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Dizion. 2° Ed. .
C
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pag.138
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C
Definiz: | Lettera, laquale ha molta simiglianza col G. adoprasi da' Toscani, per due sorte di suoni: perchè, posta innanzi
all'A, O, U, ha il suono più muto, o rotondo, come CAPO, CONCA, CURA: e, avanti la E, ed I, si manda fuor più sonante,
o aspirato, come CERA, CIBO. Onde, per fargli fare il primo suono, gli pogniamo la H dopo, come Cheto, trabocchi.
QUESTO CH, posto davanti all'I, ottiene due sorte di suoni, l'uno più rotondo, come FIANCHI, STECCHI, FIOCCHI: L'altro
schiacciato, come OCCHI, ORECCHI, CHIAVE: quantunque appo i Poeti, cotali suoni non impediscan la rima. |
Esempio: | Petrar. canz. 49. Qui fra i mortali sciocchi, Vergine, que' begli occhi.
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Definiz: | E, per conoscere questa diversità di suono, sarebbe necessario assegnare a ciascheduno il suo proprio carattere.
NON si pone il C avanti ad altre consonanti, che alla L, e R, nella stessa sillaba, e perde alquanto del suo suono: ma
alla L più di rado, come CONCLUSIONE, CLERO, CRINE, INCRESPATO. Ammette avanti di se, nel mezzo della parola, ma in
diversa sillaba, La L, N, R, S: come CALCA, ANCORA, ARCO, TOSCO: ma la S gli va avanti, ancor nel principio, come
SCUDO, SCHERMO: e sempre si pronunzia la S innanzi al C nel primo modo più comune, come nella voce CASA, di che vedi
nella lettera S. Mettesi la C avanti al Q, quando il Q si dee raddoppiare, come ACQUA, ACQUISTO, conciossiacosachè il Q
non sia altro, che C. Nel mezzo di parola si raddoppia, quando bisogna, come STECCO BOCCA, TOCCA. |
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