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FANTASMA, e talora anche in poesia FANTASIMA
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FANTASMA, e talora anche in poesia FANTASIMA.
Definiz: Apparizione paurosa, Spettro, Ombra. –
Esempio: Petr. Rim. 2, 118: Mai notturno fantasma D'error non fu sì pien, com'ei ver noi.
Esempio: Tass. Gerus. 10, 9: E chi sei tu? (sdegnoso a lui richiede) Che fantasma importuno ai viandanti Rompe i brevi lor sonni?
Esempio: E Tass. Gerus. 13, 25: Io sol quel bosco di troncar intendo, Che di torbidi sogni è fatto nido. Già nol mi vieterà fantasma orrendo, Nè di selva o d'augei fremito o grido.
Esempio: E Tass. Gerus. 18, 10: Quinci al bosco t'invia, dove cotanti Son fantasmi ingannevoli e bugiardi.
Esempio: Bald. Vers. 86: Ti sovraggiunse a l'improvviso O notturno fantasma o cosa tale.
Definiz: § I. E figuratam. –
Esempio: Giust. Vers. 104: Fantasmi e scheletri Inamidati.
Esempio: Guadagn. Poes. 2, 277: Ma oh Dio! sono un fantasima ambulante, Le coste mi si possono contare.
Definiz: § II. E semplicemente per Immagine falsa, illusoria. –
Esempio: Metast. Dramm. 9, 50: Qual fantasma improvviso T'agita, o Clelia?
Esempio: Manz. Poes. 64: Egli era Un fantasma d'error quel che parea Dall'Italia respingermi.
Esempio: Capp. Longob. 132: Roma era il centro, il fuoco di vita, e anche dopo scaduta la vita, il gran fantasma delle memorie, da cui ogni cosa si partiva e a cui tendeva ogni cosa.
Esempio: E Capp. Pens. Educ. 332: Col renderle (le donne) mal soddisfatte di quella sorte non disuguale che la natura assegnava loro, e della loro dignità vera, farle correre dietro ai fantasmi d'una ambizione che le degrada.