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1) Dizion. 4° Ed. .
ESSERE.
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ESSERE.
Definiz: Verbo, che non segue alcuna coniugazione, ed è anomalo, ed irregolare più d'alcun altro di questa lingua, e si costruisce variamente, e con varj casi, siccome per li esempli; e vale Avere essenzia. Lat. esse. Gr. εἶναι.
Esempio: Dant. Inf. 1. Sì ch'a bene sperar m'era cagione Di quella fera la gaietta pelle.
Esempio: E Dan. Inf. 24. Nè con ciò, che di sopra il mar rosso ée.
Esempio: E Dan. Inf. 30. Dentro ée l'una già, se l'arrabbiate Ombre, che vanno intorno, dicon vero.
Esempio: E Dan. Purg. 10. Quand'io conobbi quella ripa intorno ec. Esser di marmo.
Esempio: E Dan. Purg. 25. Che questa è 'n via, e quella è già a riva.
Esempio: E Dan. Purg. 26. Dinne, com'è, che fai di te parete Al sol (cioè: come sta; in che maniera.)
Esempio: E Dan. Inf. 22. Ma però di levarsi era niente.
Esempio: Bocc. nov. 11. 8. Quanto poteva s'aiutava, ma ciò era niente (in questi due esempj vale: esser vano.)
Esempio: E Bocc. nov. 77. 24. Tra l'altre cose, ch'io apparai a Parigi, sì fu nigromanzía, della quale, per certo io so ciò, che n'è (cioè, quel, che se ne può sapere.)
Esempio: E Bocc. num. 38. Ed etti grave il costassù ignuda dimorare (cioè: t'arreca affanno.)
Esempio: E Bocc. nov. 81. 10. O se essi mi cacciasser gli occhi, o mi trassero i denti, ec. a che sare'io? (cioè: che partito sarebbe il mio, dove mi trovvere' io?)
Esempio: Albert. cap. 38. Lo cuor tuo in tal guisa costrigni ec. che tu sie contento di te medesimo.
Esempio: Fr. Giord. Pred. S. Non fanno quì mai altro, che studiare di conoscere il peccato, e sonne molto di meglio.
Esempio: Virg. Eneid. M. Sie sano, e queste cose dette, sparve (cioè: sta sano, addio.)
Definiz: §. I. Mutasi talvolta il Sono, terza persona del più, in Enno, e per accorciamento in En; anche si dice Ene, formata dalla terza persona del meno, è; ma non è più in uso, se non in alcuni luoghi tra i contadini.
Esempio: Guitt. lett. Per tutto ciò agguagliar non potría Mai l'onore, e lo bene, Che per voi fatto m'ene.
Esempio: Franc. Barb. 13. 3. E color, che larghi enno, Son dagli avari beffati, e scherniti.
Esempio: E Franc. Barb. 37. 15. Se donna femina ene.
Esempio: E Franc. Barb. 103. 5. Che già vertù non ene, Se di quella non tene.
Esempio: E Franc. Barb. 143. 19. Ma quelle somme trovian margarite, Ch'en di virtù fornite.
Esempio: Dant. Inf. 4. Enno dannati i peccator carnali, Che la ragion sommettono al talento.
Esempio: E Dan. Par. 13. Non per saper lo numero, in che enno Gli motor di quassù.
Esempio: E Dan. Par. 15. Perocch'al sol, che v'allumò, ed arse Col caldo, e colla face, en sì iguali, Che tutte somiglianze sono scarse.
Esempio: Fr. Giord. Pred. S. E perchè non enno esauditi que' Farisei.
Esempio: Fior. Virt. Lo male ene contro al bene, la morte ene contro la vita.
Esempio: Lor. Med. rim. Ferono indebolir le sante membra, Ch'en di celeste onor, non di mal degne.
Definiz: §. II. Stato è il participio di questo verbo, che denota tempo preterito, ed è tolto, come in presto, dal verbo Stare.
Esempio: Petr. son. 133. S'io fossi stato fermo alla spelunca ec. Fiorenza avría fors'oggi il suo poeta.
Definiz: §. III. Perciocchè, secondo la sua analogía, dovrebbe, siccome Essente, essere Essuto, che talvolta si ritruova nelle più antiche scritture; ma allora poco in uso, e oggi niente.
Esempio: G. V. 8. 31. 1. La qual porta era essuta prima cominciata nel 1284.
Esempio: E G. V. cap. 85. 1. I suoi comandamenti non erano essuti ubbiditi.
Esempio: E G. V. 9. 53. 1. Benchè i Pisani fussero essuti contenti a ciò, non avrebbe voluto ec.
Esempio: E G. V. cap. 272. 1. Accostandosi con quelli, che non aveano retto per addietro, nè essuti di lor setta.
Esempio: Amm. ant. 9. 6. 9. Nella Grecia la filosofia non sarebbe stata in tanto onore, s'ella non fusse essuta invigorita per contenzione.
Esempio: E Amm. ant. 11. 1. 10. Spesse volte lo dire de' buoni dicitori è essuto loro grande aiuto.
Esempio: Albert. cap. 44. Maggior onor gli sarebbe essuto, se egli medesimo se ne fosse rimaso.
Esempio: Coll. Ab. Isac. 23. E se l'uomo avesse conosciuta la sua infermitade nel principio, e avessela veduta, non sarebbe essuto negligente.
Definiz: §. IV. Dicevano anche talvolta Issuto.
Esempio: Amm. ant. 35. 4. 3. La nuora il seguente dì, che è issuta menata, domanda la pentola in presto dalla suocera, ed ella incontanente gliele nega.
Esempio: Nov. ant. 65. 8. Il Re vi mandò la mattina per tempo per sapere chi avea avuto il pane, dove era issuta la moneta.
Esempio: Vit. S. Gio. Bat. Sopra queste cose, ch'erano issute, e che doveano essere.
Esempio: Fr. Giord. Pred. S. Chi credea, che fossero issuti alcuni uomini, ch'erano passati.
Definiz: §. V. E talora Suto.
Esempio: Bocc. nov. 16. 27. E s'io avessi creduto, che conceduto mi dovesse esser suto, lungo tempo è, che domandato l'avrei.
Esempio: Salust. Iug. R. La sua virtù è suta grandisssima, e dismisurata.
Definiz: §. VI. Truovasi ancora Savamo, e Savate nel preterito imperfetto in vece di Eravamo, e Eravate.
Esempio: Sen. Pist. E quella cupidità, che noi apparammo, quando noi savamo teneri, è radicata, e cresciuta.
Esempio: Tav. Rit. E siccome voi savate partito.
Esempio: Cron. Morell. Noi savamo continuo tra uomini, donne, fanciulle, e balie, ec. più di venti in famiglia.
Esempio: E Cron. Morell. altrove: E poi savamo forti in mare di sei galee.
Definiz: §. VII. Talora si dice Fia, e Fie per Sarà; e Fieno, per Saranno.
Esempio: Bocc. nov. 77. 36. Io ognora, che a grado ti fia, te ne posso render molte per quella una.
Esempio: Dant. Purg. 18. E fieti manifesto L'error de' ciechi, che si fanno duci.
Esempio: Cas. lett. 16. In questo credo, che consista la vittoria ec. di S. M. Cristianiss. la quale ridonderà sempre in V. Ecc. Illustrissima, e a me fia di consolazione.
Definiz: §. VIII. E Fora pronunziato coll'O largo si usò per Sarei, e per Sarebbe, siccome Forano, per Sarebbono.
Esempio: Dant. Purg. 26. Sì mi parlava un d'essi, ed io mi fora Già manifesto.
Esempio: E Dan. Purg. 27. E fallo fora non fare a suo senno.
Esempio: Fr. Iac. T. 3. 4. 7. Fora a noi più presto nato, Se sua gloriosa matre ec. Fosse essuta 'nnanzi nata.
Definiz: §. IX. Coniugasi questo verbo con tutte le persone d'ogni suo tempo, col participio di preterita voce di tutti i verbi attivi, come con Amato, Chiamato, e gli altri; e formasi di esso, e del participio, il passivo, del qual manchiamo.
Esempio: Bocc. nov. 27. 24. Si dovrebbono gloriare, quando da alcuno amate sono.
Esempio: E Bocc. g. 4. p. 14. Per certo chi non v'ama, e da voi non disidera d'essere amato ec. così mi ripiglia, ed io poco me ne curo.
Esempio: E Bocc. nov. 31. 21. E chi altramenti il chiama, non colui, che è chiamato, ma colui, che chiama, commette difetto.
Definiz: §. X. Coniugasi eziandío con molti de' neutrali per formare il passato, ma non muta il loro significato; come Nascere, Voltare, Incontrare, Rallegrarsi, Dolersi.
Esempio: Dant. Purg. 22. Per lo contrario suo m'è incontrato.
Esempio: E Dan. Purg. 24. Femmina è nata, e non porta ancor benda.
Esempio: E Dan. Purg. appresso: Per esser pur allora volto in laci.
Esempio: Bocc. introd. 54. Rallegrato ciascuno, con piacevoli motti, e con festa mangiarono (quì ci s'intende in virtù, Essendo.)
Esempio: E Bocc. nov. 23. 9. Sicuramente gli dite, che io sia stata quella, che questo v'abbia detto, e siamevene doluta.
Definiz: §. XI. Coniugasi ancora seco medesimo, cioè col participio Stato.
Esempio: Bocc. nov. 27. 9. Se mai si risapesse, che noi fossimo stati, noi saremmo a quel medesimo pericolo, che è Aldobrandino.
Definiz: §. XII. Coniuga eziandío altri nel coniugar se.
Esempio: Bocc. nov. 11. 10. Cominciarono a dire ciascuno da lui essergli stata tagliata la borsa.
Definiz: §. XIII. Coniugato altresì coll'add. che manchi del verbo, dell'uno, e dell'altro di loro si forma esso verbo, del signific. dell'add. come Essere attento ec.
Esempio: Dant. Purg. 25. E già venuto all'ultima tortura S'era per noi, e volto alla man destra, Ed eravamo attenti ad altra cura.
Definiz: §. XIV. Coniugato colle particelle BENE, o MALE, senza aggiunto d'altra parola, che l'aiuti (modo usitato del buon secolo) vale Essere in grazia, o in disgrazia, a grado, o no, grazioso, o odioso, amato, o disamato.
Esempio: Bocc. nov. 94. 3. Perchè mal dell'amore della donna era, quasi disperatosene, Podestà chiamato di Modona, v'andò.
Esempio: G. V. 11. 6. 4. Tutta questa rovina avvenne al Legato, perch'era male co' Fiorentini, che se fosse stato bene di loro, la sconfitta, ch'ebbe a Ferrara la sua gente, non avrebbe avuta.
Definiz: §. XV. Coniugato nell'istessa guisa, vale talora Essere, o Non esser sodisfatto ec.
Esempio: G. V. 9. 79. 3. Onde il Re Ruberto, prima che e' fosse cardinale, era mal di lui, e avevali tolto il suggello.
Esempio: Bocc. nov. 17. 18. Parendogli, secondo che per gli atti di lei poteva comprendere, essere assai ben della grazia sua (cioè: aver la sua grazia)
Definiz: §. XVI. Essere col terzo caso, vale Avere, come l'usarono i Lat. alicui esse. Gr. δεῖνι εἶναι.
Esempio: Amet. 11. A me non è la forma di Adone, nè le ricchezze di Mida.
Esempio: E lett. Pr. S. Ap. 289. A me era animo d'aver taciuto.
Definiz: §. XVII. Essere in se, contrario di Esser fuori di se, e vale Esser sano di mente. Lat. apud se esse. Gr. ἐν ἑαυτῷ εἶναι.
Definiz: §. XVIII. Essere a uno, o da uno, vale Andare, o Trovarvisi.
Esempio: Stor. Rinald. Montalb. Figliuoli siate a Carlo, e salutate Dusnamo.
Definiz: §. XIX. Esser insieme o con una, o con uno, vale Usare con una, o con uno. Lat. rem habere, coire.
Esempio: Bocc. nov. 26. 14. E immaginando come dir gli dovesse quando con lui stata fosse, quasi tutta la notte dimorò.
Esempio: E Bocc. nov. 37. 5. Dove egli menar la voleva, acciocchè quivi più ad agio, e con men sospetto potessero essere insieme.
Esempio: E Bocc. nov. 78. 12. Il Zeppa, stato colla donna quanto gli piacque, scese della cassa.