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1) Dizion. 5° Ed. .
BUONO
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BUONO
Definiz: s'usa talvolta in forza di Sost. per Uomo dabbene. –
Esempio: Dant. Inf. 19: La vostra avarizia il mondo attrista, Calcando i buoni e sollevando i pravi.
Esempio: Petr. Rim. 2, 75: E fia 'l mondo de' buon sempre in memoria.
Esempio: Machiav. Stor. 1, 226: Amava ognuno, i buoni lodava, e de' cattivi aveva compassione.
Esempio: Ar. Orl. fur. 24, 30: Nè differisce in altro il buon dal rio, Se non che l'uno è vinto ad ogni guerra Che gli vien mossa da un piccol disìo; L'altro ricorre all'arme e si difende.
Esempio: Rucell. Or. R. Dial. 32: Può l'uomo adoperare con più vigore e la liberalità e la carità e la beneficenza.... col favorire e aiutare i buoni e trascerli da' rei.
Esempio: Leopard. Poes. 1, 149: Sempre il buono in tristezza, il vile in festa Sempre e il ribaldo.
Definiz: § I. Essere il buono di alcuno e anche Essere il buono e il bello d'alcuno, significa Esserne il favorito, Esserne la persona più cara. –
Esempio: Zibald. Andr.: Con tutto ciò egli era il buono e il bello appresso del suo maestro, ancorchè fosse un grande ignorante.
Esempio: Cecch. Comm. ined. 92: Così noi arem serviti I padroni, e saremo i buoni e' belli.
Definiz: § II. In proverbio di chiaro significato: Chi buono è tenuto, Può fare il male e non gli è creduto. –
Esempio: Cecch. Diss. 4, 8: Federigo è avuto in concetto di buono; e sapete che si dice: chi buono è tenuto, può fare il male e non gli è creduto.
Definiz: § III. Buono, in forza pure di Sost., vale Ciò che è buono, ossia generalmente parlando Ciò che ha le qualità convenienti alla natura sua, che è conforme al suo fine, che è vantaggioso, utile, piacente, dilettevole. –
Esempio: Allegr. Rim. Lett. 111: Del buon si debbe far sempr'a miccino.
Esempio: Bart. D. Op. mor. 25, 2, 144: Altro è il bello d'una nave, altro il buono.
Esempio: Panant. Poet. Teatr. 23: Chi s'espon sul teatro molto rischia;.... E bisogna lasciare il buono e il giusto Seguendo il mondo e il suo cattivo gusto.
Definiz: § IV. Buono, in un senso più particolare e più proprio, vale Ciò che per natura sua, per le sue qualità, ne' suoi atti, o in altre appartenenze è conforme al concetto del bene morale. –
Esempio: Rucell. Or. Dial. R. 22: E principalmente posson pigliare, se vogliono, giustissima misura di quanto sia diverso il buono dal reo.
Definiz: § V. Sommo buono, trovasi detto di Dio; più comunemente Sommo bene.
Esempio: Fr. Guitt. Lett. 58: Se [vostra virtù] radicata è da quello, il quale è non mutabile, sommo buono, non muterà.
Esempio: Fr. Giord. Pred. 215: Chi potrebbe dire quanta è la bontà di Dio, ch' è sommo buono e perfetta bontà, e però Egli è detto summum bonum?
Definiz: § VI. Trovasi usato anche in un senso più particolare par Cosa buona, Qualità o Azione buona, che oggi direbbesi Bene. –
Esempio: Fr. Guitt. Lett. 11: Che è povertà? odibile buono, madre di sanitate.
Esempio: Fr. Giord. Pred. 104: Idioti.... sanza alcuno buono, se non naturale.
Esempio: Cavalc. Vit. SS. PP. volg. 2, 149 var.: Sta' fermo nella tua cella, e fa' quel buono che tu puoi sanza malinconia.
Definiz: § VII. Poco di buono, detto di persona, vale Di natura e di costumi non troppo buoni; ed è modo dell'uso familiare.
Definiz: § VIII. A buono, posto avverbialm., vale Con alacrità, Con efficacia, Gagliardamente; come Lavorare a buono, Camminare a buono e simili.
Definiz: § IX. A buono quando dicesi di Scrittura, Disegno e simili, vale Al pulito, ossia In copia netta.
Definiz: § X. A buono, posto avverbialm. col verbo Andare a buono, dicevasi degli uccelli di rapina, addestrati alla caccia, quando andavano a dirittura a investir l'animale. –
Esempio: Salvin. Iliad. 427: Ma quale di volanti augelli popolo L'aquila falba assal, così Ettorre Su nave, che cerulea avea la prua, Andava a buon, volandone a rincontro (qui per similit.).
Definiz: § XI. Al buono coi verbi Mettersi al buono, Rimettersi al buono, Darsi al buono e simili, detto del tempo, vale Abbonacciarsi, Farsi buono, sereno. –
Esempio: Sassett. Lett. 208: La partenza sarà come prima il tempo si metta al buono, che speriamo lo possa fare tra otto giorni, al più lungo.
Esempio: Fag. Rim. 3, 61: Ma il tempo veramente vi confesso Che mi farebbe taroccare un poco; Al buono un quarto d'ora non s'è messo.
Definiz: § XII. Detto di persona, Darsi al buono, Mettersi al buono, Rimettersi e simili al buono, vale Darsi o Rimettersi a vita buona. –
Esempio: Forteguerr. Ricciard. 18, 95: Almeno almen si gettassero al buono [le donne], E posto tutto in libertade il core, Non si dessero in preda a un nuovo amante.
Definiz: § XIII. Di buono, posto avverbialm. col verbo Giuocare di buono, o Fare di buono, vale Di danaro, Con certo interesse, e non per semplice divertimento. –
Esempio: Not. Malm. 1, 34: Quando uno giuoca di danari si dice, Far di buono, che vuol poi dire Operar con attenzione, il che non si fa quando non si giuoca di buono.
Esempio: Salvin. Pros. tosc. 1, 151: Non si giuochi di buono; se no, si stea il giorno seguente, chi contravverrà, senza mangiare.
Definiz: XIV. E in locuzione figurata. –
Esempio: Bern. Orl. 53, 48: Risponde Ferraù di buono al giuoco, L'elmo ferisce che fu di Mambrino, Che lampeggiò come fusse di foco.
Esempio: Varch. Stor. 2, 29: Che se i collegati fussono stati d'accordo e giucato, come si dice, di buono, l'Imperatore ec.
Esempio: E Varch. Stor. 2, 427: Carlo e Ferdinando non giuocavan di buono, ma favorivano sotto mano e mettevano al punto i Luterani per avere quel calcio in gola al Papa.
Definiz: § XV. Di buono, coi verbi Dire di buono, Fare di buono e simili, vale Sul serio, Davvero. –
Esempio: Cecch. Spirit. 3, 3: Pannicei caldi. E' bisogna far altro, e far di buono.
Esempio: Sassett. Lett. 166: Quando e' venne qua l'altra volta il vostro signor Giovanni, lo aiutò di buono.
Esempio: Buonarr. Tanc. 1, 4: S'ella gl'improvvisasse [i rispetti] per di buono, Com'elle soglion co' lor dami fare, A questo mo' l'arebbe paglia in becco, E i' murerei la mia fabbrica a secco.
Esempio: Lipp. Malm. 1, 19: Ritrova tu costei, sta' seco in tono, Che quant'al resto anch'io farò di buono.
Esempio: Nell. Iac. Gelos. disinv. 2, 11: Te l'assicuro di buono.
Definiz: § XVI. Sul buono di checchessia o Nel buono di checchessia, vale Nel colmo, Nel bello, Nel punto migliore. –
Esempio: Machiav. Comm. 211: Non vorrei che la mi chiamasse ed in sul buono ci guastasse i ragionamenti.
Esempio: Salv. Spin. 5, 9: Diavolo, ammutoliscilo appunto in su 'l buono.
Esempio: Cecch. Comm. ined. 1, 437: O Trappola oimè! questi crudeli Che mi voglion lasciare ora sul buono.
Esempio: Dav. Tac. 2, 266: Visse quanto alla gloria, benchè toltoci nel buono dell'età, tempo lunghissimo.
Esempio: Lipp. Malm. 4, 4: Anzi la scaccia come un animale Sul buon del desinare e della cena.
Definiz: § XVII. Aver buono in mano, vale Essere in buoni termini d'una cosa, Essere in condizione vantaggiosa, e parlandosi di giuoco, significa Aver buone carte o simili. –
Esempio: Gell. Lett. 442: Quando Luca vi scrisse che voi scriveste a Sua Eccellenza, messer Pier Francesco di già aveva buono in mano.
Esempio: Varch. Stor. 1, 401: Parendo loro aver buono in mano mediante quella lettera.
Esempio: Car. Lett. Farn. 2, 257: Le sue cose sono bene incamminate, e fino a ora mi pare d'avere assai buono in mano con Sua Santità per l'acconcio d'esse.
Definiz: § XVIII. Vale anche Aver buone e valide ragioni per dire o fare checchessia. –
Esempio: Borgh. V. Disc. 1, 226: Crederanno aver buono in mano e che io mi sia molto ingannato.
Esempio: E Borgh. V. Disc. 1, 407: Quanto a' copiatori, dimanderei donde e' sanno, o come gli hanno buono in mano, che fusser più accurati que' di Cicerone.
Esempio: Galil. Op. astronom. 1, 282: Bisogna dunque che voi vi sentiate d'aver tanto buono in mano da poter anco sostener la difesa ec.
Definiz: § XIX. Aver buono in una cosa o per una cosa, trovasi detto per Aver forza, valore in quella o per quella. –
Esempio: Giambull. B. Ciriff. Calv. 2, 125: E perchè vede che ne va il suo resto, Aver buon mostra per cacciar costui.
Esempio: Cant. Carn. 1, 206: Che si vaglion dell'ali O di corna o di piedi in quattro o 'n dua, O della bocca sua, O d'altro ove conoscon d'aver buono.
Definiz: § XX. Averne buono, vale Starne bene, Essere sul vantaggio. Modo poco usato. –
Esempio: Firenz. Comm. 1, 354: Gonfia, che tu n'ha' buono: chi la fa l'aspetti.
Esempio: Dav. Tac. 2, 21: Quando tutta la legion di mare ebbe giurato, parendogli averne buono,.... così cominciò ec.
Definiz: § XXI. Aver di buono, vale Aver la buona, Aver la sorte, come per esempio:
Esempio: Esempio del Compilatore In quel pericolo ebbe di buono che sopravvenne chi lo aiutò.
Definiz: § XXII. Trovasi anche per Aver dicatti, Riuscire a fatica. –
Esempio: Red. Esp. Insett. 71: Ferito da una di quelle bestiuole nel piede sinistro, patì punture atrocissime,.... ed ebbe di buono a poter guarirne dopo molte scarnificazioni fatte sopra la ferita.
Definiz: § XXIII. Dare del buon per la pace, o il buon per la pace, vale Cedere anche con proprio svantaggio e sottoporsi a un danno, pur di mantenere la pace e l'amicizia. Più comunemente Menare il buon per la pace. –
Esempio: Fr. Giord. Pred.: In queste controversie miglior consiglio si è, placidamente rispondendo, dar del buon per la pace.
Esempio: Bus. Lett. 202: Tornò Malatesta più volte in Palazzo disarmato, vedendo la buona mente de' Signori, e dava il buono per la pace, perchè vedeva che il Ferruccio veniva.
Esempio: Dav. Tac. 1, 374: Dando i nostri del buon per la pace.
Esempio: Red. Lett. 1, 22: Nelle mie risposte do del buono per la pace.
Esempio: Baldov. Comp. dramm. 27: Cercherò me' ch'i' posso Dargli il buon per la pace, Perch'e' non m'abbia a metter l'ugna addosso.
Definiz: § XXIV. Dar nel buono, parlandosi di un discorso, vale Non sbagliarla, Parlare a proposito e rettamente, Apporsi. –
Esempio: Varch. Ercol. 89: Dar nel buono significa,.... in dicendo l'oppenione sua d'alcuna cosa, allegarne ragioni almeno probabili, e che possano reggere.
Esempio: Lipp. Malm. 7, 23: Chi tien che queste ninfe sien le lasche; Chi le sirene ed altri le cazzuole: Io non so chi di lor dia più nel buono, E le lascio nel grado che le sono.
Esempio: Not. Malm. 2, 555: Dar nel buono è lo stesso che Dar nel segno.
Definiz: § XXV. Dir buono ad alcuno, vale Andargli bene, Aver egli fortuna, Riuscirgli una cosa a seconda: ora più comunemente Dir bene. –
Esempio: Nov. Ant. B. 71: Or pure affetta mentre che ti dice buono.
Esempio: Gell. Sport. 3, 7: Ognun par che giuochi bene quando gli dice buono.
Esempio: Fag. Comm. 5, 298: Non ci rechi nuovo travaglio col metterci appresso del volgo infruttuosamente in concetto d'uomini di mala fede o, a dirci buono, di stolti.
Esempio: E Fag. Comm. 6, 408: O veramente a dirgli buono è bastonato come un asino, e muore.
Definiz: § XXVI. Esser buono, usato impersonalmente, vale Convenire, Esser cosa ben fatta, opportuna. –
Esempio: Dant. Inf. 12: Mentre ch'è in furia, è buon che tu ti cale.
Esempio: E Dant. Inf. 15: Ed egli a me: saper d'alcuno è buono.
Esempio: Bocc. Decam. 1, 97: E perciò è buono a provvederci avanti che cominciamo.
Esempio: E Bocc. Decam. 7, 196: E perciò è buono, come tu dicevi dianzi,.... che noi siamo amici.
Esempio: Grazz. Comm. 31: Però fia buono ritirarmi dentro; sì sì, e tener più tosto l'uscio socchiuso.
Definiz: § XXVII. Esservi del buono, dicesi di Persone, più specialmente di sesso diverso, che abbiano tra loro intelligenza e dimestichezza. –
Esempio: Panant. Poet. Teatr. 4: E Monsignore avendo risaputo.... Che tra una donna e me c'era del buono ec.
Definiz: § XXVIII. Far buono, termine de' giuocatori. –
Esempio: Not. Malm. 1, 274: Quando si giuoca il danaro che s'ha in tavola, allorchè uno ha perduta quella porzione che aveva, cava di tasca nuovo danaro, o vero dice: fo buono, cioè prometto, verbigrazia, per uno scudo o per due, secondo che gli pare; e s'intende che non vuol passare quella somma per la quale ha fatto buono, cioè promesso.
Definiz: § XXIX. Menare il buon per la pace, lo stesso che Dare del buono per la pace. –
Esempio: Bracc. R. Dial. 65: Accordiamvelo per menare il buon per la pace; ma questo non basta per discernere la loro bontà.
Definiz: § XXX. Metterci del buono, riferito al fare checchessia, vale Adoperarvisi efficacemente. –
Esempio: Cellin. Vit. 223: Ma saranno una proposta di ragionamenti ai quali e' bisognerà bene che tu ci metti del buono a dirci la ragione di essi.
Definiz: § XXXI. Saper buono, vale Riuscir grato, piacevole. –
Esempio: Fr. Guitt. Lett. 4: Ma se tutto el ben loro non sa lor quasi buono, sa loro lo mal sì grave che catuna cosa di noia par li uccida.
Esempio: Giamb. Tratt. mor. 278: Questo pensiero gli sa sì buono che non se ne sazia, ma dì e notte vi pensa, perchè si sente per quello pensamento tutti i suoi desiderj compiere.
Esempio: Cant. Carn. 272: Il dolce nostro suono Vi saprà tanto buono, Che non ci parrà in vano esser venuti.
Definiz: § XXXII. Saper di buono, vale Tramandar buon odore. –
Esempio: Machiav. Comm. 161: Io ti guato e odoroti anche. Tu sai di buono, bembè, tu mi riesci.
Esempio: Cecch. Comm. ined. 1, 98: Portale, te', questo fiaschettin ch'è d'acqua d'angeli. B. Uh! come sa di buono.
Definiz: § XXXIII. Tener buono in mano, lo stesso che Aver buono in mano. –
Esempio: Ambr. Furt. 1, 3: O ingegno felicissimo, o solo aiuto ne i miei bisogni, deh! contami in che modo tu hai pensato. G. Bastivi ch'io tengo buono in mano e vi dò la cosa per fatta.
Definiz: § XXXIV. Volerci del buono e anche del buono e del bello, Bisognarci del buono e anche del buono e del bello, vale Bisognare un grande sforzo a fare od ottenere una cosa. –
Esempio: Vasar. Vit. Pitt. 2, 47: Vi bisognò del buono a fargli mutar opinione.
Esempio: Salv. Spin. 5, 3: A voler che costui nel concetto del popolo diventi subitamente un altro, vi bisognerà del buono.
Esempio: Lipp. Malm. 4, 44: Oltrechè innanzi ch'io vi possa giugnere, Ci vuol del buono e ci sarà da ugnere.
Esempio: Rucell. Or. Dial. 8, 11, 284: Si mescolano quelle sovrane faville [dell'anima], che vuolsi del buono per ritrovarle.
Esempio: Panciat. Scritt. var. 232: Ho fatto tanto, che Sua Altezza Reale darà un esemplare del libro delle Sperienze alla libreria di Sant'Agostino; ma c'è voluto del buono.
Definiz: § XXXV. Buon per te, Buon per lui e simili, valgono Buona cosa per te, Bene per te ec. –
Esempio: Firenz. Comm. 1, 409: Che buon per te e per quella poverina di mogliata.
Esempio: Bus. Lett. 118: Se egli moriva allora, buon per lui e per me e per i miei.
Esempio: Cellin. Vit. 94: Questa ditta lettera conteneva ch'io dovessi tornare al servizio di Clemente, e che buon per me.
Esempio: Dav. Tac. 1, 392: Tirasseci i soldati suoi più feroci, che buon per lui.
Definiz: § XXXVI. Trovasi anche col verbo Essere, espresso. –
Esempio: Ar. Orl. fur. 19, 99: Ragionando tra sè dicea Marfisa: Buon fu per me che costui non si mosse.
Esempio: E Ar. Orl. fur. 19, 100: Buon fu per me, dicea quell'altro ancora, Che riposar costui non ho lasciato.
Definiz: § XXXVII. Buono! modo esclamativo, col quale si approva ciò che altri dice, ovvero si mostra sodisfazione e compiacimento per cosa che sia annunziata. Ed usasi anco ironicamente. –
Esempio: Car. Stracc. 3, 1: Buono! si viene a 'nfilzare da sè stesso.
Esempio: Buonarr. Tanc. 5, 7: O buono! o questa vale ogni danaio.
Esempio: Fag. Comm. 2, 223: È egghi (egli) questo il nigozio da avanzare? Buono! questo è quello che mi fa mettere i peli canuti.
Esempio: Bertin. A. F. Risp. Gio. Paol. 5: Buono! disse l'amico, egli appunto va per tutto Buggiano vantandosi che alla sua critica non v' è difesa.