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1) Dizion. 5° Ed. .
DIGIUNO.
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DIGIUNO.
Definiz: Add. Che non ha preso alcun cibo, Vuoto di cibo, dalla sera antecedente: ma per estensione vale pure Che non ha mangiato da qualche tempo.
Dal lat. jejunus, in modo conforme a Digiunare. –
Esempio: Albertan. Tratt. volg. 15: Se io gli lascerò star digiuni, elli verranno meno nella via per debolezza.
Esempio: Vill. G. 353: E 'l fornimento del bere e del mangiare de' Fiamminghi (che poco possono star digiuni) era loro malagevole.
Esempio: Cresc. Agric. volg. 183: Essendo digiuno, non si conviene i vini assaggiare.
Esempio: Bocc. Decam. 7, 171: Ed il suo fante, che ancora era digiuno, ne mandò a mangiare.
Esempio: Ar. Orl. fur. 23, 73: Ella.... a nessun patto rimaner di fuori Quella notte intendea, molle e digiuna.
Esempio: Bern. Orl. 17, 27: Ha gli occhi rossi e vede sol con uno, Il sol non lo trovò giammai digiuno.
Esempio: Rondin. F. Relaz. 33: Usavano non andar fuori la mattina digiuni.
Esempio: Menz. Sat. 2: Intanto ad Erculan vanno le vampe Della crapula al cerebro che bolle, E 'l poeta digiun bada alle stampe.
Definiz: § I. Poeticam. e in locuz. figur. per Mancante o Scarso di alimenti, Travagliato dalla fame, e simili. –
Esempio: Dant. Parad. 24: Tu [o San Pietro] entrasti povero e digiuno In campo a seminar la buona pianta, Che fu già vite, ed ora è fatta pruno.
Definiz: § II. Pure per Vuoto di cibo, dicesi talvolta dello stomaco: più comunemente Vuoto. –
Esempio: Cresc. Agric. volg. 183: I Bolognesi a stomaco digiuno gli assaggiano (i vini).
Esempio: Morell. Cron. 282: Se lo stomaco sta meglio digiuno, non gli dare impaccio.
Definiz: § III. Digiuno, col compimento di cibo o simile, vale Che non si è pasciuto o alimentato di esso, Vuoto o Scusso di quello. –
Esempio: Dant. Purg. 32: Poscia vidi avventarsi nella cuna Del trïonfal veiculo una volpe, Che d'ogni pasto buon parea digiuna (qui in locuz. figur.).
Definiz: § IV. E figuratam. –
Esempio: Tass. Gerus. 7, 41: Gitta lo scudo, ed a due mani afferra La spada, ch'è di sangue ancor digiuna.
Definiz: § V. Altresì figuratam. e poeticam., prendesi talvolta per Desideroso, Bramoso, rispetto a cosa di cui uno non siasi in certo modo saziato abbastanza. –
Esempio: Dant. Purg. 21: Sì mi diè dimandando per la cruna Del mio disio, che pur con la speranza Si fece la mia sete men digiuna (qui in locuz. figurat.).
Esempio: Petr. Rim. 2, 142: Nella folta schiera Dei re sempre di lagrime digiuno (cioè di Amore).
Esempio: Ar. Orl. fur. 46, 60: Dei paladini e dei baron nessuno Di far festa a Ruggier restò digiuno.
Definiz: § VI. E assolutam., e in modo alquanto familiare, vale talvolta Privo e bramoso di cosa aspettata con ansietà, e a noi occorrente. –
Esempio: Rep. Fir. Diec. Bal. 7, 131: Aveteci dilungato il collo insino a stamane a nona, e ancora non abbiamo vostre lettere: non ci tenete più tanto digiuni, chè ci faresti scandolo.
Definiz: § VII. Digiuno prendesi, figuratam., per Mancante, Privo, Spoglio e simili, di checchessia; detto anche di cosa. –
Esempio: Dant. Purg. 15: Io son d'esser contento più digiuno, Diss'io, che se mi fosse pria taciuto; E più di dubbio nella mente aduno.
Esempio: E Dant. Parad. 2: Ancor, se raro fosse di quel bruno Cagion, che tu dimandi, od oltre in parte Fòra di sua materia sì digiuno Esto pianeta, o sì ec.
Esempio: E Dant. Parad. 16: Già eran Gualterotti ed Importuni, Ed ancor saria Borgo più quïeto, Se di nuovi vicin fosser digiuni.
Esempio: Arrighett. Avvers. Fort. volg. 50: In tutti i tempi io, digiuno di prosperitade, minacciandomi la morte, piango più gravi cose.
Esempio: Ar. Orl. fur. 23, 2: Dio.... Salvò la donna, e salverà ciascuno, Che d'ogni fellonia viva digiuno.
Esempio: Red. Esp. Insett. 205: M'è venuto scritto.... un libro.... con istile talvolta tutto secco, e digiuno d'ogni leggiadria.
Esempio: Maff. Veron. illustr. 4, 6: Qual disgusto.... il vederle descritte e ricercate (le città d'Italia) talvolta in volumi tanto pieni di cose false, e tanto digiuni e vuoti delle vere!
Esempio: Varan. Vis. poet. 4: Oh quanti.... Languian nel suolo di vigor digiuni, E semivivi.
Definiz: § VIII. E in senso particolare, detto di persona, e riferito a cose intellettuali, o attenenti all'erudizione, alla scienza e simili, vale Ignaro di quelle, Mancante della cognizione di quelle. –
Esempio: Borgh. V. Disc. 2, 13: Non credo sia uomo sì digiuno de' costumi loro, che nol sappia.
Esempio: Galian. B. Vitr. 11: Non deve essere l'architetto.... medico, come Ipocrate, ma nè pure digiuno totalmente di medicina.
Definiz: § IX. Altresì figuratam., e in modo assoluto, riferiscesi ad argomenti, componimenti, stile e simili, e vale Sterile, Arido, o Incapace di suscitare idee o affetti; ed altresì Disadorno, Spoglio di grazia o di attrattiva, e simili, secondo che conviene alla natura del soggetto. –
Esempio: Bern. Rim. burl. 1, 55: Leggi a uno a uno I capitoli miei, ch'io vo' morire, S'egli è subbietto al mondo più digiuno.
Esempio: Pallav. Tratt. Stil. 9: Il sentir materie così aride, così austere, così digiune, trattate con tanta copia di pellegrini concetti,... fummi oggetto di più alto stupore che non sarebbono i deliziosi giardini fabricati su li ermi scogli dall'arte de' negromanti.
Esempio: Mann. Lez. Ling. tosc. 46: Mi accade che.... io mi penta.... di ragionare di cose lievi in apparenza e digiune, sebbene in sostanza.... necessarie.
Definiz: § X. Digiuno, secondo proprietà latina, e in poesia, trovasi per Di poca forza, Debole, Languido. –
Esempio: Leopard. Paralip. 2, 7: Su gli erbosi dorsi e i ramuscelli Spargea [la luna] luce manchevole e digiuna.
Definiz: § XI. E trovasi altresì per Magro, Sterile; detto, con maniera latina, di qualità di terreno. –
Esempio: Pallad. Agric. 10: Nelle terre si vuole attendere il fruttificare; e che le ghiove non sieno bianche,... nè terra creta sola, nè arene ismorte, nè ghiaia digiuna.... Non salsa [terra], non amara, non uliginosa, non tufo arenoso digiuno.
Esempio: Salvin. Georg. 2, 138: Del poggerello la digiuna ghiaia Fornisce appena della bassa casia Le pecchie.
Definiz: § XII. Term. di Anatomia. Aggiunto che si dà a uno degl'intestini intestino digiuno, il quale è La seconda parte dell'Intestino tenue; detta così, perchè nei cadaveri si trova sempre vuota: ed usasi anche in forza di Sost. –
Esempio: Baldell. F. Polid. Virg. 318: Al digiuno.... fu dato questo nome da uno de gl'intestini del corpo umano, che si chiama ieiunio: perchè, come si legge in Cornelio Celso nel quarto libro, questo non ritiene in sè mai le cose le quali esso riceve, ma le manda subito alle parti più basse del ventre; e ciò per questo, che noi, nel medesimo modo che l'intestino detto digiuno, non ci carichiamo di cibi, quando da essi ci asteniamo.
Definiz: § XIII. A digiuno, posto avverbialm., vale Senza aver mangiato, Innanzi di prendere alcun cibo. –
Esempio: Benciv. Aldobr. P. 178: Tutte queste maniere di latti si dee l'uomo guardare di non li pigliare se non a digiuno.
Esempio: Libr. Segr. Cos. Donn. 7: Questo vino usi a bere la mattina, a digiuno.
Esempio: Pulc. L. Morg. 4, 36: E cominciorno del cervio a spiccare; Rinaldo se 'l mangiava intero e saldo, Se non che la vergogna il fa restare; E de' tre pan fece paura a uno, Chè co 'l barlotto non beve a digiuno.
Esempio: Bern. Rim. burl. 1, 34: Una mattina, a buon'otta, a digiuno, Venne nel mondo un diluvio, che fue Sì rovinoso, che ec.
Esempio: Cas. Pros. 3, 163: Scrivo a digiuno, a sei ore di notte.
Esempio: Red. Cons. 1, 146: Si potrebbe adoperare il zucchero candi impalpabilmente polverizzato, e soffiato a digiuno nell'occhio.
Esempio: Buomm. Pros. var. 242: Leggete, ma a digiuno, e senza pensieri, la schietta narrazione di quel che fatto m'ha uscir de' gangheri.
Definiz: § XIV. Non esser digiuno di far checchessia, è maniera non comune, usata poeticam. a significare Averlo fatto altre volte. –
Esempio: Dant. Inf. 18: Mentr'io andava, gli occhi miei in uno Furo scontrati; ed io sì tosto dissi: Già di veder costui non son digiuno.
Definiz: § XV. Voler esser digiuno di checchessia, o di far checchessia, si usò per Desiderare di non avervi, o non avervi avuto, parte, di non averlo fatto, commesso e simili. –
Esempio: Dant. Inf. 28: Quel traditor.... Tien la terra, che tal è qui meco, Vorrebbe di vedere esser digiuno.
Esempio: Bocc. Amor. Vis. 12: Tra quella gente che quivi dimora Conobb'io molti, e vidivine alcuno Ch'aver preso di quello ora ne plora, E forse ne vorrebbe esser digiuno.
Esempio: E Bocc. Laber. 174: Se di ciò ti ricorda che io dianzi dissi di colei, la qual tu vorresti d'aver veduta esser digiuno.
Esempio: E Bocc. Filoc. 1, 200: Volentieri vorrei di tale impresa essere digiuno, ma più non posso.
Esempio: Giambull. B. Ciriff. Calv. 1, 87: Padre, perdona a l'ignoranza mia; Ch io vorrei del mio fallo esser digiuno.
Esempio: Ar. Orl. fur. 31, 25: Vorrebbe de l'impresa esser digiuno, Ch'avea, di vendicare il suo cavallo.
Esempio: E Ar. Rim. 1, 217: Non so s'avete udito dir d'alcuni, Che d'aver desiato di sapere Gli altrui segreti, esser vorrian digiuni.
Definiz: § XVI. Corpo satollo non crede al digiuno, o Il satollo non crede al digiuno, Il sazio e simili, non crede al digiuno. Proverbio che vale: Chi è in buono stato non crede a chi si rammarica di essere in miseria. –
Esempio: Firenz. Comm. 1, 420: Costui, che è satollo, non crede a me, che sono digiuno.
Esempio: Rondin. F. Relaz. 164: Conforme al proverbio, il sazio non crede al digiuno.