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1) Dizion. 5° Ed. .
MANGIARE
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pag.803


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MANGIARE.
Definiz: Att. Prendere checchessia per bocca per uso di cibo, e mandarlo masticato allo stomaco, principalmente a fine di cavarsi la fame.
Dal lat. manducare, probabilmente con influenza del franc. manger. –
Esempio: S. Bern. Cosc. 140: Acciocch'egli non si scandaleggi, se egli ti vedrà mangiare altro che si mangi egli.
Esempio: Cavalc. Vit. SS. PP. volg. 1, 233: Aveva in uso di non mangiare altro che pane e acqua.
Esempio: Domin. Gov. fam. 51: E così dico de' comandati dì dalla Chiesa santa, non mangi carne; e altrettale dico dell'uova, ne' digiuni comandati.
Esempio: Pulc. L. Morg. 18, 155: Quivi mangiaron le reliquie tutte Del bufolo, e tre staia di pan o piùe, E bevvono a bigonce.
Esempio: Ar. Orl. fur. 43, 196: E all'uom di Dio, ch'ogni sapor di starne Pose in oblio, poi ch'avvezzossi a' frutti, Per carità mangiar fecero carne.
Esempio: Cas. Pros. 3, 153: Perchè io ti priego di nuovo, che tu ti astenga di fare esercizio violento, e di mangiare, come tu suoli, le fave a staia e le ciriege a ceste.
Esempio: Cecch. Comm. ined. 182: I' dico : Tira il collo ad un cappone. Sì! e' non si potrè mangiar, dic'ella. Sì, stando vivo nella stia.
Esempio: Soder. Tratt. Arb. 4: Sono ancora genti, lotofaghe dette, perchè mangiano il frutto del loto.
Esempio: Adr. M. Plut. Vit. 3, 59: E gradito spettacolo era a' Romani il mangiare in palese il capitano pane comunale, e coricarsi per dormire sopra vil saccone, ec.
Esempio: Salvin. Esiod. 130: Agli uomini tal legge fe' Saturnio: A pesci e fiere e volatori augelli, Tra lor mangiarsi, chè ragion non ànno; Agli uomini ragion diede e giustizia.
Esempio: Fiacch. Fav. 2, 24: In cucina la carne non si trova, Perchè mangiarla non è più permesso.
Esempio: Manz. Prom. Spos. 133: E ora vi porterò un piatto di polpette, che le simili non le avete mai mangiate.
Definiz: § I. In costrutto con la prep. Di, vale Far proprio cibo di ciò che è indicato dal compimento; ovvero Prenderne una porzione, una parte. –
Esempio: Fr. Giord. Pred. 8: Or perchè non mangiate voi di questo pome?
Esempio: Dant. Inf. 33: Padre, assai ci fia men doglia, Se tu mangi di noi: tu ne vestisti Queste misere carni, e tu le spoglia.
Esempio: Comp. Din. Cron. DL. 147, 23: Fu loro presentato uno migliaccio di porco, del quale chi ne mangiò ebbe pericolosa infermità, e alcuni ne morirono.
Esempio: Bocc. Decam. 1, 206: Messer no, anzi mangia pane, il quale mostra che egli seco recasse. Disse allora l'Abate: or mangi del suo, se egli n'ha; chè del nostro non mangerà egli oggi.
Esempio: Sacch. Nov. 1, 217: Dino infino a qui non mangiò nè del ventre, nè alcuna cosa.
Esempio: E Sacch. Nov. 2, 3: Mangiastù mai delle nespole?... Sì, mille volte.
Esempio: Rucell. Or. Lett. 99: Io mi sento bene e bado a mangiar delle torte di latte, perchè mi piacciono assai; non so poi se mi conferiscano.
Esempio: Forteguerr. Ricciard. 21, 75: Mangian del buono e bevon del migliore.
Esempio: Martin. T. V. 3, 324: Mangiate di tutti gli uccelli mondi. Astenetevi dagl'immondi.
Esempio: Fiacch. Fav. 2, 22: Sol quel pesce trovò, ch'è alla ganascia Duro.... Pur ne mangiò; chè suole esser la fame De' cibi anco più rozzi il condimento.
Esempio: Guadagn. Poes. 2, 234: Se un cibo mi fa mal, d'idea non cangio; Dico di non mangiarne, e non ne mangio.
Definiz: § II. E figuratam., riferito a cose intellettuali, per Far suo, Comprendere, Capire. –
Esempio: Firenz. Comm. 1, 396: Ma che? ogni bue non sa di lettera: e questi sciocchi lodan più le cose dozzinali, perchè par loro intenderle, che le cose de' valentuomini, chè non ne mangiano.
Definiz: § III. E usato assolutam., vale Prender cibo, Nutrirsi, Alimentarsi. –
Esempio: Dant. Inf. 33: Branca d'Oria non morì unquanche, E mangia e bee e dorme e veste panni.
Esempio: E Dant. Purg. 23: Di bere e di mangiar n'accende cura L'odor ch'esce del pomo, e dello sprazzo Che si distende su per la verdura.
Esempio: Sacch. Nov. 1, 217: Dice maestro Dino: E' mi conviene pur pur mangiare, s'io voglio vivere; lascia stare. E Dino in gote, e non mangia.
Esempio: Vespas. Vit. Uom. ill. 16: Mangiava secondo n'aveva voglia.
Esempio: Cecch. Comm. ined. 315: Mosca. M. Signore. G. Onde vien? M. Da dar rodere Alla mula, acciocchè ella in tanti triboli Mangi, poichè noi altri abbiamo a metterci La vita.
Esempio: Speron. Op. 2, 454: Starsi il verno di notte tempo fra nevi e ghiacci senza mangiare.
Esempio: Cald. Tart. 29: Tengo per fermo che di verno (le tartarughe) non mangino mai; ma ne' mesi ne' quali mangiano, posso dire per esperienza che ec.
Esempio: Maff. G. P. Vit. Confess. 1, 162: Quando gli conveniva mangiare o dormire, o in altro modo servir al corpo, si empiva di rossore e vergogna, vedendo la nobiltà dell'anima miseramente depressa a tanto vil esercizio.
Esempio: Forteguerr. Cap. 273: E dormo e mangio e crepo dalle risa.
Esempio: Fiacch. Fav. 2, 43: Va' pur, va' iniquo, e mangia; or or vedrai Che per tuo mal non hai pensato assai.
Esempio: Guadagn. Poes. 1, 110: Un vero amante è sempre in convulsione: Teme, non dorme, struggesi, non mangia.
Esempio: Manz. Prom. Spos. 135: Renzo, stando indietro nel mangiare come nel bere, attese a mescere ai due testimoni.
Definiz: § IV. E per Consumare in cibi e bevande. –
Esempio: Cecch. Comm. ined. 399: E standoci.... dodici o quindici Giorni, che spesa è questa? qui.... mangiasi Da spensierati.
Definiz: § V. Vale anche, figuratam., Procurarsi l'occorrente per vivere, Provvedere al proprio sostentamento. –
Esempio: Bocc. Decam. 1, 200: Volendo il suo oste esser pagato, primieramente gli diede l'una [delle robe]; ed appresso, soprastando ancora molto più, convenne, se più volle col suo oste tornare, gli desse la seconda; e cominciò sopra la terza a mangiare, disposto di tanto stare a vedere, quanto quella durasse, e poi partirsi. Ora, mentre che egli sopra la terza roba mangiava, avvenne che ec.
Esempio: Fag. Comm. 1, 199: Spendo poco nel mangiare, manco nel vestire, e così avanzo quel più.
Esempio: Guadagn. Poes. 1, 35: Qual n'hai mercede? Cencinquanta scudi. Mangiate! rivestitevi! scialate!
Esempio: E Guadagn. Poes. 2, 132: E i polmoni a chi gli han dati? Ad un tal che per mangiare Ha bisogno di soffiare.
Definiz: § VI. Pure assolutam., usasi per Fare alcuno dei pasti consueti quotidiani; e propriamente il pasto più abbondante, cioè il desinare. –
Esempio: Comp. Din. Cron. DL. 164, 18: Messer Carlo di Valos ci facea spesso invitare a mangiare.
Esempio: S. Greg. Omel. 3, 4: Era uno uomo ricco, il quale vestiva di porpora e bisso, e continuamente mangiava splendidamente.
Esempio: Bocc. Decam. 1, 204: Il siniscalco dello Abate (perciò che ora era di mangiare) comandò che l'acqua si desse alle mani.... E per avventura avvenne che Primasso fu messo a sedere appunto dirimpetto all'uscio della camera, donde l'Abate dovea uscire, per venire nella sala a mangiare.
Esempio: Sacch. Nov. 1, 188: Al tempo che messer Vieri de' Bardi vivea, a un suo corredo andarono a mangiar con lui molti notabili cittadini cavalieri.
Esempio: Cellin. Vit. 305: Il Cardinal di Ferrara era alla presenza, perchè quasi di continuo mangiava la mattina al tavolino del re.
Esempio: Dav. Tac. 2, 28: Vituperossi poi col rubar, mangiando con Claudio, un bicchier d'oro.
Esempio: Bard. P. Avinav. 5, 36: Ècci buon vino; or via, venite drento; Mangiare a pasto o pur vogliate a scotto, Chiedete pur, ch'io ho pieno il pollaio, La cella, l'orcio, e ho 'l pane al fornaio.
Esempio: Crudel. Rim. 51: Fa colazione intanto, E seco mangia tutta la famiglia.
Esempio: Maff. Veron. illustr. 2, 290: Chiedea solamente per quanto si desse alloggio e trattamento; ch'è quello che sogliam dire in oggi Mangiare a pasto.
Definiz: § VII. Per Distruggere col farne cibo, Ingoiare, Divorare, Farne pasto; nel qual senso spesso prende le particelle pronominali. –
Esempio: Nov. Ant. 93: Fue una buona femina, ch'avea fatta una fine crostata d'anguille.... La gatta si mangiò la crostata.
Esempio: Dant. Inf. 32: O tu che mostri per sì bestial segno Odio sovra colui che tu ti mangi, Dimmi ec.
Esempio: Flor. Agric. Met. volg. 525: I gatti che lo pigliano (certo topo) non lo mangiano, ma l'ammazzano, avendo in orrore il suo veleno, siccome anco non mangiano il topo maggiore.
Esempio: E Flor. Agric. Met. volg. appr.: Questa (la mastella salvatica) abita per le grotte de le ripe de' fiumi, dove.... si mangia i presi pesci.
Esempio: Anguill. Ovid. Metam. 8, 366: Chè con tal rabbia trangugiar la scorge, Che teme forse esser mangiata anch'essa.
Esempio: Buonarr. Cical. III, 1, 10: Ma che si fa egli poi di quella troia?... Mangiansela le fate.
Esempio: Fiacch. Fav. 1, 40: Dimmi,... bestia impertinente, L'oro sei tu di consumar capace? Forse mangiar lo vuoi?
Esempio: Lambr. Bach. Set. 10: Una parte dei bachi si trovò mancare, e fu probabilmente mangiata dagli uccelli e da altri animali.
Definiz: § VIII. E figuratam. –
Esempio: Benciv. Esp. Patern. volg. 56: Principi malvagi, che per lor grandi cupiditadi e avarizie scorticano e mangiano lor suggetti.
Esempio: Real. Franc. 3 t.: L'uno era signore della maggiore parte, ed era detto duca di Sansogna; l'altro era chiamato re di Provino: come è di consuetudine, il grande mangia il piccolo, questo duca voleva essere signore del tutto.
Esempio: Rep. Fir. Diec. Bal. 4, 46: Dicendo che prima si mangerebbono l'uno l'altro, che vedere essere sudditi a' Catalani.
Esempio: Savonar. Pred. 12: O tepidi, guardatevi che la figliuola non mangi la madre. Questa avarizia mangia la madre, idest la devozione, donde la nasce.
Esempio: Machiav. Stor. 1, 167: Di qui nasce che gli uomini mangiano l'un l'altro, e vanne sempre col peggio chi può meno.
Esempio: E Machiav. Leg. Comm. 3, 219: Si crede il re di Francia.... sarà più libero a potere favorire la Chiesa e assicurare Italia da chi disegnava mangiarsela.
Esempio: Firenz. Pros. 2, 186: Il quale, minacciando e borbottando, se ne corse subito in camera della moglie, per vedere se egli vi era alcuno che se la mangiasse; nè avendo ritrovato persona, ec.
Esempio: Car. Lett. ined. 1, 111: E, quel che mi gitta per terra, non ho danari. La spedizione è lunga..., e già mi ho mangiato un cavallo, ec.
Esempio: Dav. Tac. P. 1, 98: Chiamaronlo Alexicaco, cioè Scacciamali; perchè quasi di tutto il mondo; giganti e tiranni, che si mangiavano i popoli, scacciò o uccise.
Esempio: E Dav. Tac. P. 1, 377: Claudio Timarco candiotto fu querelato di cose solite a' potenti delle provincie, che si mangiano i minori.
Esempio: Salvin. Esiod. 129: Queste cose osservando, o regi, voi Che mangiate regali, le sentenze Dirizzate, e non più le date oblique.
Esempio: Manz. Prom. Spos. 569: Io ho sempre sentito dire che ne' pericoli è meglio essere in molti. In molti? in molti? replicava don Abbondio: povera donna! Non sapete che ogni lanzichenecco ne mangia cento di costoro?
Definiz: § IX. E in senno particolare, è termine di alcuni giuochi, come delle Carte, della Dama, degli Scacchi; e dicesi di quelle carte, o di quei pezzi, che sono da più di altri, e hanno perciò virtù di prenderli, o di toglierli di mezzo. E si dice anche del giocatore che li maneggia, rispetto alle carte o ai pezzi dell'avversario.
Definiz: § X. Pur figuratam., per Sopraffare alcuno con parole, od anche solamente con atti o piglio, di minaccia, di rimprovero, di biasimo, e simili, in modo da ridurlo a non aver più nessuna forza, autorità, energia, proprio come se più non fosse. E si usa anche nelle maniere Mangiar vivo; Mangiare con le parole, con gli occhi; Mangiar uno come il pane. –
Esempio: Bern. Orl. 59, 33: Non fu dato credenza al mio parlare, Non fur le vere mie parole intese; E Rodamonte mi volse mangiare Quando dannavo queste pazze imprese.
Esempio: Buonarr. Fier. 3, 1, 5: E che non le diss'io? che non le feci? Fui viva per mangiarmela co' denti, Tanto lo sdegno, oh Dio! Tanta la furia e la rabbia m'assalse.
Esempio: Magal. Lett. scient. 95: Io, con tutto che mi paresse di non poterne dubitare, dico in ogni modo a Tonino, che non mi stia a fare il buffone, e se è ginestra veramente. Pensate m'ebbero formatamente a mangiare.
Esempio: Nell. Iac. Mogl. 2, 16: Vuol portare i calzoni lei, e lo mangia colle parole e cogli occhi, tenendolo come uno schiavo in catena.
Esempio: Marrin. Annot. Baldov. Lament. 100: Ch'i' l'are' anche manicato vivo. Quando alcuno acceso di sdegno ha sopraffatto un altro con parole, bravate e violenze, si suol dire: E' l'ebbe a mangiar vivo.
Esempio: Martin. T. V. Not. 14, 49: Divorerà i tuoi figliuoli ec. È una espressione simile a quella che si usa tra noi, quando si dice che uno mangia viva la gente: ma qui vuol dire che ec.
Definiz: § XI. Pur in senso figurato, vale Fare come scomparire checchessia, Far che non si rilevi, riferito a cose visibili. –
Esempio: Dav. Lett. LXXVIII: A' luoghi dunque bisogna aver gli occhi: così ebbe Donatello nel famoso Zuccone del nostro campanile del Duomo, nel fargli gli occhi, che di lassù paion cavati colla vanga: chè se gli scolpiva, di terra la figura parrebbe cieca; perchè la lontananza si mangia la diligenza.
Definiz: § XII. E riferito a parole, vale Pronunziare in modo da non farle bene intendere; e riferito a lettere o sillabe, vale Sopprimerle nella pronunzia, o nella scrittura. –
Esempio: Salvin. Pros. tosc. 1, 280: Questo che or ti pargoleggia in vista. Dice che il cominciare un sonetto con questo principio, senza collidere, o vogliam dire, far mangiare la vocale, rende languido il verso.
Esempio: E Salvin. Pros. tosc. 1, 282: In questo fatto di non mangiare le vocali, che nel fine d'una parola e nel principio dell'altra seguente s'affrontano,... Virgilio.... se n'astenne.... Dante somiglia Omero; e il Boccaccio, altresì, ne' suoi poemi e gli altri nostri antichi: che benchè conoscessero e adoperassero il verso più calcato e numeroso, pure non isdegnarono di farlo.... smilzo ancora.... e smunto e scarnito, col fare che le vocali non si mangiassero, ma facessero sillaba da per loro.
Esempio: E Salvin. Pros. tosc. 2, 24: Questo segno da i Greci.... chiamato fu apostrofo, che in latino suona aversio, quasi un rimovimento e slontanamento di quella povera vocale, cui tocca a essere elisa o, come noi diciamo, mangiata.
Definiz: § XIII. E detto della stampa, e riferito alle parole scritte, per Inchiudere, Comprendere, Contenere, una scrittura in molto minore spazio del manoscritto.
Definiz: § XIV. E riferito a via, cammino, spazio, vale Trascorrerlo così rapidamente, che quasi paia scomparirci dinanzi. –
Esempio: Buonarr. Fier. 2, Introd. 2: Spronatevi, avacciatevi, Ratte la via mangiatevi.
Definiz: § XV. E riferito a libri, usasi per Leggere avidamente, con grande celerità; più comunemente Divorare.
Definiz: § XVI. E altresì figuratam. per Danneggiare continuamente e in estremo grado, Disertare nelle sostanze, negli averi, nei possessi, e simili. –
Esempio: Vill. G. 308: Li domandaron grazia, che fossono alleggiati delle importabili gravezze che messer Giache di Sampolo e' suoi faceano loro, e oltre acciò i gran borghesi delle ville, chè tutti li mangiavano.
Esempio: Guicc. Stor. 4, 218: Al quale (al Borbone) veniva vettovaglia di quello di Ferrara; ma avendola a pagare, e non avendo quasi danari, alloggiavano, per mangiare il paese, molto larghi, e correvano per tutto predando uomini e bestie, donde traevano il modo di pagare le vettovaglie.
Esempio: E Guicc. Op. ined. 1, 106: Entrano in periculo di essere soprafatti da' cambj, e' quali non si fermano o diminuiscono mai, ma sempre camminano e mangiano.
Esempio: Nard. Liv. Dec. 92 t.: Dicendo d'esser mangiato e consumato dall'usure, moltiplicando quelle sempre sopra al capitale, avendolo già pagato più volte pel debito fatto nella milizia.
Esempio: Cellin. Vit. 381: Aveva impegnato quasi ciò che gli aveva al mondo, lasciandosi mangiare dagl'interessi, solo per non toccare di quelli dinari che non erano ordinati per lui.
Esempio: Giannot. Op. 1, 326: Essendo (il pontefice) constretto in ogni azione servirsi degli uomini senza potere amministrare cosa alcuna per se medesimo, è in modo mangiato da' suoi, che le forze, per grandi che le sieno, divengono in poco andare di tempo piccole e deboli e conseguentemente disutili.
Esempio: Sassett. Lett. 170: Provvisioni, senserie, e altre spese che mangiano ogni cosa.
Esempio: Ridolf. Lez. Agr. 2, 86: Quelle terre che.... consumano.... gli strumenti, mangiano anche il coltivatore.
Definiz: § XVII. E riferito a sostanze, averi, beni, per Consumare, sia dilapidando, scialacquando, se proprj; sia con indebita appropriazione, se d'altri. –
Esempio: Tasson. Secch. rap. 1, 21: Uomini inetti, Nati a mangiar l'altrui fatiche e bere.
Esempio: Salvin. Odiss. 72: Mangiamisi la casa, ed i lavori Grassi periscon; d'uomini nimici La casa piena.
Esempio: E Salvin. Odiss. 415: Ma prega che di nuovo esca di casa, Per la roba sdegnato, cui gli Achei Gli mangiano.
Esempio: Fag. Comm. 3. 214: E che effetti ci ho io in questi luoghi? Un po' di grillaia, e non altro, della quale i contadini mi mangian ogni cosa.
Esempio: E Fag. Comm. appr.: Questa potesteria non rende nulla.... Questi cavalieri, questi notaj, mangian essi ogni cosa; e in specie questo, ch'è toccato a me, mangia fine fine, mangia come i granchi, a due bocche.
Esempio: E Fag. Rim. 2, 201: E non mangia quel d'altri, ma il suo dà.
Esempio: E Fag. Rim. appr.: E mangian bene in modo, che gli arnioni Fan grassi; e di talun sentit'ho dire: Mangiò un podere al tale: o ve' bocconi!
Definiz: § XVIII. E usato assolutam., dicesi per Fare illeciti guadagni, approfittandosi specialmente del proprio ufficio, o delle incombenze che uno abbia. –
Esempio: Panant. Paret. 46: E perchè un impiegato non si cangia, Allor che è un bue, non vuol far nulla, e mangia?
Esempio: Guadagn. Poes. 1, 41: Corpo (quello dei maestri) che non è quel degl'ingegneri, Chè questi mangian molto e quelli poco.
Esempio: E Guadagn. Poes. 2, 44: Se patisce un legal d'indigestione, O se qualche fattor non può mangiare,... Povera gente! non dovrà fumare?
Esempio: E Guadagn. Poes. 2, 196: Chi amministra ha un occhio singolare Per veder quando è tempo di mangiare. (In questi tre esempj è preso scherzevolmente in doppio senso).
Definiz: § XIX. Per similit., detto di materie, e riferito a cose, vale Consumare, Corrodere. –
Esempio: Benciv. Aldobr. P. 80: Non tanto solamente per questa ragione possono i capelli cadere, ma per materia velenosa che mangia e divora la matera de' capelli.
Esempio: Biring. Pirotecn. 49: E non potendo aver di queste [pietre], pigliare di quelle che più resisteno; perchè altrimenti li violenti, li continui e longhi fuochi, le mangiano, e danno gran spesa al patrone, e gran fastidio e fadiga a gli operanti.
Esempio: Cellin. Pros. 151: Quando il lavoro fummica più forte, allora bisogna gittarlo nell'acqua chiara, ma avvertire di non lo lasciare sfummare a fatto, perchè mangerebbe l'oro, e non piglierebbe.
Esempio: E Cellin. Pros. 196: E questi (marmi) sono molto difficili da lavorare, perchè la sorte delli smerigli, che gli hanno in corpo, si mangiano e' ferri d'ogni sorte.
Esempio: Bart. C. Archit. Albert. 53: Il medesimo avviene ancora a tutte le pietre pulite, che non sono mangiate dalla ruggine.
Esempio: Vasar. Vit. Pitt. 1, 318: Considerò che i marmi, da quella parte.... essendo saligni, per gli scilocchi sempre sono umidi e gettano una certa salsedine,... e che perciò acciecano e si mangiano i colori e le pitture.
Esempio: E Vasar. Vit. Pitt. 2, 51: Fa, col tempo, una salsedine che si mangia e consuma il bianco e gli altri colori.
Esempio: Cecch. Stiav. 3, 4: Ogni cosa è come una stalla: e poi dicono questi uomini che noi non siam buone a nulla; ed otto dì ch'egli stien fuor di noi, la polvere se gli mangia.
Esempio: Red. Esp. nat. 31: Qual poi esser possa la cagione di tale inalbamento, io per me credo che venga da quel sale che suol fiorire su' vasi di cristallo, e che col tempo gli rode, gli spezza e se gli mangia.
Esempio: Ridolf. Lez. Agr. 2, 86: Quelle terre che, come solete dire, consumano, mangiano, gli strumenti, ec.
Definiz: § XX. A mangiare a mezzo, si disse di quella sorta d'usura o guadagno illecito, che era chiamato anche Barocco o Barocchio. –
Esempio: Not. Malm. 1, 315: Ma perchè le mercanzie, che hanno in uso di dare sovente gli scrocchianti attivi, sono di così ladra qualità e di tanto dura digestione, che non si trova chi vi voglia entrare; costumano i medesimi agenti, dopo d'averle date a credenza, di ripigliarsele per pochissimo e, come si dice, a mangiare a mezzo: e questo, s'io non isbaglio, vien detto barocchio.
Definiz: § XXI. Da mangiare, usato come aggiunto, e più specialmente di frutta e in particolare di uva, vale Buono a mangiarsi, Mangereccio. –
Esempio: Cavalc. Vit. SS. PP. 1, 123: Gli toglievano quel poco di pane che aveva, o ciò altro che fosse da mangiare.
Esempio: Varch. Sen. Benef. 156: Come ancora le cose da mangiare non si stimano dall'uso e dall'effetto, ma dalla consuetudine.
Esempio: Salvin. Teocr. 13: Due volpicelle, Che l'una in su e in giù per le viottole Striscia e su per le fosse tra i filari Di viti, l'uva da mangiar guastando; L' altra ec.
Definiz: § XXII. Pure a modo di aggiunto, sia di luogo sia di cosa, vale Che serve per mangiare, Fatto per uso o comodità di mangiare. –
Esempio: Bocc. Testam. 140: Ed oltre acciò un desco piccolo da mangiare, d'assi di noce.
Definiz: § XXIII. Aver mangiato i baccelli, e ora spazzare i gusci. –
V. Baccello, § VII.
Definiz: § XXIV. Aver mangiato il fegato della lepre. –
V. Lepre, § VII.
Definiz: § XXV. Dar da mangiare,checchessia o Dar mangiare, checchessia, vale Offrirlo, Somministrarlo, Imbandirlo, per cibo. –
Esempio: Cavalc. Vit. SS. PP. volg. 2, 351: Li predetti leoncini notricai come miei figliuoli, dando loro da mangiare frondi d'albori.
Esempio: Bocc. Decam. 5, 195: Federigo, udendo ciò che la donna addomandava, e sentendo che servir non la potea, perciò che mangiare gliele (il falcone) avea dato, cominciò ec.
Esempio: Manz. Prom. Spos. 277: Cosa mi darete da mangiare? disse poi all'oste. Ho dello stufato; vi piace?
Definiz: § XXVI. E Dar mangiare il suo, vale Far consumare il suo mediante banchetti, conviti, e simili. –
Esempio: Bocc. Decam. 1, 205: E per ventura, il primo uomo che agli occhi gli corse fu Primasso, il quale assai male era in arnese...; e come veduto l'ebbe, incontanente gli corse nello animo un pensier cattivo e mai più non statovi, e disse seco: Vedi a cui io do mangiare il mio. E 207: Deh questa che novità è oggi che nell'anima m'è venuta? che avarizia?... Io ho dato mangiare il mio, già è molt'anni, a chiunque mangiare n'ha voluto, senza guardare se gentile uomo è o villano, povero o ricco, ec.
Definiz: § XXVII. E assolutam., Dar da mangiare, o a mangiare, ed anche, ellitticamente, Dar mangiare, ad alcuno, vale Offrire, Fornire, Somministrare, Imbandire, ad esso, l'occorrente per mangiare. –
Esempio: Cavalc. Vit. SS. PP. volg. 2, 353: Menaila nella spilonca per farla riposare, e per darle mangiare.
Esempio: E Cavalc. Alt. Apost. 186: Quegli dell'isola benignamente ci ricevettono, e accesono il fuoco per lo grande freddo ch'era, e perchè piovea, e diederci da mangiare.
Esempio: Vill. G. 169: Avvenne in quello assedio che gli usciti di Firenze un giorno diedono mangiare a' Tedeschi di Manfredi; e fattili bene avvinazare, e inebriare, ec.
Esempio: Bibb. N. 10, 67: Se il tuo nemico ha fame, dàgli mangiare; se ha sete, dàgli bere.
Esempio: Bocc. Decam. 2, 290: Al quale il Soldano avendo alcuna volta dato mangiare, ec.
Esempio: E Bocc. Decam. 8, 105: Le quali [lampade] non bastandogli, per voler dar mangiare a certi gentili uomini, m'ha fatte comperare quest'altre due.
Esempio: E Bocc. Decam. 8, 113: A te sta oramai, qualora tu mi vuogli così ben dar da mangiare come facesti, ed io darò a te così ben da bere come avesti.
Esempio: Burch. Son. 1, 131: Or non ci far di grosso, Ma dacci da mangiar.
Esempio: Machiav. Pros. stor. pol. 2, 429: Voi siete fatti come i cani, che vanno sempre dattorno a chi può meglio dar loro mangiare.
Esempio: Giannnott. Op. 2, 318: Io cerco con chi mangiar mi dà Grazia, col morder li altri e col mal dire.
Definiz: § XXVIII. Digerire, o simile, le lische chi ha mangiato il pesce. –
V. Lisca, § V.
Definiz: § XXIX. Fare a mangiar con gl'interessi, o con l'nteresse. –
V. Interesse, § XXIV.
Definiz: § XXX. Mangiare a crepapelle, Mangiare a tirapelle. –
V. A crepapelle, A tirapelle.
Definiz: § XXXI. Mangiare a due ganasce, o a due palmenti. –
V. Ganascia, § IV, e Palmento.
Definiz: § XXXII. Mangiare a modo suo, vestire a mo' degli altri; maniera proverbiale, denotante che Ognuno può mangiare secondo il proprio gusto, ma quanto al vestire bisogna che si conformi alla consuetudine.
Definiz: § XXXIII. Mangiare a tre, quattro, cinque, sette, doppj, Mangiare com'un lupo, Mangiare per tre, e simili, sono maniere familiari che valgono Mangiare in quantità strabocchevole, o anche soltanto Mangiare più del solito, dell'ordinario, o del conveniente. –
Esempio: Fag. Comm. 4, 418: O ve' bel vantaggio, levarmi due bocche di casa, perchè fuori mi mangino a sette doppj; avete voi altri vantaggi da propormi?
Esempio: Panant. Epigr. 94: I frati, che varcar monti e dirupi, Avrebbero mangiato come lupi.
Esempio: Guadagn. Poes. 1, 318: Dicesi che mangiasse almen per tre.
Definiz: § XXXIV. Mangiare a ufo, a scrocco, alle spalle altrui, o Mangiare il pane a ufo, vale Fare, o Lasciare, che altri provveda al nostro mantenimento; Mantenersi, Campare, a spese di quello. –
Esempio: Cecch. Dichiar. Proverb. 31: Dicesi.... mangiare a scrocco, chi mangia a spese d'altri.
Esempio: Guadagn. Poes. 1, 114: Molti van per madama, molti ancora E per madama, e per mangiare a scrocco.
Esempio: Manz. Prom. Spos. 575: Agnese e Perpetua, per non mangiare il pane a ufo, avevan voluto essere impiegate ne' servizj che richiedeva una così grande ospitalità.
Definiz: § XXXV. Mangiar bestie e cristiani, dicesi scherzevolmente di persona che faccia grandi dimostrazioni di voler dire e fare contro alcuno cose terribili, senza che poi in effetto attenga tali minacce. –
Esempio: Panant. Poet. Teatr. 90: E nel furor mordendosi le mani, Par che voglia mangiar bestie e cristiani.
Definiz: § XXXVI. Mangiar cacio, o del cacio; e Mangiare il cacio nella trappola. –
V. Cacio, §§ IX e X.
Definiz: § XXXVII. Mangiare col capo nel sacco. –
V. Capo, §§ LXXV e LXXVI.
Definiz: § XXXVIII. Mangiar coll'imbuto. –
V. Imbuto, § I.
Definiz: § XXXIX. Mangiare con gli occhi, dicesi per Guardare persona, od anche cosa, con intenso desiderio; e Mangiare co' baci, o da' baci, per Baciare ripetutamente e con trasporto di gran tenerezza. –
Esempio: Pindem. Poes. 348: Le fine sete e i prezïosi arredi Mangia con gli occhi.
Definiz: § XL. Mangiar de' sogni. –
V. Sogno.
Definiz: § XLI. Mangiare di grasso, Mangiare di magro. –
V. Grasso, adiettivo, § XLIII; e Magro, § XXIX.
Definiz: § XLII. Mangiare e bere, dicesi scherzevolmente intendendo del Vivere, Campare, e propriamente senza far nulla. –
Esempio: Giust. Vers. 277: Tornò di schiena al solito mestiere, Per questa noia di mangiare e bere.
Esempio: Guadagn. Poes. 1, 22: Il nobil privilegio d'esser nato Per non far altro che mangiare e bere.
Esempio: E Guadagn. Poes. 1, 32: Laonde se vestir fino al presente E se ho voluto bevere e mangiare, Benchè l'ozio mi piaccia grandemente, Ho dovuto ec.
Esempio: E Guadagn. Poes. 2, 127: Posson mostrare alle nazioni intere Che qui non state per mangiare e bere.
Definiz: § XLIII. Mangiare il cavolo co' ciechi, Mangiar la zuppa co' ciechi. –
V. Cavolo, § XIII, e Zuppa.
Definiz: § XLIV. Mangiare il pane d'alcuno. –
V. Pane.
Definiz: § XLV. Mangiare il pane a tradimento. –
V. Tradimento.
Definiz: § XLVI. Mangiare il porro dalla coda. –
V. Porro.
Definiz: § XLVII. Mangiare in pugno. –
V. Pugno.
Definiz: § XLVIII. Mangiar l'aglio. –
V. Aglio, § III.
Definiz: § XLIX. Mangiare la foglia. –
V. Foglia, § XXVI.
Definiz: § L. Mangiare la pappa, o la torta, in capo ad uno. –
V. Capo, § CLXI.
Definiz: § LI. Mangiare la pazienza col cucchiaio della rabbia. –
V. Cucchiaio, § VII.
Definiz: § LII. Mangiare pan disperato. –
V. Pane.
Definiz: § LIII. Mangiare pan pentito. –
V. Pane.
Definiz: § LIV. Mangiar pane e veleno. –
V. Pane e Veleno.
Definiz: § LV. Mangiare per vivere, non vivere per mangiare; dicesi come riprensione e ammonimento a chi mostri avere per unico o principal fine della vita i volgari piaceri del senso, e in particolare della gola. –
Esempio: Benciv. Aldobr. P. 96: Quando Galieno fu domandato perch'elli apicciolava ciascuno giorno la vivanda, sì rispuose che non avea altra intenzione che di mangiare tanto ch'elli potesse sua vita allungare, e non avea cura di vivere per mangiare, ma di mangiare per vivere.
Esempio: Fag. Comm. 4, 20: Gente nata per pappare e bere! Noi dobbiam mangiar per vivere, non vivere per mangiare: e a mangiar per vivere ogni poco basta, e il troppo fa male.
Definiz: § LVI. Mangiare spinaci. –
V. Spinace.
Definiz: § LVII. Mangiare una costola, o le costole, o le ossa, ad alcuno. –
V. Costola, § XVIII; e Osso.
Definiz: § LVIII. Mangiare un boccone, due bocconi. –
V. Boccone, §§ XI e XII.
Definiz: § LIX. Mangiar veleno. –
V. Veleno.
Definiz: § LX. Mangiar volentieri la carne d'allodola. –
V. Allodola, § II.
Definiz: § LXI. Mangiare noci, o Aver mangiato, noci, e Mangiarle noci col mallo. –
V. Mallo, § II, e Noce.
Definiz: § LXII. Mangiare merda di galletto, o Aver mangiato, merda di galletto. –
V. Galletto, § VI.
Definiz: § LXIII. Mangiare cicerchie, o Aver mangiato, cicerchie. –
V. Cicerchia, § II.
Definiz: § LXIV. Mangiare le lucertole, o Aver mangiato, le lucertole. –
V. Lucertola, § IV.
Definiz: § LXV. Mangiarla, riferito a ingiuria, angheria, o a qualsiasi altra cosa spiacevole, vale Sopportare, Comportare; che anche dicesi Inghiottire, o Mandar giù. –
Esempio: Cellin. Vit. 171: Disse che io me gli levassi dinanzi, e che a quel modo la mangerei, se io crepassi.
Definiz: § LXVI. Mangiarsi i guanti. –
V. Guanto, § X.
Definiz: § LXVII. Mangiarsi il cuore. –
V. Cuore, § CXXV.
Definiz: § LXVIII. Mangiarsi il fegato, o un'ala di fegato. –
V. Fegato, § VII.
Definiz: § LXIX. Mangiarsi in erba l'entrate o le rendite. –
V. Erba, § XV, XVI.
Definiz: § LXX. Mangiarsi la raccolta, il grano, i frutti, in erba. –
V. Erba, § XIV.
Definiz: § LXXI. Mangiarsi l'erba, o la paglia, sotto. –
V. Erba, § XXXII, e Paglia.
Definiz: § LXXII. Mangiarsi le lastre. –
V. Lastra, § VII.
Definiz: § LXXIII. Mangiarsi le mani. –
V. Mano.
Definiz: § LXXIV. Mangiarsi le parole. –
V. Parola.
Definiz: § LXXV. Mangerebbe i chiodi, dicesi familiarmente di persona ingorda, insaziabile.
Definiz: § LXXVI. Mangerebbe in capo a un tignoso, o Mangerebbe checchessia in capo a un tignoso; dicesi scherzevolmente a denotare grande ingordigia, o sfrenato desiderio di checchessia.
Definiz: § LXXVII. Mangerebbe le chiappe a Gramolazzo, o l'anca di Gramolazzo, o Avrebbe mangiato, le chiappe a Gramolazzo, o l'anca di Gramolazzo, si disse di chi per voracità o grande fame sia pronto a mangiare di tutto; novellandosi che colui le avesse di ferro. –
Esempio: Pulc. Luc. Ciriff. Calv. 4, 52: Egli arebbon mangiato a Gramolazzo Le chiappe, che si dice eran di ferro.
Esempio: Pulc. L. Morg. 17, 105: Dicieno i servi che stavan dintorno: Che farebb'ei co' denti che gli manca? Di Gramolazzo mangerebbe l'anca.
Definiz: § LXXVIII. Non ne mangerebbero i cani, o Non ne avrebbero mangiato, i cani. –
V. Cane, § LXI.
Definiz: § LXXIX. Mangia tu, chè mangio io, mangiamo tutti nel nome di Dio, o simili; dicesi scherzevolmente per motteggiare coloro che fanno insieme, ciascuno per proprio vantaggio, illeciti guadagni su checchessia. –
Esempio: Fag. Comm. 5, 411: Farà qualch'accordellato co' creditori posteriori: mangia tu, mangio io; mangiam tutti, bene mio.
Esempio: Guadagn. Poes. 2, 251: Insomma, mangi tu, mangio ancor io, Mangiamo tutti col nome di Dio!
Definiz: § LXXX. Ti mangi il canchero!
V. Canchero, § VI.
Definiz: § LXXXI. Asin che ha fame, mangia d'ogni strame. –
V. Asino, § XXIX.
Definiz: § LXXXII. Asin che raglia, mangia poco fieno. –
V. Asino, § XXX.
Definiz: § LXXXIII. Cane non mangia cane. –
V. Cane, § LXXIX.
Definiz: § LXXXIV. Chi a tempo vuol mangiare, innanzi l'ora gli conviene pensare; si disse in proverbio, per denotare che Alle cose di cui ci preme la riuscita, bisogna pensare e apparecchiarsi per tempo. –
Esempio: Macingh. Strozz. Lett. 388: Chi a tempo vole mangiare, ennanzi all'ora gli conviene pensare.
Definiz: § LXXXV. Chi l'ha a mangiare la lavi, ovvero la cocia, la cucini: maniere familiari, usate a significare di non volere intrometterci in cosa, più o meno intricata, che non ci riguarda.
Definiz: § LXXXVI. Chi non mangia a desco, o al desco, ha mangiato di fresco. –
V. Desco, § XI.
Definiz: § LXXXVII. Chi non mangia ha del mangiato; si dice in proverbio, a significare Che chi mangia meno del solito ai pasti ordinarj, è segno che ha mangiato avanti.
Definiz: § LXXXVIII. Chi pecora si fa, lupo la mangia. –
V. Pecora.
Definiz: § LXXXIX. Chi più mangia, meno mangia; proverbio che vale: Chi stravizia suole aver vita breve.
Definiz: § XC. Chi troppo mangia scoppia; proverbio che vale: Chi è intemperante nei cibi va poi soggetto a forti indigestioni o altri incomodi di salute, e può abbreviarsi la vita. E fiquratam. applicasi anche a Chi, per mancanza della debita onestà in qualche ufficio od azienda, si prepara il proprio danno o la propria rovina. –
Esempio: Fag. Comm. 4, 20: Noi dobbiam mangiar per vivere, non vivere per mangiare; e a mangiar per vivere ogni poco basta e il troppo fa male: e chi troppo mangia scoppia, lo sai tu.
Definiz: § XCI. Il lupo non mangia di lupo, o carne di lupo; e Il lupo mangia ogni carne e lecca la sua. –
V. Lupo, § XXXIV.
Definiz: § XCII. Il mangiare insegna bere; proverbio che vale: Il bisogno insegna a fare le cose come si deve, La necessità serve d'ammaestramento; o che Facendo una cosa s'impara a farne altre. –
Esempio: Franc. Son. 118: Io sento che 'l mangiar insegna bere.
Esempio: E Franc. Son. 124: Però che a molti insegna il mangiar bere.
Esempio: Machiav. Pros. var. 8, 53: Spera che il mangiare insegni bere ad ognuno.
Esempio: Varch. Suoc. 2, 1: Non credo tu sii per migliorare: cerca pure: mangiare t'insegnerà bere.
Esempio: Fag. Comm. 6, 6: Non ha egli quel figliuolo ch'è fuora via alla guerra, ch'era un discolo, un insolente? lo sa il cielo ora quel che n'è stato. C. Vo' volete dire d'Orlando? A. Sì, di cotesto; anzi sentii dire sul principio, che si portava bene, e che il mangiare gli aveva insegnato bere.
Definiz: § XCIII. Il mangiar mangia lui; dicesi, in proverbio, di persona alla quale il mangiare, anche in abbondanza, non fa pro, anzi più ch'e' mangia e più diventa magro e sottile.
Definiz: § XCIV. L'appetito vien mangiando. –
V. Appetito, § IX.
Definiz: § XCV. Santo che mangia, o Santi che mangiano; dicesi proverbialm. quando, sentendo lodare la virtù superlativa, e quasi la santità, di una persona, si voglia esprimere una giusta o cauta diffidenza verso le debolezze, pur sempre possibili, dell'umana natura. –
Esempio: Cecch. Dot. 2, 1: Se Manno è santo, Egli è però di quei santi che mangiano.
Definiz: § XCVI. Tanto se ne va a mangiarne uno spicchio, quanto un capo. –
V. Aglio, § V.