esempio: Cant. Carn. 1, 78: Chi vuol buona misura, a noi si faccia.
Esempio: Borgh. V. Disc. 1, 310: Tuttochè.... venendo qua M. Antonio per guadagnarsi questo paese, si facesse a quegli che avevano il governo in mano, e la reputazione, e non a chi si trovava sbattuto e senza forze.
Definiz: § CCXL. E per Rivolgersi col discorso ad uno. –
Esempio: Petr. Rim. 2, 149: Fecimi al primo; o Massinissa antico, Per lo tuo Scipïone, e per costei, Cominciai, non t'incresca quel ch'io dico.
Esempio: Deput. Decam. Proem. 16: Come piatendo alle civili, si fa il giudice a' testimonj che nel caso intervennero per riscontro del fatto, così ec.
Definiz: § CCXLI. Farsi con alcuna, o con alcuno, in senso osceno, si usò per Congiungersi carnalmente con essa, o con esso. –
Esempio: Sacch. Nov. 1, 44: E la donna si fece per li tempi con più mariti, e 'l marito con altre mogli.
Definiz: § CCXLII. Farsi, vale Incominciare la propria azione movendo dal termine retto dalla particella Da; Incominciare, Rifarsi: anche figuratam. –
Esempio: Giamb. Tratt. mor. 270: Fassi da te, perchè sa che se' fondamento e capo delle altre.
Esempio: Comp. Din. Cron. DL. 101: Il diavolo.... si fece da una brigata di giovani che cavalcavano insieme.
Esempio: Varch. Sen. Benef. 130: Colui che le ha avviluppate le sviluppa senza fatica nessuna, perchè sa il bandolo, e onde bisogna farsi a snodarle.
Esempio: Dav. Tac. 1, 157: Ammazarne tanti insieme non si poteva: i tradimenti volevan tempo. Questi elesse: e farsi da Druro per fresca ira.
Esempio: Lambr. Dial. Istr. 9: L'intendimento nostro si fa dai particolari per salire all'universale.
Definiz: § CCXLIII. E in senso particolare, Incominciare da un dato termine un discorso, una narrazione, descrizione, e simili. –
Esempio: Fr. Guidott. Fior. Rett. 35: Si può il fatto narrare brievemente, se colui che favella, non si fa dal cominciamento del fatto, ma fassi da quello luogo, che ec.
Esempio: Firenz. Pros. 2, 152: Io mi voglio far da capo, e narrarvi il fatto tutto intero.
Esempio: E Firenz. Rim. 414: Però vo' farmi un pochin da discosto, E mostrarvi le cose di più stima.
Esempio: Gell. Lez. 60: Perchè voi siate maggiormente di questo capaci, io mi voglio fare un poco più dalla lunga, e ragionarvi ec.
Esempio: Cecch. Lez. M. Bartolin. 4: E dopo farsi ben dalla lunga con belle parole, alla fine mi pregò caldamente ch'io gliele dovessi concedere.
Esempio: Bonc. Serm. 8: Non saprei da che lato mi fare a scusarmi, e domandarvi perdono della mia arroganza.
Definiz: § CCXLIV. Farsi, in costrutto con un infinito retto dalla particella A, vale Incominciare o Porsi a fare l'azione espressa dall'infinito stesso; e per lo più riferiscesi a discorso, racconto, descrizione, di un fatto, e simili. –
Esempio: Bart. D. Op. mor. 30, 68: Nel farsi a proferir quell'amaro Domando, il volto per la vergogna loro ne arrossa.
Esempio: Crusc. Vocab. IV. Pref. 6, 1: Chiunque si farà a considerare quanto ec.
Esempio: Manz. Prom. Spos. 380: Si fece ad esporre il suo scellerato imbroglio.
Definiz: § CCXLV. E Farsi a credere, vale Darsi, Indursi, a credere, pensare, ed anche semplicemente Credere, Pensare, Stimare. –
Esempio: Bocc. Decam. 1, 223: Fannosi a credere che da purità d'animo proceda il non saper tra le donne e co' valenti uomini favellare; ed alla loro milensaggine hanno posto nome onestà.
Esempio: E Bocc. Decam. appr.: Il che se la natura avesse voluto, come elle si fanno a credere, per altro modo loro avrebbe limitato il cinguettare.
Esempio: E Bocc. Vit. Dant. 17: I vestimenti, gli ornamenti e le camere piene di superflue dilicatezze, le quali le donne si fanno a credere essere al ben vivere opportune.
Esempio: Cas. Pros. 2, 85: Nè voglio io che tu ti facci a credere che, perciocchè ciascuna di queste cose è un picciolo errore, tutte insieme siano un picciolo errore.
Esempio: Cellin. Pros. Oref. 44: Verrò per quello che io mi fo a credere, più chiaramente a dimostrare l'intenzione mia al lettore con tali evidenze.
Esempio: Buonarr. Fier. 5, 5, 6: Ma questo io mi fo a creder che fu un gioco, Un tranello, un lavoro Di quel malvagio tristo ec.
Esempio: Papin. Lez. Burch. Pref. 24: Io non mi sono mai fatto a credere, essere il nostro Burchiello un poeta fantastico e capriccioso.
Definiz: § CCXLVI. Neutr. Congiunto con un avverbio o maniera avverbiale, vale Condursi, Comportarsi, Governarsi, Procedere, Trattare, e simili, nel modo espresso dall'avverbio o maniera avverbiale. –
Esempio: Dant. Inf. 29: Tu non hai fatto sì all'altre bolge.
Esempio: E Dant. Purg. 15: Figliuol mio, Perchè hai tu così verso noi fatto?
Esempio: Stor. Aiolf. 1, 78: Più volte in questo mezzo Lionida domandò chi era quello che sì bene facea nel torniamento.
Esempio: E Stor. Aiolf. 1, 230: Fecie bandire per tutta l'Affrica grande torniamento e giostre; e chi meglio facesse, arebbe la sua figliuola per moglie.
Esempio: Leggend. SS. M. 4, 289: Io pensava di fare con esso voi con amore e con carità; ma dappoichè siete ostinati,... la mia ingiuria non rimarrà impunita.
Esempio: Leggend. Lazz. Mart. Madd. 92: N'ebbono grande consolazione, e narravano l'una all'altra come avevano fatto con lui, e che gli avevano detto.
Esempio: Bocc. Decam. 8, 231: Pensò che, perciò che di parte avversa alla sua era il cavaliere, più familiarmente con lui si volesse fare.
Esempio: E Bocc. Filoc. 1, 118: Or che faresti tu, se egli fosse andato molto più lontano, e dove a te non fosse lecito l'andare? E' non si vuole fare così.
Esempio: Mazz. Lett. 1, 12: Farò con voi, come fo spesso qui con un altro, che m'ha dato l'essere, dopo il padre mio.
Esempio: Vinc. Tratt. Pitt. 2: Tu, lettore, guardi in occhiata tutta questa carta scritta,... ma non conoscerai.... che lettere siano, nè che vogliano dire; onde ti bisogna fare a parola a parola, verso per verso, a voler aver notizia d'esse lettere.
Esempio: Red. Lett. 1, 287: E se io fo seco troppo alla familiare, ne incolpi la sua gentilezza, la sua bontà, che me ne dà campo.
Esempio: Forteguerr. Cap. 212: E così sempre fa chi ne può meno.
Esempio: Guadagn. Poes. 2, 329: Qui non si fa come in città fan tanti, Che, quantunque d'origine villani, Metton su falda, ec.
Esempio: Manz. Prom. Spos. 554: E i danari? - Come faremo? - Li dia a me, che anderò a sotterrarli qui nell'orto di casa.
Definiz: § CCXLVII. E figuratam. dicesi di cosa per Divenire, per propria natura, tale, o Produrre o Ricevere questo o quell'effetto, secondochè determinasi dal compimento o dal contesto. Come per esempio:
Esempio: Esempio del Compilatore Il grano mal custodito fa presto a riscaldare; Sapete bene come soglion far le camelie, quando nell'estate non son riparate dal sole; La gioventù fa presto a passare; e va' discorrendo.
Definiz: § CCXLVIII. Congiunto con l'avverb. Tanto, o simile, e costruito con un termine denotante persona, retto dalla particella Con, vale Adoperarsi. –
Esempio: Grazz. Comm. 21: La mia sorella.... ha tanto fatto con la fante di casa più giovine, che in vece di lei farà l'uffizio.
Definiz: § CCXLIX. E per Essere attivo, Avere efficacia nell'operare. –
Esempio: Dant. Parad. 14: Ma chi s'avvede che i vivi suggelli D'ogni bellezza più fanno più suso, E ch'io non m'era lì rivolto a quelli, Escusar puommi.
Esempio: But. Comm. Dant. 3, 428: Più fanno, cioè maggiore efficacia ànno ne l'operare.
Definiz: § CCL. Detto di medicamenti, veleni, e cose simili, vale genericamente Produrre il suo proprio effetto; e detto di strumenti, vale Servire ai loro ufficj. –
Esempio: Dav. Tac. 1, 299: Gli cacciò in gola una penna intinta in tossico da far subito.
Esempio: E Dav. Tac. 1, 399: Piglialo (il veleno) e non fa, per esser già le membra fredde, e chiusi i pori.
Esempio: E Dav. Tac. 1, 410: Egli prese il veleno: e perchè non faceva così presto, si tagliò le vene.
Esempio: Magal. Lett. At. 126: Domandandomi se questo [rasoio] non fa bene, io gli rispondo di sì.
Definiz: § CCLI. Detto di qualsivoglia specie di piante, vale Nascere, Crescere, Allignare, Provare, Venire, e produrre il proprio frutto, o condurlo a perfezione; e dicesi anche di frutti e di fiori, per Nascere e venire a maturità, o a perfezione: ed usasi sempre con relazione a luogo, o anche a tempo. –
Esempio: Alam. L. Colt. 5, 817: Tal ch'ogni tempo E 'n ogni parte fan, pur che 'l signiore Le 'ngrassi e bagni e le trapianti spesso.
Esempio: Varch. Rim. burl. 1, 38: Tu fai per luoghi molli e per li asciutti, In piani e monti (parla al finocchio).
Esempio: Vett. Colt. 21: Vedeva che [gli ulivi] vi facevano bene a maraviglia.
Esempio: Soder. Coltiv. 4: Sebbene elle (le viti) per lo più si godono nelle colline,... e son più liete che negli alpestri e ripidi monti.... e balze dirupate, ancora in queste fanno.
Esempio: E Soder. Cult. Ort. 187: Le margherite.... fanno ordinariamente nei prati, ove sene ritrovano delle.... doppie, e scempie, tutte senz'odore.
Esempio: E Soder. Cult. Ort. 197: L'orzo fa bene negli ortali, dove sia il terreno asciutto.
Esempio: E Soder. Cult. Ort. 238: Sorta di romici, che fa intorno all'acque.
Esempio: Dav. Tac. 2, 221: Arbori da frutte non vi fanno.
Esempio: Buonarr. Tanc. 3, 5: Del casato di quei che fan pe' gli orti.
Esempio: Magal. Lett. fam. 1, 9: Egli è pure il bel gusto trovarsi alla falda di una montagna, che arde in una campagna deserta dove non fa la felce.
Esempio: Saccent. Rim. 2, 215: Valle.... Che produce ai suoi tempi e vino e grano, E vi fanno i fagiuoli a maraviglia.
Esempio: Trinc. Agric. 254: Vi sono però alcune specie di fichi asciutti, e poco melosi, come sono gli albi, brogiotti neri, donicali,... e simili, che fanno molto bene nelle suddette terre.
Definiz: § CCLII. Detto di piante fruttifere, vale Dar frutto, Fruttare. –
Esempio: Viagg. Terr. sant. 280: Hanno una ragione di fichi, che si chiamano fichi di Faraone, che fanno otto volte l'anno.
Esempio: Car. Comm. 33: Il fico San Piero,... sendo maggior de gli altri, e facendo due volte l'anno, serve per due volte fico.
Definiz: § CCLIII. Detto di volatili, per Covare. –
Esempio: Domen. Plin. 324: Le colombe fanno dieci volte l'anno, e alcune undici; e in Egitto fanno ancora il verno. Le rondini, le merle, le colombelle e le tortore fanno due volte l'anno: gli altri uccegli non fanno quasi più d'una volta.
Esempio: Olin. Uccell. 17: Non facendo [i lucherini] in questi paesi, dove vengono.... di Grecia.
Definiz: § CCLIV. Detto di vino o di olio, per lo più con un aggiunto e con relazione a luogo, vale Aversi, Raccogliersi, e simili. –
Esempio: Allegr. Rim. Lett. 299: E, se vi fa quel vin, che è buono,... L'acqua vi serve sol per l'acquerello, ec.
Definiz: § CCLV. Detto di pietre, anche preziose, e simili cose naturali, vale Trovarsi, Esistere, in un dato luogo. –
Esempio: Ner. Art. vetr. 4: Il tarso adunque è una specie di marmo duro e bianchissimo, che in Toscana fa a piè della Verucola di Pisa.... ed a Massa di Carrara.
Esempio: E Ner. Art. vetr. 10: Della rena poi, e massime di quella di Toscana, che fa nel Val d'Arno, per essere molto più grassa,... se ne dà sempre più sei ed otto libre per cento.
Esempio: E Ner. Art. vetr. 15: Abbisi manganese.... In Toscana ed in Liguria ne fa assai, ma tiene molto di ferro.
Esempio: Buonarr. F. Medagl. ant. XV: Dionisio.... scrive che quest'istesso diaspro torbido faceva ne' paesi sul Mar Caspio.
Definiz: § CCLVI. Vale pure, con un compimento determinato o indeterminato, Crescere in altezza e grossezza, Divenire più alto e complesso; detto di piante, di persone, o di animali. E se si parli di crepe, fenditure, movimento di terreni, o muraglie, e simili, vale Allargarsi, Aumentare. Così per esempio diciamo:
Esempio: Esempio del Compilatore Quella tal pianta farà sempre poco; quell'altra, in vece, in due anni ha fatto assai, e vorrà bella. – Quant'ha fatto quel fanciullo in men di un anno! se seguita, raggiunge presto il babbo. – Non credevo mai che cotesto vitello volesse far tanto. – Il cretto ha fatto quasi un altro dito, e bisogna riparar subito.
Definiz: § CCLVII. E parlandosi di acque correnti, di termometro, e simili, vale Crescere o Calare il suo livello, tanto, quanto è espresso dal compimento. Così dicesi, ad esempio:
Esempio: Esempio del Compilatore L'Arno questa volta ha fatto un metro; Il termometro da ieri a oggi ha fatto cinque gradi, e simili.
Definiz: § CCLVIII. E parlandosi di mercanzie, di rendita pubblica, e simili, denota Mutarsi di prezzo o di valore; e vale così Crescere come Calare di prezzo o di valore, secondo che porta il senso del discorso. Così, per esempio, diciamo:
Esempio: Esempio del Compilatore Il grano ha fatto una lira lo staio; La rendita pubblica ha fatto un punto, e simili.
Definiz: § CCLIX. Detto di giorno, sera, notte, vale Nascere, Apparire, Venire. –
Esempio: Leggend. SS. M. 3, 16: Oimè, quando farà dì, ch'io possa uscir fuori a cercare di colui che l'anima mia disidera?
Esempio: Bocc. Decam. 5, 86: Perchè, come fatto fu il dì chiaro,... verso là si dirizzò.
Esempio: E Bocc. Decam. 7, 145: Lo scolare, il quale in sul fare della notte col suo fante tra salci ed altri alberi presso la torricella nascoso era, ec.
Esempio: E Bocc. Teseid. 5, 37: In questo il giorno a fare era già presso, Ed a cantar gli uccelli han cominciato.
Esempio: Vinc. Tratt. Pitt. 91: Quando vuoi ritrarre uno, ritrailo a cattivo tempo sul far della sera.
Esempio: Grazz. Pros. 125: In sul far del giorno,... gli prese una buona febbre.
Esempio: Bart. D. Vit. Caraff. 2, 102: Non facea anco l'alba, perchè era nel verno.
Esempio: Cesar. Vit. Crist. 1, 419: Tenuto dunque loro un breve ragionamento, essendo fatto già sera, da esse accommiatandosi, ordinò ec.
Esempio: Manz. Prom. Spos. 223: Si parlava molto de' due bravacci ch'erano stati veduti nella strada sul far della sera.
Esempio: E Manz. Prom. Spos. 241: Uscivano, sul far del giorno, dalle botteghe de' fornaj i garzoni.
Definiz: § CCLX. Detto della luna, vale Ricominciare l'apparenza di essa, Rinnovarsi la luna; ed altresì Cominciare alcuna delle sue fasi. –
Esempio: Benciv. Cur. malatt. volg.: Avvertiscano di non prendere il medicamento solutivo sul fare della luna.
Esempio: E Benciv. Cur. malatt. volg. appr.: Il disordine avvenne, perchè in quella mattina, ed in quel punto, faceva la luna crescente.
Esempio: Cant. Carn. 43: Ei non aveva ancor fatto la luna Il dì, che carnescial faceste voi.
Esempio: Soder. Agric. 16: Si dee sapere che la luna nuova fa dalla mezz'ora di notte per fino alla mezz'ora di giorno, ec.
Esempio: Dav. Colt. 497: In quei dua termini del fare e del voltare della luna, guardati di non imbottare nè tramutar mai vino.
Esempio: Gozz. Op. scelt. 5, 8: È fatta la luna nuova?
Definiz: § CCLXI. E detto di vento, vale Spirare, Soffiare. –
Esempio: Soder. Agric. 173: I passeggiatoj, e dove si ricevono le visite, sien volti verso l'oriente, e si fuggano le buche delle valli, chè troppo vi fan cattivi venti, massime uscendo de' luoghi ombrosi.
Esempio: Bart. D. As. 5, 5: Di due venti contrarj che vi fanno,... quello è l'este, o come noi diciamo il levante.
Esempio: E Bart. D. Giapp. 4, 541: Faceva un furiosissimo vento.
Esempio: E Bart. D. Vit. Caraff. 2, 71: Avvenutosi.... in un meschino mezzo ignudo, e che alla tramontana, che quel dì faceva, tutto tremava di freddo.
Definiz: § CCLXII. Trovasi detto di palla a vento o pallone, per Mandar fuori l'aria racchiusa, Soffiare alquanto. –
Esempio: Sassett. Lett. 98: Perchè sentendo che il pallone faceva dall'animella, il disse. Vuolseci del buono a dargli ad intendere che importasse il fare un pallone dalla animella.
Definiz: § CCLXIII. Usasi frequentemente a denotare lo stato dell'atmosfera, la qualità del tempo o della stagione, i fenomeni naturali che sopravvengono, come pioggia, neve, vento, burrasca e simili; ed equivale ad Essere, Aversi, Venire, secondo che richiede il soggetto del verbo. –
Esempio: Sassett. Lett. 33: Pure ci hanno consolato i bei tempi che hanno fatto poi che voi partisti.
Esempio: E Sassett. Lett. 318: Particolarmente là nel principio di luglio, facendo e' tempi nubilosi, caldi e fastidiosi, che durano dieci in dodici giorni.
Esempio: Bart. D. As. 1, 10: Tornossene a Portogallo, dove contando al re i fatti della sua navigazione e 'l termine d'essa; perchè in quell'estremo capo dell'Africa trovò che vi facevano mari altissimi, a cagione de' due oceani che quivi s'affrontano e frangono l'un contra l'altro, disse, che perciò l'aveva sopranomato il Capo tempestoso.
Esempio: E Bart. D. As. 2, 4: Il terreno per gran piogge e per surgenti morte è paludoso,... onde vi fa un'aria densa e greve, e nocevolissima alla salute.
Esempio: E Bart. D. Vit. Caraff. 2, 129: Faceva tempesta all'aperto, benchè quivi onde partirono poco ne apparisse.
Esempio: E Bart. D. Suon. 67: Un dì che faceva una nebbia assai densa.
Esempio: E Bart. D. Suon. 68: Se non fa vento, non si odono.
Esempio: Targ. Osserv. medic. 130: Siccome faceva un eccessivo caldo, si stava discorrendo sul prato fuori della villa.
Esempio: Cesar. Fatt. Ap. 2, 190: Veggendo quella povera gente colà gittata dal vento, stanchi e molli del mare e della pioggia, che tuttavia faceva, e tremanti di freddo, ebbero lor compassione.
Esempio: Panant. Poet. Teatr. 7: Sì misterioso, sì spericolato, Che pensa e guarda pria tutt'all'intorno Avanti che osi dire, fa un bel giorno.
Esempio: Guadagn. Poes. 1, 278: Gran freddo fa stamani.
Definiz: § CCLXIV. Fare ad alcuno freddo o fresco, caldo, e anche fastidio, e simile, usasi per Avere, Sentire, quegli freddo o fresco, oppure caldo; Provar fastidio. –
Esempio: Bocc. Decam. 7, 146: Senzachè fresco le faceva troppo più, che voluto non avrebbe.
Esempio: Libr. Prov. 50: Quando fae fastidio per troppo mangiare alla persona, sì iscalcheggia il fiar del miele.
Esempio: Sacch. Nov. 1, 118: Annoverando li danari, le mane gli tremavano come verga Dice l'oste: O fatti freddo?
Esempio: Bern. Orl. 16, 16: Non gli fa caldo, e sudagli la fronte.
Esempio: E Bern. Lett. fam. 36: Stasera non posso scriver più, perchè è tardi; il corriere vuol partire, e a me fa un gran freddo.
Esempio: Grazz. Comm. 47: E perchè già mi cominciava a far freddo a i piedi, ec.
Esempio: E Grazz. Pros. 125: Cominciandogli a far freddo, gli prese una buona febbre.
Esempio: Bart. C. Archit. Albert. 148: Gli antichi volevano che la famiglia del lavoratore fusse di quindici persone: per amor di costoro adunque bisogna avere dove riscaldargli, quando fa loro freddo, o dove riceverli, partitisi dal lavoro, per i mali temporali.
Definiz: § CCLXV. Detto di tempo determinato, vale Compiersi, Esser trascorso da un dato punto o termine. E spesso si usa nel sing., anche quando il suo soggetto è di num. plur. –
Esempio: Dant. Rim. 131: O nobile intelletto, Oggi fa l'anno, che nel ciel salisti.
Esempio: Tav. Rit. 138: Come il messo vide Tristano, così gli conta la dolorosa novella dicendo: Tristano, oggi fa venticinque giorni che lo re Marco entrò negli borghi, ec.
Esempio: Vill. G. 39: Intorno fa di 140 anni.
Esempio: E Vill. G. 681: Sì come quelli ch'era sommo filosofo e maestro, più che re che portasse corona, già fa mille e più anni.
Esempio: Leggend. SS. M. 4, 139: Fa trent'anni, o più, che io sono stato qui.
Esempio: Sacch. Nov. 2, 2: Deh dimmi quello che tu facesti in cotal dì, or fa un anno?... Or dimmi quello che facesti or fa sei mesi?... Che tempo fu, or fa tre mesi?
Esempio: Mazz. Lett. 2, 3: Dolgasi Istoldo della verità, non di me; chè e' fa uno mese e mezzo ch'io gli ho detto ogni otto dì una volta.
Esempio: Macingh. Strozz. Lett. 127: Fa ora di questo mese anni sette ti partisti di Firenze.
Esempio: Cellin. Vit. 602: Oggi fa l'anno che quella, ec.
Esempio: Cecch. Stiav. 5, 6: Ha' tu a memoria, che or fan sedici anni, Che e' mi fu tolto?
Esempio: Ricc. S. Cat. Lett. 201: Arei caro sapere se, domenica fece otto giorni, avessi una mia, dove dicevo ec.
Esempio: Leopard. G. Cap. piac. 87: Or sentite un caso strano, Che in Firenze è pur seguito; Voi l'arete forse udito, Farà l'anno a mano a mano.
Esempio: Rucell. Or. Lett. 99: Martedì, fece otto giorni, prese la medicina, ch'ella le ordinò.
Esempio: Segner. Pred. 507: Oggi appunto fa l'anno, ch'io pigliai la tal vendetta.
Esempio: Salvin. Opp. 160: Già l'anno Fa undicesimo ch'uom, che in cura tiene Piantagioni, e governi delle viti, Pigiò ec.
Definiz: § CCLXVI. E con locuzioni ed avverbj di tempo indeterminato, pure per Esser trascorso. –
Esempio: S. Greg. Omel. 3, 120: Il tempo della estate.... non m'ha lasciato parlare della lezione evangelica, già fa lungo tempo.
Esempio: Leggend. Tob. V. 18: Presta'gli, già fa più tempo, diece piastre d'argento.
Esempio: Stor. Barl. 68: S'egli (Cristo) volesse che tu trovassi Barlaam,... tu l'averesti, già fa assai, trovato.
Esempio: Sacch. Nov. 1, 135: Egli è un buon pezzo che io usai in questo paese, e già fa buon tempo udii dire che, ec.
Esempio: Mazz. Lett. 1, 30: Chè fa anni che non vi capitò.
Definiz: § CCLXVII. Quindi le maniere, usate più che altro familiarmente, Giorni fa, Settimane fa, Mesi fa, Tempo fa, e simili, sole, o precedute da un adiettivo numerale, o da un adiettivo di spazio o quantità, ed altresì la locuzione assoluta Poco fa, a indicare quel dato tempo trascorso. –
Esempio: Bocc. Decam. 7, 63: Io non so, ma egli era pur poco fa qui dinanzi da noi.
Esempio: Mazz. Lett. 1, 25: Ser Lapo, tu mi dicesti pochi dì fa, che la cagione del molto murare ch'io, ec.
Esempio: Albizz. R. Commiss. 3, 340: Circa di x dì fa, in fretta mandorono per me.
Esempio: Macingh. Strozz. Lett. 24: La cagione ch'io non t'ho iscritto buon pezzo fa, si è istato, ec.
Esempio: Car. Lett. fam. 2, 115: Per non parere uno smemorato, ho riletto tutte le vostre di più giorni fa.
Esempio: E Car. Lett. fam. 2, 342: Da Francesco Lenzi non ho lettere un secolo fa.
Esempio: Giannott. Op. 2, 279: Io era poco fa sotto i portici, quando vi venne nuova come, ec.
Esempio: E Giannott. Op. 2, 284: Ella è quella che voi un'ora fa vedesti trarre di casa nostra da quegli immascherati.
Esempio: Cecch. Comm. ined. 19: Mona Nobile, Che fu moglie di Lando, or fa tre mesi, Venendo a morte, gli lasciò ec.
Esempio: E Cecch. Comm. ined. appr.: Un mese fa, e' me la fece chiedere Per donna.
Esempio: Salv. Infarin. sec. 194: Due giorni fa ebbi una lettera di Giovambatista Deti.
Esempio: Lett. Pros. fior. IV, 2, 179: Doverete.... aver ricevuto i libri, che più fa mandai costì per voi a messer Luca Martini.
Esempio: Dat. Lett. 8: Prego V. S. illustrissima a vedere l'inscrizione del Torso di Monsignor Massimi, la quale mi accennò più fa.
Esempio: Monet. Poes. 78: So ben che un tempo fa prete Bricchino Da chierico chiamarmi ognun potea.
Esempio: Salvin. Opp. Annot. 160: Fa, cioè è, è passato. Così dichiamo: Dieci anni fa.
Esempio: Ricc. L. Teofr. Caratt. 2, 127: Raccontar poscia distesamente la battaglia data un tempo fa sotto Aristofonte l'oratore.
Esempio: Gozz. Op. scelt. 1, 341: Cinqu'anni fa un cresciuto fiume, ec.
Definiz: § CCLXVIII. Fare usasi familiarmente per Dire, Rispondere, Esclamare, Prorompere, e simili; ma si adopera solo riferendo parole dette, e rappresentando o contraffacendo quel moto subitaneo, atto, gesto, o tuono di voce, che le accompagnò. –
Esempio: Burch. Son. 2, 14: Disse quel caprestuzzo: Apri la mano; E quel moccieca fe': Ve' s'i' ho giuoco.
Definiz: § CCLXIX. Fare, in senso osceno, vale Congiungersi, Usare, carnalmente. –
Esempio: Benciv. Aldobr. P. 22: Sappiate che la diritta ora del fare e usare si è quando la vivanda si è presso che cotta nella terza digestione.
Esempio: S. Gir. Grad. 39: Altri sono, che tengono castità per non potere; chè tanto hanno fatto, che non possono più fare.
Esempio: Cecch. Ass. 5, 2: Deh! messer Ambrogio, non fate:... e così con questo non fate,... i' feci e rifeci.
Definiz: § CCLXX. Fare, si usò per Muoversi, Volgersi, Girare. Quindi Fare a dritta, o a sinistra, valeva negli esercizj militari della cavalleria, Fare col cavallo un quarto di giro a destra, o a sinistra. –
Esempio: Gell. Lettur. 3, 164: Conviene, cioè, è necessario, che la gente la quale è dannata in questo luogo, riddi, cioè vadia attorno facendo.
Esempio: Eserciz. milit. 172: Fare a dritta, è voltare la testa del cavallo dalla parte della mano dritta,... e fermarlo dove ora il fianco dritto.... Fare a sinistra, è voltare la testa del cavallo dalla parte della mano sinistra,... e fermarlo dove aveva il fianco sinistro.
Esempio: E Eserciz. milit. appr.: Per far rimettere chi ha fatto a dritta, si comanda solamente, Rimettetevi; ma deve voltare a sinistra, per ripassare sopra le sue pedate.
Esempio: E Eserciz. milit. 173: Con le operazioni di sopra... il soldato si volta dove vuole, dividendo o percorrendo il circolo in quattro tempi distinti. Quando si fa semplicemente a dritta, o a sinistra; e per questa parola s'intende per quarto di giro a dritta, o quarto di giro a sinistra.
Definiz: § CCLXXI. Si usò per Occorrere, Bisognare, Far di mestieri. –
Esempio: Esop. Fav. M. 45: Colui che ha quello che gli fa d'avere, sia contento.
Esempio: Ricc. S. Cat. Lett. 263: Della causa, quanto alle rede di Carlo de' Medici, vi ringrazio; e altro per questa non fa replicare.
Definiz: § CCLXXII. Esser fatto, in costrutto con un termine retto dalla particella Di, si usò per Essere avvenuto, seguito. –
Esempio: Cavalc. Vit. SS. PP. volg. 2, 265: Non ti domando altro, santo Padre, se non che mi certifichi che è fatto dello iscritto che io ti diedi (lat. quid factum sit).
Esempio: Orig. Omel. volg. 287: Statti con loro e domandagli, se ti sanno dir novelle ove sia, o che sia fatto di colui che tu addomandi e per cui tanto piangi.
Esempio: E Orig. Omel. volg. 293: Gli Angioli non poteano pienamente (alla Maddalena) dire che fosse fatto di te, e come fu il modo del tuo risuscitamento.
Esempio: E Orig. Omel. volg. appr.: Tu risucitasti te medesimo per la tua virtude, e imperciò tu solo sapevi quel ch'era fatto di te.
Definiz: § CCLXXIII. Fare, costruito mediante la particella A o Per, denotante persona o cosa, o anche usato assolutam., per Essere utile, espediente, opportuno, Tornar comodo, Convenire, Giovare, Conferire, e simili. –
Esempio: Cresc. Agric. volg. 92: Dove si dice di quelle cose le quali fanno alla generazione e al crescimento delle piante.
Esempio: Fr. Bart. Amm. ant. volg. 565: E più faceva per loro non essere veduti, che con beffe di molti essere annomati.
Esempio: E Fr. Bart. Sallust. 34: Le quali cose tutte faceano per Catilina.
Esempio: Barber. Docum. Am. 122: Orni la mente ogni donna gentile, Se vuol ornata la faccia portare, Chè nè lisciare o lavamenti fanno.
Esempio: Vell. Cron. 84: Quasi del continuo sarei stato in ambasciata: ma non faceano per me, ch'era mio disertamento.
Esempio: Bocc. Decam. 3, 52: Sono alcuni sì poco discreti nel voler pur mostrare di conoscere e di sentire quello che per lor non fa di sapere, che ec.
Esempio: Acc. D. Stor. Ar. 3, 265: Se gli altri collegati saranno tiepidi, i Fiorentini penseranno di prendere quello partito il quale crederanno che faccia per loro.
Esempio: Savonar. Pred. 14: Che fa a te, quando tu se' infermo, se ti fossi portato e presentato tutti li cibi buoni, e tu non possa mangiarne?
Esempio: Machiav. Leg. Comm. 3, 268: Più fanno ventimila ducati contanti, che cinquanta se gniene prometta a tempo.
Esempio: Ar. Orl. fur. 46, 128: Ruggier cerca il Pagan tenere a bada Lungi da sè, nè di accostarsi ha caro: Per lui non fa lasciar venirsi adosso Un corpo così grande e così grosso.
Esempio: Car. Lett. fam. 1, 203: È necessario che [Ottavio] sia tenuto in briglia, e credo ancora che le minacce di rimandarmelo in qua non faranno poco.
Esempio: Grazz. Comm. 385: Egli non è ancora alla insalata; e si farebbe per lui, che non m'avesse mai conosciuto.
Esempio: Cecch. Comm. ined. 1, 355: E che fa questo a me? F. Perch'io m'immagino Che cavandone l'una, caverassene l'altra.
Esempio: Manz. Prom. Spos. 632: Il Griso rimase a scegliere in fretta quel di più che potesse far per lui.
Definiz: § CCLXXIV. E detto di cose intellettuali o morali, in relazione a cosa, azione, o fine, pure intellettuale o morale. –
Esempio: Dant. Vit. nuov. 12: Le quali [cosette] non è mio intendimento di scrivere qui, se non in quanto facessero a trattare di quella gentilissima Beatrice.
Esempio: Cavalc. Esp. Simb. 1, 162: E altre molte [autorità], le quali fanno ad estirpazione del detto errore, e mostrano che Cristo solo è Dio.
Esempio: E Cavalc. Pungil. 182: Ed a questo fa molto l'esempio del povero Lazzaro, il quale il ricco glorioso dispregiò.
Esempio: Fr. Bart. Amm. ant. volg. 193: Non fa molto la disposizione del luogo alla pace dell'animo, ma esso animo è quello onde viene la pace.
Esempio: Barber. Docum. Am. 17: De li quai [vizj] qui parlando, Dirai tu forse, non fanno a questa ovra.
Esempio: Savonar. Pred. 1: Hai fatto come chi disputa, che allega solo quella parte che fa per lui, e lascia el resto.
Esempio: Car. Lett. fam. 1, 208: Per la reverenza ch'io gli porto (al vostro naso), non posso mancare d'avvertirvi di quanto io conosco che faccia a gloria ed a mantenimento d'esso.
Esempio: Cellin. Vit. 366: Altro non mi occorre dire di questo, perchè non fa al mio proposito.
Esempio: Borgh. V. Disc. 1, 470: Aggiugniamo, se questo facesse nulla, che osservandosi gli anni ec.
Esempio: E Borgh. V. Disc. 2, 14: Se le vestimenta facessero al ben medicare, sarebbe con alcun danno stata questa mutazione.
Esempio: Pros. Fior. II, 5, 36: Adducono lungamente sopra la interpretazione d'una parola sola o di poche tutto quello,... ancorchè non faccia al proposito, nè al luogo bene spesso nè al tempo.
Esempio: Salvin. Casaub. 33: Il disegno di questa gioia, perciocchè fa grandissimamente all'avviato ragionamento, abbiamo messo qui sotto.
Definiz: § CCLXXV. Talvolta vale Attenere, Aver relazione o Congruenza, e simili, in costrutto con un termine retto dalla particella A o Con. –
Esempio: Barber. Regg. Donn. 8: Tu mi tieni Pure in parole, che non fanno punto Alla materia di ch'io t'ò parlato.
Esempio: E Barber. Regg. Donn. 256: Non dico più in questa parte (del mio libro) omai; Chè la seguente molto fa con questa.
Definiz: § CCLXXVI. E per Importare, Premere, e simili; e in senso assoluto, Rilevare. –
Esempio: Dant. Purg. 5: Che ti fa ciò che quivi si pispiglia?
Esempio: Bocc. Decam. 5, 98: Che vi fa egli, perchè ella sopra quel veron si dorma?
Esempio: Libr. Pred. 37: E Gesù Cristo rispose e disse un po' aspramente: femmina, che fa a me e a te?
Esempio: Ubert. Faz. Dittam. 1, 4: Ed ella: Tu non ne avrai sepoltura. Questo che fa?
Esempio: Pass. G. Cr. 144: E' pontefici, udendo le parole, dissero a Giuda: Che fa a noi questo?
Esempio: Cecch. Dot. 3, 3: A voi non fa niente, E al padrone assai, che lo vuol vendere.
Esempio: Ambr. Cofan. 1, 2: Che novelle portimi? P. Ah, in mercato si dice che gli Svizzeri.... I. Oh, tu m'hai chiaro; che mi fan gli Svizzeri O i Lanzighinech? Io voglio intendere, ec.
Esempio: Dat. Oraz. Cr. 30: Ma che fa tutto questo discorso per la generale adunanza?
Esempio: Manz. Prom. Spos. 133: A noi basta che gli avventori siano galantuomini: chi siano poi, o chi non siano, non fa niente.
Definiz: § CCLXXVII. Per Bastare al bisogno, Essere a sufficienza, Esser atto al fine voluto; in costrutto con un termine retto dalla particella A o Per, e anche usato assolutam. –
Esempio: Leopard. G. Cap. piac. 73: Pare oggi a molti una gran maraviglia, Ch'una frittata già d'un uovo solo Facesse a una grossa e gran famiglia.
Esempio: E Leopard. G. Cap. piac. appr.: In casa nostra, ch'erano uno stuolo, Soleva fare a pasto una mezzetta Di vino, e n'avanzava un fondigliuolo.
Esempio: Saccent. Rim. 2, 254: E dopo aver mangiato una pappoccia E uno stufato, che farebbe a cento,... Giuoca a guerra finita coll'arrosto.
Esempio: Crusc. Vocab. IV: FARE.... per Essere a sufficienza; come: Questo panno non farà per due vestiti.
Definiz: § CCLXXVIII. Fare, in costrutto, mediante la particella A, con un termine che dinoti alcuna sorta di giuoco, o anche di esercizio ginnastico, vale Giocare, o anche Esercitarsi. –
Esempio: Fiorett. S. Franc. 150: Erano ivi due fanciulli che facevano all'altalena.
Esempio: Bocc. Comm. Dant. M. 2, 432: Tra gli altri giuochi [i Greci] usavano il fare alle braccia, e questo giuoco si chiamava lutta.
Esempio: Stor. Apol. volg. 16: Cominciarono a fare a uno giuoco di palla... E allora Apollonio giunse nel giuoco, e incominciò a fare collo Re, ec.
Esempio: Med. L. Cant. Carn. 6: Noi abbiam carte a fare alla bassetta.
Esempio: Bart. C. Archit. Albert. 127: A canto allo antiporto, le loggie, il luogo da passeggiare e da farsi portar e simili, hanno molto del grazioso, dove la gioventù.... si possa esercitare con saltar, con fare alla palla, con trar la pietra, e con far alle braccia.
Esempio: Giannott. Op. 2, 252: Volevano fare agli aranci con non so che fanciulla qui in vicinanza.
Esempio: Vasar. Vit. Pitt. 11, 218: Erano.... sempre, come i battilani ed altri simili, a fare alle piastrelle lungo le mura.
Esempio: Grazz. Comm. 184: Il Teri giocava agli aliossi a suo tempo meglio che giovane di Firenze; come faceva io a' ferri, che non si diceva altro, che Taddeo.
Esempio: E Grazz. Pros. 5: I frati tra loro fanno al pallone.
Esempio: E Grazz. Rim. V. 208: Tutti costor giucatori e maestri Di fare al pome son gagliardi e destri.
Esempio: Ammir. Stor. 3, 185: Furono tali [i freddi], che ghiacciò Arno per modo forte, che per tre dì continui vi si fece al Calcio.
Esempio: Strozz. Oraz. 175: Simili a questa saranno il fare alla neve con l'amata donna ec.
Esempio: Buonarr. Fier. 3, 2, 6: M'era parso Vederti con gli astanti fare a dama.
Esempio: Adim. A. Ador. Mag. 71: Oh, oh, or l'intendo, venga il canchero, avevo dato nel matto senza fare a' rulli.
Esempio: Lipp. Malm. 2, 45: Faceva con gli sposi a scaldamane, Talora a mona luna e guancial d'oro.
Esempio: E Lipp. Malm. 2, 48: Chi coll'amico fa a stacciaburatta, Chi all'altalena, e chi a beccalaglio.
Esempio: E Lipp. Malm. 8, 69: E se trovar le carte ivi non posso, Farò, purch'e' si giuochi, all'aliosso.
Esempio: E Lipp. Malm. 8, 61: Appunto il Generale a far s'è posto Alle minchiate.
Esempio: Ner. I. Pres. Samm. 2, 13: Altri fanno alla mora, altri alle carte, Altri a soffino, ed altri a mattoncello.
Esempio: Nom. Catorc. Angh. 10, 13: Cotale Orfeo, che far dentro gli abissi Non avrebbe timore a mosca cieca.
Definiz: § CCLXXIX. E pure in senso di Giocare, regge, mediante la particella Di, il termine denotante il prezzo, o la scommessa. –
Esempio: Buonarr. Rim. 155: Badate qua, signora Anna. Giulè. A. Giulè: e fo di dua. O. E io dua sopra dua.
Esempio: Lipp. Malm. 9, 33: Vengonsi intanto a mescolar le carte, E vien spade e baston per ogni armata: E chi dà in picche, e a giuocar non è lesto, Vi perde la figura, e fa del resto (qui in locuz. figur.).
Esempio: Not. Malm. 1, 34: Quando uno giuoca di danari, si dice Far di buono.
Esempio: Crusc. Vocab. IV alla voce Resto: Far del resto, vale Giucare tutto il restante del danaro.
Esempio: Fag. Rim. 4, 223: Si messero a giocar, non all'ingorda Per rovinarsi, come spesso avviene; Ma di far del pallaio si concorda.
Esempio: Bertin. A. F. Risp. Gio. Paol. 76: Direte che all'usanza degli uomini di gran lettere siete povero, e che non avete quattrini da giocarvi. E io vi rispondo, che ancor io non son ricco, ma faremo di poco.
Esempio: Panant. Epigr. 143: Giocavano due dame alle minchiate; Chiesi lor, di che fate? Ed esse, dell'onor. Sicuramente, Diss'io, fate di niente.
Definiz: § CCLXXX. E reggente un termine di tempo, parlandosi di frutti, affitti, mercedi, ed altresì del pagamento di cose che si comprano del continuo, vale ora Ragguagliarne l'importare secondo il termine espresso, ora Sborsarne, ovvero Ritirarne, il prezzo a capo di esso termine. Così diciamo ad esempio:
Esempio: Esempio del Compilatore I banchieri, per le cambiali, fanno a giorni. Per gli affitti si suol fare ad anno: ma per le pigioni, dove si fa a semestre, dove a bimestre, e dove a mese. Con gli operaj si fa per lo più a settimana. Col macellaro faccio a settimana; ma il fornaio, in vece, vuol far meco a mese; e va' discorrendo. –
Esempio: Mazz. Lett. 1, 20: La via di fare a dì, non è la diritta nè la ragionevole.
Definiz: § CCLXXXI. E parlandosi di lavori, di noli, e simili, ovvero di cose che si contrattino, vale Darne o Riceverne la mercede, la retribuzione, ovvero Valutarne il prezzo, secondo la condizione convenuta, ed espressa dal compimento. Così diciamo Fare a opera, a giornata, a fattura, a cottimo, a misura; ed altresì Fare a peso, a vista, e va' discorrendo. –
Esempio: Pegolott. Prat. Merc. 28: Della montanza del nolo del legno noleggiato, ma pur fanno a vista, e dannano il padrone del naviglio, ovvero il mercatante, che ec.
Definiz: § CCLXXXII. E reggente, pur con la particella A, i sostantivi fare a baratto, fare a gara, fare a vicenda, compone con essi una maniera che si risolve nel verbo corrispondente, Barattare o Permutare, Gareggiare, Avvicendarsi. –
Esempio: Guicc. Stor. 1, 76: Facendo ciascuno a gara di servire meglio, così per l'instinto dell'onore,... come perchè dell'opere valorose potevano sperare premj, ec.
Esempio: Varch. Sen. Benef. 12: Fanno a gara di fondere, e scialacquare le loro facultà prodigalissimamente.
Esempio: Cellin. Vit. 142: Non desideravo altro al mondo, che di fare a gara con questo valentuomo.
Esempio: Baldell. F. Diod. 1, 618: Facevano a gara i popoli dell'Asia tutti, con ogni loro diligenza ed opera, di essere i primi a farsi al re grati.
Esempio: Tass. Gerus. 15, 58: Ch'or si spruzzano il volto, or fanno a gara Chi prima a un segno destinato arrive.
Esempio: Magal. Lett. fam. 2, 160: Con tutta la scienza e l'erudizione de' quali [uomini di lettere] io non farei a baratto con alcune poche notizie acquistate, ec.
Definiz: § CCLXXXIII. Fare, reggente per mezzo della particella Da un nome sostantivo, vale Adempiere l'ufficio, Sostenere il carico, proprio del compimento, Servire da ciò che il compimento significa. –
Esempio: Buonarr. Fier. 1, 2, 4: Troppo il far da cozzon con simil bestie M'è riuscito duro.
Esempio: Menz. Sat. 6: E se chi un tempo fea da ermafrodito, ec.
Esempio: Nell. Iac. Mogl. 2, 1: Vespina è buona anche a far da uomo.
Esempio: Manz. Prom. Spos. 353: Era quello che ci faceva da padre!
Esempio: E Manz. Prom. Spos. 708: Questa buona signora mi fa lei intanto da madre.
Definiz: § CCLXXXIV. E parlandosi di attori o di cantanti, vale Rappresentare la parte del personaggio indicato dal compimento. –
Esempio: Dat. Lepid. 111: Il duca di Mantova si dilettava di praticar commedianti, e anche di far da zanni.
Esempio: Salvin. Disc. 1, 15: Esca dunque in iscena il poeta, e faccia, per così dire, da filosofo mascherato, che burlando dica il vero.
Esempio: E Salvin. Disc. 2, 391: Non vi era alcuno che volesse montare in palco per far da Cleone.
Esempio: Ner. I. Pres. Samm. 4, 68: Or questa.... vide Casteno Con la cresta in commedia e con la gonna, Qual donzella gentile ornato il seno, Che inver non avea pari a far da donna.
Esempio: Panant. Poet. Teatr. 6: Che pedine? Son dame, anzi madame, E fan da principesse e da reine.
Esempio: E Panant. Poet. Teatr. 12: Guardate chi vuol far da principessa Con quella voce d'una canna fessa!
Definiz: § CCLXXXV. Vale pure Fingere, Simulare, di essere quello che il compimento denota, Prenderne atto o contegno. –
Esempio: Soldan. Sat. 33: Così sovente sotto un sacro ammanto Giuocan oggi di man que' barattieri, Che giuntan questo e quel, col far da santo.
Esempio: Buonarr. Fier. 5, 5, 1: Ognuno fa da zerbino, o fa da Orlando. Chiede mance e sovvalli La plebe.
Esempio: Segner. Pred. 140: Diranno che voglio far da quel che non sono.
Esempio: Menz. Sat. 6: Or fa da Ilarïone e Torcicolla.
Definiz: § CCLXXXVI. Vale altresì Operare, Condursi, Comportarsi, in modo proprio, o secondo la natura, di ciò che è espresso dal compimento. –
Esempio: Buonarr. Fier. 1, 2, 4: Anche si trova De' pazzi, ch'han piacer di far da pazzi, E d'esser minchionati Hanno piacer. C. Ma quest'altra è più nuova; Ch'a qualche fine lor l'hanno anche i savj, Come 'l far da poltron talvolta i bravi.
Esempio: Nell. Iac. Mogl. 2, 6: Dite di sì, e fate da padrone.
Definiz: § CCLXXXVII. Fare, costruito mediante la particella articolata Del, con un adiettivo sostantivato, o con un sostantivo, vale Comportarsi, Operare, Prendere atto o contegno, conforme alla qualità, condizione, proprietà, e simili, espressa dall'adiettivo stesso o dal sostantivo; ed altresì per Imitare, Affettare, Fingere. –
Esempio: Cavalc. Discipl. Spir. 164: E spesso ancora in presenza di scolari, per far del grande, comandano, non con umile modestia di religiosi e padri, ma con alterigia e parole da signori.
Esempio: Sacch. Nov. 1, 114: La donna fece dello infingardo.
Esempio: Pulc. L. Morg. 16, 67: Volto Rinaldo, l'aste in resta messe, E con Baiardo fa del barberesco.
Esempio: Bern. Orl. 22, 38: Ordauro pur facea del stupefatto.
Esempio: Varch. Stor. 2, 157: E coloro che dicono ch'egli faceva troppo del Signor Giovanni, e troppo voleva imitare i modi suoi, mostrano ec.
Esempio: Car. Lett. fam. 2, 87: Così un tristo che faccia del buono, inebbriato, o in altro modo alterato, dà sempre qualche segnale della sua tristizia.
Esempio: Giannott. Op. 2, 352: Va, Nicerato, e non far dell'avaro, Chè bisogna tener la borsa sciolta, E non ti paia lo spendere amaro.
Esempio: Dav. Tac. 2, 256: Chi poco anzi faceva dell'accorto e del savio, dopo il fatto, bravando, si millantava.
Esempio: Buonarr. Fier. 2, Introd. 7: Un di que' cani avari Che da povero fanno e del mendico, E si dolgon ognor del proprio stato Per non esser richiesti di danari.
Esempio: E Buonarr. Fier. 4, 5, 2: Vuol far del Tullio ognuno, ognun presume.
Esempio: Segner. Crist. instr. 2, 198: Si piange in quella casa e in quell'altra; e Dio fa del sordo, non perchè non oda,... ma ec.
Esempio: Salvin. Disc. 1, 381: Impaccio grandissimo all'imparare è questa Ragione, che vuol far della spiritosa fuor di luogo.
Esempio: Pindem. Poes. 323: Dormi? Il Conte al postiglion, che fa del sordo.
Definiz: § CCLXXXVIII. E per Addirsi, Star bene, Essere cosa conveniente, Essere a proposito, Essere il caso; in costrutto con un termine retto dalla particella Per. Anche in locuz. figur. –
Esempio: Cavalc. Pungil. 163: Ma pogniamo che ci offendano quegli che ci dicono villania: per noi pure fa di darci pace pel grande frutto della pazienza.
Esempio: E Cavalc. Dial. S. Greg. 73: Dunque, mentre che sono nella tentazione della carne, è bisogno e fa per loro di essere sudditi e ministri ad affaticarsi in servitù; ma poi che sono venuti ad una tranquillità di mente, ec.
Esempio: Petr. Rim. 2, 7: Non fa per te di star fra gente allegra, Vedova sconsolata.
Esempio: Giannott. Op. 2, 270: Simili uomini fanno per noi; i quali, quando si vogliono cavare una voglia, sono constretti a condurre ogni cosa per forza di danari.
Esempio: Nell. Iac. Mogl. 1, 10: Questi discorsi non fanno per me, nè pe' miei figliuoli.
Esempio: Guadagn. Poes. 1, 112: E ci sentiamo dire, o prima o poi: La moglie, amico mio, non fa per voi!
Definiz: § CCLXXXIX. E per Essere idoneo, capace, Servire all'uopo; detto così di persona, come di cosa. –
Esempio: Macingh. Strozz. Lett. 81: Ho pensiero iscrivere a Niccolò, che se 'l fanciullo non facessi per lui,... non lo mandi ad altri c'a me.
Esempio: E Macingh. Strozz. Lett. 234: Elegghino una stanza che faccia per loro.
Definiz: § CCXC. Fare, reggente, mediante la particella Per, un nome o un pronome personale, vale Far cosa utile, Procacciar vantaggio, alla persona indicata dal compimento, Affaticarsi, Adoperarsi a pro, o in servigio, di essa; ed altresì Adempierne temporaneamente i carichi o gli ufficj, Amministrarne gl'interessi, Trattare per essa alcun negozio, e simili. –
Esempio: Dant. Inf. 4: Israel con suo padre e co' suoi nati, E con Rachele, per cui tanto fe'.
Esempio: Ambr. Cofan. 4, 15: S'ella fia semplice E buona, la farà per sè.
Esempio: Guadagn. Poes. 2, 299: Chi fa per gli altri, non ci pone mai Quell'amor, ec.
Definiz: § CCXCI. E usato in modo assoluto, per Essere cosa utile o vantaggiosa, Giovare, Tornar conto. –
Esempio: Macingh. Strozz. Lett. 234: Avvisandoti, che se [Lorenzo] non mi dà questo contento, che non farà per lui.
Esempio: Machiav. Pros. var. 8, 111: Parmi ancora che stando le cose di là da' monti in guerra, non faccia per lui, perchè sempre non può riuscire la guerra tavolata, come l'anno passato.
Definiz: § CCXCII. E detto di cosa che importi spesa, vale Esser comodo, vantaggioso, Tornar conto, il farla, l'acquistarla, il prenderla, e simili. –
Esempio: Rep. Fir. Lett. Istr. 1, 128 t.: E se ritornasseno sulle sicurtà della comunanza libera, e delle due mila moggia di sale ec., direte questo non bastare; prima, perchè el sale a quello pregio non fa per noi, ec.
Definiz: § CCXCIII. Fare, reggente, per mezzo della particella A, l'infinito di alcun verbo, e detto di due o più persone, vale Studiarsi, Gareggiare, Sfidarsi, e simili, l'un l'altro a compiere l'azione espressa dall'Infinito. –
Esempio: Borgh. R. Rip. 215: Nel medesimo tempo, e suo concorrente, fu Parrasio d'Efeso, città d'Asia, il quale, secondochè si dice, fece a dipignere a concorrenza con Zeusi, e il vinse.
Esempio: Cecch. Ass. 4, 6: Feciono a far poche parole, e buon fatti.
Esempio: Buonarr. Fier. 2, 3, 7: Il centogambe... Volle burlar la chiocciola, e 'nvitolla A far a correr seco: La chiocciola accettò: Vanno alle mosse ec.
Esempio: Panciat. Scritt. var. 26: Del resto, e' farebbe a mangiar coll'interesse.
Esempio: Forteguerr. Terenz. 305: Or vanno in villa, E lì faremo a sopportarci insieme.
Esempio: Giust. Vers. 34: E senza collera Nè grinta tosta, Facciamo a dircele, Botta e risposta.
Esempio: Manz. Prom. Spos. 524: Uomo celeberrimo, di cui si può dire che i più gran letterati lo esaltavano, a gara, e i più gran personaggi facevano a rubarselo.
Definiz: § CCXCIV. E figuratam. –
Esempio: Salvin. Annot. Cas. 265: Tutt'e due dicono bene, ma fanno a non s'intendere.
Definiz: § CCXCV. Fare a chi più, o meno, ovvero meglio, o peggio, più presto, o più tardi, fa checchessia, vale Studiarsi, Adoperarsi, Gareggiare, in superare altri nel fare, o nel modo di fare, ciò che è espresso dal compimento; Andare a gara nel farlo. –
Esempio: Dav. Tac. 1, 293: Felice e Ventidio Cumano, con rimedj a rovescio, facevano a chi più accendere a ogni mal fare.
Esempio: E Dav. Tac. 2, 55: Udendosi all'ora Otone e Vitellio con iscelerate armi fare delle cose romane a chi più tira, ec.
Esempio: Bart. D. Giapp. 5, 5: Facevano a chi più può, i ministri dell'Imperadore, a serrare il passo.
Esempio: Saccent. Rim. 1, 129: Fanno tra tutti a chi tartaglia peggio.
Esempio: Panant. Poet. Teatr. 12: Col pubblico farete a chi più fischia.
Definiz: § CCXCVI. Fare, in costrutto con un termine di persona, retto dalla particella Con, vale Trattare, ed altresì Concludere, un dato negozio. –
Esempio: Cecch. Mogl. 2, 1: Se, avuto che egli avesse il sì da me, e veggendo di non poter fare con Pandolfo, egli ne trovasse un altra?
Definiz: § CCXCVII. E anche si disse per Acconciarsi ai servigj di esso, Porsi presso di quello per servo, ministro, e simili. –
Esempio: Sacch. Nov. 1, 156: Acciocchè tu lo possa ben dire da dovero, spogliati in farsetto, come quando tu venisti a far con mì: e vatti con Dio.
Definiz: § CCXCVIII. E detto di cosa, per Aver relazione, Aver che vedere. –
Esempio: Petr. Rim. 1, 190: Che fanno meco omai questi sospiri, Che nascean di dolore?
Definiz: § CCXCIX. Fare, reggente, per mezzo della particella Di, l'Infinito di alcun verbo, vale Adoperarsi, Procurare, Studiarsi, Esser sollecito, di compiere l'azione significata da esso Infinito. –
Esempio: Tav. Rit. 1, 143: Lo re disse (domandò) perch'egli facea di spegnere i lumi.
Esempio: Bocc. Decam. 6, 186: Tenete il vostro figliuolo per la grazia d'Iddio sano, dove io credetti, ora fu, che voi noi vedeste vivo a vespro; e farete di far porre una statua di cera della sua grandezza a laude d'Iddio, ec.
Esempio: E Bocc. Amet. 42 t.: Ma io niuna altra legge imposi alla rivocata anima, se non che, seguendo l'usate palestre, facesse di fare frutto.
Esempio: S. Bonav. Med. Vit. G. Cr. 58: Or come faceano di portare seco la vivanda, e come albergavano la notte.
Esempio: Rep. Fir. Diec. Bal. 1, 6: Se 'l podestà della Pieve non si volesse partire da Pietranera, fa' di fare il pagamento a lui; o a suo procuratore, dovunque fusse, ricevendo prima la tenuta del Cassero.
Esempio: Pandolf. Gov. Fam. 28: Fate sempre d'avere in casa tutte le cose opportune alla famiglia.
Esempio: E Pandolf. Gov. Fam. 60: Tu simile con ogni tuo sapere, con quanta umiltà e umanità potrai, farai d'essere esaudita e accetta a Dio in tutte quelle cose delle quali tu il pregherai.
Esempio: Acc. D. Stor. Ar. 2, 75: Fa' prima di procurarmi questo, e io facilmente concederò ogni altra cosa.
Esempio: Cecch. Comm. ined. 38: Fa', Giulio mio, d'esser buon garzon.
Esempio: E Cecch. Comm. ined. 1, 331: Col promettergli Il resto, fate di cavarlo; e mandisi.... l'ordine Per liberar messer Silvio.
Definiz: § CCC. E reggente, per mezzo della particella In, un termine che denoti l'effetto della material divisione di un tutto, vale Ridurre rompendo, o dividendo, in ciò che il compimento significa. –
Esempio: Ar. Orl. fur. 10, 41: Che fossi fatto in quarti, arso o impiccato, Brutto ladron, villan, superbo, ingrato.
Esempio: Segner. Crist. instr. 2, 194: Pietre che resistono a i ferri, tanto sono difficili a farsi in pezzi.
Esempio: Panant. Poet. Teatr. 46: E prese Cleopatra (dramma), e con dispetto La fece in cento pezzi, in cento stracci.
Definiz: § CCCI. Fare, usasi con moltissimi sostantivi, componendo con essi una locuzione, la quale corrisponde nel significato al verbo analogo al sostantivo, sia attivo, sia neutro passivo, o neutro, ovvero in forza di neutro; e se il sostantivo sia accompagnato da qualche adiettivo od altro aggiunto, questo per lo più si risolve in un avverbio.
Definiz: 1. Corrispondente a un verbo attivo. –
Esempio: Nov. ant. B. 64: I nobili cavalieri si lasciarono ire dalla dama, e richieserla con preghiera che li facesse perdono.
Esempio: Vill. G. 137: El detto Arrigo gli volea fare rubellazione di suo imperio a petizione della Chiesa.
Esempio: Cavalc. Vit. SS. PP. volg. 1, 140: Come se' stato ardito di fare simulazione e inganno del santissimo Sagramento?
Esempio: E Cavalc. Dial. S. Greg. 44: Innanzi che incominciasse a fare la benedizione della mensa.
Esempio: Fr. Guid. Fior. Ital. 244: Le quali [navi].... sono venute per fare carico di grano.
Esempio: Pass. G. Cr. 58: Dicendo a loro: di cui fate chiesta?
Esempio: Sigol. Viagg. Sin. 17: Avea fatto scorta a' pellegrini ch'andavano a Santa Caterina e al Santo Sepolcro sessanta sette volte.
Esempio: Leggend. Tob. V. 5: Gli parenti e gli amici di Tobia sì gli facevano assai rimproverj.
Esempio: Mazz. Lett. 1, 13: Ne faceste quella stima (delle ricchezze) se ne dee fare, cioè averle come se no l'aveste.
Esempio: Machiav. Pros. var. 5, 22: Crescendo ogni giorno le querele, ed avendo di tutto fatto a Plutone conveniente rapporto.
Esempio: Ar. Orl. fur. 17, 34: Era presso alla grotta in ch'egli stava, Quasi alla cima del giogo superno, Un'altra non minor di quella cava, Dove del gregge suo facea governo.
Esempio: E Ar. Orl. fur. 22, 23: Di ciò che vi trovò, fece fracasso.
Esempio: E Ar. Orl. fur. 23, 112: Credete a chi n'ha fatto esperimento.
Esempio: E Ar. Orl. fur. 27, 52: Del re Agramante in campo venut'era L'araldo a far divieto e metter leggi.
Esempio: E Ar. Orl. fur. 28, 31: Fa gran provisïon che stia con agio, E d'onorario assai si studia e gode.
Esempio: E Ar. Orl. fur. 44, 78: Sceglie de' miei scudieri il più fedele,... E gli fa commission, che non rivele In alcun loco mai, che Ruggier sia.
Esempio: Gell. Vit. Alfons. volg. 201: Facendo far per alcuni suoi agenti incetta, a uso di treccone, di salsumi, di frutte, ed insin degli erbaggj.
Esempio: Varch. Stor. 1, 86: Concedendo egli per danari o per amistà che si potesse fare endica, molti comperandole a buon'ora e per piccioli pregj, appaltavano tutte le cose, infino le grasce.
Esempio: Car. Eneid. 1, 781: Ecco intanto venir di Palla al tempio.... Le donne d'Ilio a far del peplo offerta.
Esempio: E Car. Eneid. 9, 2: Così da' suoi scevro e lontano, Enea fa d'armi e di sussidj acquisto.
Esempio: E Car. Lett. fam. 1, 55: Altro di nuovo non ci comparisce, chè non mancherei di farvene parte.
Esempio: E Car. Lett. fam. 3, 78: Voi continuate di farmi favore de' vostri [versi], purchè sia, ec.
Esempio: E Car. Lett. fam. 3, 157: Delle lettere, io fo ben raccolta di quelle che posso ricuperar dagli amici.
Esempio: Cellin. Vit. 97: Molto m'incresce che i danari furno pochi; però questi che tu di' che sono, io te ne fo un presente.
Esempio: E Cellin. Vit. 3, 144: Tutti gli altri faranno vera testimonianza di tutto quello che disse il detto Pier Maria.
Esempio: Bart. C. Archit. Albert. 135: Sono stati alcuni principi in Italia che non hanno voluto che nelle loro città vadino a uscio a uscio a chiedere la limosina certi poveracci stracciati e storpiati; e però subito che vi capitavano, era fatto loro comandamento che, ec.
Esempio: Vasar. Vit. Pitt. 2, 222: Dopo queste opere ritornatosene a Siena, non vi fece molto lunga stanza, perchè fu chiamato a lavorare a Perugia.
Esempio: E Vasar. Vit. Pitt. 12, 22: Si vestì ne' frati de' Servi.... L'anno poi 1531.... fece, come dicono essi, professione.
Esempio: Baldell. F. Diod. 1, 2: Alcuni mossi dalle cose che restano scritte, che fanno testimonio delle virtuose azioni, edificaron delle città.
Esempio: Stat. Art. Por S. Mar. 50: Paragonare e far saggio di tutti quelli ori ed arienti.
Esempio: Tass. Gerus. 6, 57: L'onorò, la servì, di libertate Dono le fece il cavaliero egregio.
Esempio: E Tass. Gerus. 19, 73: Tacque, e sorgeva Adrasto a far disfida; Ma la prevenne, e s'interpose Armida.
Esempio: Bald. Vers. 120: Ivan facendo Inganno al sonno, che fra 'l troppo cibo Vie più che fra 'l digiun furtivo serpe.
Esempio: Galil. Op. astronom. 1, 233: S'io fo comparazione delle velocità della medesima ruota o di due ruote eguali tra di loro, quella che più velocemente sarà girata, con maggior impeto scaglierà le pietre.
Esempio: Pallav. Stor. Conc. 3, 114: Il dì ventesimosecondo d'agosto [i Legati] ne fecero la proposta.
Esempio: E Pallav. Stor. Conc. 3, 191: Impugnando quello che parimente si aveva nel prenominato articolo,... passò a far dimostrazione che ciò, non a' semplici sacerdoti, anzi a' soli vescovi s'appartiene principalmente.
Esempio: Bart. D. As. 1, 46: Le mercatanzie poi, di che fanno levata,... son tante che ec.
Esempio: Castell. Acq. corr. 25: Si voglino compiacere di fare diligente osservazione.
Esempio: Baldin. Decenn. 6, 344: E così reggersi la gran figura in quattro, senza punto far mostra del come.
Esempio: Corsin. Stor. Mess. trad. 269: Fece finta di volersene andare allora allora con esso lei.
Esempio: Fag. Rim. 4, 346: E lì in combutta tutti fanno getto E del denaro e della coscïenza.
Esempio: Bertin. A. F. Fals. scop. 16: Venne a casa vostra,... e favellaste con lui all'amichevole, senza fargli punto di ricordanza dell'antidetto discorso.
Esempio: Mont. Iliad. 15, 916: Tanti Ne recar danni per codardi avvisi De' nostri padri, che mi fean divieto Di portar qui la guerra.
Esempio: Manz. Prom. Spos. 443: Intanto tocca a me a farne l'esperienza.
Definiz: 2. Corrispondente a un verbo neutro passivo. –
Esempio: Nov. ant. B. 86: E molto si cominciarono a rallegrare, ed a fare insieme grande sollazzo.
Esempio: Dant. Purg. 33: Com'anima gentil che non fa scusa, Ma fa sua voglia della voglia altrui,... Così, ec.
Esempio: Fr. Guid. Fior. Ital. 252: La novità del mio regno e la dura gente ch'io ò d'intorno, mi fa fare le grandi guardie che vedete: non è mia intenzione di farle per voi, come da gente strana e non conosciuta.
Esempio: Cavalc. Vit. SS. PP. volg. 2, 378: Alcuni leggiermente perdonano, ma troppo leggiermente si turbano e fanno ira ad altrui.
Esempio: Sigol. Viagg. Sin. 32: Perchè altri non faccia beffe di loro.
Esempio: Machiav. Leg. Comm. 3, 285: Si diceva, che li tremila fanti della Lega Grigia e delli Vallesi, facessero nel medesimo dì mossa verso la Valvoltolina.
Esempio: Bemb. Rim. 22: Senza difesa far perdei me stesso (qui in locuz. figur.).
Esempio: Car. Lett. fam. 2, 345: Se par ch'io tenti d'aver quei disegni di Perino,... avvisate, chè ne farò prova, e penso che mi riesca.
Esempio: Cellin. Vit. 539: Siccome ne appare contratto rogato ser Giovanni Batista Giordani, al quale si fa riporto, e a quel mi rimetto.
Esempio: Vasar. Vit. Pitt. 3, 56: Così ebbe effetto il lodo di Donato, nel quale n'avevano fatto compromesso d'accordo ambe le parti.
Esempio: Caran. Polien. Strat. 22: Volendo sollecitare gl'Ionj a far rivolta.
Esempio: Pallav. Stor. Conc. 3, 467: Fe' acerbe querele, che tanto mal conci fossero nelle sentenze de' Padri i vescovi titolari.
Esempio: Salvin. Odiss. 65: Sappiam noi, Menelao, di Giove allievo, Chi mai sien questi uomin, che fan gloria Di venire da noi in nostra casa?
Definiz: 3. Corrispondente a un verbo neutro, o in forza di neutro. –
Esempio: Dant. Parad. 11: Però chi d'esso loco fa parole, Non dica Ascesi, che direbbe corto.
Esempio: Fiorett. S. Franc. 150: Come frate Ginepro fece una volta cucina a i frati per quindici dì.
Esempio: Vill. G. 5: Onde i poeti in loro versi feciono favole, che quello Atalante sosteneva il cielo.
Esempio: Senec. Declam. 74: Perchè il signore tuo facesse più stento, non volesti ubbidire.
Esempio: Leggend. SS. M. 4, 249: Essendo gravida di quattro mesi, stava in pensiero e in timore, e pensava se potesse fare argomento che la creatura che avea in corpo venisse a perfezione e a bene.
Esempio: Leggend. Tob. V. 19: La prima giornata fecero l'albergaria ad uno albergo che era lungo a uno fiume.
Esempio: Cat. Cost. volg. 147: Non fare lite nè quistione con colui con cui tu se' per grato amore congiunto.
Esempio: Savonar. Pred. 1: Ma se loro fessino orazione con la intenzione retta, sariano illuminati.
Esempio: Machiav. Stor. 2, 228: Il Marchese di Ferrara, avendo fatto poco profitto a sè, e meno ad altri, se ne tornò nel suo Stato.
Esempio: Ar. Orl. fur. 13, 35: Sorrise amaramente in piè salito, Orlando, e fe' risposta al mascalzone.
Esempio: Bemb. Rim. 34: Ven reverente a far con voi soggiorno.
Esempio: Nard. Liv. Dec. 361 t.: Usano gli archi a cavallo e freccie di sorte che niuna arme vi faceva retta.
Esempio: Varch. Stor. 3, 69: Perchè agevol cosa fu a Filippo il persuadere il Cardinale, che facesse procaccio di rendere la libertà alla patria sua.
Esempio: Car. Eneid. 2, 1018: Un orno antico, i cui rami pur dianzi Facean contrasto a' venti.
Esempio: E Car. Arist. Rett. 179: Non volendo che 'l figliuolo si travagliasse di far parlamento al popolo, disse: Se, ec.
Esempio: Cellin. Vit. 79: Giudicò il detto signor Orazio, che al dirimpetto, drento di quel sole, in fra quelle dua finestre, fussi una tavolata di soldati a far gozzoviglia.
Esempio: E Cellin. Vit. 210: Così facemmo con gran difficultà, perchè lor fecion grandissima resistenza.
Esempio: E Cellin. Pros. 275: Corsi a scrivere questi parecchi scorretti versi; e così in furia fo fine, e mi vi raccomando.
Esempio: Vasar. Vit. Pitt. 3, 10: Ma quelli certo la migliorarono assai (l'Architettura), e fece non poco acquisto sotto di loro.
Esempio: Grazz. Comm. 40: Che cos'è, Ciullo? C. Genti che fanno quistione.
Esempio: Soder. Tratt. Arb. 171: Ve n'hanno alcune (delle infermità) che sono a tutte le piante comuni, e certo altre in particolare, sendochè abbian talora rotti i rami, voto o guasto il tronco, facciano aborto senza condurre i frutti, ec.
Esempio: Tass. Gerus. 5, 67: Ch'i' abbia fatto all'arme tue ricorso.
Esempio: E Tass. Gerus. 12, 99: Faccian l'anime amiche in ciel soggiorno.
Esempio: E Tass. Gerus. 19, 131: Qui il magnanimo tace, e fa partita; Che 'l cader delle stelle al sonno invita.
Esempio: Pallav. Stor. Conc. 3, 399: Quindi facea passo all'assunzione de' cardinali e de' vescovi.
Esempio: Rucell. Or. Dial. R. 26: Dal quale [sommo bene].... tutti gli altri beni scaturir debbono, ed a quella (alla ragione ec.) farne ritorno.
Esempio: Corsin. Stor. Mess. trad. 92: Spettacolo degno di migliori spettatori, ma che pure non dovè lasciar di fare uno spicco assai maggiore alla vista di quegl'infedeli.
Esempio: Fag. Rim. 4, 6: Ma feci reflessione, che perdinci Più val di belle chiacchiere un buon cuore.
Esempio: E Fag. Rim. 5, 184: Non hann'acqua che basti Da potere scialar, nè fare sfoggi.
Esempio: E Fag. Rim. 7, 163: Vennero dal baston cose, le quali D'ognun l'ingegno mettevano a leva; Pensate il mio, che non può fare sciali.
Esempio: Pindem. Poes. 193: Ma pur compresi Ch'era inutil del Reno il far parole.
Esempio: Panant. Poet. Teatr. 36: E tra chi vi vuol ben feste ritorno.
Definiz: § CCCII. Usasi in proposizione relativa, dipendente da un Infinito sostantivato; e tutta quanta la locuzione equivale a un tempo composto del verbo da cui dipende, ovvero raccoglie tutta l'azione di esso verbo. –
Esempio: Dant. Inf. 25: Per lo furar frodolente ch'ei fece Del grande armento.
Esempio: E Dant. Purg. 21: Forse che tu ti maravigli, Antico spirto, del rider ch'io fei.
Esempio: E Dant. Purg. 28: Perchè il turbar, che sotto da sè fanno L'esalazion dell'acqua e della terra, Che, quanto posson, dietro al calor vanno, ec.
Esempio: Frescobald. M. Rim. 84: Non mi conforta lo sperar tornare Ch'i' faccio, immaginando.
Esempio: Bart. D. Giapp. 2, 299: Giovò anche non poco a crescere verso loro la divozione, il durar che fecero alcun tempo, senza apparente segno di corruzione.
Esempio: E Bart. D. Giapp. 4, 503: Durò quanto il recitar che si farebbe due volte il Credo.
Definiz: § CCCIII. Fare, reggente l'Infinito di un altro verbo, prende forza ora di Ordinare, Comandare, ora di Costringere, ora di Lasciare, Non impedire, Non opporsi, e simili; ed ora di Operare, Procurare, Esser cagione, motivo, comecchessia che la cosa, di cui si discorre, sia fatta, compiuta, ovvero avvenga l'azione espressa dall'Infinito di esso verbo: e dicesi tanto di persona quanto di cosa. E allorchè il soggetto dell'Infinito è espresso, questo più comunemente è retto dalla particella A.
Definiz: 1. Coll'Infinito di un verbo attivo. –
Esempio: Dant. Inf. 1: Vagliami il lungo studio e il grande amore, Che m'ha fatto cercar lo tuo volume.
Esempio: E Dant. Inf. 10: E s'io fui dianzi alla risposta muto, Fat'ei saper che il fei perchè, ec.
Esempio: E Dant. Inf. 17: Come il falcon ch'è stato assai sull'ali, Che senza veder logoro o uccello, Fa dire al falconiere: oimè tu cali.
Esempio: Tav. Rit. 216: L'ostiere.... lo fece porre in coda della tavola.
Esempio: Fiorett. S. Franc. 112: Cadendo il frate,... si raccomandò a santo Francesco; ed egli,... prendendolo, sì lo posò giuso in su li sassi, sanza fargli avere nessuna percossa.
Esempio: Vill. G. 137: Fece prendere il detto suo figliuolo re Arrigo, e due suoi figliuoli piccioli garzoni.
Esempio: Bocc. Decam. 1, 79: Una maniera di beccamorti sopravvenuti di minuta gente, che chiamar si facevan becchini,... sottentravano alla bara.
Esempio: E Bocc. Decam. 1, 166: E segretamente a uno buono maestro ne fece fare due altri.
Esempio: E Bocc. Decam. 1, 174: Cominciò a pensare,... e far loro vedere il suo difetto.
Esempio: Sacch. Nov. 1, 174: Sentendosi per Firenze la profonda scienza del maestro Niccola, fecionlo pregare dovesse predicare.
Esempio: Pass. G. Cr. 62: Malco per nome chiamar si facea.
Esempio: Bern. Orl. 55, 43: Agli altri schiavi lo fece legare, E lor commise che, ec.
Esempio: Varch. Stor. 2, 212: Il confessoro.... si distese lungamente rispondendo loro, che la Maestà Cesarea aveva fatto consigliare questa causa, e la teneva giusta.
Esempio: Car. Lett. fam. 3, 138: Dubito di far credere agli altri, che io faccio professione o di bello o di grande.
Esempio: Cellin. Vit. 219: E che io potevo con quella scritta, che io avevo di sua mano, subito farlo pigliare.
Esempio: Giannott. Op. 2, 212: Ti farai dare parecchie libbre di vitella.
Esempio: Grazz. Pros. 35: La Corte fece dai suoi ministri aprire per forza l'uscio.
Esempio: Cecch. Comm. ined. 323: Invenzïon da debole; Perchè a fargli il dovere ora (e starebbeli Per eccellenza), sare' di bisogno Negar d'averlo riavuto (un anello), e farselo Pagar di nuovo.
Esempio: Ricc. S. Cat. Lett. 396: Mi chiede lo facci cordialmente aiutare con le orazioni.
Esempio: Tass. Gerus. 6, 109: Volge indietro fuggendo, e la paura La stanchezza obliar face e l'arsura.
Esempio: Adr. M. Plut. Vit. 2, 61: Cagione a lui di fargli amar la gloria era il contento che scorgeva aver la madre de' suoi buon fatti.
Esempio: Dat. Vit. Pitt. 51: Bisognando artificio non ordinario per far distinguere che quell'Eroe faceva il pazzo, e non era.
Esempio: Segner. Incred. 91: Tal'arte fa scorgere che v'è Dio.
Esempio: Red. Lett. M. 69: Non manco almeno di far ogni settimana dire una messa a questo fine.
Esempio: Corsin. Stor. Mess. trad. 383: Restò Motezuma.... prigione volontario degli Spagnuoli, e si fece benvolere da tutti con la sua cortesia e liberalità.
Esempio: Leopard. Pros. 1, 263: Mi maraviglio come il pensiero di una donna abbia tanta forza, da rinnovarmi, per così dire, l'anima, e farmi dimenticare tante calamità.
Esempio: Manz. Prom. Spos. 456: Fece alzare il bollore; al brodo, e riempitane una scodella, ec.
Esempio: E Manz. Poes. 37: E farti dir, che troppo presta, o padre, Una parola dal tuo labbro uscìa!
Definiz: 2. Coll'Infinito di un verbo neutro passivo; nella quale costruzione spoglia esso verbo della particella pronominale. –
Esempio: Dant. Purg. 6: Prima che sii lassù, tornar vedrai Colui che già si copre della costa, Sì che i suoi raggi tu romper non fai.
Esempio: E Dant. Purg. 14: Chè tu ne fai Tanto maravigliar della tua grazia, Quanto vuol cosa, che non fu più mai.
Esempio: E Dant. Purg. 32: Sanza la vista alquanto esser mi fee.
Esempio: E Dant. Parad. 16: O poca nostra nobiltà di sangue, Se glorïar di te la gente fai Quaggiù, dove l'affetto nostro langue, ec.
Esempio: Cavalc. Vit. SS. PP. volg. 1, 3: Sotto arbucelli amenissimi, li quali uno venterello facea dilettevolmente menare.
Esempio: Passav. Specch. Penit. 166: Acciocchè la confusione e la infamia del peccato brutto il faccia risentire.
Esempio: Petr. Rim. 1, 267: Il cantar novo e 'l pianger degli augelli In sul dì fanno risentir le valli.
Esempio: Bocc. Decam. 6, 38: Cisti fornaio, con una sua parola, fa ravvedere messer Geri Spina.
Esempio: Stor. Barl. 8: Per nessuno modo dicessero o facessero cosa che lo facesse corucciare.
Esempio: Pucc. A. Canz. 12: Il naso ha tanta bella fazione, Che fa maravigliar giovani e vecchi.
Esempio: Bart. C. Archit. Albert. 376: Quella [acqua] che si fa gonfiare in qualche parte del viaggio, si può fare salire qualche poco.
Esempio: Tass. Gerus. 10, 71: I cavalieri.... Nostri custodi.... uccide e vince; e di quell'arme loro Fa noi vestir.
Esempio: Rucell. Or. Dial. 6, 1, 29: Mi convien rispondere alle lodi fuor d'ogni mio merito che voi mi date: tra filosofi non vale l'adulazione; e questo è un modo di farmi chetare.
Definiz: 3. E trovasi anche con la particella pronominale espressa. –
Esempio: Petr. Rim. 1, 123: Animo al mondo non fu mai si crudo, Ch'i' non facessi per pietà dolersi.
Definiz: 4. Coll'Infinito di un verbo neutro, o in forza di neutro. –
Esempio: Dant. Inf. 1: In fin che il veltro Verrà, che la farà morir di doglia.
Esempio: E Dant. Inf. 2: I' son Beatrice che ti faccio andare.
Esempio: E Dant. Parad. 6: Il segno che parlar mi face.
Esempio: E Dant. Parad. 22: Vedi quanto mondo Sotto li piedi già esser ti fei.
Esempio: E Dant. Rim. 191: La donna di cui dire Amor mi face.
Esempio: Cont. Ant. Cav. 10: Li savj de li Saracini dissaro al Saladino finalmente che da fare morire era li frati tenuto.
Esempio: Tratt. Virt. Ramer. Z. 27: Tolli del ramerino, e fae bollire le sue foglie in vino bianco puro.
Esempio: S. Bern. Serm. 7: I sordi fai udire, e' muti fai parlare.
Esempio: Bocc. Decam. 2, 134: D'ira e di cruccio fremendo, andava disposto di fargli vituperosamente morire.
Esempio: Mazz. Lett. 2, 5: Bonifacio è in villa a far vendemmiare.
Esempio: Pulc. L. Morg. 12, 82: Trovò come un Cristiano il fe' morire, Che si facea di legge saracina.
Esempio: Ar. Orl. fur. 4, 20: Del mago ogn'altra cosa era figmento, Che comparir facea pel rosso il giallo.
Esempio: E Ar. Orl. fur. 18, 99: Fece più volte al gran signor di Brava Sudar la fronte.
Esempio: Car. Lett. fam. 2, 322: Ricordo che si sollecitino per far venire quelle vettine e 'l resto de' doccioni, da risarcire gli stracci del condotto di sopra.
Esempio: Cellin. Pros. 21: E perchè gli è gran differenza dal modo del far correre lo smalto al modo di saldare i lavori di filo, e' vuole adunque, ec.
Esempio: Vasar. Vit. Pitt. 3, 254: Dato d'urto alla testa [di bronzo], subito su la strada la fece ruinare.
Esempio: Adr. M. Plut. Vit. 2, 10: Diede un pugno, non per ira o discordia che seco avesse, ma per far ridere la compagnia.
Esempio: Galil. Comm. ep. 2, 68: Un amico me lo tolse (un foglio) con intenzione di procurar di farne venire alcune copie intere. Io gusterei, che il sig. Lodovico ne facesse venir buon numero a Venezia.
Esempio: Segner. Mann. marz. 9, 4: Ti attui a rimirare chi è su la terra colui che ti ci fa stare, e questo è quello che ti accende, che ti agita.
Esempio: Nell. Iac. Vilupp. 3, 19: È qua un giovane signore, che dice non so che di sposalizio. Lo fo io passare?... L. Che passi.
Esempio: Fag. Rim. 1, 88: Ora di dar la salda, or dipanare, Di filar ben sottile; e quel ch'è più, Di far talora gli uomini filare.
Esempio: Manz. Prom. Spos. 516: Trovò un mezzo fidato di far pervenire nelle mani di Renzo una risposta.
Esempio: E Manz. Prom. Spos. 530: Potè far prevalere a lungo il suo giudizio.
Definiz: § CCCIV. Coll'Infinito dei verbi fare a Sapere, fare a Credere, fare a Intendere, fare a Sentire, si usò interporre tra esso Infinito e il verbo Fare la particella A; uso rimasto oggi nel contado, specialmente col verbo Sapere. –
Esempio: Giron. Cort. volg. Framm. 101: Lo Cavaliere mi facea a intendere ch'elli morrebbe per lo mio amore.
Esempio: Vill. M. 66: La mattina per tempo, serrate le porte della città, fece a sentire a' cittadini come volea assalire i nimici.
Esempio: Bocc. Decam. 6, 148: Gianni Lotteringhi ode di notte toccar l'uscio suo: desta la moglie, ed ella gli fa a credere che egli è la fantasima.
Esempio: E Bocc. Decam. 8, 47: Questo v'ha assai manifestata la stoltizia di Calandrino, al quale di niuna necessità era, a voler guerire del male, che la sua simplicità gli faceva a credere.
Esempio: Sacch. Nov. 1, 168: In buona fè, tu hai fatto un bel risparmio; quando tu riaverai questi porci, faraccelo a sapere, ec.
Esempio: Bemb. Stor. 81 t.: E per fargli maggiormente a credere che egli di buono animo verso di lui era,... ricercò da lui, ec.
Esempio: Adr. M. Plut. Vit. 4, 205: Affrettò il fatto d'arme, facendogli a credere che non avesse più denari da spendere.
Definiz: § CCCV. Uniscesi altresì col suo proprio Infinito, preso in ciascuno dei sensi che si sono registrati. –
Esempio: Fr. Giord. Pred. ined. 196: Quand'io fo fare la cosa, sì si può dire, ec.
Esempio: Dant. Purg. 5: Quel da Esti il fe' far, che m'avea in ira.
Esempio: Comp. Din. Cron. DL. 197: Molte ruberie fece fare.
Esempio: Vill. G. 291: Mandogli dicendo che dovesse far fare l'ammenda alla sua gente.
Esempio: Bocc. Decam. 6, 226: Ravvediti oggimai e torna uomo, come tu esser solevi, e non far far beffe di te a chi conosce i modi tuoi.
Esempio: Cecch. Comm. ined. 1, 276: Se questa Cosa fussi cagion di far far pace, Come la farà far matrimonio; io Benedirei il disordine.
Esempio: Dav. Colt. 497: Quella morchia che n'esce, fa fare al vino la state i piè gialli.
Esempio: Serdon. Esort. volg. 15: Considerando quel giuramento che a te fu da' Viniziani, mentre che eri in Vinezia, con violenza fatto fare, come tu medesimo ci hai avvisato.
Esempio: Rondin. F. Relaz. 39: Facendoli fare altra strada.
Esempio: Rucell. Or. Dial. R. 2: Senza starsene alla consulta della ragione col retto giudizio, tentano ogni arte e ogni forza per sedurla o per vincerla, e farla fare a lor modo.
Esempio: Manz. Prom. Spos. 266: Pregando in cuor loro il Signore che lo facesse far presto.
Definiz: § CCCVI. Fare, vale anche Procurare, Cercare, Studiarsi, Adoperarsi, e simili, in costrutto con un verbo al Congiuntivo, retto dalla particella Che; la quale talora si tace per ellissi. –
Esempio: Dant. Inf. 22: Fa', se tu puoi, Che tu sappi chi è lo sciagurato.
Esempio: Fr. Bart. Sallust. 173: Memmio fece col popolo che Lucio Cassio.... fosse mandato per Giugurta.
Esempio: Macingh. Strozz. Lett. 34: Fa' quando gli scrivi, ne 'l riprenda, chè gioverà.
Esempio: Ar. Orl. fur. 44, 76: Senza parlarne altrui, si mette in core Di far che muoia, e sia, d'Augusto, Divo.
Esempio: Buonarr. M. V. Rim. G. 94: Deh, fate ch'a me stesso più non torni.
Esempio: Vasar. Ragion. M. 12: Per fare che tutto questo palazzo fusse isolato dalle strade e dalla piazza.
Esempio: Grazz. Comm. 17: Deh! fa' ch'io la 'ntenda, se ti piace.
Esempio: Forteguerr. Terenz. 77: Or ne va' via,... e fa' che in casa io trovi All'ordine ogni cosa. G. Abbil per fatto.
Esempio: Bott. Stor. Ital. 4, 207: Ite, e fate ch'egli presto s'accorga che nostra è l'Italia.
Esempio: Niccol. Strozz. 4, 1: M'affida, ed esser forte Saprò nei casi amari; O fai che della sorte A men dolermi impari.
Esempio: Capp. Econ. 346: Faremo che i vini della Toscana siano presso l'altre nazioni non solamente famosi, ma ricercati.
Definiz: § CCCVII. E usato in uno dei tempi dell'Imperativo, equivale bene spesso allo stesso modo del verbo retto da esso; se non che pare che temperi alquanto l'idea del comando. –
Esempio: Dant. Inf. 17: Sì volli dir, ma la voce non venne, Com'io credetti: Fa' che tu m'abbracce.
Esempio: E Dant. Purg. 2: Fa', fa' che le ginocchia cali.
Esempio: E Dant. Rim. 188: Chi veder vuol la salute, Faccia che gli occhi d'esta donna miri.
Esempio: Fr. Bart. Sallust. 79: Fa' che tu pensi in che misero stato tu se', e ricordati che tu se' uomo.
Esempio: Cat. Cost. volg. 107: Se tu se' forte e potente del tuo corpo, fa' tu sia forte nell'animo.
Esempio: E Cat. Cost. volg. 155: Fa' che sia contento di quello ch'e' tempi ti danno.
Esempio: Bocc. Decam. 6, 30: Dioneo, questa è quistion da te; e perciò farai, quando finite fieno le nostre novelle, che tu sopr'essa dei (dia) sentenzia finale.
Esempio: E Bocc. Decam. 7, 141: A queste farete che voi diciate bene e pienamente i disiderj vostri.
Esempio: E Bocc. Decam. 8, 73: Fa' che tu mi rechi un poco di carta.
Esempio: E Bocc. Filoc. 1, 127: E come voi avrete questo veduto, fate che vi turbiate molto.
Esempio: Rucell. G. Ap. 768: Fa' poi, che tu avvertisca al calabrone,... Ed anco a certa specie di farfalle, ec.
Definiz: § CCCVIII. Vale anche Esser cagione, detto più che altro di cose. –
Esempio: Parut. Disc. polit. 2, 8: Queste tali comunicazioni diverse fanno che alcuna propria e particolar forma non possa esserle ascritta.
Esempio: Segner. Incred. 7: Chi fa che il cedro dia pomi così odoriferi?
Esempio: Zanott. F. M. Lett. 2, 72: Quella determinazione non fa che molte e molte Letture onorarie non possano distribuirsi.
Definiz: § CCCIX. E pure nel senso di Procurare, Cercare, Adoperarsi, e simili, ma con qualche maggiore significazione, si accompagna con le maniere Sì che, Tanto che, In modo che, e simili. –
Esempio: Dant. Parad. 4: La forza al voler si mischia, e fanno Sì che scusar non si posson l'offense.
Esempio: Fiorett. S. Franc. 82: Feciono tanto col Generale, che gli mandòe la obbedienzia di tornare nella Marca.
Esempio: Fr. Bart. Sallust. 226: Tanto pregò e fece, che quegli della città di Vacca, ec.
Esempio: Bocc. Decam. 8, 142: La vostra virtù e degli altri miei sudditi farà sì che io, come gli altri sono stati, sarò da lodare.
Esempio: Lett. fam. 40: Ma che eglino farebbono tanto, che tutto il retaggio verrebbe a lei.
Esempio: Sacch. Nov. 1, 286: E tanto fecero la dotta brigata, che tutto lo detto pagliaio, ec.
Esempio: E Sacch. Nov. 2, 172: E tanto feciono co' Signori, che con li loro Consiglj ordinarono che 'l detto Podestà avesse uno pennone e una targa dal popolo di Firenze.
Esempio: Gozz. Op. scelt. 5, 298: Tentiamo tuttavia di far sì, che il suo sapore non abbia effetto.
Esempio: Zanott. F. M. Forz. attratt. 14: Congiungendole (le idee) tante volte insieme, e collocandole l'una dietro l'altra, le rendono in certo lor modo elettriche, e fanno sì che l'una si trae poi dietro l'altra.
Esempio: Manz. Prom. Spos. 131: A forza di stare attento e di domandare; accattando una mezza notizia di qua, una mezza di là, commentando tra sè una parola oscura, interpretando un andare misterioso, tanto fece che venne in chiaro di ciò che si doveva eseguir quella notte.
Esempio: E Manz. Prom. Spos. 528: Bisognava anche fare in modo che la materia del pane non mancasse loro (ai fornaj).
Definiz: § CCCX. Fare, costruito col pronome personale, e congiunto con un Infinito, vale Operare, Esser cagione, Fare in modo, che il soggetto del verbo riceva l'azione espressa dall'Infinito stesso. –
Esempio: Casott. A. Celid. 1, 15: È l'oprare in questo con calore Una cosa da farsi corbellare.
Esempio: Nell. Iac. Mogl. 2, 3: Mi metto a risico di farmi bastonare.
Esempio: Panant. Poet. Teatr. 13: Che si fe' onor grandissimo ho da dire? Io dirò che s'è fatto compatire.
Esempio: E Panant. Poet. Teatr. 28: Facciamoci valere, e se ci umilia La sorte rea, che il genio ci sublimi.
Esempio: Manz. Prom. Spos. 125: Dopo costui, continuarono a farsi vedere, di tempo in tempo, altre strane figure.
Esempio: E Manz. Prom. Spos. 320: Se non fosse stato che non tornava conto di farsi scorgere.
Definiz: § CCCXI. Fare affatto o Fare una cosa affatto, vale anche Operare senza alcun riguardo, Voler venire in qualunque modo a capo della cosa. –
Esempio: Vespas. Vit. Uom. ill. 378: Quelli traditori si fuggirono, e lasciorono il coltello, il quale il re fece ricorre, e provò se v'era suso medicame, addosso a uno cane, il quale, subito tocco il sangue, cascò morto, ch'era avvelenato; che si vede che questi traditori vennono per fare affatto.
Esempio: Cecch. Mogl. 5, 1: I' so ch'i' la farò pur oggi affatto. (In questi es., male le stampe a fatto.)
Definiz: § CCCXII. Fare altro di alcuno, Fare di alcuno più una cosa che un'altra, detto di Dio, sono maniere condizionali e usate con un certo eufemismo, a significare il cessar della vita. –
Esempio: Nov. ant. B. 120: Ma se caso venisse che Iddio facesse altro di me, voglio che il podere rimanga a voi ed a questa chiesa.
Esempio: Bocc. Teseid. 5, 46: E però piano amiamo, intramendui, Infin che faccia Giove altro di nui.
Esempio: Firenz. Pros. 1, 186: E però, subito che e' sapesse che messer Domenedio avesse fatto altro di lei, che se n'andasse da ser Tomeno Alzalendina, al quale la farebbe rogare il testamento.
Esempio: Deput. Decam. 127: Fuggendo di farci cattivo annunzio, per non dire, Se io morissi, direm più volentieri: se Iddio facesse altro di me.
Esempio: Ricc. S. Cat. Lett. 71: Siamo tutti mortali; e quando pure il Signore facessi più una cosa che l'altra di voi, non vorrei avermi a travagliare con altre persone.
Definiz: § CCCXIII. Fare animo, coraggio, cuore, vale Inanimire, Incoraggiare, Confortare, Incitare; anche figuratam. –
Esempio: Bemb. Stor. 30 t.: Mentre egli faceva animo a' suoi, fu da una pallotta di ferro trafitto.
Esempio: Anguill. Ovid. Metam. 5, 129: E questo e quel caval chiama per nome, E grida, e fa lor animo e spavento.
Esempio: E Anguill. Ovid. Metam. 8, 227: Si fan l'un l'altro core, e innanzi vanno, Contra la belva insidïosa e truce.
Esempio: Cellin. Pros. Oref. 145: Dette [il Re] commessione che non mi si mancasse di cosa alcuna, facendomi animo a tirare innanzi la detta impresa.
Esempio: Magal. Lett. fam. 2, 35: Io avevo scritto al Riccardino, e ni' ero scordato di fargli animo a far dipignere la sua galleria da Ciro.
Esempio: Salvin. Pros. sacr. 30: Cui, benchè tradito, richiama, e gli fa cuore.
Esempio: Past. Disc. Fluss. 97: Io non restai di farle tutto il coraggio possibile.
Definiz: § CCCXIV. Fare assegnamento, capitale, conto, disegno, fondamento di, su o sopra, addosso, e simili, una cosa o persona, vale Fondarci le proprie speranze, i proprj disegni, Tenerne conto, Farne all'occorrenza suo pro, Pensar di valersene. –
Esempio: Bocc. Decam. 3, 120: Niuna cosa avete, qual che ella si sia, o cara, o vile, che tanto vostra possiate tenere, e così in ogni atto farne conto come di me.
Esempio: Pulc. L. Morg. 9, 18: Fieramonte Baiardo riguardoe, Subito su vi faceva disegno.
Esempio: Machiav. Princ. 36: Quello è vero quando un cittadino privato vi fa su fondamento, e dassi ad intendere che il popolo lo liberi.
Esempio: Ar. Orl. fur. 40, 42: Ancor che ne le deboli sue posse Non potessi egli far molto disegno.
Esempio: Guicc. Stor. 1, 425: Non poteva nelle occorrenze sue fare fondamento alcuno in quella città.
Esempio: Car. Lett. fam. 1, 274: In questo ed in ogn'altra cosa fate capital di lui.
Esempio: E Car. Lett. var. 103: Parendomi poter fare assai fondamento del mio Stato sopra la benevolenza e la fedeltà che mi mostrano.
Esempio: Cellin. Vit. 68: Veduto questa isfacciata meritrice il bel giovine, subito gli fece disegno addosso.
Esempio: Borgh. V. Disc. 1, 30: Non veggio fin ad ora, che ci si possa far sopra fondamento alcuno.
Esempio: Ambr. Furt. 4, 5: Io fo capitale dell'offerte vostre.
Esempio: E Ambr. Bern. 1, 3: Chi mai, diavolo, Arò pensato che subito Noferi Avessi fatto sopra me disegno?
Esempio: Cecch. Stiav. 1, 2: Tanto che s'e' non fusse vecchio come egli è, io dubiterei che e' non l'avesse fatto disegno addosso.
Esempio: Ricc. S. Cat. Lett. 239: Avevo.... detto ai fattori…. che, bisognandovi cosa alcuna, facessi capitale della nostra povertà.
Esempio: Dav. Tac. 1, 260: Di questo dire ella non fe' capitale.
Esempio: E Dav. Tac. 2, 29: Fecero adunque i nostri assegnamento sopra i Sequani e gli Edui.
Esempio: Lipp. Malm. 2, 58: E facendogli addosso assegnamento, Quasi in un pugno già l'avesse avuto.
Esempio: Mann. Ist. Decam. Pref. 15: Troppo scarso assegnamento si poteva da noi fare sopra di Giorgio Vasari.
Esempio: Fiacch. Fav. 2, 92: Brevemente risposegli.... Che gli era grata, e ne' bisogni sui Avrebbe fatto capital di lui.
Definiz: § CCCXV. Far bene, vale Operare saviamente, prudentemente, con giustizia, e simili; e il suo contrario è Far male; e usansi tanto assolutamente, quanto con un Infinito retto dalla particella A, e talora Di, od anche con un Gerundio: detto figuratam. anche di cosa. –
Esempio: Dant. Inf. 4: Fannomi onore, e di ciò fanno bene.
Esempio: E Dant. Purg. 14: Ben fa Bagnacaval, che non rifiglia, E mal fa Castrocaro, e peggio Conio, Che ec.
Esempio: Cavalc. Dial. S. Greg. 76: Pregoti che mi rispondi, se Benedetto fece bene lasciando la cura de' monaci, poi che presa l'avea.
Esempio: E Cavalc. Med. Cuor. 252: Questi pognamo che facciano bene di non peccare; pur non sono perfetti.
Esempio: Barber. Docum. Am. 32: Mal fa la man, che corre A prender de comun maggior partito.
Esempio: E Barber. Docum. Am. 65: Ben fa lingua, che tace Senza dimanda sempre, quando serve.
Esempio: E Barber. Docum. Am. appr.: E fai ben se riservi La peza intera, quanto puoi, tagliando.
Esempio: Bocc. Decam. 1, 200: Aspettava, non parendogli ben far di partirsi.
Esempio: Cas. Pros. 2, 69: Non dubitare di far male, e che io me ne rida.
Esempio: Cellin. Vit. 173: Benvenuto, tu faresti il tuo meglio a restare.
Esempio: E Cellin. Vit. 400: Tu faresti il meglio a tornartene in Francia, dove tu sei ricco e conosciuto.
Esempio: Forteguerr. Ricciard. 9, 90: Orlando a questo fatto estranio tanto Si ferma un poco, e dice: Ho fatto male…. A lasciarvi ir Rinaldo.
Esempio: Giust. Vers. 182: Fa bene Veneranda a carezzarlo.
Esempio: Guadagn. Poes. 1, 108: E più d'un vi dirà che fate bene A divertirvi.
Definiz: § CCCXVI. Far bene o buono, e Far male, detto di cosa, vale Giovare o Nuocere; e in senso più determinato, Giovare o Nuocere alla salute. –
Esempio: Tadd. Libell. 3: Un medesimo cibo farà a uno bene, e a un altro male.
Esempio: Senec. Pist. 86: Egli mi disse che neuna cosa gli facea (a un ulivo) tanto bene, perocchè questo il difendea dal freddo e dal vento.
Esempio: Benciv. Cur. malatt. volg.: Quando i medicamenti non giovano a' rotti ovvero allentati, fa buono il portar la fasciatura.
Esempio: Salvin. Lett. IV, 2, 306: Non dubito che l'aria non le faccia buono; che noi qua siamo in una valle, dove si vede l'aria per ispicchio ristretta tra le tettoie.
Esempio: Guadagn. Poes. 2, 234: Se un cibo mi fa mal,... Dico di non mangiarne.
Definiz: § CCCXVII. Far del bene o del male ad alcuno, o Far bene o male, ad alcuno, talora anche con ellissi del compimento, vale Beneficarlo, Aiutarlo, Nuocergli, Danneggiarlo, comecchessia. –
Esempio: Fr. Iac. Tod. 160: Caritade lui accende; Da ogni male lo difende; Nulla cosa più l'offende; Servo a chi gli fa del male.
Esempio: Cavalc. Specch. Croc. 86: La vita de' santi è far bene e patire male.
Esempio: Tratt. Dottr. Crist. 34: Isforzarsi di fare meglio a chi ti fa peggio.
Esempio: Cat. Cost. 158: Avere fatto bene a' buoni è parte di guadagno.
Esempio: Vill. G. 341: Molti mali si commisono in città e in contado di micidj, d'arsioni e ruberie, sì come in città rotta, e sciolta, e sanz'ordine di signoria, se non chi più potea far male l'uno all'altro.
Esempio: Bocc. Decam. 7, 188: E di far questo non aver dottanza niuna, chè io ti prometto che io non gli farò male alcuno.
Esempio: Cont. Rim. ined. 56: Fammi il peggio che puoi, ch'io ten disgrazio.
Esempio: Machiav. Rim. 391: Il mio tacere Nasce, non già perch'io non sappia appunto Quanto ben fatto m'hai, quanto piacere.
Esempio: Cant. Carn. 49: Del mal vi possiam fare, Solo lasciando andare I golponi.
Esempio: Cellin. Vit. 256: Fa' ancora tu il peggio che tu puoi, chè di nulla mi curo al mondo.
Esempio: Cecch. Comm. ined. 105: Stu vorrai far del bene ad Alessandro, E' sarà d'altro che di duo bugie; Lasciagli la tua dote.
Esempio: Allegr. Rim. Lett. 76: Il qual, oh gran vergogna! Avendo a far del ben a un cortigiano, Lo farà al segretario.
Esempio: Segner. Mann. ag. 25, 2: Se fai del bene, ti tengono in alto pregio.
Esempio: E Segner. Mann. ag. 25,4: Tu per lui fai del bene, e ricevi male.
Esempio: Forteguerr. Cap. 293: Io fo del bene, perchè s'ha da fare, Perchè Dio lo comanda.
Esempio: Panant. Poet. Teatr. 22: Lo so, lo so, donde tant'odio viene,... Per aver fatto lor sempre del bene.
Definiz: § CCCXVIII. E Far bene di checchessia ad alcuno, vale Dare quella tal cosa a fine di aiutare, beneficare, Darla caritatevolmente. –
Esempio: Fiorett. S. Franc. 6: Conciossiacosachè io abbondi in ogni bene temporale; e però per amore di Dio, che me l'ha dato, io no fo volentieri bene alli poveri suoi.
Esempio: Cavalc. Vit. SS. PP. volg. 2, 5: Di quel tanto che mi è rimaso, e che per innanzi mi concederai, chiamerò li poveri fratelli miei, e faronno loro bene.
Definiz: § CCCXIX. Far bene o del bene o Far male in, o sopra una cosa, ed anche assolutam., vale Far profitto, guadagno, Avvantaggiarsi, ovvero Perdere, Scapitare, ed anche Ricevere grave danno: ancora figuratam. –
Esempio: Ubert. Faz. Dittam. 5, 26: Che l'uom che è pigro, non farà mai bene.
Esempio: Machiav. Stor. 1, 223: Chi è contento di una mezzana vittoria sempre ne farà meglio, perchè quelli che vogliono sopravvincere sempre perdono.
Esempio: Segn. B. Polit. volg. 323: Oggidì,... dove è assai numero di simil gente, quando e' vi si viene spesse volte all'arme, e' vi si fa male.
Esempio: Buonarr. M. V. Lett. Ric. 6: De' casi mia di qua io ne farei bene, se e' mia marmi venissino; ma in questa parte mi pare avere grandissima disgrazia, che ec.
Esempio: Cecch. Donz. 3, 4: E però d'ogni mercanzia si può Far bene, quando il temporal l'aiuta.
Esempio: E Cecch. Romanesc. 2, 3: I' passai dal mercato dell'isola, E viddivi da far bene, ed ho compero.
Esempio: E Cecch. Comm. ined. 65: Già so io Che voi altri [medici] non fate ben se non Del mal d'altrui.
Esempio: Sassett. Fr. Notiz. 40: In capo di qualche anno ebbe fortuna contraria, e fece male.
Esempio: Dav. Tac. 1, 319: Costui benchè scrivesse: «i barbari non si guardare, ed esservi da far del bene»: gli fu comandato, ec.
Esempio: Buonarr. Fier. 4, 3, 4: Questa stiava Mi pare.... sana e valida, E mercanzia da farci sopra bene.
Definiz: § CCCXX. Far conto, stima, ragione, in costrutto con un verbo retto dalla particella Che o con un Infinito retto dalla particella Di, vale Pensare, Immaginarsi, Figurarsi, Supporre, ed altresì Tener per fermo. –
Esempio: Dant. Inf. 30: E fa' ragion ch'io ti sia sempre allato, Se più avvien che fortuna t'accoglia, Dove sien genti in simigliante piato.
Esempio: Cavalc. Pungil. 37: Lo religioso debbe fare ragione d'essere un asino, cioè portare quella soma che gli è posta.
Esempio: Barber. Docum. Am. 177: Stando tra' grandi, fa' ragion che sieno Uomini come i bassi.
Esempio: S. Cater. Lett. 3, 15: Di costui fate ragione, che sia un altro io.
Esempio: Machiav. Comm. 163: Fa' stima essere il maggior nimico ch'io abbia.
Esempio: E Machiav. Pros. var. 8, 87: Temo gli Svizzeri grandemente, ma non fo già conto possano divenire altri Romani.
Esempio: Ar. Orl. fur. 5, 41: Ma ch'io tel voglia creder non far stima, S'io non lo veggio con questi occhi prima.
Esempio: E Ar. Orl. fur. 17, 44: E che più tosto appresso a lei morire, Che viverne lontan faceva stima.
Esempio: Cecch. Comm. ined. 172: Facciam conto Che io abbi a dire a una commedia, vedi Ch'io muti e' panni.
Esempio: Segner. Pred. 365: Ma fate voi ragion che [la Samaritana] vedutolo (Cristo), non gli avesse in verun modo voluto prestare orecchie.
Esempio: Red. Lett. 1, 225: Fo conto che col tempo debba [il mio Arciconsolato] passare in tirannia.
Esempio: Leopard. Pros. 1, 224: Non solamente [gli uomini] si persuadevano che le cose del mondo non avessero altro uffizio che di stare al servizio loro; ma facevano conto che tutte insieme, allato al genere umano, fossero una bagattella.
Definiz: § CCCXXI. Far finta, sembiante, vista, o le viste, vale Fingere, Simulare. –
Esempio: Bocc. Decam. 1, 176: Fatto avea sembiante d'andare al bosco.
Esempio: E Bocc. Decam. 2, 93: Ella allora fe' vista di mandare a dire allo albergo, che egli non fosse atteso a cena.
Esempio: Sacch. Nov. 1, 246: L'altre due romite, che forse aveano fatto vista di dormire, ec.
Esempio: Morell. Cron. 310: Poi fece viste d'andarsene, e dilungossi un poco.
Esempio: Machiav. Leg. Comm. 2, 199: E io fo ancora la vista di non vedere.
Esempio: Firenz. Pros. 2, 66: Fece in un tratto le viste d'essere stracco.
Esempio: Varch. Ercol. 112: Non già che abbiamo da potere sprimere con una voce sola quello, che i Latini dicevano connivere, cioè fare le viste, o infingersi di non vedere.
Esempio: Grazz. Comm. 125: Or fai le vista di non mi vedere.
Esempio: Cecch. Comm. ined. 1, 473: Vavvi, e fa' vista D'esser medico.
Esempio: E Cecch. Mogl. 5, 8: E' fa le viste Di non udir questo ribaldo.
Esempio: Dat. Lepid. 27: Una volta sentì narrare un grande sproposito in materia di forze, e fece sembiante di crederlo.
Esempio: Forteguerr. Ricciard. 5, 87: Fo finta di non averla udita.
Definiz: § CCCXXII. Far fronte, testa, faccia, vale Fermarsi per contrastare al nemico; e per estensione, Opporsi, Resistere, Difendersi, anche figuratam.; detto così di schiera, come di una sola persona. –
Esempio: Vill. M. 5, 76: Benchè 'l subito caso gli smarrisse, presono ardire, e feciono testa, ordinandosi alla battaglia in fretta.
Esempio: Machiav. Stor. 1, 70: E per dare maestà ai loro eserciti, e capo dove ciascuno sendo nella zuffa spinto avesse a rifuggire, e rifuggito potesse di nuovo contro al nimico far testa, un carro grande tirato da due buoi.... ordinarono.
Esempio: Ar. Orl. fur. 22, 74: Egli (Pinabello) gridando e senza mai far testa, Fuggendo si cacciò nella foresta.
Esempio: E Ar. Orl. fur. 33, 41: E fa da' monti, a guisa di tempesta, Scendere in fretta una tedesca rabbia, Ch'ogni Francese, senza mai far testa, Di qua da l'Alpe par che cacciat'abbia.
Esempio: Giambull. P. F. Stor. Europ. 124 t.: Nè restarono mai di fuggire, non che e' cercassino di far testa, se non dentro le terre loro.
Esempio: Car. Eneid. 9, 1130: Accolti d'ogni parte Si ristringono i Rutoli, e fan testa.
Esempio: Rucell. Or. Pres. Arg. 23: Venivano richiamati molti a far testa all'affronto d'una novella sortita.
Esempio: Corsin. Stor. Mess. trad. 192: Aspettarono gl'Indiani di piè fermo che s'accostassero i sei cavalli de i battitori, e allora.... voltarono le spalle correndo infino a incorporarsi con una truppa, che si scopriva più avanzata, dove fecero faccia e si posero in difesa.
Esempio: Fag. Comm. 6, 421: Sicuro; son citato in causa d'aver fatto fronte co' miei servi alla giustizia.
Esempio: Nell. Iac. Suoc. 2, 8: È stato universalmente applaudito il vostro coraggio in far testa a quella vecchia stitica di vostra suocera.
Definiz: § CCCXXIII. Far giuramento, o giuro, voto, o come anche si disse, boto, con un compimento verbale, retto dalla particella Di o Che, vale Promettere, Obbligarsi, con giuramento, o voto, di fare la cosa espressa dal compimento stesso. –
Esempio: Bocc. Decam. 7, 47: Fo boto a Cristo, che mi vien voglia di darti un gran sergozzone.
Esempio: Sacch. Nov. 1, 249: Io fo boto a Dio, che noi ti accuseremo al Podestà.
Esempio: S. Antonin. Lett. 190: Avendo fatto solenne voto…. di racquistare Constantinopoli.... secondo consiglio Cardinali, per questo s'ha buona speranza.
Esempio: Bern. Orl. 16, 28: Stata è cinque anni, dì e notte, armata; Però che fece voto insin in culla, Mai non spogliarsi usbergo, piastra o maglia.
Esempio: Cellin. Vit. 543: E perchè io fui diligentemente governato da una mia pura ancilla, io feci voto al nostro Signore Iddio, che se io campavo da quel gran travaglio, io mi sposerei la detta mia ancilla.
Esempio: Grazz. Comm. 79: Ma per lo sangue di tutti i martiri, che fo giuro d'assassino che qualch'uno se ne pentirà.
Definiz: § CCCXXIV. Fare largo, luogo, piazza, e simili, vale Cedere il luogo tirandosi da parte, Sgombrare il luogo dinanzi ad uno, sia costretti, sia per paura, per reverenza, e simili. –
Esempio: Tav. Rit.: Tanto feriva ardentemente e forte, che verun cavalier lo stava attendere, e per temenza ciascun gli dà luogo, e fagli piazza.
Esempio: E Tav. Rit. appr.: Per la paura tutti gli davano l'andare, facendogli sempre la piazza.
Esempio: Liv. Dec. 1, 312: Quelli si faceva fare piazza col coltello in qualunque parte egli andava.
Esempio: Bocc. Decam. 2, 9: Egli non sarà alcuno che veggendoci, non ci faccia luogo.
Esempio: E Bocc. Filostr. 1, 27: E col braccio il mantel tolto davanti S'avea dal viso, largo a sè facendo, Ed alquanto la calca rimovendo.
Esempio: Bern. Orl. 4, 47: Poi fra la turba Baiardo cacciava, E con Fusberta si fa far la piazza.
Esempio: Cellin. Vit. 108: Essendo da alcuni di quelli conosciuto, mi fu fatto largo.
Esempio: Vasar. Vit. Pitt. 8, 27: In su la sedia [i palafrenieri] portano Papa Giulio,... al quale.... alcuni popoli e femmine fanno luogo perchè e' passi.
Esempio: E Vasar. Vit. Pitt. 10, 94: I lanzi della guardia del Papa, che fanno far largo e star in dietro il popolo, come si costuma ec.
Esempio: Grazz. Rim. V. 209: Su tamburi e trombetti, Datevi drento, e voi altre brigate, Per che possin giucar, largo ne fate.
Esempio: Guadagn. Poes. 1, 70: E, fate largo, grida, fate largo!
Definiz: § CCCXXV. Fare largo ad uno, e Farsi alcuno largo, luogo, piazza, e simili, vale Costringere altri a cedere a lui o a sè stesso il luogo, ritirandosi. –
Esempio: Senec. Provvid. 426: È felice Silla, che gli è con spada fatto largo, quando scende al mercato?
Esempio: Dav. Tac. 1, 288: Ripinto in un canto del Foro pigiandolo, la guardia ebbe a fargli far largo.
Esempio: Bard. P. Avinav. 3, 66: Chi fortunato, o nell'armi più dotto, Si fa piazza col brando insanguinato.
Definiz: § CCCXXVI. Far piazza pulita, Far tabula rasa, Fare repulisti, Fare affatto; maniere basse, che equivalgono a Finire ogni cosa, sia distruggendo, sia consumando, sia profondendo, e simili. –
Esempio: Lipp. Malm. 7, 11: A tavola dipoi messo a sedere,... Voltossi a' dieci pan da Meo provvisti, E in un momento fece repulisti.
Esempio: Not. Malm. 2, 546: Fece repulisti; Finì, ripulì, consumò ogni cosa, Ne volle veder la fine. Termine basso e usato dalla plebe.
Definiz: § CCCXXVII. E Far piazza pulita, Far tabula rasa, Far repulisti, Fare affatto, Far leva eius, dicesi in modo basso per Rubar tutto quello che si trova in un luogo. –
Esempio: Casott. A. Celid. 6, 2: Ma se veggono il bel, fan leva eius.
Esempio: Marrin. Annot. Baldov. Lament. 93: Dal Salmo 42, che giornalmente si dice nel principio della Messa, il popolo, sentendo quelle parole quare me repulisti, ha presa la voce repulisti in senso di ripulire, rubare, far pulito; e di qui è che di uno, che ha rubata alcuna cosa, suol dire: egli ha fatto repulisti, o messer repulisti.... Dice similmente Far leva eius, preso il principio dell'antifona Laeva ejus, che si canta nel vespro della Beata Vergine.
Definiz: § CCCXXVIII. Far suo o proprio, riferito a cosa, vale Appropriarsela, Impadronirsene, Impossessarsene. –
Esempio: Senec. Pist. 258: Desiderano tutte le cose, vogliendole fare proprie.
Esempio: Bocc. Decam. 2, 67: E diessi a far sua della roba d'ogni uomo.
Esempio: Bemb. Stor. 1, 230: Il re stesso con grandissima oste di brieve essere per venire nella Morea, a fine di far sue quelle città.
Esempio: Segner. Crist. instr. 2, 193: Porgendo alla madre vedova, e al figliuolo orfano, qualche danaro, in prestanza, non passa molto che tra il capitale ed i frutti egli si divora quella poca sostanza, e se la fa sua.
Definiz: § CCCXXIX. E figuratam. –
Esempio: Fr. Bart. Amm. ant. volg. 75: Proprio è di savio che, quello che in ciascuno è ottimo, egli, se può, faccia suo.
Esempio: Bocc. Decam. 8, 263: La giovane, che di vergogna tutta era nel viso divenuta vermiglia, facendo suo il piacer del Re, con bassa voce così rispose.
Definiz: § CCCXXX. Riferito a persona, vale Affezionarsela, Guadagnarne l'animo; e figuratam. riferito ad animale, significa Renderselo docile, ubbidiente. –
Esempio: Ar. Sat. 1, 177: Meglio con la man dolce si raffrena Che con forza il cavallo, e meglio i cani Le lusinghe fan tuoi che la catena.
Definiz: § CCCXXXI. Far dire checchessia ad alcuno, vale Attribuirgli parole che non ha dette o scritte, ed anche Dare alle medesime un senso che non hanno. –
Esempio: Varch. Err. Giov. 16: Il sig. Federigo parlò bene; ma tutto diverso da quello che il Giovio gli fa dire.
Definiz: § CCCXXXII. Far dire, cantare, parlare, alcuno, vale Cavargli accortamente di bocca ciò che si vuol sapere da lui. –
Esempio: Car. Lett. fam. 2, 165: Quanto a m. Giulio, conosco che voi mi stuzzicate per farmi dire.
Definiz: § CCCXXXIII. Fare e dire, o anche Dire e fare, è maniera significante Adoperarsi in qualsivoglia modo, sia con fatti, sia con le parole, in servigio proprio o d'altrui, ovvero in altrui danno; nel qual senso spesso contiene idea di minaccia. –
Esempio: Machiav. Comm. 185: Ora veduto questo, io mi volsi alle minacce, e cominciai a dirgli villania, e che le farei e che le direi.
Esempio: Car. Lett. fam. 2, 342: Per l'altra vostra paga nè di M. Antonio, qui non è un ordine al mondo, e stiamo in sulle sue promesse (di G. Boni) che farà, che dirà.
Esempio: Vasar. Vit. Pitt. 12, 76: Promise Francesco di ben fare e dire, e confesso che, ec.
Esempio: Ambr. Bern. 3, 9: Benchè dica questa femmina Di far e dire, Dio 'l sa s'ella dicessi Il ver.
Esempio: Sassett. Lett. 400: Perchè sempre si fa quel conto: e' ci venne che e' non sapeva nulla; noi abbiamo fatto e detto.
Esempio: Corsin. B. Torracch. 4, 34: E tanto dice e fa, che gli compone, In modo tal, che d'amicizia stretti, Parvero l'uno all'altro essere stati, E l'altro all'un per cent'anni passati.
Esempio: Guadagn. Poes. 1, 226: E se alcun la salutava Mentre ch'ei di lì passava, Volea fare, volea dire, Disfidare, ec.
Definiz: § CCCXXXIV. E parlando dell'altrui condotta, per Commettere azioni cattive, le quali non si vogliano specificare. –
Esempio: Giannott. Op. 2, 201: Gli fu detto (a mio padre) che io spendeva, giucava, mandava male, faceva, e diceva.
Definiz: § CCCXXXV. Fare e disfare, usato assolutam. Avere piena padronanza di far quello che uno vuole, Farla da padrone; e con un compimento, vale Disporre a piacer suo intorno alla cosa espressa, o a prendere quei partiti che egli creda. –
Esempio: Macingh. Strozz. Lett. 144: Bisogna che tu faccia qua un procuratore a fare e disfare ogni lodo e compromesso fatto.
Esempio: Rondin. F. Relaz. 74: Si divise tutto [il contado] in parti, assegnandone ciascheduna a un commissario generale, con pienissima autorità di fare e disfare.
Esempio: Nell. Iac. Mogl. 1, 15: Si diceva di gale e di divertimenti da prendersi senza saputa del marito. R. Avete il torto. B. Di fare e disfare a suo modo ogni cosa. R. Ancor qui avete il torto.
Definiz: § CCCXXXVI. Far fare uno, vale Ingannarlo, Aggirarlo, Metterlo in mezzo; ma è maniera oggi poco comune. –
Esempio: Buonarr. M. V. Lett. Ric. 161: Perchè io non vorrei che qualcuno.... facessila fare di qualche cosa.
Esempio: E Buonarr. M. V. Lett. Ric. 191: Ma abiate cura di non esser fatti fare; che questo romore del volere comperare una casa non facci l'incanto artifizioso.
Esempio: Varch. Ercol. 101: Quando alcuno, per esser pratico del mondo, non è uomo da essere aggirato, nè fatto fare, si dice: egli se la sa.
Esempio: Car. Lett. fam. 2, 355: Glie ne darò dunque quel più che bisognerà, e basta che non saremo fatti fare.
Esempio: Cellin. Vit. 404: Gli era venuto agli orecchi, che prevalendomi del suo favore, io facevo fare or questo, or quello.
Esempio: Vasar. Vit. Pitt. 2, 63: Buonamico, che non era avvezzo a essere fatto fare nè ad essere uccellato, pensò di valersene ad ogni modo.
Esempio: Borgh. V. Lett. IV, 4, 165: Io ho mezza paura di non esser fatto fare.
Esempio: Cecch. Spirit. 2, 3: Acciocchè e' faccia far me, e tutti, e rida?
Esempio: E Cecch. Stiav. 5, 6: Il contrassegno è, ch'io vi veggo insieme, Che vi siate indettati a farmi fare?
Esempio: Buonarr. Fier. 1, 4, 6: Gli uomin lesti fantini, Che con lor cavallette e sopravventi Fan fare gli altri.
Esempio: Baldin. Decenn. 5, 155: Onde egli per non aver più ad esser fatto fare da tali persone, volle che Bartolommeo imparasse quell'arte.
Definiz: § CCCXXXVII. Farci, o Fare, usato in proposizione per lo più interrogativa e dubitativa, e nelle maniere Che ci si fa? Che cosa ci facciamo? Che vuoi tu farci? Che farò? Che faremo? Che ho a fare? Come farò? Come faremo? e simili, oppure dipendente dai verbi Potere o Sapere, ha senso di Provvedere, Riparare, Prendere un qualche partito, modo, espediente, rispetto al caso di cui si parli; e spesso talune di queste maniere usansi a denotare impossibilità di qualsivoglia provvedimento o riparo. –
Esempio: Petr. Rim. 2, 4: Che debb'io far? che mi consigli, Amore?
Esempio: Bocc. Decam. 8, 39: Calandrino.... per certissimo ebbe seco medesimo d'esser malato; e tutto sgomentato gli domandò: Che fo?
Esempio: Sacch. Nov. 2, 237: Giugnendo in uno burrato, e 'l porco non possendo fare l'erta, non sapeano che si fare.
Esempio: Macingh. Strozz. Lett. 180: Ed io, madre piena d'affanni, che ho a fare sanza voi?
Esempio: E Macingh. Strozz. Lett. 556: Come farò, vecchio e 'nfermo, fuori di casa mia?
Esempio: Bern. Orl. 14, 37: Se tu per sorte aiuto non mi dai, Io non so più che far mi debbia mai.
Esempio: Grazz. Comm. 34: Com'hai tu fatto ad aprire il forziero ch'era serrato a chiave?
Esempio: E Grazz. Comm. appr.: Come farem dunque a 'ntenderlo?
Esempio: Cecch. Comm. ined. 114: Voi vedete, maestro, in che trescate Noi siamo per amor di questi giovani. S. Che s'ha a far? Le son cose che dà 'l mondo.
Esempio: Buonarr. Cical. III, 1, 10: Ma che si fa egli poi di quella troia?... Mangiansela le fate.
Esempio: Segner. Pred. Pal. ap. 228: Se il miserabile sta tuttavia renitente, se non opera,... che dobbiam fare? Dobbiamo forse, ec.
Esempio: E Segner. Pred. Pal. ap. 244: Se la fede stessa in qualche provincia pericola tra i litigj di privilegj, più vantati che validi, che può farsi?
Esempio: Nell. Iac. Mogl. 1, 10: Ma che ci faresti, Fiuta mio?
Esempio: Fag. Comm. 7, 274: Non vo' veder fantocci: or che fareste, Se tal cosa mi tedia?
Esempio: Zanott. F. M. Lett. 2, 84: A me ne spiace fino all'anima; ma che ha a farsi?
Esempio: Guadagn. Poes. 1, 253: Ma oramai che ci vuoi fare?
Esempio: E Guadagn. Poes. 2, 215: E a riscoterlo come si farà?
Esempio: Manz. Prom. Spos. 505: E senza di te, che farò io, povera donna?
Definiz: § CCCXXXVIII. Fare come quei da Prato, è maniera scherzevole, che vale Lasciar piovere quando piove, e stare in casa. –
Esempio: Lipp. Malm. 2, 56: Essendosi a far quivi accomodato, Mentre pioveva, come quei da Prato.
Esempio: Not. Malm. 1, 200: I popoli della città di Prato.... domandarono licenza di poter fare una fiera il dì 8 di settembre,... e per tal effetto mandarono ambasciatori alli Signori Priori di Libertà, da' quali fu loro conceduta la domandata licenza, con questo, che pagassero una certa somma di denaro. Accordato il negozio, gli ambasciatori si partirono; ma essendo per uscire del palazzo, sovvenne loro, che se in tal giorno fosse piovuto, non avrebbono potuto fare la fiera, e nondimeno sarebbe loro convenuto pagare il danaro accordato; onde per assicurare questo punto, tornarono indietro: ed entrati di nuovo da' Signori Priori, uno di essi ambasciadori, senz'altre parole, disse: Signori, se e' piovesse? Al che uno de' Signori subito rispose: Lasciate piovere. E di qui nacque questo proverbio: Fare come quei da Prato, che significa Lasciar piovere.
Definiz: § CCCXXXIX. Fare il Cecco suda o il suda, Far da Cecco suda; maniere che valgono Affannarsi, Darsi gran moto, Far l'affannone. –
Esempio: Lipp. Malm. 5, 13: Ed ella allor, che fa da Cecco suda, Per far sì che Baldon dia volta a dreto,... Gli prega, ec.
Esempio: Not. Malm. 1, 400: Fa da Cecco suda. S'affanna, s'affatica. Scherza con questo nome Cecco suda, perchè quand'uno s'affatica e s'affanna senza proposito, mostrando di far gran cose, diciamo: Il tale suda.
Esempio: Fag. Rim. 2, 94: Ancor egli faceva il Cecco suda: Volea che quell'unguento si vendesse, Per darne il prezzo a turba afflitta e ignuda.
Esempio: E Fag. Comm. 5, 219: Chi t'ha detto che tu, appena giunto, faccia il suda e il faccenda in casa mia?
Definiz: § CCCXL. Far Gesù dicesi familiarmente per Giungere ambedue le mani in atto di adorazione e di preghiera.
Definiz: § CCCXLI. Fare Gesù con tre o con cento mani, dicesi figuratam., e con maniera iperbolica, per Reputarsi a gran fortuna il conseguire checchessia; e più spesso adoperasi nelle maniere desiderative Farei Gesù con tre, con cento mani, Farebbe Gesù con tre, con cento mani ec., Potresti fare ec., Gesù con tre, con cento mani.
Definiz: § CCCXLII. Fare il Gradasso, il Rodomonte, il Mangia da Siena, il Sansone, e si disse anche il Giorgio, vale Far il bravo, lo smargiasso, lo spaccone, Minacciare, Provocare, burbanzosamente. –
Esempio: Bern. Orl. 44, 13: Undici conti armava il traditore, Per fare il Giorgio in una bella mostra.
Esempio: Varch. Ercol. 89: Quei bravoni o bravacci, che fanno il Giorgio su per le piazze, e si mangiano le lastre, e vogliono far paura altrui coll'andare e colle bestemmie, faccendo il viso dell'arme, si dicono Cagneggiarla o Fare il crudele.
Esempio: E Varch. Suoc. 2, 5: Faccino il Giorgio questi parecchi dì, che poi bisognerà attendiano ad altro.
Esempio: Cecch. Mogl. 4, 11: Or così fate Il Rodomonte meco.
Esempio: E Cecch. Comm. ined. 1, 204: Questo poltron fa mezz'il Giorgio, e crepa Di bisogno.
Esempio: E Cecch. Comm. ined. 1, 582: Se in quel fare il Sansone e' mi avesse Dato con quella spada,... Eransi mia.
Esempio: Buonarr. Fier. 2, 1, 6: Che noi faremo il Giorgio a posta nostra Per queste belle piazze.
Esempio: Lipp. Malm. 8, 15: Perchè sebbene ei fa 'l Mangia da Siena, Gli è disadatto, e pesa, ch'egli spiomba.
Esempio: Not. Malm. 2, 633: Fa il Mangia da Siena, Fa il bravo, Fa il valoroso.
Esempio: Salvin. Annot. Fier. 401: Fare il Giorgio, far l'uomo armato, o pure lo squarcione, lo spaccamontagne, il bravo.
Definiz: § CCCXLIII. E Fare il Mangia da Siena, trovasi detto scherzevolmente per Usurpare le sostanze altrui. –
Esempio: Panciat. Scritt. var. 81: Certi visacci.... Che fan del collo il campanil di Pisa,... Circa la roba poi, mutando scena, Fanno il Mangia da Siena.
Definiz: § CCCXLIV. Far le Maddalene o le Marie, si disse per Fingere semplicità, rettitudine, bontà. –
Esempio: Varch. Ercol. 108: Far le forche è sapere una cosa, e negare, o infingersi di saperla, o biasimare uno per maggiormente lodarlo; il che si dice ancora Far le lustre, e talvolta le Marie.
Esempio: Cecch. Comm. ined. 1, 36: Me lo faceva mezzo indovinare, che colui era un barone: e sai se faceva le Maddalene!
Definiz: § CCCXLV. Fare il Meo, vale Essere, Mostrarsi, balordo, scimunito, e simile. –
Esempio: Bellin. Lett. IV, 1, 283: E qui sia il vero non codicillabil fine della mia Zannata; nella quale, sebbene forse ho fatto il Zanni, chi sa che io non abbia fatto il Meo? Comunque si sia, i' averò fatto, se ho fatto il Meo, il Bartolommeo da Bergamo, che è il medesimo che fare il Zanni.
Definiz: § CCCXLVI. Far monna Bertina della secchia, si disse in maniera proverbiale per Parlar con due bocche, Parlar doppiamente. –
Esempio: Febuss. Breuss. 5, 20: Di due lengue parlava come seppia, Facea monna Bertina della secchia.
Definiz: § CCCXLVII. Fare il Nanni, vale Fingersi goffo, balordo. –
Esempio: Lipp. Malm. 4, 26: Facendo sempre il Nanni, ed il corrivo.
Esempio: E Lipp. Malm. 9, 65: Ed ella più colà, facendo il Nanni, Il tutto osserva, e scoppia dalle risa.
Esempio: Not. Malm. 2, 734: Facendo il Nanni. Facendo il goffo, Fingendo di non badare o osservare.
Esempio: Fag. Rim. 2, 164: Talor come studiato avesse gli anni L'astuzie militari del Frontino, Finge di non badar, dorme e fa il Nanni.
Definiz: § CCCXLVIII. Fare il nesci od anche il nescio, l'indiano, lo gnorri, il Noferi, vale Finger d'ignorare quello che uno sa, quello di cui è bene informato. –
Esempio: Buonarr. Fier. 4, 3, 9: Vedete com'ei fan ben l'Indïano.
Esempio: Panciat. Scritt. var. 55: Ovvia! non fate il Noferi.
Esempio: Red. Lett. M. 113: Non faccia lo gnorri.
Esempio: Menz. Sat. 37: Dica il Meccoli poi, s'io tocco un tasto, Che sia de' buoni, e s'io, sebben fo il gnorri, So però la cagion del secol guasto.
Esempio: Magal. Lett. fam. 1, 135: Questa lettera è scritta al cardinal Magalotti in occasione di mandargli la traduzione dell'Apocalisse; ma voi fate il nescio, e gli altri fanno a indovinare.
Esempio: Baldov. Comp. Dram. 55: Certo, e tal forma, Oh che furfante! ha presa Per veder se ci state, Ma per minchionar lui non gli badate. C. Farò lo gnorri.
Esempio: Nell. Iac. Gelos. 2, 6: Oh; fate l'indiano, quando sapete le cose ben quanto me.
Esempio: Fag. Comm. 3, 418: Fai l'indiana? Orazio egli è, il figliuolo del signor Anselmo.
Esempio: E Fag. Rim. 1, 260: E il signor cornacchion del suo marito, Intanto fa lo gnorri, e condescende.
Esempio: Marrin. Annot. Baldov. Dramm. 174: Farò lo gnorri. Farò il nescio.
Definiz: § CCCXLIX. Fare il quanquam o del quanquam, Fare il protoquanquam, dicesi con maniera di dileggio per Arrogarsi molta autorità in alcuna materia; ed altresì Tenersi molto, Far del grande, del bravo. –
Esempio: Corsin. B. Torracch. 19, 57: A te la tossa Tocca a scacciar per via di fori e fessi A quel nuovo campion, che vile è tanquam Un coniglio ammalato, e fa del quanquam.
Definiz: § CCCL. Fare quanto Carlo in Francia, Fare più che Carlo in Francia, dicesi in modo proverbiale per Fare grandi prove; ma più spesso usasi figuratam., e non di rado anche ironicamente. –
Esempio: Marrin. Annot. Baldov. Lament. 30: Tuttora sentesi nominare l'Ancroia,... Orlando Paladino, Far prove d'Orlando, Essere un Rodomonte,... Far quanto Carlo in Francia, con simili maniere di dire allusive a tutte quelle romanzesche istorie, sentite raccontare, o lette in sì fatti libri.
Definiz: § CCCLI. Far Pietro o san Pietro, o san Piero, dicesi in modo proverbiale per Negare, Impugnare, falsamente qualche cosa. –
Esempio: Cecch. Mogl. 5, 6: Bisogna dirgli che se e' fusse domandato o di questa cosa che io ho finta di vescovado, o se costei è sua sorella, ch'e' faccia a tutto san Pietro.
Esempio: Menz. Lett. 4: Io dubito che lo stile non ci abbia da far la spia. Ma io farò Pietro, e negherò anche con giuramento.
Esempio: Fag. Rim. 2, 330: Ma quello, in che fa restar molti addietro, Vel dirò io, e vorrei dirlo in vano, Ma finalmente non si può far Pietro.
Definiz: § CCCLII. Fare Roma e Toma, maniera familiare ed iperbolica, per Fare grandi cose, cose straordinarie, sia in servigio sia in danno altrui. –
Esempio: Sacch. Nov. 2, 152: Tornando Capodoca a desinare la prima volta gridò assai con la donna, e in fine conchiuse, se più cadesse in simile follia, gli farebbe Roma e Toma.
Esempio: Firenz. Comm. 1, 360: A me diceva di aver fatto Roma e toma.
Esempio: Forteguerr. Ricciard. 11, 24: Che qualor nominasse ella il mio nome, Tosto farei per lei e Rome e tome.
Definiz: § CCCLIII. Fare tanto, lo stesso, o simile, ordinariamente in correlazione con un altro termine, e per lo più con un compimento verbale retto dalla congiunzione Che, vale Essere una stessa cosa, Avere la medesima importanza, lo stesso effetto, e simili, Non porre tra esse alcuna differenza. –
Esempio: Macingh. Strozz. Lett. 198: Non avendo io a stare dove voi, tanto mi fa che [Lorenzo] istia a Brugia, quanto a Napoli.
Esempio: Galil. Op. astronom. 1, 130: Per conseguire il medesimo effetto ad unguem, tanto fa se la sola terra si muova.
Esempio: Guadagn. Poes. 2, 193: Tanto farà il comprar quello, che questo.
Definiz: § CCCLIV. Farla, uniscesi con molti adiettivi, come farla Bella, farla Brutta, farla Breve, farla Corta, farla Lunga, farla Grossa, farla Pulita, farla Sudicia, e simili, componendo con essi una locuzione, che si dichiara sotto il respettivo adiettivo.
Definiz: § CCCLV. Farla a uno, dicesi familiarmente per Fargli qualche danno, dispiacere o cattivo servigio, che non se l'aspetti. –
Esempio: Giambull. P. F. Stor. Europ. 151 t.: Egli è pur molto meglio il farla ad altri, che lo aspettar che altri la faccia a te.
Esempio: Monigl. Poes. dramm. 3, 205: So che la vedovina me l'ha fatta.
Esempio: Panant. Epigr. 135: Chi è stato quel barone Che ve l'ha fatta? Ed egli: il tuo padrone.
Esempio: Guadagn. Poes. 2, 132: Son di miel le sue parole, Ma, se occorre, te la fa.
Definiz: § CCCLVI. Farla bene o male, vale Essere in buona, o cattiva condizione, stato, e simili, Passarsela bene o male; ed altresì Riuscire bene o male in una data impresa, Aver vantaggio o danno, buona o cattiva fortuna, e simili. –
Esempio: Varch. Stor. 2, 351: Chiunque si fida nelle speranze de' fuorusciti, o nelle impromesse d'uomini parziali, rare volte la farà bene, perchè quasi sempre ne resterà deriso o ingannato.
Esempio: E Varch. Sen. Benef. 1, 74: Un contadino la fa bene quando le grascie sono care.
Esempio: Car. Lett. fam. 2, 116: Vi scrissi da principio,... che volendo voi esercitar qui, che la fareste bene.
Esempio: Cellin. Vit. 451: Se e' non fussi stato il Duca, che virtuosamente mi aiutò, io l'arei fatta molto male.
Esempio: Bart. C. Archit. Albert. 102: Crederrò che quella città la faccia bene, che a dispetto del nimico possa coltivare una gran parte del suo terreno.
Esempio: Sassett. Lett. 10: L'amico, di chi mi domandate, non la fa molto bene, quanto a crisani.
Esempio: E Sassett. Lett. 68: Chi ha la presunzione dal suo canto, rare volte la fa male.
Esempio: Cecch. Corr. 5, 8: E fatta-Li compagnia con certo Messinese, La facea bene, se la morte non li Guastava il tutto.
Esempio: E Cecch. Dot. 2, 5: Credete vo' che e' fusse il caso? I. Al certo, Se e' lo vorrà fare. F. I' non ne dubito. M. Nè io, che noi abbiamo a farla male.
Esempio: Baldin. Decenn. 6, 465: Andarsene in un paese, dove.... temeva di dover farla male.
Esempio: Fag. Comm. 6, 39: Volete farla anche male. F. E io credo d'aver a farla benissimo.
Esempio: Panant. Paret. 47 bis: I musici che vanno in Portogallo,... Ritornan con bellissime pensioni, E l'hanno fatta meglio del Damoni.
Definiz: § CCCLVII. Pure per Aver buona o cattiva fortuna, Riuscire a buono o cattivo esito; detto figuratam. anche di cosa. –
Esempio: Bart. C. Archit. Albert. 144: Nel mare maggiore, infra gli stretti delle isole, i navilj che hanno le carine larghe.... la fanno male, quando i venti sono punto gagliardi più che il dovere.
Definiz: § CCCLVIII. E nei medesimi significati, però in proposizione interrogativa o che contenga un'interrogazione, ovvero serva a dar altrui alcun ragguaglio, usasi anche semplicemente Farla, preceduto dall'avverbio Come. –
Esempio: Leggend. SS. M. 38: La Maddalena chiese la licenza a Madonna di volere andare in Bettania a sapere come Marta la faceva.
Esempio: Macingh. Strozz. Lett. 336: Da voi en fuori, no' mi sare' paruto potergli allogare (i denari) più sicuri: e tu vedi come l'ha fatta!
Esempio: Firenz. Pros. 2, 134: E cominciando dappoi a domandare assai curiosamente come la facessero i compagnoni, e avendo inteso che alcuni di loro.... erano mal capitati, ec.
Esempio: Buonarr. M. V. Lett. Ric. 4: E lui mi raguagliò a boca come voi la fate, e diciemi che Consiglio merciaio vi dà una gran noia, e che non si vuole acordare i' modo nessuno.
Esempio: Car. Lett. fam. 1, 210: Io vorrei che voi m'aveste scritto come la fate dopo la guardia del vostro legno.
Esempio: E Car. Lett. fam. 1, 343: Arò caro sentire come l'abbiate fatta in questa parte.
Definiz: § CCCLIX. E con senso più determinato, e in modo assoluto, vale Stare bene o male di salute. –
Esempio: Machiav. Comm. 289: Come la fate voi? M. Così così.
Esempio: Cecch. Samar. 3, 3: Come la fa dipoi quel pover uomo? O. Male, per dirne il ver; pure egli è vivo.
Esempio: E Cecch. Comm. ined. 213: Come la fa la Laura? F. Io mi stimo Che, a Dio piacendo, ella la farà bene. A. Io credo aver trovato un rimedio ottimo Che la guarirà, o presto.
Esempio: Ricc. S. Cat. Lett. 119: Ora con desiderio aspetto come lei la faccia; che a Dio piaccia sia bene.
Esempio: E Ricc. S. Cat. Lett. 220: La presente servirà per intendere come la fate, maravigliandomi non avere viste vostre lettere.
Esempio: E Ricc. S. Cat. Lett. 324: Desidero sapere come la fate, e come state allegre.
Definiz: § CCCLX. E con un compimento di persona, retta dalla particella Con, vale Essere con essa in buoni o cattivi termini, Passarsela bene o male con essa; ed anche si usò per Aggiustare con essa i proprj negozj, Accordarsi. –
Esempio: Macingh. Strozz. Lett. 246: Ho visto come la facesti co' Niccolò.
Esempio: Ar. Sat. 1, 179: Poi che, Annibale, intendere vuoi come La fo col duca Alfonso, ec.
Esempio: Cas. Lett. ined. 9: Io ne lo ho servito col protesto ch'io non intendo preiudicare a voi, nè ad alcuna vostra ragione, perchè non so come la vorrete far seco.
Esempio: Car. Lett. fam. 1, 210: Di grazia, fatemi saper come la fa con essi, e raccomandatemegli.
Definiz: § CCCLXI. E figuratam. –
Esempio: Car. Lett. fam. 2, 349: Pregovi che per mio amore visitiate qualche volta il signor Molza, e mi diciate come la fa col suo male.
Definiz: § CCCLXII. E usato con altri avverbj, come farla Nobilmente, farla Malvagiamente, farla Vigorosamente, e simili, si disse per Riuscir bene o male un'impresa, Combattere con buona o cattiva fortuna; ed altresì Combattere nel modo determinato dall'avverbio. –
Esempio: Liv. Dec. 1, 203: A quella fiata medesima i Romani la fecero malvagiamente, ed i nemici presero la rocca di Gianicolo. (Il lat. ha: male pugnatum est.)
Esempio: E Liv. Dec. 2, 414: In quella medesima stagione Cneo Fulvio propretore la fece nobilemente in Etruria.
Esempio: Tav. Rit. 1, 100: Molto la fanno vigorosamente.
Definiz: § CCCLXIII. Farla con checchessia, usato poeticam., vale Compier l'opera, Farla finita, per mezzo di checchessia. –
Esempio: Ar. Orl. fur. 42, 56: Ma quello è appena in terra che si rizza, E il lungo serpe intorno aggira e vibra. Quest'altro più con l'asta non l'attizza, Ma di farla col foco si delibra.
Definiz: § CCCLXIV. Farla da tale o tale, significa Prendere quel contegno, Volere assumere quell'ufficio, Adempiere quelle parti, che sono proprie della persona indicata dal compimento; ed altresì Comportarsi, Vivere, secondo che dal compimento stesso viene accennato. –
Esempio: Segner. Pred. 331: Voi.... la fate da traditori.
Esempio: Cesar. Vit. Crist. 1, 25: Il tentatore maligno.... gli mostrò (ad Adamo).... essere una viltà a soggiacere così a Dio e farla da servo.
Esempio: Bott. Stor. Ital. 4, 221: A lui principalmente restò Napoleone obbligato dell'acquisto di Gaeta. Solo, siccome quegli che la voleva sempre fare da maestro, perchè gli altri si studiassero di fare, non che bene, meglio, si lamentò che Campredon vi avesse consumato troppa polvere.
Esempio: Giust. Vers. 216: Accanto ai pazzi che la fan da savi Passo, e disprezzo.
Definiz: § CCCLXV. Farsela, vale Andarsene, o, come più comunemente diciamo, Battersela. –
Esempio: Vell. Cron. 148: Tutta la terra misono a bollire, che se la farebbono, se 'l detto Ciuto non riavessono sano e lieto.
Esempio: Nell. Iac. Vecch. 1, 2: Oh! l'ha comprato il porco. S. T. La se l'è fatta.
Esempio: Fag. Comm. 5, 383: Ma questo, a' miei conti, fra poc'ore dovrebbe farsela, perchè io credo ch'egli abbia più modo di camminar per le strade, che di fermarsi sull'osterie.
Esempio: Giobert. Introd. 2, 61: Giacchè non pochi di essi sogliono farsela pei diverticoli, invece di tenere la via diritta, che guida di corto al precipizio (qui in locuz. figur.).
Definiz: § CCCLXVI. Farsela addosso, sotto, nelle brache o nei calzoni, vale propriamente, e in modo basso, Andare involontariamente del corpo nelle proprie vesti; e figuratam. Esser sopraffatto da gran paura, Avvilirsi. –
Esempio: Magal. Lett. fam. 2, 50: Se io fossi la fortuna, e voi m'aveste letto questo sonetto con un po' di cera brusca, me la sarei fatta sotto, e v'avrei fatto mille umiliazioni.
Esempio: Bracc. R. Dial. 21: Che 'mporta questo? Voi subito ve la fate ne' calzoni.
Esempio: Nell. Iac. Mogl. 2, 17: Eh rido di quei Dardanelli, e del gran Mogollo, e poi ce la farem sotto. B. Che sotto, che sotto? Tu m'offendi.
Esempio: E Nell. Iac. Dottoress. 3, 7: De' Rodomonti che voglion dire, fare, ammazzare e squartare, ce ne abbiamo a bastanza,... e poi farsela sotto come loro.
Esempio: Ricc. A. M. Rim. Pros. 169: Lo sapete tutti di Demostene, che voluto andare alla guerra, per mostrar anch'egli d'esser bravo, appena vide in viso i nemici, che se la fece sotto, e, gittato via lo scudo, diede a gambe.
Definiz: § CCCLXVII. Farsi alcuno di una data cosa checchessia, vale Volgerla egli, Servirsene, a quel fine od effetto che è determinato dal compimento; anche figuratam. –
Esempio: Car. Eneid. 2, 363: E pria di due suoi pargoletti figli Le tenerelle membra ambo avvinchiando, Sen fero crudo e miserabil pasto.
Esempio: Galil. Op. astronom. 3, 385: Tanto più animosamente potranno farsi scudo di questa risposta, quanto ec.
Definiz: § CCCLXVIII. Farsi chicchessia una cosa con alcuno, vale Pienamente accordarsi, convenire, intendersi, con esso. –
Esempio: Plut. Vit. 165: Tutti li re e li signori, che erano dintorno, si fecero una cosa con Bruto.
Esempio: Rep. Fir. Lett. Istr. 1, 163: E come per altre v'abbiamo scritto, venite ad intendervi con la Santità Apostolica di quello vuol dire a farsi con noi una cosa.
Esempio: E Rep. Fir. Lett. Istr. 1, 164: Avemmo di luogo degno di non piccola fede, che dicerto i Perugini sono in tutto dati al Duca, e che 'l Papa lo consente, e fassi una cosa con lui.
Definiz: § CCCLXIX. Farsi animo, o buon animo, cuore, o anche buon cuore, coraggio o Fare animo, o buon animo, cuore, o anche buon cuore, coraggio, vale Rincorarsi, Confortarsi, Prender coraggio. –
Esempio: Robb. Recit. 305: Abbi sempre alla mente quelle tre cose, e fa' un gagliardo animo, sperando nell'aiuto di Iesu Cristo.
Esempio: Machiav. Stor. 1, 193: Rivoltosi alla moltitudine, gli confortò a fare buono animo, perciocchè voleva essere loro difensore.
Esempio: Nard. Liv. Dec. 13: Svegliati, e fa' buon cuore; e seguita gl'Iddii che son tua guida.
Esempio: Car. Eneid. 1, 338: Così dicendo a' suoi, pieno in sè stesso D'alti e gravi pensier, tenea velato Con la fronte serena il cor doglioso. Fecer tutti coraggio; e di cibo avidi, ec.
Esempio: Grazz. Pros. 206: Dubitava [maestro Manente] di non sognare; pure ingegnandosi di far buon cuore, confortava sè stesso.
Esempio: Cecch. Donz. 5, 2: Fate buon cuore, Serrate il parentado di Forese.
Esempio: E Cecch. Mogl. 2, 2: I' vo' tirarmi In qua, ch'e' non mi vegga con voi; fate Buon animo.
Esempio: Red. Lett. 1, 220: Reveritissimo signor Marcello, si faccia animo, si faccia cuore.
Esempio: Monigl. Poes. dramm. 3, 66: Sent'un calpestio. D. Son del certo in campagna. M. Io vo' far cuore.
Esempio: Mont. Poes. 2, 332: Bravo, poeta degli eroi, fa' core.
Esempio: Leopard. Pros. 1, 262: Dopo cenato non è tempo da dolersene. Fa' buon animo, e ridiamone insieme.
Esempio: E Leopard. Pros. 1, 318: Via, facciamoci coraggio, e proviamo un poco di far paura a loro.
Esempio: Niccol. Strozz. 5, 1: Fa' cor, Filippo, che ai tuoi piè non vedi Da queste mura la città soggetta Di Cosimo al poter.
Esempio: Manz. Poes. 38: Vieni, o figlia; fa' cor.
Definiz: § CCCLXX. Farsi beffe, giuoco, scherno di una persona o di una cosa, o come anche si disse Fare beffe, giuoco, scherno, di una persona o di una cosa, vale Disprezzarla, Vilipenderla, Schernirla. –
Esempio: Passav. Specch. Penit. 18: Io mi riderò della vostra morte, e farò beffe e scherno di voi.
Esempio: Bocc. Decam. 7, 176: Mai di niuno uomo farai beffe.
Esempio: Tratt. Dottr. Crist. 30: E 'n avere ischifo altrui, e in biasimare e farsi beffe d'altrui, ec.
Esempio: Bern. Orl. 7, 41: Quel poltron par che beffe se ne faccia.
Esempio: Domen. Plin. 285: Si faceva beffe di quanta magnificenzia e pompa era quivi.
Esempio: Cecch. Spirit. 4, 6: I giovani Si faccino di te giuoco e trastullo.
Esempio: Lipp. Malm. 2, 3: In modo degli dei faceasi beffe, Che s'egli udia trattarne, avria piuttosto Voluto sul mostaccio uno sberleffe.
Esempio: Alf. Trag. 1, 143: Ei vi tradisce tutti; Ed io vel giuro: ei si fa giuoco, il crudo, Di voi, de' dritti vostri.
Definiz: § CCCLXXI. Farsi ragione o giustizia da sè stesso, vale Vendicare da sè stesso i torti ricevuti. –
Esempio: Davil. Guerr. civ. 1, 158: Fatti audaci e baldanzosi [gli Ugonotti], e prese l'armi senza rispetto, si facevano da sè medesimi ragione.
Definiz: § CCCLXXII. Farsi degli amici o dei nemici, vale Procacciarsi con le proprie azioni la benevolenza o l'odio altrui. –
Esempio: Corsin. Stor. Mess. trad. 37: Spartir co' compagni quanto acquistava con generosità tale, che sapeva farsi degli amici, senza fare incetta di riconoscenti.
Definiz: § CCCLXXIII. E Fare discepoli, seguaci, proseliti o Farsi discepoli, seguaci, proseliti, vale Procurarseli con le proprie dottrine, col proprio insegnamento, e simili. –
Esempio: Cavalc. Specch. Croc. 43: Ecco che quello tu hai lodato, battezza; e ogni uomo va a lui, e fa più discepoli di te.
Definiz: § CCCLXXIV. Farsi con Dio, usato comunemente nel modo Imperativo, e talora anche senza la particella pronominale, era maniera di saluto propria di chi restava a chi partiva, augurando ad esso buona partenza; Addio. Ma talvolta sta per semplicemente Andarsene. –
Esempio: Bocc. Decam. 6, 160: Fantasima, fantasima, fatti con Dio.
Esempio: Ambr. Cofan. 5, 8: Sì eh? Flaminia La chiamerò da qui innanzi: or fatevi Con Dio. H. A Dio, vi verrem or.
Definiz: § CCCLXXV. E fu anche maniera di saluto, propria di chi partiva a chi rimaneva, equivalente a Restarsi con Dio; Addio. –
Esempio: Giamb. Tratt. mor. 8: E fa' con Dio, ch'io me ne vo, e più innanzi dire non ti voglio.
Esempio: Fr. Guid. Fior. Ital. 353: Digli da mia parte che si faccia con Dio, ch'io me ne vo nell'altra vita.
Esempio: Bocc. Decam. 6, 318: Meuccio, fatti con Dio, chè io non posso più esser con teco: e subitamente andò via.
Esempio: E Bocc. Filostr. 4, 123: E tu Priamo, e voi cari fratelli, Fate con Dio, ch'io me ne vo sotterra.
Esempio: Sacch. Nov. 2, 30: Io me ne voglio andare, perocchè a me ha ella fatto grandissima paura; tale che, fatevi con Dio ec.
Esempio: E Sacch. Nov. 2, 225: Dissono: Curradino, fatti con Dio. Curradino disse: Io v'aspetterò a desinare. Risposono: Se noi verremo, tu te ne avvedrai.
Esempio: E Sacch. Nov. 2, 264: Ioanni disse: Andiamo; dicendo al Marchese: Signore, fate con Dio.
Esempio: Mazz. Lett. 1, 244: Ho fretta; fate con Dio (qui figuratam.).
Esempio: Med. L. Op. 2, 153: Fatti con Dio, ch'andar me ne vo tosto, Ch'i' sento Nanni, che vuol far del mosto.
Definiz: § CCCLXXVI. E Fare con la buona notte, si usò nell'accomiatare alcuno augurandogli la buona notte. –
Esempio: Cecch. Ass. 5, 2: Fate con la buona notte. R. Serrate l'uscio di dentro a chiavistello.
Definiz: § CCCLXXVII. Farsi in sè stesso, trovasi per Scendere nell'interno del proprio animo, Consigliarsi con la propria coscienza. –
Esempio: Collaz. Ab. Isaac volg. 48: E se tu vuoli testimone fedele nelle dette cose, fatti tu te medesimo in te stesso, e non perirai.
Definiz: § CCCLXXVIII. Fare a farsela, vale Ingannarsi o Nuocersi a vicenda. –
Esempio: Grazz. Pros. 241: Se di loro mi vien mai qualcosa nelle mani, noi faremo a farcela; tu sai che io ho la lingua anch'io.
Definiz: § CCCLXXIX. Fare a modo, senno, e anche per senno o consiglio, e simili, proprio, o d'altrui, vale Operare, Condursi, Governarsi, secondo il talento, o il divisamento, il consiglio, proprio o altrui. –
Esempio: Dant. Purg. 27: Libero, dritto, sano è tuo arbitrio, E fallo fora non fare a suo senno.
Esempio: Real. Franc. 2: Fa' a senno di Silvestro, il quale predica la fede di Cristo.
Esempio: Tav. Rit. 1, 215: Io voglio che tu facci per lo mio senno.
Esempio: E Tav. Rit. 1, 379: Se voi volete fare per lo mio consiglio, sarete vincitore.
Esempio: E Tav. Rit. 1, 533: Se voi volete fare per lo mio consiglio, voi prenderete tale vendetta sopra Lancialotto e di suo lignaggio, che mai ec.
Esempio: Mazz. Lett. 1, 22: Quando avesse fatto a vostro modo.
Esempio: Cellin. Vit. 172: Benvenuto, fa' a mio modo, non ti partire.
Esempio: Grazz. Comm. 2: Se dette mie comedie vorranno fare a mio senno, si rattristeranno poco dei biasimi (qui in locuz. figur.).
Esempio: Tass. Amint. 2, 3: S'a mio senno farai, sarai felice.
Esempio: Adr. M. Plut. Vit. 2, 17: Fate a mio senno, lasciando andare per ora questa semplicità, se desiderate ottener dagli Ateniesi condizioni oneste.
Esempio: Cesar. Vit. Crist. 1, 25: Affascinato dalla lusinghevole immaginazione della dolcezza che è a non aver nessuno sopra di sè, a far pure a suo modo; s'induce alla fatale sperienza.
Definiz: § CCCLXXX. Fare a' pugni, a' morsi, a' calci, alle bastonate, a' sassi o alle sassate, alle balestrate, alle fucilate, e simili, detto di due o più persone, vale Darseli, Tirarseli, vicendevolmente. –
Esempio: Bern. Orl. 10, 56: Chi ha veduto i putti il carnovale Fare a Firenze in una strada a' sassi.
Esempio: Franz. M. Rim. burl. 2, 99: Lasciam fare alle pugna, a' calci, a' morsi.
Esempio: Varch. Ercol. 99: Dicesi ancora, ma più volgarmente, fare una batosta, darsene infino a' denti, e fare a' morsi e a' calci, e fare a' capegli.
Esempio: Allor. A. Cap. 122: E quando il carnoval fanno i ragazzi A' sassi, si sta in casa.
Esempio: Cecch. Incant. 1, 4: Aver durato le settimane intere intere a fare alle pugna.
Esempio: Dat. Lepid. 48: Fu disfidato da Giuliano Ricasoli a far con altri alle balestrate al buio.
Esempio: E Dat. Lepid. 49: Il prete vecchio, che si vede arrivato, pensò al modo di ricattarsi, e sfidò a fare alle pugna al buio Giuliano Ricasoli.
Esempio: Magal. Lett. At. 226: Saremo due ciechi che facciamo alle bastonate.
Esempio: Panant. Poet. Teatr. 57: La turba si movea spinta, rispinta, Agli urtoni facendo e alle capate.
Esempio: Manz. Prom. Spos. 442: Si faceva insieme alle spinte, per vederlo da vicino.
Definiz: § CCCLXXXI. Fare a salvum me fac o facche, Fare salvum me fac o facche, che trovasi scritto anche facche; maniera scherzevole, che vale Assicurarsi del pagamento, esigendo il prezzo prima dell'opera da prestarsi, o innanzi di consegnare la cosa venduta, e simili. E Fare a salvum me fac, si disse anche per A scrocco, A ufo. –
Esempio: Bocc. Decam. 7, 42: Il prete veggendo che ella non era acconcia a far cosa che gli piacesse, se non a salvum me fac, ed egli volea fare sine custodia, disse ec.
Esempio: Pulc. L. Morg. 20, 28: E poi salvum me facche vuol far prima Ch'egli entrin drento (in mare) insino a un quattrino.
Esempio: Grazz. Comm. 303: In fine, chi va alla taverna, va in vita eterna. C. Sì, come hai fatto tu, a salvum me fac.
Definiz: § CCCLXXXII. Fare a tu me gli hai, che anche trovasi scritto congiuntamente Fare a tumeglihai, vale Giocare sulla parola, sulla fede, a credenza, cioè senza sborsare subito il denaro che uno perde. –
Esempio: Not. Malm. 1, 189: Quando si giuoca, e perdendo si paga la posta volta per volta, o si risquote quando ella si vince, diciamo Fare ite e venite; e s'intende pagare il denaro subito perduta la posta, e riceverlo nello stesso modo vincendo: ed è il contrario del detto Fare a tu me gli hai, che significa giocare in sulla fede o a credenza.
Definiz: § CCCLXXXIII. E figuratam., vale Perdere il tempo in vano; ma è maniera oggi non comune. –
Esempio: Not. Malm. 1, 15: Noi diciamo: starsene colle mani in mano, o fare a tu me gli hai, o dondolarsela, e simili; che tutti ci servono per esprimere, perder il tempo in vano.
Esempio: Ner. I. Pres. Samm. 10, 56: Già ciascuno o vittoria o morte brama, E d'ira furibondo avvampa e sbuffa; Nè più stanno qui a fare a tumeglihai, Ma menan come tanti berrettaj.
Esempio: Baldov. Comp. dramm. 54: Siccome gli altri tutti Stanno qui intorno a fare a tu me gli hai; Ma partirsi di qui non posson mai.
Definiz: § CCCLXXXIV. Fare con checchessia o chicchessia, vale Provvedere, Supplire, con esso, al proprio bisogno, occorrenza, piacere, e simili; Non valersi per questi fini d'altra cosa o persona; Bastargli checchessia o chicchessia. –
Esempio: Grad. S. Gir. 39 var.: Chi bee del vino del suo vasello non fa unqua peccato, ch'egli fa colla sua cosa.
Esempio: Sacch. Nov. 2, 238: L'uomo in questa vita faccia col suo, e lasci stare l'altrui.
Esempio: Deput. Decam. 72: Tal volta per masserizia si lieva da dosso l'uomo una bocca di un fante più, credendosi poter fare col servizio di un solo.
Esempio: Sassett. Lett. 162: Fare col suo, quando e' non si ha un corpo di cinquanta o sessantamila scudi, non viene fatto.
Definiz: § CCCLXXXV. Fare con le mani e co' denti, vale Offendere percotendo e mordendo: ma è maniera non comune. –
Esempio: Leggend. SS. M. 3, 243: Quella pessima femmina mette mano a San Giovanni, e cominciogli a dire la più empia villania che mai si dicesse; e volentieri gli sarebbe corsa addosso, e fatto colle mani e co' denti, tanto era l'odio ch'ella aveva contro a lui.
Definiz: § CCCLXXXVI. Far da colazione, da desinare o da cena, vale Apprestare il cibo o i cibi che servano ad uno di quei pasti. –
Esempio: Bocc. Decam. 7, 263: Fatto splendidamente far da cena, aspettò Salabaetto.
Esempio: E Bocc. Decam. 8, 124: Le disse, che così facesse far da cena, come Melisso divisasse.
Esempio: Cecch. Comm. ined. 182: La serva è sì dappoca, che, non ch'ella Si risolva di far da desinare, Ella non sa dove la s'abbi il capo.
Esempio: E Cecch. Donz. 4, 9: Messer Lapo, mandatene Riposo Su in casa a far da cena.
Esempio: Monigl. Poes. dramm. 3, 221: Chi ci farà da cena?
Definiz: § CCCLXXXVII. Far da Marta e Maddalena, dicesi in maniera proverbiale per Sostenere in una famiglia, in una compagnia di persone, e simili, tutte le cure, Sbrigare tutte le faccende, Adempiere tutti gli ufficj ancorchè disparati; detto propriamente di donna, e per estensione anche di uomo. –
Esempio: Manz. Prom. Spos. 557: Non ho avuto chi mi desse Una mano: ho dovuto far da Marta e Maddalena.
Definiz: § CCCLXXXVIII. Fare delle tre, delle cinque, delle dieci (staia), e simili, sottintendendovi staia, detto sia di biade, sia di terreni, vale Fruttare, Produrre, il triplo, il quintuplo, il decuplo, e va' discorrendo, della sementa. –
Esempio: Targ. Alimurg. 20: Oggidì sono molti pochi e rari quelli [terreni] che fanno delle otto o delle dieci.
Esempio: Lastr. Agric. 5, 82: Il grano fa delle 10 lo staio, preso un anno per l'altro.
Definiz: § CCCLXXXIX. Fare di alcuna persona o cosa alcun che, per lo più dipendente dai verbi Pensare, Sapere, e simili, vale adoperarla a qualche servigio, uso, e simili. E Non saper che farsi di una persona o cosa, e Non farsene nulla Non fare nulla di alcuna persona o cosa, sono maniere denotanti l'inettitudine o l'inutilità della persona o della cosa a qualsivoglia nostro servigio od uso. –
Esempio: Bocc. Decam. 4, 39: Di Guiscardo.... ho io già preso partito che farne; ma di te sallo Iddio, che io non so che farmi.
Definiz: § CCCXC. Fare di una persona o di una cosa quello che ci piace o come ci piace, secondo la volontà nostra, a proprio senno, e simili, vale Disporne, oppure Servirsene, come ci aggrada. –
Esempio: Fr. Bart. Sallust. 51: S'egli fosse fatto consolo, egli avrebbe leggermente fatto d'Antonio secondo la sua volontà.
Esempio: Savonar. Pred. 18: Fa' di me, e mandami dove ti piace, che io andrò predicando questa dottrina sempre; se bene io avessi el capo in sul ceppo.
Esempio: Pindem. Poes. 244: Or che ho servito La patria, a senno mio di me far posso.
Definiz: § CCCXCI. Fare di checchessia come di cosa sua o di suo, vale Disporne a proprio piacere, o Risolversi intorno ad essa come ad alcuno pare e piace. –
Esempio: Grazz. Comm. 183: Io ho voglia di cacciarti via, e di ritor lui. F. Fatene come di vostro.
Esempio: Cecch. Comm. ined. 1, 435: Trattienti in sino che Luigi torni, Che sarà tosto; come e' ci è, poi, facciane Come di suo.
Esempio: E Cecch. Comm. ined. 2, 490: Vengovi io ancora? P. 2. Fa' di questo Come di cosa tua.
Definiz: § CCCXCII. E Far di alcuno come una data cosa, o Farne checchessia far di alcuno checchessia, vale Trattarlo, Farne governo, e simili, in tale o tal modo. –
Esempio: Petr. Rim. 2, 171: Ma prima vo' seguir che di noi feo.
Esempio: Macingh. Strozz. Lett. 29: Ramondo fece di me come d'uno cane, nè più nè meno.
Esempio: E Macingh. Strozz. Lett. 111: Hogli risposto che l'ho cara, e faronne come se fussi mia.
Definiz: § CCCXCIII. Fare di checchessia o di chicchessia una data cosa o un dato essere, vale Costituire, Formare, ed anche Risguardare, come ciò che è espresso dal compimento. –
Esempio: Cavalc. Esp. Simb. 1, 187: Alcuni altri sono, li quali fanno Dio di sè stessi in ciò, che tanto sè amano, che in ogni cosa fanno fino di sè, non di Dio; cioè, che in ogni cosa mirano al lor vantaggio.
Esempio: Manz. Prom. Spos. 522: Della filosofia naturale s'era fatto più un passatempo che uno studio.
Definiz: § CCCXCIV. Fare di una data quantità un'altra, vale Accrescerla tante volte, quanto è indicato da ciò che serve di compimento. –
Esempio: Sassett. Lett. 349: In ogni genere di mercanzie che di là venga tirando, l'oro si raddoppia, quando non si fa dell'uno tre.
Definiz: § CCCXCV. Fare di una data moneta un'altra, vale Ridurla per via di ragguaglio al valore di questa. –
Esempio: Galig. Prat. Merc. 34: A fare de' fiorini d'oro in oro fiorini di grossi.
Esempio: E Galig. Prat. Merc. appr.: A fare de' fiorini de' grossi fiorini di suggello.
Definiz: § CCCXCVI. Fare di berretta o di cappello ad uno, e anche si disse Far di capo, ad uno, vale Scoprirsi la testa, o Inchinarla, dinanzi a lui per atto di rispetto o di riverenza: anche figuratam. –
Esempio: Bellinc. Rim. F. 1, 188: Non creder ch'io gli facci di berretta.
Esempio: Franc. Son. 53: Vengo col bel di Roma mio vicino Per farti di berretta.
Esempio: Savonar. Pred. 9: Sono onorati, e fattogli reverenzia e di berretta, come a persone sante e divine.
Esempio: Cellin. Vit. 197: Salvisi la tinta di Miliano, e a quella, Benvenuto, tu farai di berretta.
Esempio: Vasar. Lett. M. 294: Si è visto a' dì nostri, come nel ritratto di papa Paolo di Tiziano, che essendo messo a una finestra al sole alto per verniciare, tutti quelli che passavano, credendolo vivo, gli facevan di capo.
Definiz: § CCCXCVII. Fare di bisogno, d'uopo, di mestieri, e anche Far bisogno, uopo, o mestiere, e trovasi anche mestiero, e mestieri; maniere che valgono Abbisognare, Esser necessario, Occorrere, Convenire, e simili; usate tanto personalmente, quanto impersonalmente. –
Esempio: Benciv. Cur. malatt. volg.: Fa d'uopo lavare la parte esulcerata con vino nero e brusco.
Esempio: Dant. Parad. 14: A costui fa mestiere.... D'un altro vero andare alla radice.
Esempio: Giamb. Tratt. mor. 259: E però fa bisogno a coloro che vi vanno, che siano forniti di fedeli amici.
Esempio: Bocc. Decam. 2, 57: Iddio, il quale solo ottimamente conosce ciò che fa mestiere a ciascuno.
Esempio: E Bocc. Com. Dant. M. 2, 195: Non essendo tanto pienamente informato, quanto bisogno fa a ciascuno, ec.
Esempio: Leggend. Tob. V. 3: Dava loro del suo di quello che faceva loro bisogno.
Esempio: Ar. Orl. fur. 23, 14: Vuol ch'a Mont'Alban gli le rimetta (l'armi), E gli le serbi fin al suo ritorno; Che non gli fanno or di bisogno intorno.
Esempio: Firenz. Pros. 2, 36: Dell'altre cose, che fa mestiero al vivere, noi ne siamo convenevolmente abbondanti.
Esempio: Bemb. Pros. 20: Avendo i Toscani in uso quest'altra voce bisogno, che quello stesso può, di questo uopo non facea loro uopo altramente.
Esempio: Gell. Lettur. 5, 63: Fatto questo poco de l'abito, non farà più di mestieri, che noi ci riguardiamo.
Esempio: E Gell. Lez. 64: Di quelle divisioni.... non fa mestiero di parlare.
Esempio: Cellin. Vit. 373: I quali danari Sua Maestà si degnerebbe farmegli da poi pagare, se mi facessino di mestiero per il mio ritorno.
Esempio: Bart. D. Op. mor. 24, 1, 49: Fa dunque bisogno emendarli (gli orologi).
Esempio: Baldin. Vocab. Dis. 120, 2: Onde fa di mestiere di fregarle con riso non del tutto cotto, e con sale ec.
Esempio: Aver. B. Lez. 5: Non fa mestiere che io degli altri imperii vi favelli.
Definiz: § CCCXCVIII. Far di tutto, Fare ogni sforzo, ogni suo sforzo, ogni potere, ogni possa, l'estremo di sua possa; Fare il possibile, e simili; vale Adoperarsi in qual si voglia modo, Adoperarsi più che uno può: anche figuratam. –
Esempio: Petr. Rim. 2, 75: Or hai fatto l'estremo di tua possa, O crudel morte.
Esempio: Bocc. Filoc. 5: Ella giurò fare tutto il suo potere.
Esempio: Machiav. Leg. Comm. 2, 347: Confortò (il Papa).... assai vostre Signorie a fare dal canto vostro el possibile per salvare detti Stati in qualunque mani, o a confortarli, e operare venghino in mano sua, acciò ne possa disporre secundum Deum et justitiam.
Esempio: Alam. L. Gir. 6, 51: E con la lancia in man, ch'è corta e grossa, Fa verso lor l'estremo di sua possa.
Esempio: Cellin. Vit. 389: Per questo e' facevano tutto il loro sforzo, perchè io non ritornassi.
Esempio: E Cellin. Pros. 312: E conoscendo che movendo ordinariamente detto Sbietta farà ogni suo sforzo per mandare la causa in lungo, ec.
Esempio: Pallav. Stor. Conc. 2, 775: Aver egli e 'l cardinal Gonzaga fatto il sommo de' loro sforzi per distornarne il Pontefice, ma senza frutto.
Esempio: Bott. Stor. Ital. cont. 9, 203: Genovesi contro Tedeschi, Tedeschi contro Genovesi già si erano avventati, e ciascuno faceva l'estremo di sua possa per rimaner di sopra.
Esempio: Manz. Prom. Spos. 435: Don Abbondio fece di tutto per nascondere la noia, ec.
Definiz: § CCCXCIX. Fare di terra, di marmo, di legno, di bronzo, e simili, vale Modellare, Scolpire, Condurre, figure di quella tal materia. –
Esempio: Vasar. Vit. Pitt. Proem. 1, 83: Dicono che la scultura abbraccia molte più arti come congeneri, e ne ha molte più sottoposte che la pittura, come il bassorilievo, il far di terra, di cera o di stucco, di legno, d'avorio, il gettare de' metalli, ec.
Esempio: Adr. G. B. Lett. 39: Prassitele.... disse, che questa arte di far di terra era madre di ogni altra che in marmo o in bronzo faccia figure di rilievo.
Esempio: E Adr. G. B. Lett. 61: Di quel Mirone ancora, il quale nel far di metallo fu cotanto celebrato, si vedeva a Smirna una vecchia ebbra, di marmo.
Esempio: Borgh. R. Rip. 201: Lasciando la cosa del getto da parte, solo brievemente favellerò della plastice, cioè del fare di terra, da cui pare che il far di pietra e di marmo sia derivato.
Definiz: § CD. E Fare di scultura, o simile, vale Lavorare in tale arte. –
Esempio: Bart. C. Tratt. Albert. 92: Forse ci gioverà più esercitarsi nel far di scultura, che nell'adoperare il pennello.
Definiz: § CDI. Farne di tutti i colori, di tutte le razze, delle crude e delle cotte, delle nere e delle bigie; maniere che significano Commettere brutte azioni di ogni maniera, Fare ogni sorta di male. –
Esempio: Panant. Poet. Teatr. 7: Ma poi m'è diventata una civetta, E me n'ha fatte di tutte le razze.
Esempio: E Panant. Poet. Teatr. 8: Me ne fer delle crude e delle cotte.
Esempio: E Panant. Poet. Teatr. 13: Mi accusan d'ogni sorta di peccato; Ne ho fatte delle nere e delle bige, E gridan: crucifige crucifige.
Definiz: § CDII. Fare per arme, o per impresa, una data figura, detto sia di famiglia, sia anche di municipio, vale Avere quella data figura per propria insegna o stemma. –
Esempio: Lipp. Malm. 1, 48: Fan per impresa in un lenzuol, che sventola, Un pappino rampante a una pentola.
Esempio: Panciat. Scritt. var. 5: Il quale.... fa per arme un agnello mansueto.
Definiz: § CDIII. Far per dire o per discorrere, vale Parlare non di proposito, non sul serio, anche per ischerzo; e con più grave senso, Parlare vanamente.
Definiz: § CDIV. Fare per fare, vale Operare invano, ed altresì senza intenzione di far cosa d'importanza.
Definiz: § CDV. Fare per tre, per dieci, per trenta, e simili, detto di persona, e figuratam. anche di cosa, per Lavorare, Faticare, Operare, moltissimo. –
Esempio: Fag. Rim. 4, 264: Quand'un vento di quei, che fa per trenta, A soffiar cominciò furiosamente.
Esempio: Saccent. Rim. 1, 7: Non dubitate, ch'ei farà per sette; Basta somministrargli le monete.
Esempio: Panant. Poet. Teatr. 28: Insomma dicon, mentre io fo per dieci, Che non so dar più nè in tinche nè in ceci.
Definiz: § CDVI. Fare senza alcuna cosa o persona, o Farne di meno o di manco, vale Stare, Vivere, Operare, senza la cosa o persona espressa, Rassegnarsi a non averla; ed altresì Non occorrerci quella, Non esserci necessaria; e se il compimento significhi azione, vale Tralasciarla, Astenersene, Passarsene. –
Esempio: Nov. ant. B. 28: Non parea che lo Saladino sapesse fare senza lui, tanto l'amava.
Esempio: Cavalc. Vit. SS. PP. volg. 2, 123: Sanza il servigio di questa tua ancilla, la quale per lo tuo amore mi serve, non posso fare.
Esempio: Bocc. Decam. 1, 222: Più alle donne, che agli uomini, il molto parlare e lungo, quando senza esso si possa fare, si disdice.
Esempio: Macingh. Strozz. Lett. 95: Per ora farò sanza più dire.
Esempio: Poliz. Pros. 48: Ho fatto stasera sanza cenare; non so se questo forse mi gioverà, chè ho pure sospetto d'un poca di febricella.
Esempio: Bemb. Asol. 83: Di meno si sarebbe potuto fare di dare ora questo disagio a Vostra Maestà d'ascoltarmi.
Esempio: Car. Lett. fam. 3, 45: Della Minerva, poichè di sotto si pone la Prudenza, par che si possa far di manco.
Esempio: Cellin. Pros. Oref. 84: Ancorchè il modo di radere dette piastre fosse molto bello; imperò nella maniera che egli le lavorava, si poteva risparmiare quel tempo, e fare senza raderle.
Esempio: Giust. Vers. 131: Un popolo pieno Di tante fortune Può farne di meno Del senso comune.
Esempio: Guadagn. Poes. 2, 18: Finchè c'è carrozza, scarrozziamo! Quando non vi sarà, ne farem senza; Vi stava senza il primo padre Adamo?
Definiz: § CDVII. Quindi assolutam., Non poter far di meno, vale Avere necessità di una data cosa o persona, o di compiere una data azione. –
Esempio: Vill. G. 812: Assai avemo detto sopra i processi, e opere del Duca d'Atene;... e non si potea fare di meno, acciò che sieno manifeste le cagioni, perchè i Fiorentini si rubellaro della sua signoria.
Esempio: Car. Lett. Farn. 1, 338: Ne la prego quanto posso, perchè non posso far di manco.
Definiz: § CDVIII. Aver da fare, vale Aver negozj, affari, faccende, lavori; Essere occupato. –
Esempio: Machiav. Comm. 326: Fermati alquanto: a che fin tanta fretta? D. Io ho da fare. S. E io da far vorrei.
Esempio: Cellin. Vit. 48: Da tutti avevo da fare, in modo che io guadagnavo molto bene.
Definiz: § CDIX. Avere da fare o che fare, sia in modo assoluto, sia in costrutto con un infinito retto dalla particella A o anche Di, vale Aver da vincere molte difficoltà in fare una cosa, Aver difficile faccenda alle mani, e simili. –
Esempio: Lett. fam. 39: Di che ho assai che fare pure a difendermi dalle dette cose.
Esempio: Sacch. Nov. 2, 40: Li signori rassicurati, ch'aveano veduto ciò che era, mandarono comandatori e famiglia ad acchetare la zuffa e 'l romore, e con bandi e con comandamenti ebbono assai che fare di potere acchetare la moltitudine.
Esempio: Bin. Lett. 256: So che avete pur troppo da fare voi solo a scriver a tanti qua.
Esempio: Guicc. Op. ined. 6, 26: Il Re di Francia arebbe da far tanto, che gli bisognerebbe ridursi a termini ragionevoli.
Esempio: E Guicc. Op. ined. 6, 63: Mostrano avere speranza grande che.... colle genti che mandano di nuovo in Italia, e la guerra che rompano di qua col favore del re d'Inghilterra, il Re di Francia abbi avere da fare assai; e per questo attendono quanto possono alla espedizione, ec.
Esempio: Adr. G. B. Stor. 115: Il Cardinal di Carpi vicepapa, e li altri signori, i quali avevano avuta la sicurtà, ebbero che fare a tenere il popolo fermo.
Definiz: § CDX. Avere a fare o che fare in un luogo o presso un luogo, vale Avervi interessi, negozj, traffici; e più determinatamente si usò per Avervi signoria, giurisdizione, ed altresì Possedervi. –
Esempio: Marc. Pol. Mil. B. 240: Di queste isole non vi conterò più; però che non vi sono istato, e il Gran Cane non v'ha che fare.
Esempio: Cavalc. Vit. SS. PP. volg. 1, 20: Or perchè se' entrato ne' nostri abitacoli? che hai tu che fare nel diserto?
Esempio: Vill. G. 6, 68: Convenne che i mercatanti di Firenze, che aveano a fare in Genova, mandassero loro il danno ricevuto.
Esempio: Cecch. Dot. 3, 2: I' voglio andare (Prima ch'i' dica lor altro), che i' so Che Filippo Agolanti, ha a far vicino A quel luogo; e saper ben quel che e' vale.
Definiz: § CDXI. Aver che fare, da fare, o a fare, con alcuno, vale Aver da trattare, Avere interessi, faccende di qualsivoglia sorta, con esso. –
Esempio: Bocc. Decam. 1, 121: Avendo tra gli altri a fare con Borgognoni, uomini pieni d'inganni, non so cui io mi possa lasciare, a riscuotere il mio da loro, più convenevole di te.
Esempio: Nov. Grass. legn. 12: Come! non hai a fare nulla meco? sì ch'io non conosco Matteo mio debitore!... io t'ho scritto in sul libro.
Esempio: Firenz. Pros. 1, 31: Ben tengo ancor io assai leggier cosa il mettere ad esecuzione simil pensieri, quando quello con chi hai da fare è uno sciocco.
Esempio: Car. Lett. var. 107: Quanto all'altra partita [di medaglie],... avendosi a fare con mercanti e con persone che non se ne 'ntendono, è un fastidio.
Esempio: Cellin. Vit. 160: Benissimo cognoscete chi io sono, il quale non ebbi mai che fare con voi.
Esempio: Panciat. Scritt. var. 7: Ma egli hanno a fare con un comentatore che è più tristo d'un birro delle porte.
Esempio: Manz. Prom. Spos. 220: Quando s'ha che fare con persone tali, bisogna aver più riguardo di non metterle in impicci.
Definiz: § CDXII. E anche si usò con la particella Di. –
Esempio: Bocc. Decam. 4, 132: Che hai tu a fare di Lorenzo, chè tu ne domandi così spesso?
Esempio: Cellin. Vit. 3: Tutti quelli soldati ed altri, che avevano a fare del ditto capitano, dicevano: andiamo a Fiorenze.
Definiz: § CDXIII. Vale anche Avere da contendere, contrastare, combattere, con quello. –
Esempio: Cavalc. Vit. SS. PP. volg. 1, 25: Conciossiacosachè abbiamo a fare con nimici astuti ed esperti e crudeli.
Esempio: Vespas. Vit. Uom. ill. 73: Si può meritamente attribuire questa somma laude alla illustrissima sua signoria, di non essere mai suto rotto,... nondimeno ebbe a fare con le principali potenze d'Italia.
Esempio: Ar. Orl. fur. 31, 97: Se d'aver meco a far non ti dà il core, E vedi già che non puoi starmi a petto, ec.
Esempio: Bern. Orl. 10, 23: Abbiamo spesso insieme avuto a fare.
Esempio: Cellin. Vit. 50: Benvenuto mio, se tu avessi da fare con Marte, io son certo che ne usciresti a onore.
Esempio: E Cellin. Vit. 160: Ricordatevi che voi avete a fare con un uomo, il quale si difenderebbe da cento.
Esempio: Nom. Catorc. Angh. 5, 63: Tutti gli riuscivano i disegni, Se far dovuto avesse con Ghirone.
Definiz: § CDXIV. Quindi il modo familiare Averla da o a fare con uno, che vale Aver da trattare con esso, da rendergli ragione di checchessia; ed altresì Aver da contendere, da contrastare, con lui. –
Esempio: Forteguerr. Terenz. 40: Con lui tu l'hai da far, non più con Davo.
Esempio: E Forteguerr. Terenz. 143: E quivi ancora Avrò da farla teco?
Esempio: E Forteguerr. Terenz. 230: Se per sorte Tu l'avessi da far con quel mezzano Con cui l'ho da far io, allora, allora Te n'avvedresti.
Esempio: Nell. Iac. Mogl. 1, 8: Oh, oh, l'hanno a far meco.
Esempio: Guadagn. Poes. 1, 229: In questa sera istessa Qui lo sposo arrivar de' - Qui? Oh l'avrà da far con me!
Definiz: § CDXV. Avere alcuno a fare con chicchessia, vale Aver con esso relazione personale, civile, giuridica, e simili; e con senso più determinato, Avervi parentela. –
Esempio: Marc. Pol. Mil. 2, 323: Questo Arcivescovo non ha che fare col Papa di Roma, ma è sottoposto all'Arcivescovo che sta a Baldac.
Esempio: Cas. Pros. 2, 65: Perchè non avendo S. S. che fare con esso noi più che pochissimo, non si dovria ec.
Esempio: Cecch. Diss. 2, 1: Non è ella lor figliuola? S. Niente;... non ha che far con loro niente, e capitò loro in mano in questo modo.
Esempio: Adr. M. Plut. Vit. 1, 14: Mal sopportando che regnasse Egeo figliuolo adottivo di Pandione, il quale nulla aveva che fare con gli Erectivi.
Definiz: § CDXVI. Avere a fare o che fare con uno o con una, vale Avervi commercio carnale. –
Esempio: Plut. Vit. 54: Un'altra volta vide Filippo nel sogno, che un dragone giacea presso alla sua moglie Olimpiade, ed ebbe a far con lei.
Esempio: Cess. Scacch. volg. 103: Lotto castissimo, addormentato per troppo vino,... ebbe a fare colle sue figliuole.
Esempio: Vill. G. 154: Il detto re Manfredi fu nato per madre d'una bella donna de' Marchesi Lancia di Lombardia, con cui lo 'mperador ebbe a fare.
Esempio: Petr. Vit. volg. 1 t.: Avendo ella avuto a fare con Anchise,... ingravidata partorì Enea.
Esempio: Sacch. Nov. 1, 42: La giovane essendo disonesta, ed avendo avuto a fare con certi giovani di Pisa, ella non s'era mai potuta maritare.
Esempio: Machiav. Comm. 91: E' bisogna ora pensare a questo, che quell'uomo che ha prima a far seco, presa che l'ha cotesta pozione, muore infra otto giorni.
Esempio: Guicc. Op. ined. 3, 246: Era ferma opinione che il papa suo padre e Valentino suo fratello avessino avuto a fare con lei.
Esempio: Baldell. F. Filostr. 503: Egli aveva in Roma purgato il tempio della dea Vesta di tre vergini,... perchè erano incolpate di avere avuto a fare con uomini.
Esempio: Salvin. Iliad. 84: E con altri che fare abbian le mogli.
Esempio: Mann. Ist. Decam. 347: Condannata poscia essa, ed un tal Gianni di Procida al fuoco, per avere avuto che fare insieme, ec.
Definiz: § CDXVII. E nello stesso senso si usò anche con la particella Di. –
Esempio: Simint. Ovid. Metam. 3, 63: Ceneis non fu maritata ad alcuno; e andando per li segreti liti, lo Dio del mare ebbe a fare di lei per forza.
Esempio: Stor. Apol. volg. 3: Se il Re era in prima innamorato della figliuola anzi ch'avesse a fare di lei, poi ch'ebbe a fare di lei, ne fu vie più innamorato.
Esempio: Vill. G. 859: Il quale si dice ch'avea a fare di lei, ed era in trattato di torla per moglie con dispensagione della Chiesa.
Definiz: § CDXVIII. Aver che fare o da fare o anche a fare una cosa con un'altra, vale Aver relazione, proporzione, somiglianza, analogia, e simili, con essa; Potersi con essa paragonare, comparare. –
Esempio: Bern. Rim. burl. 1, 19: Tutte le frutte in tutte le stagioni.... Son buone, a chi le piaccion, secche e fresche; Ma se avessi a esser giudic'io, Le non hanno a far nulla colle pesche.
Esempio: Car. Lett. fam. 2, 266: Terra, che tanto ha da fare con questa che si litiga, quanto il gennaio con le more.
Esempio: E Car. Lett. fam. 3, 139: Questi [ritratti] tanto hanno ora da far con me, quanto è la differenza.... da due diversissimi in due diverse età.
Esempio: Magal. Lett. fam. 1, 91: Delle canzoni non ne troviamo, che abbian che fare con quelli (con sonetti), e crediamo che si farebbe gran torto a così grand'uomo col pubblicarle.
Esempio: E Magal. Lett. fam. 2, 153: Che cosa ha che fare l'orso col leone, e poi in camera di san Girolamo?
Esempio: Salvin. Annot. Murat. 3, 254: Moltissimi la corporale bellezza, che pure di dignità e di pregio non ha che fare colla sua (con quella della virtù), solamente van cercando ed amando.
Definiz: § CDXIX. Pure per Aver somiglianza, detto di persona. –
Esempio: Sassett. Lett. 285: Nel resto della persona e dell'abito hanno che fare molto con Mercurio, avendo loro cappelletti, ma senza talari.
Definiz: § CDXX. Aver che fare in una cosa, vale Averci parte, Concorrervi comecchessia, Influirvi; ed altresì Avervi luogo, Attenervi, e simili. –
Esempio: Fr. Giord. Pred. 105: Nella volontà e nell'opere della volontà, nulla natura o stella ci ha che fare.
Esempio: Guadagn. Poes. 1, 67: Dunque il tuo naso non ci avea che fare. Ed ei: che importa? ci doveva entrare.
Definiz: § CDXXI. Vale altresì Aver colpa in una cosa. –
Esempio: Guadagn. Poes. 2, 240: E qui chi ci ha che far? forse il Baccelli?
Definiz: § CDXXII. A fare che, è maniera congiuntiva equivalente ad Affinchè, Acciocchè. –
Esempio: Bocc. Decam. 6, 261: Ed a fare che ella il sentisse quando venuto fosse, in guisa che persona non se ne accorgesse, divisò, ec.
Definiz: § CDXXIII. A che fare, usato in proposizione interrogativa, vale A qual fine? Per qual ragione? A che? e simili; e usasi più spesso rispondendo. –
Esempio: Bart. C. Archit. Albert. 165: Ed a che fare racconterò io più i portici, i tempj, i porti, i teatri, ec.?
Definiz: § CDXXIV. A fare a far sia, od anche A fare ed a far vaglia, si usò ad accennare proposito di vendetta, di contraccambio, o simile, facendo altrettanto di quello che a noi è stato fatto. –
Esempio: Bocc. Decam. 2, 70: Se io credo che la mia donna alcuna sua ventura procacci, ella il fa; e se io nol credo, sì 'l fa; e perciò a fare a fare sia: quale asino dà in parete, tal riceve.
Esempio: E Bocc. Laber. 42: Va' dietro a quelle di che tu se' degno; chè certo tu non eri degno d'aver me.... Ma a fare a far sia. Pensa che tu non mi ricogliesti del fango.
Esempio: Mazz. Lett. 2, 2: E Stoldo, mel dice quando siete partito! A fare a far sia.
Esempio: Car. Lett. fam. 1, 236: Ma quando pur vogliate che vada alla peggio, io vi ricordo che.... io posso rompere un bicchiere ancora con la signora Claudia. A fare ed a far vaglia. Contuttociò mi vi raccomando.
Definiz: § CDXXV. Che fai? Che fate? Che facciamo? e simili, è maniera denotante impazienza per l'altrui indugio a far checchessia, e spesso anche ha valore di maniera o riprensiva od esortativa. –
Esempio: Dant. Inf. 10: Volgiti, che fai? Vedi là Farinata che s'è dritto.
Esempio: E Dant. Purg. 32: Surgi, che fai?
Definiz: § CDXXVI. E Che fa? Che hai fatto? e simile, vale Perchè indugia? Perchè hai indugiato? –
Esempio: Sacchett. Nov. 2, 219: Là dove, parendo al Minestra che troppo fosse stata, dice: Il diavol ti ci reca; che hai tu tanto fatto?
Definiz: § CDXXVII. Che fai? Che fate? Che fa il tale? e simili; dimanda, con la quale sogliamo chiedere notizia o ragguaglio di alcuna persona. E Che si fa? è dimanda che si rivolge ad alcuno, per aver notizie di lui, o delle cose sue, o di qualche affare. –
Esempio: Car. Eneid. 3, 558: Ascanio nostro Vive? Cresce? che fa? come ha sentito La morte di Creusa?
Esempio: Cecch. Comm. ined. 35: Nastasia, Che si fa? N. Ogni cosa va bene.
Esempio: Alf. Trag. 2, 130: Quel caro figlio.... Or di', cresc'egli? Che fa? somiglia il padre?
Esempio: Guadagn. Poes. 2, 262: Che cosa fa il Baccelli? come sta?
Definiz: § CDXXVIII. E Che fai? Che fate? Che fa il tale? e simili, con qualche compimento di luogo; maniera con la quale si domanda la cagione dell'essere alcuno in un luogo, ovvero il fine o l'occupazione per la quale vi si trova: anche figuratam. –
Esempio: Petr. Rim. 2, 267: Che fan qui tante pellegrine spade?
Esempio: Bocc. Decam. 2, 105: Il domandarono, che quivi, così brutto, facesse.
Esempio: E Bocc. Decam. 8, 92: Che diavol fa costui qui?
Esempio: Cecch. Dot. 4, 7: Che vi fa? T. Quel che fanno i Mercanti.
Esempio: Tass. Amint. 1, Coro: Ma tu, d'Amore e di Natura donno, Tu domator de' Regi, Che fai tra questi chiostri?
Definiz: § CDXXIX. Che alcuno faccia, facesse, abbia o avesse fatto, soggiunto ad un Infinito retto dalla particella Per, forma una maniera corrispondente a Sebbene, Per quanto, Nonostante che, uno compia o compisse l'azione indicata da esso Infinito. Così per es. diciamo:
Esempio: Esempio del Compilatore Per pregare che io facessi, non ottenni nulla; Per guardare che abbia fatto, non ho visto cosa alcuna; Per correre che facesse, non lo raggiunse. –
Esempio: Petr. Rim. 2, 250: Non spero che giammai dal pigro sonno Mova la testa, per chiamar ch'uom faccia; Sì gravemente è oppressa, e di tal soma.
Definiz: § CDXXX. Come fa, Come fanno, Come faceva, e simili; maniera usata a denotare il modo di operare, di comportarsi, solito alla persona o alle persone, di cui si tratta, secondo il costume o l'usanza loro. –
Esempio: Magal. Lett. scient. 238: Al mio ritorno in Italia cominciai a dire ancor io in italiano etichetta; nè io solo, ma le mie camerate ancora, credo, per parer, come fanno i giovani, d'aver portato qualche cosa di Spagna.
Definiz: § CDXXXI. E parlandosi di cose, vale Secondo la natura, proprietà, tenore, e simili, della cosa di cui si parla.
Definiz: § CDXXXII. Come si fa? congiunto con un Infinito retto dalla particella A, è maniera con la quale sotto forma d'interrogazione significhiamo in certo qual modo la nostra disapprovazione, censura, e simili, per ciò che è espresso dal compimento; ovvero che è impossibile, o molto difficile, il fare, l'ottenere, e simili, ciò di cui si discorre. Così diciamo, ad esempio:
Esempio: Esempio del Compilatore Come si fa a star fuori con questa stagione? Come si fa a non averlo avvertito? Oppure: Come si fa a liberarsi da un seccante come lui? Come si fa a contentar costui in tutte le sue voglie? e via discorrendo.
Definiz: § CDXXXIII. Come Dio o Cristo lo ha fatto o l'aveva fatto o lo fece, è maniera familiare e aggiuntiva dell'adiettivo Nudo, a significare Nudo affatto; ed usasi anche assolutam. con lo stesso senso. –
Esempio: Grazz. Comm. 33: So io bene che iersera me ne andai a letto di buon'ora e spoglia'mi ignuda come Cristo mi fece.
Esempio: Panant. Epigr. 137: Il giovinetto uscì dal fiume a un tratto, E venne come Dio l'aveva fatto.
Definiz: § CDXXXIV. Dare da fare o che fare, e talora anche a fare, ad alcuno, vale Occuparlo, Tenerlo impiegato in qualche lavoro o negozio o affare.
Definiz: § CDXXXV. E figuratam. Dare altrui grave briga, Suscitare, Opporre, ostacoli, che egli duri fatica a vincere, Metterlo in gravi angustie; e dicesi tanto di persona quanto di cosa. –
Esempio: Zibald. Andr. 149: Veggio un altro Achille nato in Italia, che ti darà molto che fare, e tu finalmente sarai vivente.
Esempio: Vill. G. 565: I quali traendo dietro a' nemici nel prato, i Tedeschi di Castruccio vigorosamente percossono al capitano e a sua gente, e dierono loro molto a fare per più assalti, e furono in pericolo d'essere sconfitti.
Esempio: Nard. Liv. Dec. 40 t.: Questo.... giudicio e la legge proposta diedero assai che fare alla città.
Esempio: Adr. G. B. Stor. 298: Onde si conosceva manifestamente.... che darebbe molto che fare alla casa d'Austria.
Esempio: Baldell. F. Guerr. Giud. 41: Questi avendogli dato continuamente da fare, poichè nondimeno si furono per sessanta stadii dalla città di Gerusalem discostati, si misero ancor quivi per certo poco tempo a combattere.
Esempio: Dav. Tac. 1, 318: Ma a Corbulone più dava da fare la poltroneria de' soldati, la perfidia de' nimici.
Esempio: Nell. Disc. Archit. 30: L'arco adunque è un edifizio per sè stesso, che darà sempre che fare agli uomini peritissimi.
Esempio: Nell. Iac. Mogl. 1, 8: I vostri figliastri temo che ci voglian dar molto da fare.
Definiz: § CDXXXVI. Darsi da fare, vale Affaccendarsi, Mettersi all'opera con alacrità, Darsi moto. –
Esempio: Pandolf. Gov. fam. 16: Si vuole osservare il tempo, e secondo quello disporre e ordinare le faccende, darsi da fare, mai non perdere tempo in vano.
Esempio: Pulc. L. Morg. 19, 57: Quivi Margutte si dava da fare Dicendo: L'arte mia fu sempre cuoco.
Esempio: Franz. M. Rim. burl. 2, 186: L'oste, i garzoni, e la fante, e la moglie Si dan da fare, acciocchè contentato Resti con gli altri a tutte le sue voglie.
Esempio: Cellin. Vit. 140: In questi luoghi non bisogna aver paura, ma bisogna darsi da fare ad aiutarsi.
Esempio: Allegr. Rim. Lett. 267: Qui parve il tempo dello sgomberare: Il Portici, il Fontana, e il Portigiano Si dettono in un subito da fare.
Definiz: § CDXXXVII. Esservi che fare, e con più grave senso Esservi che fare e che dire, vale Esservi molte difficoltà da vincere, e quindi molta necessità di adoperarsi attorno alla cosa di che si discorre. –
Esempio: Davil. Guerr. civ. 6, 57: Ma nell'accettare di questo decreto nel Parlamento di Parigi vi fu che fare assai.
Esempio: Bott. Stor. Amer. 1, 68: La provvisione della carta marchiana fu sottoposta al Parlamento nella sua tornata del 1765, dove se vi fu che dire e che fare nissuno il domandi.
Definiz: § CDXXXVIII. Esser fatto fare, vale Esser forzato, o semplicemente stimolato, a far checchessia. –
Esempio: Segner. Mann. nov. 4, 3: Non si può dire ch'è confortato a fare chi non fa nulla da sè, ma dee dirsi più tosto ch'è fatto fare.
Esempio: Fag. Comm. 1, 312: Chi mi piglia pe' suoi versi, m'ha a tutto; ma non voglio esser fatto fare.
Definiz: § CDXXXIX. Facciamo, reggente, mediante la particella A un Infinito, sia in proposizione affermativa o negativa, ha quasi forza di esortare o di avvertire altri a compiere o non compiere l'azione espressa dall'Infinito stesso, e tutta la locuzione equivale all'Imperativo o alla maniera imperativa di esso Infinito. Più spesso per altro usasi nella maniera Facciamo a dire il vero. –
Esempio: Robb. Recit. 293: Facciamoci a dir il vero: non avevi voi perduto il fine vostro per l'addietro, o al manco smarritolo?
Esempio: Cecch. Stiav. 3, 2: Facciamo a non ci torre i bocconi di bocca l'un l'altro, e andar di bello.
Esempio: E Cecch. Diss. 1, 2: Facciamo un poco a dire il vero, Filippo: Quando, ec.
Esempio: E Cecch. Comm. ined. 99: Facciamo a dir il vero, se costui Si va con Dio, che sarà?
Esempio: E Cecch. Comm. ined. 195: Ma ve', Nigi, Facciamo a non mi guastar la bottega.
Esempio: Buonarr. Cical. III, 1, 47: E che caraffa vi si ricercava egli? facciamo a non c'ingannare: Io dirò un'iperbole anch'io.
Definiz: § CDXL. Facciamene io altro! o Facciane egli altro! si usò ad Accennare che non si può impedire che una cosa a noi spiacente non accada, non sia; ed equivale a dire Pur troppo! Per forza! e simili. –
Esempio: Grazz. Comm. 115: Se io non mangio scodella (minestra), non mi par mai nè desinare nè cenare. T. Abbiate pazienza per questa volta. G. Facciamene io altro!
Esempio: Cecch. Ass. 3, 1: Volete voi che messer Rinuccio abbia stanotte madonna Oretta, o no? G. Facciamen'io altro.
Esempio: E Cecch. Comm. ined. 333: Dàll'ei per moglie a messer Curzio? M. Faccian'egli altro! Z. O perchè?
Definiz: § CDXLI. Facciasi, Sia fatto, sono maniere di assentire all'altrui dimanda. –
Esempio: Pass. G. Cr. 282: Pilato, avendo ta' parole udite, Disse: sia fatto.
Definiz: § CDXLII. Fa' tu, Fate voi, Faccia lei, Faccia egli, o lui, e simili; sono maniere, con le quali ci rimettiamo nella volontà di alcuno intorno a checchessia, o ad esso ne lasciamo tutto il pensiero, ed anche per significare che noi non ci curiamo punto di quello che altri possa fare o dire contro di noi; ed altresì, che ce ne stiamo a ciò che sia per accadere. –
Esempio: Savonar. Pred. 4: Ma se tu, Chiesa, non vuoi accettare, fa' tu. Io non dico che tu sia obligata di accettare.
Esempio: Grazz. Comm. 16: Portalo su in cucina, in camera tua, fa' tu; mettilo in luogo che non si vegga della strada.
Esempio: Cecch. Corr. 3, 5: Sarà di bisogno Ch'i' lasci le mie robe. A. Lasceretele. B. Facc'egli, io le potrò serrar su in camera.
Esempio: Red. Poes. 247: Contro me sì bestialmente ei s'anima, Che vuol mandami ad ingrassare il cavolo. Ma faccia lui, chè poco ingrasserollo, Perchè il freddo m'ha secco il cuoio addosso.
Esempio: Giust. Vers. 140: Non vi costringo;... in somma, fate voi.
Esempio: Guadagn. Poes. 2, 231: Gli obblighi suoi Rammento a ognun, poi dico: fate voi.
Definiz: § CDXLIII. E Fa' tu, Fate voi, è maniera con la quale s'invita altri a considerare qualche grave o singolare condizione di cose; e corrisponde ai modi oggi comuni Pensa tu, Vedi tu, Giudica tu, Pensate voi, Guarda un po', Immaginatevi, e simili. –
Esempio: Cecch. Diss. 3, 4: I' non posso badare un'ora: fate voi; e m'ha a fatica dato tanto spazio, che i' son venuta insin qui a favellarvi.
Esempio: E Cecch. Ass. 5, 8: Fa' tu: messer Rinuccio è diventato arbitro tra il dottore, madonna Oretta, e 'l fratello.
Esempio: E Cecch. Comm. ined. 65: Eimè! Voi non l'avete veduta, chè voi Non diresti, per poco: Fate voi, La non si regge su le gambe.
Esempio: E Cecch. Comm. ined. 1, 533: E per fare Lo esercito maggior, vuol che vi vada Un uom per casa: fate voi.
Definiz: § CDXLIV. Fa' quel che tu vuoi, o quel che ti pare, Fate quel che vi piace, Faccia quel che vuole o vogliono o Facciano quel che vuole o vogliono; è maniera usata a denotare Non voler noi prenderci pensiero, briga, di quel che altri sia per fare, Non importarcene affatto.
Definiz: § CDXLV. Fa' quel che tu vuoi, Fate quel che volete, Facciano quel che vogliono, e simili; è maniera usata per denotare che in ogni modo che si faccia, si provveda, si giudichi, e simili, la cosa rimane quello che affermiamo essere, vale a dire non buona, non bella, non utile, e va' discorrendo. –
Esempio: Macingh. Strozz. Lett. 555: Faccino che vogliono, questa terra sta male!
Definiz: § CDXLVI. Fa', si usò in modo esortativo per Or su, Via, Su via, e simili. –
Esempio: Bocc. Decam. 8, 54: Fa', truova la borsa.
Esempio: E Bocc. Laber. 114: Fa' adunque: incomincia come più tosto puoi.
Definiz: § CDXLVII. Facciamo, o Fa', vale Suppongasi. –
Esempio: Car. Apol. 147: E che sia vero, la prima cosa, questo proposito s'è rimaso in capo a voi: ma facciamo che si vegga ancor nel buio del vostro cervello; meritatene voi per questo o più lode, o manco biasimo?
Esempio: Leopard. Pros. 1, 306: Facciamo che superato ogni ostacolo, aiutato il valor della fortuna, abbi in fatti non pur celebrità ma gloria.
Esempio: Guadagn. Poes. 1, 141: Fa' che domani insorga una battaglia; E vedrai che chi ha i baffi, se li taglia.
Definiz: § CDXLVIII. Faccia Dio, Facesse Dio, e si usò anche Fa' Dio; sono maniere desiderative o augurative, e talora anche imprecative. –
Esempio: Simint. Ovid. Metam. 2, 128: Or facesseno l'iddei ch'io fosse sanza padre.
Esempio: Bin. Lett. 254: Dio faccia, che la gran diligenzia e destrezza vostra paia maggior col buon successo, come non è da sperare altrimenti, per quello che scrivete voi.
Esempio: Ar. Orl. fur. 25, 67: Fa', Dio (disse ella), se son sogni questi, Ch'io dorma sempre, e mai più non mi desti.
Esempio: Bern. Orl. 34, 64: Faccia Dio ch'una volta meritare Ti possiam di condegno guiderdone.
Esempio: Pallav. Vit. Aless. 1, 145: Faccia Dio che la pace, la quale io bramava, figliuola della giustizia, sia veduta almeno da me madre della giustizia, e che succedano migliori tempi.
Definiz: § CDXLIX. Il da fare, significa Ciò che uno ha da fare; Occupazione, Faccenda. –
Esempio: Bart. D. Vit. Bellarm. 2, 119: Or quanto si è al continuo e gran da fare ch'egli aveva in Roma,... primieramente ec.
Esempio: E Bart. D. Vit. Borg. 4, 78: Compiuto quel suo da fare, rivenne a lui.
Esempio: E Bart. D. Mem. ist. Comp. 1, 71: Era tanto il da far che gli davano, ec.
Esempio: E Bart. D. Op. mor. 31, 2, 6: Tutto il lor da fare finisce in cercar, ec.
Esempio: Lambr. Bach. Set. 23: Allora comincia il vero da fare pei bacaj.
Definiz: § CDL. E figuratam., per Grave briga, Difficoltà, Ostacolo, da dover superare per conseguire un dato fine; Fatica per riescire in un intento. –
Esempio: Bart. D. Vit. Borg. 4, 87: Non fu poco il da far che diede a' carnefici.
Esempio: Corsin. Stor. Mess. trad. 78: Aumentavasi il numero de' nemici, e all'istessa misura il da fare delli spagnuoli (a difendersi dall'assalto di quelli).
Definiz: § CDLI. Lascia fare, Lascia fare a me, è modo usato minacciando altrui di fargli quel che dalla proposizione complementare è significato. –
Esempio: Bocc. Decam. 6, 212: Ma pure lascia fare, chè io gli darò quello che egli va cercando.
Definiz: § CDLII. Lasciar fare a uno o anche uno, vale Lasciar ad esso la cura della cosa di cui si parla. –
Esempio: Bocc. Decam. 3, 236: Lasciate far pur me, chè, come io la troverrò, così la bascierò; tanto bene le voglio.
Esempio: E Bocc. Decam. 6, 219: Il giovane, contento molto di questo fatto, disse: Madonna, lasciate far me.
Esempio: Diviz. Calandr. 1, 6: Lascia fare a me; voglio ire ad ultimare in un tratto la cosa.
Esempio: Vasar. Vit. Pitt. 12, 73: Gli mostrò Giorgio, che molto amava la virtù di quell'uomo, che egli si era insino allora assai male governato, e che lasciasse per l'avenire fare a lui.
Esempio: Manz. Prom. Spos. 515: Il letterato, parte intende, parte frantende, dà qualche consiglio, propone qualche cambiamento, dice: lasciate fare a me.
Definiz: § CDLIII. Non fare o Non fate, maniera di pregare o di avvertire altri ad astenersi, a cessare, da quello che fa. –
Esempio: Dant. Purg. 21: Già si chinava ad abbracciar li piedi Al mio dottor; ma e' gli disse: Frate, Non far, chè tu se' ombra, e ombra vedi.
Esempio: Cavalc. Vit. SS. PP. volg. 1, 227: Gittollesi a i piedi, pregandola che 'l benedicesse; ma ella altresì tosto gittandosi in terra, pregava lui che benedicesse lei: la qual cosa vedendo tutte l'altre suore, tutte gridavano: non fare, Abbate, non fare, ch'ella è una pazza.
Esempio: Bellinc. Rim. F. 1, 172: Dice el compagno: O Tamburin non fare, Non fare. Gli vo' dar, non mi tenere.
Esempio: Grazz. Comm. 40: Dagli in su la testa. M. Non fate, oimè! non più, state indietro.
Esempio: Cecch. Ass. 5, 2: Deh messer Ambrogio, non fate, i' non voglio.
Definiz: § CDLIV. Non farne altro, di una cosa, la quale si stia trattando, o della quale ci occupiamo, vale Dismetterne il pensiero, Non occuparsene o impacciarsene più, e simili. –
Esempio: Vasar. Vit. Pitt. 12, 76: Promise Francesco di ben fare e dire, e confessò che Giorgio gli diceva il vero: ma, come al più degli uomini addiviene, che danno tempo al tempo, non ne fece altro.
Esempio: Sassett. Lett. 76: Quanto allo aspettarvi a Montemurlo,... io non ne fo altro.
Definiz: § CDLV. Non farsene nè in qua nè in là; dicesi familiarmente per Non importarci nulla una data cosa, Non sentirne dispiacere, Non farne caso o risentimento, e simili.
Definiz: § CDLVI. Non poter fare che non, unito con un Congiuntivo retto dalla particella Che, la quale talora tacesi per ellissi, o Non poter fare di non, con un Infinito retto dalla particella Di, vale Non potersi esimere, astenersi, tenere, dal fare una data cosa, Non potere non farla. –
Esempio: Cavalc. Vit. SS. PP. volg. 1, 130: Non posso fare, che io non vi manifesti questo fatto.
Esempio: Bin. Lett. 275: Non posso far, che io non faccia qualche rima, sì per l'antica usanza, sì ec.
Esempio: Guicc. Op. ined. 10, 72: Pure non posso fare non abbi qualche scrupolo, ec.
Esempio: Galil. Comm. ep. 1, 57: Tuttavia non posso far di non restar con qualche travaglio, non sentendo ec.
Definiz: § CDLVII. Non avere a far altro che, seguito da un Infinito, vale Non restare a fare o a succedere che quello, il quale è espresso dall'Infinito medesimo. –
Esempio: Dat. Gor. Stor. 137: Hanno [i Signori] appresso di loro un Notaio,... il quale non ha a fare altro, se non a scrivere le loro deliberazioni.
Esempio: Cecch. Comm. ined. 2, 496: Stava Sua Maestà nel modo come Diceva or Bruco, e poggio, e non avea, Vedete, a fare altro che spirar l'anima.
Definiz: § CDLVIII. Non ne far nulla o niente, di una cosa, e con più efficace maniera, Non far nulla di nulla, valgono Non volere in modo alcuno fare o consentire quello di che si discorre, Non volerne saper nulla; e Non ne far più nulla, Non volerne far altro, e simili, valgono Non volere in modo alcuno procedere in una data operazione o accordo, Ritrarsene affatto. –
Esempio: Comp. Din. Cron. DL. 113: Fu loro risposto, che di quella raunata niente più si farebbe.
Esempio: E Comp. Din. Cron. DL. 195: Chiamorono merzè a molti popolani potenti,... i quali niente ne vollono fare.
Esempio: Bocc. Decam. 1, 153: Ma recandoti le molte parole in una, io son del tutto (se tu vuogli che io faccia quello di che tu m'hai cotanto pregato) disposto ad andarvi, ed altramenti mai non ne farò nulla, ec.
Esempio: Vespas. Vit. Uom. ill. 105: Domattina si vorrebbe levare a buona ora e andare a spasso al fresco: voi siete giovani e dormite volentieri; direste di venire, ma non ne fareste nulla.
Esempio: Cecch. Com. ined. 1, 435: Io non vo' in fatto Farne nulla di nulla, chè Luigi Si dorrebbe di me, e a gran ragione.
Definiz: § CDLIX. Poter fare e dire, o dire e fare, Esser padrone di fare e dire, o di dire e di fare, valgono Aver piena libertà di operare e di parlare a proprio talento. –
Esempio: Bern. Orl. 7, 74: Gano a suo modo potrà fare e dire.
Esempio: Guadagn. Poes. 1, 62: Non son forse padron di dire e fare, E di metter la coda ove mi pare?
Definiz: § CDLX. Può fare Iddio, Può fare il cielo, Può fare il mondo, Può far l'Antea, e simili. –
V. Potere.
Definiz: § CDLXI. Strada facendo, Cammin facendo; modo che ha dell'avverbiale, e vale Tuttavia camminando, viaggiando, Fra via; e Discorso facendo, vale Nell'atto del discorrere, Nel seguito del discorso. –
Esempio: Bott. Stor. Ital. cont. 9, 207: Strada facendo, continuamente s'ingrossavano, perchè ec.
Esempio: E Bott. Stor. Ital. 3, 220: Strada facendo era chiuso nelle fortezze, poi venne serrato in Brianzone, finalmente ec.
Definiz: § CDLXII. A chi te la fa, fagliela. Proverbio col quale si giustifica in certo modo il contraccambiare col male chi male ci ha fatto. –
Esempio: Cecch. Comm. ined. 245: Mancavo, i' vel confesso, se mancatomi Non avess'egli. E. A chi te la fa, fagliela.
Esempio: Buonarr. Fier. 4, 3, 9: S'usa di dir: Falla A chi l'ha fatta a te.
Definiz: § CDLXIII. Altro è dire, altro è fare. –
V. Dire, § CLII.
Definiz: § CDLXIV. Chi ha da fare non dorme, o Chi vuol fare non dorma. –
V. Dormire, § XXVIII.
Definiz: § CDLXV. Dal dire al fare vi corre il mare. –
V. Dire, § CLIII.
Definiz: § CDLXVI. Il fare insegna fare, ed altresì A fare s'impara a fare. Proverbio di chiaro significato. –
Esempio: Cecch. Acq. Vin. Prol.: Onde più instrutte e più esercitate, Potremo al certo sodisfarvi meglio: Ch'a far, s'impara a fare.
Esempio: Baldin. Decenn. 6, 626: Finalmente giunse a tanto in quella scuola, che egli ebbe mano sopra i più bei rami che di tal maestro uscissero poi alla luce. Ma perchè il fare insegna fare, ed il gusto di chi bene intende ciò ch'ei fa, ogni dì più si raffina, cominciò, ec.
Definiz: § CDLXVII. Chi fa quel che non deve Gl'intravvien quel che non crede, o Chi non fa quello che deve, Gl'intravvien quel che non crede. –
V. Dovere verbo, §§ XVIII, XIX.
Definiz: § CDLXVIII. Chi fa, falla. –
V. Fallare, § XXIV.
Definiz: § CDLXIX. Chi fa per sè, o da sè, fa per tre; proverbio il quale significa, Negli interessi proprj ciascuno è più sollecito e accurato che gli altri. –
Esempio: Nell. Iac. Forest. 1, 16: Chi fa da sè fa per tre.
Definiz: § CDLXX. Chi non fa non falla. –
V. Fallare, § XXV.
Definiz: § CDLXXI. Chi non fa quando può, non fa poi quando vuole. Proverbio di chiaro significato.
Definiz: § CDLXXII. Chi la fa l'aspetti; proverbio, che vale Chi fa male altrui, aspetti di ricevere altrettanto. –
Esempio: Giambull. B. Ciriff. Calv. 3, 480: E finalmente chi la fa, l'aspetti.
Esempio: Bellinc. Rim. F. 1, 132: Sai che si dice: chi la fa, l'aspetti.
Esempio: Buonarr. Fier. 4, 3, 4: Odo dir proverbiata, Rispondere a' miei detti, Che chi la fa l'aspetti.
Esempio: Baldin. Decenn. 6, 38: Onde fece apparir sempre più vero il proverbio, che dice: Chi la fa, l'aspetti.
Definiz: § CDLXXIII. Chi vuol far vada, e chi non vuol far mandi. Proverbio il quale significa, che chi vuol conseguire un dato intento, o riuscire in una data cosa, è necessario vi si adoperi o la tratti da sè medesimo. –
Esempio: Cecch. Dot. 1, 2: Federigo, in altra guisa si fanno i fatti suoi da sè: Chi vuol far vadia, e chi non vuol far mandi.
Definiz: § CDLXXIV. Una ne fa, e una ne pensa; dicesi familiarmente e in modo proverbiale di chi commette continue cattività, insolenze, e simili.