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1) Dizion. 5° Ed. .
DIGIUNO.
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DIGIUNO.
Definiz: Sost. masc. Il digiunare, sia per precetto religioso, sia per propria volontà.
Lat. jejunium. –
Esempio: Giamb. Tratt. mor. 201: Chi, sanza discrezione, li digiuni e le vigilie e gli altri simiglianti beni fae con menimamento di spirito,... hae tolto al cuore suo l'effetto, ovvero frutto di buona opera.
Esempio: Fr. Giord. Pred. ined. 54: Più ti vale osservare uno die di digiuno in pane e in acqua per penitenzia data dal prete, che ec.
Esempio: Dant. Parad. 22: Pier cominciò senz'oro e senz'argento, Ed io [Benedetto] con orazione e con digiuno, E Francesco umilmente, il suo convento.
Esempio: Vill. G. 134: Con tutto il chericato di Roma, con solenni digiuni e orazioni, andò per tutte le principali chiese a processione.
Esempio: Bocc. Decam. 1, 129: Oltre a' digiuni delle quaresime, che nell'anno si fanno dalle devote persone, ogni settimana ec.
Esempio: E Bocc. Decam. 1, 130: Ad ogni uomo addiviene, quantunque santissimo sia, il parergli dopo lungo digiuno buono il manicare.
Esempio: Cell. G. Maestruzz. volg. 1, 39: Il digiuno è allora laudabile, quando la carne indebolisce, e scema la forza in tal modo, che più agevolmente si sottometta allo spirito, e non perciò s'avaccia la morte.
Esempio: Ar. Orl. fur. 40, 11: Ne l'esercito fan publico bando, Che sieno orazïon fatte e digiuno.
Esempio: Bart. D. Cin. 2, 148: Il prezioso pesce che ivi soprabbonda, sembra loro delizia non confaccentesi coll'austerità del digiuno.
Esempio: Mont. Poes. 1, 252: Venia poscia uno stuol quasi di scheltri, Dalle vigilie attriti e dal digiuno.
Esempio: Giust. Vers. 227: Un corpo maschio, defunto di corto, Scavar di notte, in giorno di digiuno.
Definiz: § I. Usasi pure per Obbligo o Precetto di digiunare, ed altresì Giorno o Tempo di digiuno. –
Esempio: Segn. B. Stor. Fior. 177: Levò via la quaresima e li digiuni.
Esempio: Bart. D. Cin. 2, 148: Si prese a passare in null'altro che erbe e riso tutti i giorni, che per legge ecclesiastica ci asteniam dalle carni, or sia digiuno or no.
Esempio: Pallav. Lett. 2, 73: Mi giugne (un dono) nel digiuno quaresimale.
Definiz: § II. Per Forzata astinenza dal cibo, ed altresì Mancanza o Soverchia scarsità di alimenti. –
Esempio: Bocc. Decam. 2, 136: Quale la vita loro in cattività ed in continue lagrime, ed in più lunghi digiuni, che loro non sarien bisognati, si fosse, ciascuno sel può pensare.
Esempio: E Bocc. Amet. 48: Però che le ramose quercie, abbondanti di molte ghiande, sodisfacevano a tutti i digiuni.
Esempio: Ar. Orl. fur. 34, 57: Vienti a ricrear con noi, Chè 'l digiun lungo de' noiarti ormai.
Definiz: § III. E poeticam., per Fame; riferito anche ad animali e più specialmente voraci. –
Esempio: Dant. Inf. 33: Poscia, più che il dolor, potè il digiuno.
Esempio: Machiav. Comm. 314: Cessa ogni doglia Quando questo (il corpo) è ben pieno: Così non verrò meno or pel digiuno.
Esempio: Ar. Orl. fur. 31, 2: L'acque parer fa saporite e buone La sete, e il cibo pel digiun s'apprezza.
Esempio: Alam. L. Colt. 1, 113: E tal in breve andar magrezza sente, Ch'in piè sta a pena, e tra 'l digiuno e 'l freddo Non ha spazio a veder distrutto il ghiaccio.
Esempio: Anguill. Ovid. Metam. 15, 116: Non pasce [la Fenice] il suo digiun di seme e d'erba, Ma d'ogni odor più prezïoso e santo.
Esempio: Tass. Gerus. 19, 35: Lupo predatore.... Le chiuse mandre, insidïando, aggira, Secco l'avide fauci, e nel digiuno Da nativo odio stimulato e d'ira.
Esempio: E Tass. Gerus. 20, 81: Qual da povera mensa a ricca cena Uom stimolato dal digiun si move.
Esempio: Chiabr. Rim. 1, 309: Forse ver lei (Firenze) s'adira Crudo Marte fremente, O fier digiun l'umana vita infesta? (qui per Fame prodotta da carestia).
Definiz: § IV. Figuratam., e altresì in locuz. figur., prendesi per Desiderio ardente, Brama, e talora anche Ansietà; così in modo assoluto, come col compimento espresso. –
Esempio: Dant. Parad. 15: Grato e lontan digiuno.... Soluto hai, figlio, dentro a questo lume In ch'io ti parlo, mercè di colei Ch'all'alto volo ti vestì le piume.
Esempio: E Dant. Parad. 19: Solvetemi, spirando, il gran digiuno, Che lungamente m'ha tenuto in fame, Non trovandoli in terra cibo alcuno.
Esempio: Petr. Rim. 1, 280: Send'io tornato a solver il digiuno Di veder lei, che sola al mondo curo.
Esempio: But. Comm. Dant. 3, 445: Lo digiuno cagiona desiderio di mangiare, e però si pone qui per lo desiderio.
Esempio: Bemb. Rim. 80: La bella imagin sua veduta in parte Il digiun pasce, e i miei sospiri acqueta.
Esempio: Tass. Gerus. 9, 40: Mentre il Soldan, sfogando l'odio interno, Pasce un lungo digiun ne' corpi umani.
Definiz: § V. Digiuno delle campane, dicesi volgarmente l'Astinenza da ogni cibo fatta dalla mattina del Giovedì Santo, quando si legano le campane, fino alla mattina del Sabato Santo, quand'esse vengono sciolte: ma scherzevolmente è usato anche a significare Digiuno più lungo del conveniente, e quindi mal comportabile. –
Esempio: Fag. Rim. 1, 116: Ma di fare il digiun delle campane Quotidie, o mia Signora, io non mi sento.
Esempio: E Fag. Rim. 4, 142: Io gli esorto (i figliuoli) al digiun delle campane, Celebro la dieta e il mangiar poco.
Definiz: § VI. E pure scherzevolmente prendesi per Tratto di tempo eguale alla durata di esso digiuno, ossia Due giorni. –
Esempio: Nell. Iac. Suoc. 3, 21: Ho pensato rinserrarlo, e farcelo stare il digiuno delle campane.
Definiz: § VII. Digiuno comandato, detto in dispregio a persona, vale Dedito solamente alla devozione e alle mortificazioni, Astinente da cose carnali, Tutto spirituale, e simili. –
Esempio: Cecch. Stiav. 3, 2: Da questi soppiatton, che paion sempre Un digiun comandato, è da guardarsi.
Definiz: § VIII. Cavar di digiuno, vale figuratam. Levar dalla miseria; e Trarsi dal digiuno, vale Uscir di miseria, Cessare di patir la fame. –
Esempio: Ar. Orl. fur. 17, 77: Le ricchezze del Turco hai [o Svizzero] non lontane; Caccial d'Europa, o almen di Grecia snida. Così potrai, o dal digiuno trarti, O cader con più merto in quelle parti.
Esempio: Saccent. Rim. 1, 113: Massime voi che con tanta pietà M'avete infin cavato di digiuno.
Definiz: § IX. Rompere il digiuno, vale Prender cibo, Sdigiunarsi, ed altresì Prendere alcun cibo vietato nei digiuni: nel qual ultimo senso dicesi pure Guastare il digiuno. –
Esempio: Bart. D. Op. mor. 23, 126: E quivi non prima che tramontato il sole, rompere il digiuno, pascendo erbe e radici.
Definiz: § X. E Rompere il digiuno o Guastare il digiuno, detto di cibo o di bevanda, vale Far sì che il digiuno non venga, altrimenti osservato da chi gli prenda. –
Esempio: S. Antonin. Confess. 68: Bere in fra giorno non rompe il digiuno, non lo faccendo per inganno.
Definiz: § XI. Solvere il digiuno, trovasi poeticam., e con locuzione latina, per Ristorarsi col cibo, Mangiare. –
Esempio: Alam. L. Avarch. 22, 26: Vadan dunque gli araldi e 'n vostro nome Comandin che ciascun l'albergo trove, Solva il digiun, poi di lucenti some D'arme esca carco alle battaglie nuove.