Lessicografia della Crusca in rete

Volume 9 - Dizionario 5° Ed.
340) Dizion. 5° Ed. .
LARVATO.
Apri Voce completa

pag.94

LARVATO.
Definiz: Add. Coperto come da larva o maschera, Che si presenta sotto falsa apparenza; e dicesi per lo più di malattia.
Definiz: § Figuratam. e poeticam.
Esempio: Rucell. G. Orest. 159: O mal larvato mostro Del ventre enfiato e pregno Di tutti quanti i mali Che sono in fra' mortali, Tu scacci ogni virtù del tuo regno.

341) Dizion. 5° Ed. .
LARVEGGIARE
Apri Voce completa

pag.94

LARVEGGIARE.
Definiz: Neutr. Usare, scrivendo, larve o false apparenze, Mascherare il vero; ma non è voce comune. –
Esempio: Adim. A. Pind. 422: Che, benchè larveggiando il falso ei finga, L'adatta così ben, che ne par vero.

342) Dizion. 5° Ed. .
LARVEGGIATO
Apri Voce completa

pag.94

LARVEGGIATO.
Definiz: Partic. pass. di Larveggiare.

343) Dizion. 5° Ed. .
LASAGNA
Apri Voce completa

pag.94

LASAGNA.
Definiz: Sost. femm. Sorta di pasta di farina di grano, sottile, e in forma di larga striscia o nastro, leggermente increspata da un lato, la quale per lo più adoperasi per minestra. Usasi comunemente nel plur. –
Esempio: Fr. Iac. Tod. 261: Chi guarda a maggioranza, Spesse volte s'inganna. Granel di pepe vince Per virtù la lasagna.
Esempio: Pegolott. Prat. Merc. 332: Le dette verghe (d'oro) fa' battere in foglie sottili, e quando sarà battuto, fa' tagliare le dette foglie del tuo oro secondo la lunghezza della pignatta, ove si dee mettere a cimento in fuoco, e acconciarlo nella pignatta a suolo a suolo, come s'acconciano lasagne col cacio grattugiato.
Esempio: Bocc. Laber. 207: Le suppe lombarde, le lasagne maritate, le frittellette sambucate,... i bramangeri, de' quali ella faceva.... corpacciate,... non curo di dirti.
Esempio: Sacch. Nov. 1, 108: Poi, seguendo alle vivande, vennono capponi lessi e le lasagne, le quali messer Ridolfo ordinò che la sua scodella fosse minestrata tanto innanzi, ch'ella fosse tiepida, e quelle degli ambasciadori venissono bollenti e caldissime in tavola.
Esempio: Pulc. L. Morg. 18, 138: I sacramenti falsi e gli spergiuri Mi sdrucciolan giù proprio per la bocca, Come i fichi sampier que' ben maturi, O le lasagne, o qualche cosa sciocca.
Esempio: Cecch. Esalt. 3, 4: Che abbiamo noi a far delle lor brighe? Che se corresse il Giordan di lasagne, Non vi ci toccheria tuffar un dito.
Esempio: Magazzin. Coltiv. 64: Si fanno le lasagne a un buon sole e quieto tempo, per tutta la vernata, di grano gentile annaffiato, che non sia riscaldato nè golpato, perchè non si distendono e vengono lucide e granellose e grosse; e s'intridono con acqua non calda, nè anco fredda, in questa stagione, ma nel verno con acqua calda, ma non bollente.
Esempio: Bard. P. Avinav. 15, 16: Lautamente spero Le lasagne incaciar, la carne e 'l brodo.
Esempio: Red. Lett. 1, 434: Ottime sono le minestre.... di riso, di lasagne, di orzo mondo, di farro, di vermicelli.
Esempio: Parin. Poes. 157: Quale Finge colui che, con la gobba enorme E 'l naso enorme e la forchetta enorme, Le cadenti lasagne avido ingoia.
Definiz: § I. Per similit., e come Term. dei Gettatori di metalli, denota Quello strato di cera, più o men sottile, onde viene internamente rivestito il cavo delle forme delle cose da gettarsi; il quale strato facevasi anticamente anche di pasta, e da ciò il suo nome. –
Esempio: Cellin. Pros. 137: Piglierai la tua forma di maschera, ed in quel cavo della maschera metterai una grossezza di cera quanto una sottil costola di coltello, o più o manco che tu vorrai che la tua maschera venga grossa. Avvertisci che questa vuole essere distesa eguale, ed è dimandata per l'arte la lasagna.
Esempio: E Cellin. Pros. 168: Da poi che tu avrai vestito tutta la tua camicia di tutti quei pezzi che ti tenevano i sottosquadri, ed avendo con un poco di lardo sottilissimo dato a tutto il cavo, vi commetterai una grossezza d'una buona costa di coltello; la qual grossezza si domanda nell'arte la lasagna; la qual si fa di una di queste tre cose che io dirò: o di cera, o di terra, o di pasta, da quel che deriva il nome della lasagna.
Esempio: E Cellin. Pros. 169: Di mano in mano che tu hai formato la tua lasagna nel detto legno, andraila commettendo nel detto cavo della tua figura, che l'un pezzo tocchi l'altro.
Definiz: § II. Affogare il can con le lasagne. –
V. Cane, § XXIII.
Definiz: § III. Aspettare a bocca aperta le lasagne, o Aspettare che piovano in bocca, o in gola, le lasagne, vale figuratam. Volere alcuno conseguire una cosa, e non far niente dal canto suo per ottenerla. –
Esempio: Salv. Granch. 3, 4: Un giovane di quella fatta.... starsi.... aspettando Quasi a bocca aperta le lasagne, Che gli piovano in gola. Oh che cose Ladre!
Esempio: Lipp. Malm. 1, 18: Ma come quella, pare a me, che aspetta Che le piovano in bocca le lasagne, Senza pensare un'iota alla vendetta, La sua disgrazia maledice e piange.
Esempio: Not. Malm. 1, 32: Che le piovano in bocca le lasagne. Vuol del bene, e non vuol durar fatica a domandarlo: come per esempio uno che ha gran fame, si lascia più tosto finire da quella, che chiedere il cibo dovutogli, ma aspetta che il cibo gli corra in bocca da sè.
Definiz: § IV. Bisognare altro cacio a tal lasagna, o Volerci, altro cacio a tal lasagna; vale figuratam., Richiedersi, a superare alcuno in furberia o tristizia, ben altri che quello di cui si parla. –
Esempio: Pulc. L. Morg. 25, 266: Guarda che qui tu non resti poi giunto, Perchè e' c'è de' cattivi dovizia: Grattugia con grattugia non guadagna; Altro cacio bisogna a tal lasagna.
Definiz: § V. Nuotar nelle lasagne, vale figuratam. Andare altrui tutte le cose secondo il suo desiderio, Avere ogni maggior felicità; che anche dicesi Nuotar nel lardo. –
Esempio: Buonarr. Fier. 1, 2,4: Oimè, dall'altra parte, Quei di sapa e di mel sdilinquimenti Di quei, cui par notar nelle lasagne D'amor felici, che nuotan 'n un golfo Di pazzia tranquillissimo.
Definiz: § VI. Piovervi le lasagne, riferito scherzevolmente a luogo, vale Esservi di tutto e a buon mercato, Abbondarvi ogni ben di Dio. –
Esempio: Bellinc. Rim. F. 1, 157: Egli ha lettre di là da le montagne, Presso al Brueto a men d'una giornata, Che dicon che ci piovan le lasagne.

344) Dizion. 5° Ed. .
LASAGNAIA
Apri Voce completa

pag.95

LASAGNAIA.
Definiz: Femm. di Lasagnaio. –
Esempio: Vell. Cron. 66: L'Agnola.... nacque a Trapani in Cicilia, e fu figliuola d'una fornaia, ovvero lasagnaia.

345) Dizion. 5° Ed. .
LASAGNAIO.
Apri Voce completa

pag.95

LASAGNAIO.
Definiz: Sost. masc. Colui che faceva e vendeva lasagne, e altre paste da minestra; che oggi diremmo Pastaio. –
Esempio: Vill. M. 234: In Firenze era, da Santo Ghirigoro, uno lasagnaio con una sua moglie; aveano uno piccolo fanciullo di tre mesi, ec.

346) Dizion. 5° Ed. .
LASAGNERO
Apri Voce completa

pag.95

LASAGNERO.
Definiz: Add. Da lasagne, Buono soltanto a mangiar lasagne; ma è voce foggiata per irrisione. –
Esempio: Pulc. L. Son. 20: Son certo Ch'i' t'ho assai bene al popolo scoperto, Bocca mie' lasagnera e da tocchetti.

347) Dizion. 5° Ed. .
LASAGNINO.
Apri Voce completa

pag.95

LASAGNINO .
Definiz: Add. Aggiunto dato in alcune parti della Toscana a quella Sorta di cavolo che comunemente chiamasi Cavolo verzotto, e in altre a quella Specie che dicesi Cavol bianco; detto forse così, perchè l'un cavolo e l'altro adoperasi molto per le minestre, quasi Buono a mangiarsi con le lasagne. –
Esempio: Crusc. Vocab. IV: Cavolo.... Molte altre sono le sorte de' cavoli, come Cavolo bianco, verzotto, bastardo, nero, lasagnino, novellino, di Spagna, broccoluto, ed altri.

348) Dizion. 5° Ed. .
LASAGNONE
Apri Voce completa

pag.95

LASAGNONE.
Definiz: Sost. masc. Forma accrescitiva di Lasagna. Propriamente Gran lasagna; ma trovasi solo figuratam., per Uomo grande di statura e scipito, o dappoco; quasi Uomo buono solo a mangiar lasagne. –
Esempio: Salv. Granch. 2, 5: In somma Io son pronto a rappresentarmi In campo, e appiccar la mischia sempre Che tu mi vuoi. G. Daddovero? Credotelo, Lasagnone. Ma dì 'l vero, Fortunio; Non son io un minchione a irmi a questa Foggia, come se ec.?
Esempio: E Salv. Spin. 2, 8: Questo lasagnone aspettava di trovarsi stasera con la Spina, e troverrassi in quello scambio con l'Agata mia compagna, alla barba di ser Ciappelletto, che si tien golpe vecchia. Che credev'egli il merendone? ch'io volessi tener mano a far rompere il collo a quella fanciulla?

349) Dizion. 5° Ed. .
LASAGNOTTO
Apri Voce completa

pag.95

LASAGNOTTO.
Definiz: Sost. masc. Lasagna non molto larga nè molto lunga. –
Esempio: Firenz. Comm. 1, 404: Duo paia di capponi arrosto, un paio allessi, con un poco di vitella morbida per amor de' lasagnotti.
Esempio: Grazz. Pros. 320: Come dice l'Altissimo nel Capitolo de' lasagnotti, ella pare una gran tegghiaccia di maccheroni incaciati.
Esempio: Francesch. Cical. III, 2, 38: Pasticci, minestre, maccheroni, lasagnotti, agnellotti, pottaggi, vermicelli, ec.

350) Dizion. 5° Ed. .
LASCA.
Apri Voce completa

pag.95

LASCA.
Definiz: Sost. femm. Pesce di acqua dolce, di colore argentino, di corpo non molto grosso e col capo un po' allungato, e di carne sana e piuttosto delicata. –
Esempio: Vill. G. 6, 67: E per diligione de' Perugini (gli Aretini) v'impiccarono de' Perugini presi, colla gatta o vero muscia al lato, e colle lasche del lago infilzate, pendenti dal braghiere degl'impiccati.
Esempio: Sacch. Nov. 2, 80: Va agli anziani, e dice loro, come il dipintore di Firenze gli ha ben serviti, e che per dilegione, dove dovea fare una corona di santo a Santo Ercolano, egli avea fatto una ghirlanda piena di lasche, delle maggiori che mai uscissino dal lago.
Esempio: Pulc. L. Morg. 9, 74: Io piglio lasche di libbra, compare; Se tu ci fussi, tu ci goderesti: Io me ne vo' per un tratto saziare.
Esempio: Bellinc. Rim. F. 2, 67: Però vo' (voglio) mi diciate.... perchè le lasche son sì sane.
Esempio: Ar. Orl. fur. 33, 14: Ecco, con morti ed onte, Al vin lombardo la gente francesca Corre, e riman come la lasca all'esca.
Esempio: Cecch. Comm. ined. 284: In casa vostra si trionfa;... il venerdì e il sabato Sempre c'è lucci, lasche, scarpe e simili Pesci di pregio.
Esempio: Buonarr. Fier. 2, 5, 7: Per le fresche linfe Scherzando e saltellando, Fersi alcune [ninfe] anguillette, alcune lasche.
Esempio: Red. Osserv. Anim. viv. 178: La tinca, la reina, la scarpa, la lasca, il barbio, ed altri simili pesci, che non portan denti radicati nelle mascelle, ma situati bensì nella volta Carnosa del palato, o in alcuni ossetti posti all'imboccatura dell'esofago, ànno la vescica dell'aria con doppio ventre.
Esempio: Salvin. Annot. Fier. 430: Fersi alcune anguillette, alcune lasche. Lasche; forse hanno la stessa etimologia che le Lacce, pesce molto migliore, cioè lattee, lattate, lat. lacteae; le quali lacce si dicono anche cheppie, e ciò sarebbe dalla figura del clipeo, o scudo, quasi clupeae, ovvero clypeae.
Esempio: Guadagn. Poes. 2, 265: V'eran certe lasche così fatte, E certi ghiozzi et cetera animalia, Che parean bimbi usciti dalla balia.
Definiz: § I. Celeste lasca, trovasi usato poeticam. a denotare Quel segno dello zodiaco che comunemente dicesi Pesci. –
Esempio: Dant. Purg. 32: Come le nostre piante, quando casca Giù la gran luce mischiata con quella Che raggia dietro alla celeste lasca, Turgide fansi, e poi ec.
Definiz: § II. Sano come una lasca, vale proverbialm. D'intera e perfetta sanità. –
Esempio: Poliz. Rim. C. 306: Ma tu m'hai presto ristucco Con tuo' ghigni, attucci e cenni. Pur del mal presto rinvenni, E son san com'una lasca (qui in locuz. figur.).
Esempio: Cecch. Mogl. 1, 3: E sono andato spiando la vita, E trovo che gli è san com'una lasca.
Esempio: Magal. Lett. fam. 1, 258: Son netto come uno specchio, e sano come una lasca.
Esempio: Fag. Comm. 5, 331: Siamo state, nel nostro parentado, tutte donne da vedere e da mostrare, e sane come lasche.

351) Dizion. 5° Ed. .
LASCHETTA
Apri Voce completa

pag.95

LASCHETTA.
Definiz: Diminut. di Lasca. Lasca piccola. –
Esempio: Franz. M. Rim. burl. 2, 170: Piglia ranocchi a lenza pel boccone, Laschette, barbi ed altro nuovo pesce.

352) Dizion. 5° Ed. .
LASCHETTINO
Apri Voce completa

pag.95

LASCHETTINO.
Definiz: Sost. masc. Diminut. di Laschetta. Lasca assai piccola; e trovasi detto per ingiuria a persona. –
Esempio: Bellinc. Rim. F. 1, 217: Non saltar, laschettin, ne la padella.

353) Dizion. 5° Ed. .
LASCHINO.
Apri Voce completa

pag.96

LASCHINO.
Definiz: Add. Di lasca; ma è voce foggiata per ischernire altrui. –
Esempio: Franc. Son. 3: Testa laschina, ove Atene e Parigi Rinchiuso par per l'arrogante inopia, ec.

354) Dizion. 5° Ed. .
LASCIAMENTO, e talora anche LASSAMENTO
Apri Voce completa

pag.96

LASCIAMENTO, e talora anche LASSAMENTO.
Definiz: Sost. masc. L'atto e L'effetto del lasciare o lassare, nei suoi varj sensi. –
Esempio: Ottim. Comm. Dant. 3, 429: La qual cosa si fa per lasciamento de' vizj ed aggiugnimento di virtude.
Esempio: Cavalc. Specch. Pecc. 103: E così s'accusi (chi si confessa) della ommissione, cioè del lassamento di bene, dicendo: Non abbo amato Iddio, nè 'l prossimo come me stesso; non abbo ec.
Esempio: Fr. Bart. Amm. ant. volg. 315: Dunque cotali amistà per lasciamento d'usanza si deano levare e discucire, piuttosto che tagliare.
Esempio: E Fr. Bart. Amm. ant. volg. 329: Acciocchè per temporale lasciamento di fatica ad affaticare diventino più forti.
Definiz: § Trovasi per Lascito. –
Esempio: Vill. M. 4, 310: E farne trasporto, cedizione e lasciamento, per fede e saramento solennemente, e con lettere patenti ec.

355) Dizion. 5° Ed. .
LASCIANTE
Apri Voce completa

pag.96

LASCIANTE.
Definiz: Partic. pres. di Lasciare. Che lascia. –
Esempio: Cic. Tusc. 58: Or potrà essere esercitata la giustizia dall'uomo, per la forza del dolore manifestante le cose commesse, e pubblicante le consapevoli, e lasciante addietro molte cose oneste?
Esempio: Salvin. Senof. 67: Oh, carissima mia donzella, dice, oh, avanti le nozze lasciante l'amante, ec.

356) Dizion. 5° Ed. .
LASCIARE e, con forma oggi propria solamente del linguaggio poetico o di quello del contado, LASSARE.
Apri Voce completa

pag.96

LASCIARE e, con forma oggi propria solamente del linguaggio poetico o di quello del contado, LASSARE.
Definiz: Att. Cessar di tenere, Non tener più.
Dal lat. laxare, nel significato di Sciogliere, Allentare. –
Esempio: Simint. Ovid. Metam. 2, 132: Egli andava perre (per) stracciare con rauncinato becco colei che s'appoggiava alla nave. Quella per paura lassò la nave.
Esempio: Febuss. Breuss. 1, 18: La donna aprì le mani, così lassollo; Unde con quello ramo profondollo.
Esempio: Bocc. Decam. 2, 110: La qual cosa costoro vedendo, da subita paura presi, sanza altro dire lasciarono la fune, e cominciarono quanto più poterono a fuggire.
Esempio: E Bocc. Decam. 3, 157: E perciò lasciami, non mi tener più: tu hai avuto ciò che disiderato hai...: tempo è ornai di lasciarmi; lasciami, io te ne priego. Ricciardo.... s'avea posto in cuore di non lasciarla mai, se la sua pace non riavesse.
Esempio: Ar. Orl. fur. 18, 69: Grifon, vedendo il re fatto benigno Venirgli per gittar le braccia al collo, Lasciò la spada ec.
Esempio: Biring. Pirotecn. 5 t.: Come ruota violentemente mossa, ancor che la sia lassata, non si ferma, così ec.
Esempio: Tass. Gerus. 12, 35: Ma giunto (notando) ove più volge (l'onda) e si profonda, In cerchio ella mi torce e giù mi tira. Ti lascio allor; ma t'alza e ti seconda L'acqua, ec.
Esempio: E Bocc. Decam. 20, 34: La manca al braccio ad Ismael recide. Lascia, cadendo, il fren la man disgiunta.
Esempio: Metast. Dramm. 4, 344: Ove t'affretti? P. Al tempio. E. Ah no! G. T'arresta. P. Lasciatemi. G. Ti perdi. E. Corri a morir. P. Lasciatemi, importuni.
Esempio: Fiacch. Fav. 1, 16: Dal sonar finalmente Il vero sonatore Rimansi, e immantinente Lascian la fune i topi.
Definiz: § I. Figuratam. –
Esempio: Dant. Conv. 268: Le parole, che sono quasi seme d'operazione, si deono molto discretamente sostenere e lasciare, sì perchè bene siano ricevute e fruttifere vengano; sì perchè dalla loro parte non sia difetto di sterilitade.
Definiz: § II. E per Lasciare andare, partire; riferito ad arme da lanciare, ed altresì a colpo o percossa, a colpo di arme da fuoco, e simili; ma in questo senso non è comune. –
Esempio: Colonn. Guid. N. 311: Fue fedito dalla parte de' Greci per lo re Eumelo, il quale lasciando la saetta dell'arco teso il fedio nel volto.
Esempio: Segner. Pred. 299: Che abborrimento non concepireste voi verso d'uno, il quale quando voi gli porgete un regalo, vi lasciasse uno schiaffo?
Esempio: Zanott. G. P. Avvert. 53: Non v'ha cacciatore sì esperto, che lassi il colpo se prima il bersaglio non toglie di mira.
Definiz: § III. E riferito, a volatili, cavalli da corsa o barberi, e simili, per semplicemente Sciogliere, Liberare, Dar loro la via. –
Esempio: Cresc. Agric. volg. 522: Con funicelle lunghe impaniate si pigliano stornelli..., quando sia alcuno stornello al cui piede si leghi una corda impaniata, e in mano si tiene, e lascisi quando la schiera giugne presso.
Esempio: Ar. Orl. fur. 15, 90: La columba lasciò, ch'avea legata Sotto l'ala la lettera col filo.
Esempio: Falcon. Lett. Dat.: Che le due sopradette statue rappresentino due, come noi diremmo, barbereschi in atto di lasciare i cavalli alle mosse.
Definiz: § IV. E per Sciogliere dal guinzaglio, Sciogliere e lanciare dietro alla preda, riferito ad animali da caccia; spesso con un compimento retto dalla particella A. –
Esempio: Nov. ant. B. 92: Lo 'mperadore Federigo andava una volta a falcone, ed avevane uno molto sovrano.... Lasciollo a una grue, quella montò alta; il falcone si mise in aria molto sopra lei.
Esempio: Stor. Aiolf. 1, 168: Ella non volle rimanere, anzi disse che volea lasciare un suo falcone pellegrino per provarlo alla campagna.
Esempio: Cresc. Agric. volg. 506: Allora si tolga (lo sparviere), e portisi al luogo da uccellare, e non si lasci prima alle gazze, o vero a pernici, imperocchè troppo son forti.... Ma lascisi alle quaglie, tordi e merle e simiglianti.
Esempio: Bocc. Amor. Vis. 28: Lasciando i cani ai cervi paurosi Di dietro, incominciaro il lor diletto.
Esempio: E Bocc. Filoc. 1, 119: Andavano i suoi compagni lasciando i volanti uccelli alle gridanti grue, facendo loro fare in aria diverse battaglie.
Esempio: Bellinc. Rim. F. 1, 226: Lo sparviere E 'l can si lascia sempre con vantaggio.
Esempio: Anguill. Ovid. Metam. 3, 82: Il cervo che lasciarsi i veltri vede, Affretta più che può lo stanco piede.
Esempio: E Anguill. Ovid. Metam. 7, 305: Altri gli lascia il veltro, altri, l'assale O col dardo, o con l'asta, o con lo strale.
Esempio: Guar. Past. fid. 2, 2: Io so dove è 'l tuo cane. Noi lasciasti testè dietro a una damma?
Esempio: Segner. Pred. 6: Chi vi fa certi, o meschini, che a danno vostro non sia già bandita una caccia universalissima di tutte le creature? che non siano lasciati i cavalli? lasciati i cani? E voi dormite? (qui in locuz. figur.).
Esempio: Red. Lett. 1, 377: Al di cui arrivo, i cacciatori lasciarono i bracchi per la macchia.
Definiz: § V. E per Sciogliere, Liberare, riferito a persone fatte prigioni, o carcerate; anche assolutam. –
Esempio: Malisp. Stor. fior. 155: Tutti i baroni pugliesi, i quali lo re avea presi alla battaglia, fece lasciare.
Esempio: E Malisp. Stor. fior. 163: Lo re Carlo, sentendo.... le rubellazioni delle terre di Cicilia e di Puglia, fatte da' baroni e conti di Puglia, de' quali i più avea lasciati di prigione,... si partì ec.
Esempio: Dant. Inf. 22: Denar si tolse, e lasciolli (i prigionieri) di piano.
Esempio: Stat. Part. Guelf. 19: Conciosia cosa ch'e detti sindichi, o vero alcuno di loro, non possa, o vero a loro sia licito, lasciare, o vero far lasciare, alcuno, il quale avessero fatto pigliare, o vero faranno, se ec.
Esempio: Cavalc. Esp. Simb. 1, 78: Esso fu giudicato, e Barabba lassato.
Esempio: Vill. G. 351: E 'l conte Guido di Fiandra fu lasciato di pregione, sotto sicurtà di saramento e di stadichi, di tornare in pregione infra certo tempo.
Esempio: EVill. G. 808: E' Pisani lasciarono ogni prigione fiorentino e loro allegati ch'erano presi in Pisa.
Esempio: Sacch. Nov. 2, 220: Pregandoli il Minestra quanto poteo, che 'l lasciassino e non lo volesseno disfare.
Esempio: Machiav. Leg. Comm. 2, 451: Credesi.... che 'l papa lo metterà in Castello, ancora che si dica in vulgo di molte cose; cioè che 'l Papa ha promesso ad Roano lasciarlo, ec.
Esempio: Bern. Orl. 7, 47: Con gli altri il duca Astolfo fu lasciato, Ch'al fatto suo non era chi pensasse.
Esempio: Alam. L. Gir. 11, 15: lo richieggio costui tutto cortese Ch'ei la voglia lassar di questi lacci.
Esempio: Varch. Stor. 3, 16: Furon lasciati tutti quegli ch'erano stati presi insieme con loro per quel conto.
Definiz: § VI. E poeticam., per Allentare, Rilasciare. –
Esempio: Alam. L. Gir. 3, 33: Adoperiam gli spron, lasciamo il morso.
Definiz: § VII. Lasciare, usasi per Tralasciare, Omettere, sia deliberatamente, sia per dimenticanza. –
Esempio: Dant. Parad. 14: Ma Beatrice sì bella e ridente Mi si mostrò, che tra l'altre vedute Si vuol lasciar che non seguir la mente.
Esempio: E Dant. Parad. appr.: Ma chi prende sua croce e segue Cristo, Ancor mi scuserà di quel ch'io lasso, Vedendo in quell'albor balenar Cristo.
Esempio: E Dant. Conv. 198: A me conviene lasciare, per povertà d'intelletto, molto di quello ch'è vero di lei, e che quasi nella mente raggia.
Esempio: E Dant. Conv. 305: Non è da lasciare, tuttochè il testo si taccia, che messere lo Imperadore in questa parte non errò pur nelle parti della definizione, ma eziandio nel modo del difinire.
Esempio: E Dant. Rim.191: E certo e' mi convien lasciar in pria, S'io vo' trattar di quel ch'odo di lei, Ciò che lo mio intelletto non comprende, E di quel che s'intende Gran parte, perchè dirlo non saprei.
Esempio: Ar. Orl. fur. 33, 36: Così dicendo, se stesso riprende Che quei ch'avea a dir prima, abbia lasciato.
Esempio: Varch. Ercol. 271: Voi.... potrete formare tutti gli altri [essempj] da voi,... se io, per la fretta o per lo fastidio, n'avessi o lasciati o traposti.
Esempio: Leopard. Pros. 2, 62: Lascio che quello effetto che ti avevi proposto, di ritenere gli uomini dalle violenze e dalle ingiustizie, non ti è venuto fatto.
Esempio: Guadagn. Poes. 1, 70: Un assiol con un vocino arguto, Fattosi a me d'appresso, e di soppiatto, Aggiunse: e non lasciasti lo starnuto?
Definiz: § VIII. E in costrutto con la prep. Di, vale Cessare di raccontare, Non seguitare a dire o narrare più a lungo. –
Esempio: Vill. G. 17: Lasceremo de' Brettoni, e de' re d'Inghilterra, e torneremo a nostra materia.
Esempio: E Vill. G. 324: Lasceremo alquanto de' nostri fatti di Firenze e d'Italia, e faremo incidenza per contare grandi e maravigliose novitadi.
Esempio: E Vill. G. 715: Lasceremo della detta materia, che assai n'è detto, e torneremo a nostra materia de' fatti di Firenze.
Definiz: § IX. Pure in costrutto con la prep. Di, reggente un infinito, per Omettere, Dimenticare; anche con ellissi della prep. –
Esempio: Ricc. S. Cat. Lett. Gh. 87: Lasciavo dirvi come ebbi li 2 ducati, a nome dell'amico vostro.
Definiz: § X. E per Non curare, Trascurare, Non far conto di checchessia o di chicchessia, Trasandarlo; anche figuratam. –
Esempio: Malisp. Stor. fior. 38: Ricordano Malispini, quando scrisse le 'nfrascritte cose, lasciò molte storie e scritture d'imperatori e di Papi, e di molte altre cose, che non se ne curo di scrivere, altro che di cose che toccassono alla nostra città di Fiorenza.
Esempio: S. Bern. Medit. piiss. 11: Lasciamo noi medesimi, e cerchiamo Iddio.
Esempio: Dant. Parad. 23: Quivi si vive e gode del tesoro Che s'acquistò piangendo nell'esilio Di Babilonia, ove si lasciò l'oro.
Esempio: Comp. Din. Cron. DL. 207, 23: Lo Imperadore con sua gente cavalcò a Brescia.... E posevi l'assedio, perchè così fu consigliato; ch'ella non si potea tenere...: e se tu la lasci, tutta la Lombardia è perduta.
Esempio: Tass. Lett. 2, 563: E con questo le bacio le mani, pregandola che non lassi occasione alcuna di giovarmi, la quale s'appresenti.
Esempio: Dav. Tac. 1, 154: Il suo testamento diè molto da dire, avendo onorato di sua gran facultade quasi tutti i principali, e lasciato Cesare.
Esempio: Rucell. Or. Dial. R. 14: Per tal modo ne nasce il giudizio, col cui consiglio la volontà delibera di farne conto (delle specie e imagini), o di lasciarle.
Esempio: Guadagn. Poes. 2, 368: Viene al ballo?... Oh! non lasci tal serata.
Definiz: § XI. E per Astenersi, Ritrarsi, o simili, da far checchessia; in costrutto con la particella Di. –
Esempio: Bocc. Decam. 1, 157: lo per niuna cosa lascerei di cristian farmi.
Esempio: E Bocc. Decam. 5, 136: Al quale, quantunque turbato il vedesse, non lasciò di dire il parer suo.
Definiz: § XII. Vale anche Cessare, Desistere, costruito con un infinito retto dalla prep. Di. –
Esempio: Nov. ant. C. 53: Lasciolli di parlare, e volgeasi, quando elli passava, in altra parte.
Esempio: Dant. Purg. 14: Nè lascerò di dir, perch'altri m'oda.
Esempio: Ovid. Pist. 33: Perciò non lasciava di dilettarsi talora colla bella Aurora.
Esempio: Cavalc. Esp. Simb. 1, 88: Dobbiamo dunque, dipo, esser longanimi in aspettar Dio, e mai, perchè egli ci si mostri duro, non lassar di confidarci in lui.
Esempio: E Cavalc. Poes. 3, 73: A far tal cambio mi par gran pazzia, Lasciar d'amar lo figliuol di Maria Per amar creatura qual vuo' sia In questa vita.
Esempio: Bocc. Filoc. 1, 214: Quasi dubito che tu non m'ami, o che tu per altri non m'abbandoni; o forse ancora, per li conforti della mia madre..., lasci di non amarmi.
Esempio: Menz. Pros. 3, 22: Onde è che, siccome se altri non lodasse il sole di bellezza, o di velocità, o di beneficenza, egli non perciò lascerebbe d'essere il sole, così ec.
Esempio: Metast. Dramm. 1, 22: Lascia d'amarmi. M. E impossibile, o cara, Vederti e non amarti.
Definiz: § XIII. E in proposizione negativa, costruito con un compimento verbale, retto dalla cong. Che. –
Esempio: Fr. Giord. Pred. 119: E però non lasciò per vergogna, o perchè paresse male, ch'ella pur non facesse questa petizione, e fu forte ad adimandarlo.
Definiz: § XIV. Si usò assolutam., per Cessar di fare checchessia; Ritrarsi, Desistere, dal farlo. –
Esempio: Malisp. Stor. fior. 121: Francamente si dirizzarono contro a' Pisani e' Sanesi per combattere, non lasciando per le nevi, nè per la salita del poggio.
Esempio: Lucan. volg. 51: Li Eulicois non lassaro per la morte di Vergettorino: chè li arsero le magioni, e le ville, e li arnesi, e le castella, ec.
Esempio: Comp. Din. Cron. DL. 165, 35: Ma non lasciarono tanto per tema della legge, quanto per l'avarizia.
Esempio: Bibb. N. 2, 371: Ma solamente ho lasciato per l'ira de' loro nemici, acciò che non insuperbiscano e dicesseno: ec.
Esempio: Tav. Rit. 1, 19: Tutta gente di ciò parlano e dicano che voi lasciate per paura.... E certo, già per paura non dovete voi lasciare.
Esempio: E Tav. Rit. 508: Quanti saranno quelli che oggi mai conturberanno mio stato, li quali lasciavano per vostra temenza!
Esempio: Cavalc. Frutt. Ling. 41: Veggiamo molti.... cercare e picchiare, per sè e per interposite persone, con tanto isfacciamento e con tanta volontà, che non lassano, nè per vergogna, nè per fatica, nè per ispesa.
Definiz: § XV. Lasciare, vale anche Deporre, Spogliare; riferito a veste, ornamento della persona, e simili. –
Esempio: Petr. Rim. 1, 11: Lassare il velo o per sole o per ombra, Donna, non vi vid'io, Poi che ec.
Esempio: Tass. Gerus. 16, 24: Ma bel sovra ogni fregio il cinto mostra, Che nè pur nuda ha di lasciar costume.
Esempio: Manz. Prom. Spos. 692: Lasciò (il frate) sull'orlo del portico esteriore i sandali, scese gli scalini, e, tra la folla che gli fece rispettosamente largo, s'avviò per mettersi alla testa di essa.
Definiz: § XVI. E figuratam. –
Esempio: S. Greg. Omel. 2, 312: Immantinente il fa lasciare quello che egli era, e subito il fa diventare quello che non era.
Esempio: Bocc. Decam. 1, 103: Io non so quello che de' vostri pensieri voi v'intendete di fare; li miei lasciai dentro dalla porta della città allora che io con voi poco fa me n'uscii fuori.
Definiz: § XVII. Pur figuratam., riferito a pensieri, sentimenti, affetti, e simili, per Cessar di accoglierli nell'animo, Non averli più. –
Esempio: Dant. Inf. 3: Lasciate ogni speranza, voi ch'entrate.... Ed egli a me...: Qui si convien lasciare ogni sospetto.
Esempio: E Dant. Rim. 110: Allor lasciai la nova fantasia, Chiamando il nome della donna mia.
Esempio: Bocc. Decam. 8, 276: Lascerai lo sconvenevole amore, se quello vorrai fare che si conviene.
Esempio: EBocc. Decam. 8, 283: E perciò lascia il pensiero, caccia la malinconia, richiama la perduta santà, ed il conforto e l'allegrezza.
Esempio: Panzier. Tratt. 8 t.: Alcuno pensa della passione breve tempo, a sua posta lassandola.
Esempio: Ar. Orl. fur. 2, 43: Quivi la donna, anzi il mio cor, mi tiene, Che di mai ricovrar lascio ogni spene.
Esempio: E Ar. Orl. fur. 18, 4: Grifon non fa parole e non minaccia; Ma lasciando lontana ogni pietade, Mena tra il vulgo inerte il ferro intorno.
Esempio: Tass. Gerus. 16, 6: E fugge Antonio, e lasciar può la speme Dell'imperio del mondo ov'egli aspira.
Esempio: E Tass. Lett. 1, 81: Io credo che siate in collera meco, e n'avete cagione; pure vi prego a lasciarla.
Definiz: § XVIII. Pur figuratam., detto di cose, e riferito a qualità, proprietà, e simili, per Perderle, Spogliarsene. –
Esempio: Simint. Ovid. Metam. 1, 24: I sassi cominciarono a lasciare la loro durezza.
Esempio: Ricc. S. Cat. Lett. Gh. 267: Fu curato (il panno) con la calcina, e à preso il bigio,... ma come aranno (le lenzuola) 2 o 3 bucati, lo lascieranno.
Esempio: Segner. Mann. dic. 11, 2: Come fa il vino, il quale quando ha pigliato già mal di madre, ancora che si trasporti in un'altra botte, no 'l lascia più.
Definiz: § XIX. E per Perdere, Rimettere, in checchessia. –
Esempio: Pucc. A. Centil. 59, 86: N'ucciser dieci, e gli altri là levare, Ma pur lasciar, com'è detto, del buccio.
Esempio: Rep. Fir. Diec. Bal. 12, 18: Noi abbiamo ordinato in campo, quando venissino (i nimici), vi verrà tanti fanti e tanta gente d'arme, vi doverranno lasciare del quoio e del pelo.
Esempio: Dav. Oraz. 479: Subito voltaron le spalle, e messer lo reggente nostro più frettolosamente degli altri fuggendo, vi lasciò il berettone.
Esempio: Buonarr. Aion. 2, 100: E a Gambasso avrebbe perdonato..., Purch'ei non vi lasciasse del suo pelo.
Definiz: § XX. E per Non seguire, Non attenersi a checchessia. –
Esempio: Dav. Lett. LXXVIII: Quando lascio il testo ordinario, piglio delle correzioni di più valentissimi uomini quella che per ora mi piace più.
Esempio: Falc. Istruz. 20: Non ci essendo differenza del veleggiare da vassello a vassello, quel che è sopravento può più a suo comodo pigliare l'abordo, o lassarlo, secondo che gli parrà essere superiore o inferiore di forza.
Definiz: § XXI. E per Non volere, Non accettare, Rifiutare. –
Esempio: Soffr. Albertan. volg. 26: Possono prendere lo buono consiglio, e lasciare lo rio.
Definiz: § XXII. E per Non continuare, Non mantenere, Non conservare; riferito ad amicizia, relazione, e simili. –
Esempio: Ar. Orl. fur. 21, 19: Tra molti mal gli parve elegger questo: Lasciar d'Argeo l'intrinsichezza antiqua.
Esempio: Segner. Mann. apr. 17, 4: Questo dunque è quello di cui fa ora mestiere che ti provegga, lasciando l'altre amicizie, le quali, o sono cattive, o non son perfette.
Definiz: § XXIII. Lasciare, riferito a cosa, vale Mettere in mano ad alcuno, Consegnare, Deporre, cessando noi di tenerla. –
Esempio: Sacch. Nov. 2, 257: Perchè lasciasti li capponi, prima che ti desse i denari?
Esempio: Guicc. Op. ined. 6, 15: Io scrissi alle signorie vostre da Vignone a' dì 23 del presente, e lasciai la lettera a Giovanni Biliotti, che la mandassi pel primo corriere o apportatore.
Esempio: Ricc. S. Cat. Lett. Gh. 73: Quirico lasciò ieri qui un paio di capponi perchè vi si mandassino, e così si fa.
Esempio: E Ricc. S. Cat. Lett. Gh. 89: Vi mando 4 camice nuove, e l'ò fatte lasciare al luogo d'Antonio Gondi.
Esempio: Adr. M. Plut. Vit. 1, 5: Egeo.... le lasciò la spada e le scarpe.
Esempio: Red. Lett. 1, 222: L'eminentissimo Bonsi non potè lasciarmi il pacchetto di lettere di V. S. illustrissima.
Definiz: § XXIV. E figuratam. –
Esempio: Car. Lett. fam. 2, 17: Vivendo, tutta la sua affezione e tutti gli suoi studj avea posti nel servizio vostro; morendo, tutte le sue cose lasciò nella vostra protezione.
Definiz: § XXV. E per Affidare, Commettere. –
Esempio: Bocc. Decam. 2, 221: Cominciò.... Gualtieri e con senno e con ordine l'ufficio commesso, sempre d'ogni cosa colla Reina e colla nuora di lei conferendo: e benchè sotto la sua custodia e giurisdizione lasciate fossero, nondimeno come sue donne e maggiori l'onorava.
Esempio: Firenz. Pros. 1, 6: Quello, alla cui guardia era stato lasciato il bue,... fece intendere al padrone, che egli era morto.
Definiz: § XXVI. E per Abbandonare, Rimettere, Affidare. –
Esempio: S. Grisost. Opusc. 2, 49: Le ricchezze.... fannoti prevaricatore del comandamento di colui che dice: Lascia a me la vendetta, e io la farò.
Esempio: Ar. Orl. fur. 46, 115: Ma non sa ritrovar priego che vaglia, Perchè Ruggiero a lei l'impresa lassi.
Esempio: Borgh. V. Disc. 1, 429: Ma lasciando di questo il giudizio a chi più ne sa,... lo dichiara ec.
Esempio: Cecch. Comm. ined. 170: Lassa La cura a me, disse Gradasso.
Definiz: § XXVII. E per Trasmettere, Far passare, da sè in altri. –
Esempio: Giannott. Op. 1, 138: Quando i cittadini ornati di tale dignità la lassavano a' successori, non sapevano dove si nascondere il capo per la vergogna che avevano d'esser veduti.
Definiz: § XXVIII. E per Dare, Far avere, ad alcuno, riferito a ordine, ingiunzione, o simili. –
Esempio: Car. Lett. fam. 2, 365: Sono indugiato fino a ora ad eseguir l'ordine che V. S. mi lasciò nella sua partita.
Esempio: Segner. Pred. 81: Prima di ber la cicuta fu ricercato dagli amici presenti a dir s'alcun ordine lasciar volesse al figliuolo da lui lontano.
Definiz: § XXIX. Si usò per Rimettere, Condonare. –
Esempio: Scal. Claustr. 428: Dio concedette a molti l'oficio del battezzare, e ritenne a sè l'autoritade e la balìa di lasciare le offese e di perdonare li peccati.
Esempio: S. Greg. Omel. 3, 240: Essendo lasciato il debito ad amendui, è domandato chi ama più il suo donatore.
Esempio: E S. Greg. Omel. 3, 404: Lasciamo adunque il debito a' nostri debitori, acciocchè egli lasci a noi i nostri debiti.
Definiz: § XXX. Per Cedere ad altri, Non opporsi che altri prenda o conservi, checchessia; e riferiscesi anche a persona. –
Esempio: Fr. Guid. Fior. Ital. 325: L'arme di che ti sei dilettato, misero garzone, ti lasso.
Esempio: Stor. Apol. volg. 47: E Antigrasso la misse (la vergine che si vendeva all'incanto) a ducati LX d'oro: e Marchionne la misse a ducati C d'oro.... Sicchè Antigrasso gliela lasciò, e disse: ec.
Esempio: Vill. G. 321: Quando la Chiesa e il re Carlo li atassero acquistare altro reame, che lasciarebbe a queto al re Carlo l'isola di Cicilia.
Esempio: Bocc. Decam. 2, 290: Al quale il soldano, avendo alcuna volta dato mangiare, e veduti i costumi di Sicurano, che sempre a servir l'andava, e piaciutigli, al Catalano il domandò; e quegli, ancora che grave gli paresse, gliele lasciò.
Esempio: Bern. Orl. 38, 24: Mena teco quegli altri quanti sono, Chè tutti quanti te gli lascio e dono.
Esempio: Guadagn. Poes. 1, 148: E una penna! Una penna? Oh! s'è da scrivere, Io nel tempo del mio vivere Mai non scrissi due parole, E la lascio a chi la vuole.
Definiz: § XXXI. E per Conservare, Mantenere. –
Esempio: Giannott. Op. 1, 268: All'autorità della Signoria.... abbiamo dato regola ed ordine, levando ciò che avevano di malvagità e lasciando se avevano cosa alcuna che fusse utile alla repubblica.
Definiz: § XXXII. Lasciare, riferito a campo o terreno, con un compimento retto dalla prep. A, vale Destinare, Serbare, d'anno in anno, quel campo o terreno, ad una determinata cultura, o a rimatiere non seminato, a restare in riposo. –
Esempio: Targ. Rag. Agric. 109: Non si creda già che sia di precisa ed indispensabile necessità il lasciar riposare, o, come si dice, a stoppia, un tal terreno per un anno sì ed uno no, ogni due o tre anni.
Esempio: ETarg. Rag. Agric. 110: Se si lascia il ferzo e quarto anno a stoppia quel terreno, vi pullulano le piante salvatiche.
Definiz: § XXXIII. Lasciare, vale anche Produrre e far che rimanga, o semplicemente Esser cagione che rimanga, d'una data azione, un determinato effetto o conseguenza, indicati dal compimento; anche figuratam. –
Esempio: Dant. Parad. 31: O donna,... che soffristi per la mia salute In inferno lasciar le tue vestige.
Esempio: E >Dant. Conv. 290: Per lo diritto cammino sì va là dove intende, lasciando le vestigie de' suoi passi dietro da sè.
Esempio: Pulc. L. Morg. 19, 16: Nè creder ch'io tenessi gli occhi asciutti, Misera a me, comunque il mio mal seppi, Ma sempre lacrimosi e meschinelli Dovunque io fu' lasciaron due ruscelli.
Esempio: Tass. Gerus. 3, 68: E qui, dove ti spogli il mortal manto, Di gloria impresse alte vestigia lasci.
Esempio: E Tass. Gerus. 6, 54: Lasciò la pugna orribile nel core De' Saracini e de' Fedeli impressa Un'alta meraviglia ed un orrore Che per lunga stagione in lor non cessa.
Esempio: E Tass. Gerus. 18, 69: Entra da un lato, e fuor per l'altro passa Fuggendo, e nel fuggir la morte lassa.
Esempio: E Tass. Gerus. 19, 23: Scende alla spalla e giù di costa in costa Molte ferite in un sol punto lassa.
Esempio: Vallisn. Op. 2, 205: Alle volte le madri lasciano sul volto a' loro figliuoli le sembianze degli avi o degli zii non mai veduti.
Esempio: Guadagn. Poes. 2, 11: Quel favore È meteora che striscia nella notte Per lasciar dietro a sè più cupo orrore.
Esempio: Lambr. Elog. 195: E quella prima e considerata amarezza lasciò forse nella sua anima un che di mesto, donde si sparse ne' suoi più vividi affetti una quieta dolcezza.
Definiz: § XXXIV. E in particolare detto di chi muore, con relazione a fama, memoria, desiderio, compianto, e simili. –
Esempio: Dant. Inf. 8: Quanti si tengon or lassù gran regi, Che qui staranno come porci in brago, Di sè lasciando orribili dispregi!
Esempio: EDant. Inf. 24: Sanza la qual (senza la fama) chi sua vita consuma, Cotal vestigio in terra di sè lascia, Qual fumo in aere od in acqua la schiuma.
Esempio: E Dant. Parad. 19: In terra lasciai la mia memoria Sì fatta, che le genti lì malvage Commendan lei, ma non seguon la storia.
Esempio: Guicc. Stor. 1, 9: Aveva, vivendo, le pubbliche e le private condizioni amplificate; e morendo, lasciata in ciascuno costante opinione che per opera sua principalmente si fosse la pace d'Italia conservata.
Esempio: Vasar. Vit. Pitt. 3, 239: Cristianamente vivendo, lasciò al mondo odore della bontà sua e delle egregie sue virtù.
Esempio: E Vasar. Vit. Pitt. 4, 205: Non per avarizia, ma per suo piacere, lavorava, quando bene gli veniva, e per lasciar dopo sè qualche onorata memoria.
Esempio: E Vasar. Vit. Pitt. 9, 82: Morì il Rosso l'anno 1541, lasciando di sè gran desiderio agli amici ed agli artefici.
Esempio: E Vasar. Vit. Pitt. 9, 114: Di 64 anni finì il corso della vita sua, lassando di sè fama di buono e di eccellente e raro maestro nelle grottesche, de' tempi nostri.
Esempio: Manz. Poes. 126: Empio! fuggire? e intanto, Per compagnia fino alla tomba, al padre Lasciar questa memoria.
Definiz: § XXXV. E riferito a opere dell'ingegno, e altresì a dottrine, scuola, discepoli, e simili; con relazione al sopravvivere ch'e' fanno all'autore o al maestro. –
Esempio: Dant. Parad. 25: Indi si mosse un lume verso noi Di quella schiera, ond'uscì la primizia Che lasciò Cristo de' vicarj suoi.
Esempio: Cavalc. Vit. SS. PP. volg. 1, 242: Questo Efrem fu uomo dottissimo, e fece, e lasciò dipo' sè molti scritti degni di laude.
Esempio: Tass. Lett. 2, 35: Or credo che senza alcun dubbio riporrete me fra quelli artefici che voglion che de la loro operazione rimanga alcuna opera; perciocchè i poeti lascian dopo sè i poemi, e gli eloquenti l'orazioni e i dialoghi o altra cosa simile. E sebben l'arte oratoria non ha per fine necessario il lasciar l'orazioni...; nondimeno allora ella solo non ha questo fine, quando è accompagnata con l'azion civile...; ma quando n'è scompagnata, rimira sempre a lasciar le scritture dopo sè.
Esempio: E Tass. Lett. 2, 36: Ma essendo, a me impedita ogni operazion d'uomo civile, e mancandomi tutte l'occasioni di esercitar l'eloquenza.... affine di persuadere; riman solo che io mi proponga il fine di lasciar l'opere.
Esempio: Giacomin. Oraz. I, 1, 148: E chi dubita, se quel grande intelletto fusse ito avanzandosi fin dove era posseute a pervenire,... che altre opere eccellenti oltre a quelle che abbiamo, e queste più esquisite e più perfette, ci avrebbe lasciate?
Definiz: § XXXVI. E riferito a cosa scritta, ammaestramento, memoria, e simili. –
Esempio: Targ. Pag. Agric. 151: Castor Durante, a c. 203 del suo Erbario nuovo, lasciò scritto: il pane del grano vecchio è utile per quelli che patiscono il flusso del ventre.
Esempio: Mann. Ist. Decam. 125: Gli annotatori di essa (cronaca) lasciarono scritto di lui questo elogietto.
Definiz: § XXXVII. E per Fare, nell'atto del costruir checchessia, che rimanga, sorga, venga ad aversi, e simili, cosa che appartenga comecchessia alla fabbrica o edifizio di cui si discorre; Fare che un edifizio venga ad avere, o che vi risulti, una data cosa o appartenenza, e simili. –
Esempio: Car. Lett. fam. 3, 10: In mezzo di questo muro è lasciata una porta per entrare in un andito d'alcune stanze.
Esempio: Cellin. Pros. 127: Con quei mattoni io andai tessendo un fornello a foggia di una mèta, lasciando in fra l'un mattone e l'altro, in nell'attestarli, larghi due dita i conventi.
Esempio: Bart. C. Archit. Albert. 31: Tutti quei vani che si lasciano per ricevere i lumi, non è lecito in modo alcuno di lasciarli bassi.
Esempio: E Bart. C. Archit. Albert. 32: Egli è una certa sorte quasi di vani, che con la forma e con il sito imitano le porte e le finestre, ma non penetrano tutta la grossezza del muro, ma come zane lasciano belli e commodi spazj, e luoghi da statue e da pitture. Ma in che luogo queste, e quanto spesse e quanto grandi, si debbino lasciare, lo diremo ec.
Esempio: EBart. C. Archit. Albert. 73: E sopra tutto bisogna lasciare morse, cioè alcune pietre di qua e di là che sportino infuori, ec.
Esempio: E Bart. C. Archit. Albert. 124: Dalla fortezza a la città non vorrei si camminasse per strade che vi fussino alcuni archi, nè lasciatevi torri in alcun luogo.
Esempio: Cellin. Pros. 169: Bene sarai avvertito d'aver lasciato in quattro luoghi al manco alcuni ferri legati alla detta ossatura, e' quali mantengono tutto il nocciolo che non si può muovere.
Esempio: Galil. Op. II, 134: Lascierannosi bene alcune bocche, le quali conduchino a i seni segnati A, che saranno come porti delle barche amiche; ma però ed essi e l'entrate si circonderanno con palificate simili, lasciandovi a canto terra alcuni passi aperti, ec.
Definiz: § XXXVIII. E per similit. –
Esempio: Tass. Lett. 1, 71: Potria anco lassare alcun vuoto nel quarto (canto del Poema); in quella parte ove sarà il ragionamento d'Eustazio in Consiglio.
Definiz: § XXXIX. E per Conservare, Mantenere, ed altresì Riserbare: usato figuratam. –
Esempio: Bocc. Decam. 4, 207: In tanto che parente nè amico lasciato s'avea che ben gli volesse.
Esempio: E Bocc. Teseid. 6, 9: Vestivan robe per molto oro care, Con gran destrier, cavalli e palafreni, E nulla si lasciavano a donare, Sì eran d'ogni gran larghezza pieni.
Definiz: § XL. E per Serbare, Riserbare, a un dato uso. –
Esempio: Adr. M. Plut. Vit. 2, 89: Essendo appresso adunate tosto e prontamente le forze tutte delle comunità de' Volsci, e riuscite grandi, risolverono di lasciarne parte per guardia delle città, e col restante assaltare i Romani.
Definiz: § XLI. E per Fare che alcuno abbia, conservi, ovvero gli rimanga, gli tocchi, checchessia. –
Esempio: Dant. Conv. 207: Siccome omai per quello che detto è puote vedere chi ha nobile ingegno, al quale è bello un poco di fatica lasciare.
Esempio: Simint. Ovid. Metam. 2, 32: Pognamo ch'ella (la fortuna) mi togliesse molte cose, ella me ne lasserà più ch'ella non me ne potrà tórre.
Esempio: Guicc. Stor. 4, 98: Poichè la troppa cupidità non aveva lasciato lume a Cesare di obbligarlo in modo che fosse tenuto a stare nella capitolazione, ec.
Esempio: Guadagn. Poes. 1, 312: Ma se le lasci un briciolin di lingua, E d'averla s'accorge ec.
Definiz: § XLII. E per Fare stare, Tenere, dovecchessia o in una data condizione, per un certo tempo. –
Esempio: Cresc. Agric. volg. 466: I porcai lasciano i porci due mesi con le troie, da indi innanzi, quando già possono pascere, gli rimuovono.
Esempio: Libr. Mascalc. F. R. 35: Metti la tasta per la fistola, sì che li cappi della tasta escano pel di tecca della fistola, e lega d'ogni parte che non ne caggia, e lascialo cinque dì e più, infinattanto che la callosità della fistola enfi colla tasta.
Esempio: Ner. Art. vetr. 111: In ultimo si lassi sopra il fuoco tanto che il rame diventi di colore rosso leonato; quando è tale, allora si levi dal fuoco ec.
Definiz: § XLIII. Lasciare, usasi anche per Concedere, Consentire, Permettere, ed altresì per Non impedire, Render possibile. –
Esempio: Giamb. Vegez. 134: Acciocchè i discorridori dell'avversario non lascino vedere come i pedoni se ne vanno.
Esempio: Dant. Purg. 1: Lasciane andar per li tuoi sette regni.
Esempio: E Dant. Parad. 19: O beata Ungheria, se non si lascia Più malmenare!
Esempio: Petr. Rim. 2, 117: Ei sa che 'l grande Atride e l'alto Achille Ed Annibal.... Lasciai cader in vil amor d'ancille.
Esempio: Ar. Orl. fur. 17, 22: E per l'usanza e per sua cortesia Di nulla lasciò lor patir disagio.
Esempio: Guicc. Op. ined. 3, 282: Lasciorono scorrere e fare effetti di natura che furono per importare.... la ribellione di Pistoia.
Esempio: Ricc. S. Cat. Lett. 9: Son certissima che non gli lasciate mancare nulla, e lo provvedete di tutto.
Esempio: Parut. Disc. polit. 2, 10: Nè fu di minor danno il lasciare così immoderatamente crescere le ricchezze de' privati; che ec.
Esempio: Tass. Gerus. 15, 38: Lasciami ornai por nella terra il piede, E veder questi inconosciuti lidi.
Esempio: Adr. M. Plut. Vit. 2, 75: E.... nudrendo contra loro stessi rea semenza di temerario ardire e l'insolenze, l'avevan gittata e sparsa fra 'l popolo, quando era meglio suffucarla e spegnerla nel nascimento, e non lasciar fortificarsi il popolo con la potenza del tribunato.
Esempio: E Adr. M. Plut. Vit. 2, 105: La cui sufficienza (d'Alcibiade) aveano i Lacedemoni non usata, ma malusata, lasciandol venire e partire di lor città, e ravvolgersi intorno a' loro eserciti senza grado e senz'onore.
Esempio: Pallav. Vit. Aless. 2, 202: Prima di lasciare irrecuperabilmente levare per un millione e mezzo ciò che a giusto prezzo ne valeva quattro, sarebbesi gettato in braccio a' Francesi.
Esempio: Metast. Dramm. 4, 120: Il brieve acciar di pugno Lanciò rapirsi, allor però che immerso L'ebbe due volte in seno.
Esempio: Leopard. Pros. 1, 336: Lascia i servi in luogo scoperto infracidare alla pioggia.
Definiz: § XLIV. E figuratam. –
Esempio: Dant. Inf. 3: Fama di loro il mondo esser non lassa.
Esempio: E Dant. Purg. 2: Correte al monte a spogliarvi lo scoglio, Ch'esser hon lascia a voi Dio manifesto.
Esempio: Petr. Rim. 1, 316: E del cor tuo divelli ogni radice Del piacer, che felice No! può mai fare, e respirar noi lassa.
Esempio: Fiacch. Fav. 2, 21: Sol quel pesce trovò, ch'è alla ganascia Duro, e che il sale imputridir non lascia.
Esempio: Mont. Poes. App. 107: Tale in queta talor notte serena Che veder chiaro in ciel lascia le stelle.
Esempio: Lambr. Elog. 31: Quella (probità) che non lascia alle passioni pigliar maschera onesta, nè si appaga dell'approvazione degli uomini, ec.
Definiz: § XLV. Pur nel medesimo costrutto, reggente un passivo o un neutro passivo, ha la proprietà di far sopprimere la particella Si, o di sostituire la forma attiva. –
Esempio: Comp. Din. Cron. DL. 182, 20: Il castello si perdea..., però che in segreto i loro maggiori prenderono prezo, e lasciaronlo fornire.
Esempio: E Comp. Din. Cron. DL. 184, 4: Non però i seguaci di messer Bosso gli lasciavano molestare.
Esempio: E Comp. Din. Cron. DL. 195, 12: Nè non li lasciavano di sulle mura vedere da' loro parenti e amici.
Esempio: E Comp. Din. Cron. DL. 206, 17: I Fiorentini vi mandorono (a Cremona ribellatasi all'Imperatore) subito uno imbasciadore, per non lasciare spegnere il fuoco.
Esempio: Petr. Rim. 1, 26: E dintorno al mio cor pensier gelati Fatto avean quasi adamantino smalto, Ch'allentar non lassava il duro affetto.
Esempio: Ar. Orl. fur. 19, 100: Buon fu per me..., Che riposar costui non ho lasciato.
Esempio: Cas. Pros. 3, 76: Ed io non lascio perdere alcuna occasione, perchè ciò segua prestissimo.
Esempio: Calzol. Stor. Monast. 338: Dopo alcuno giorno, ella pregò il marito che la volesse lasciar far monaca.
Definiz: § XLVI. Si usò con l'ellissi del verbo dipendente. –
Esempio: Fr. Giord. Pred. Genes. 96: Questo farebbe il nimico dimonio, ma Iddio non lo lascia.
Esempio: Dant. Purg. 21: Prima vuol (l'anima) ben; ma non lascia il talento, Che divina giustizia contra voglia, Come fu ar peccar, pone al tormento.
Esempio: Comp. Din. Cron. DL. 195, 11: E non li poteano ricevere nè aiutare, perchè la Signoria non li lasciava, acciò che gli altri non ne sbigottissono.
Esempio: Bocc. Fiamm. 194: Avrei volentieri fatto il simigliante, se io fossi stata lasciata, o pure paura di futura infamia da ciò non m'avesse ritratta.
Esempio: Vespas. Vit. Manett. 93: Volle fare resistenza per baciargli la mano, sua Maestà non lo lasciò.
Definiz: § XLVII. Pure per Concedere, Permettere, in costrutto con la cong. Che. –
Esempio: Simint. Ovid. Metam. 3, 124: Ma' fati non lasciano che la speranza di Troja sia disfatta colla città.
Esempio: Bocc. Decam. 6, 85: Modificarono il crudele statuto, e lasciarono che egli s'intendesse solamente per quelle donne le quali ec.
Esempio: Ar. Orl. fur. 4, 48: Ma poi che si dilegua Sì, che la vista non può correr tanto, Lascia che sempre l'animo lo segua.
Esempio: E Ar. Orl. fur. 9, 55: Egli non lascerà contra mia voglia Che presa io sia.
Esempio: Car. Eneid. 3, 1075: Pensammo di lasciar che 'l vento stesso Ne portasse a seconda ovunque fosse, Purchè lunge da loro.
Esempio: Tass. Gerus. 7, 60: Ah ben sarei di vita indegno, Se la vita negassi Or porre in forse, Lasciando ch'un Pagan così vilmente Calpestasse l'onor di nostra gente.
Esempio: Riccat. V. Dial. Forz. 218: Lasciate che per me un'altra dimostrazione vi si proponga.
Esempio: Metast. Dramm. 5, 38: Almeno Qui tacito in disparte Lascia ch'io vegga il mio rivale.
Esempio: Guadagn. Poes. 1, 26: Ma lasciam pur che si disperi e pianga; La penna è più leggiera della vanga.
Esempio: Niccol. Poes. 1, 314: Lascia che di Giasone io prima esplori Gli occulti sensi.
Esempio: Capp. Econ. 335: I clamori che allora sorgono lasciano appena che si distingua se la innovazione avvenuta sia stata a vantaggio o a danno.
Definiz: § XLVIII. E in costrutto con un infinito retto dalla prep. A, vale Rimettere in altri il fare checchessia; Non fare noi, con l'intendimento che altri faccia. –
Esempio: Salvin. Disc. I, 114: Queste ed altre simili cose io lascio a discorrere agl'ingegnosi ed a' più eloquenti.
Definiz: § XLIX. Per Dare, Concedere, Far che altri abbia. –
Esempio: Metast. Dramm. 7, 32: Tutta agli accenti suoi Lascia la libertà (qui figuratam.).
Definiz: § L. Lasciare, vale anche Ordinare, Disporre, per testamento, che sia dato, Assegnare. –
Esempio: Cavalc. Pist. Eust. 419: Avvenne che uno frate.... trenta grossi d'argento.... morendo lasciò.
Esempio: Bocc. Decam. 1, 165: Uno anello bellissimo e prezioso, al quale.... volendo fare onore ed in perpetuo lasciarlo ne' suoi discendenti, ordinò che ec.
Esempio: EBocc. Decam. 2, 42: Ed a loro, sì come a legittimi suoi eredi, ogni suo bene, e mobile e stabile, lasciò.
Esempio: Vasar. Vit. Pitt. 2, 188: Furono tanti i lasci, le donazioni e l'eredità che le furono lasciati, che ella (la Fraternità di S. Maria della Misericordia) ereditò il terzo delle ricchezze d'Arezzo.
Esempio: Grazz. Pros. 71: Fece poi testamento; e, non arendo parenti che legittimamente lo redassero, lasciò liberamente ogni cosa alla moglie, e di tutti i suoi beni mobili ed immobili la fece erede principale.
Esempio: Sassett. Fr. Notiz. 21: Questa casa fu lasciata da Manente di Ghino Sassetti, che morì senza figliuoli,... allo spedale di Santa Maria Nuova.
Esempio: Dar. Scism. 392: Alcuni potenti produssero altro testamento falso, dove Arrigo lasciava il regno, doppo i suoi figliuoli, non a Margherita,... ma a Maria.
Esempio: Segner. Crist. instr. 1, 139: Nell'isola famosa di Corsica,... rimase vedova una donna dabbene, a cui il marito lasciò morendo trecento scudi di argento, per accasare a suo tempo una piccola figliuolina, unico frutto delle loro nozze onorevoli.
Esempio: Guadagn. Poes. 1, 30: Qualcun diceami: sposati a una vecchia Che sia ricca, e ti lasci da star bene.
Esempio: E Guadagn. Poes. 1, 39: Ed io non punto sordo alla chiamata, Presa ho la roba ch'egli m'ha lasciata.
Esempio: E Guadagn. Poes. 1, 317: Se tu dunque mi lasci del denaro, Penserò a farti dir poi tanto bene.
Definiz: § LI. E usato assolutam., col solo compimento indicante la persona a cui si assegna in eredità. –
Esempio: Sacch. Nov. 1, 114: Ma io credo ch'ella concepea nella sua mente di mostrarsi nelle parole e negli atti che 'l marito gli lasciasse, acciocchè, morto lui, si potesse meglio rimaritare com'ella fece.
Esempio: Varch. Sen. Benef. 91: E pur non importa a chi noi lasciamo, non devendo più ricever nulla da persona.
Esempio: Ricc. S. Cat. Lett. Gh. 15: Di suo testamento io non seppi nulla, e non ci ò interesso. E se bene à lasciato a Vincenzio, c'è il contrapeso di debiti e intrighi, a tale che ec.
Definiz: § LII. Riferito a discendenti, e più propriamente a figliuoli, vale Avere come continuatore del sangue e del nome, ovvero erede delle sostanze, del potere, e simili. –
Esempio: Fiorett. Cron. Imper. 21: E da poi la sua morte lasciò quattro figliuoli.
Esempio: Bocc. Decam. 1, 131: Mio padre mi lasciò ricco uomo.
Esempio: Manz. Prom. Spos. 60: Quel brav'uomo aveva lasciato un figliuolo di stampa ben diversa.
Definiz: § LIII. Pur riferito a figliuoli, o altri discendenti, o altramente congiunti, con un compimento indicante la condizione nella quale rimangono rispetto al trapassato. –
Esempio: Rinucc. F. Ricord. 261: Fece testamento e lasciò divisi i suo' figliuoli.
Esempio: Ar. Orl. fur. 3, 37: Finirà gli anni suoi nel più bel fiore: Ed Azzo il suo fratel lascerà erede Del dominio d'Ancona e di Pisauro, D'ogni città che ec.
Esempio: Lipp. Malm. 1, 65: Il re di questo regno, giunto a morte, La mia cugina qui, che fu sua donna, Non avendo figliuoli, o altri in corte Propinqui più, lasciò donna e madonna.
Definiz: § LIV. E per Ordinare, Disporre, nel testamento, in costrutto con la cong. Che. –
Esempio: Marc. Pol. Mil. B. 12: La reina Bolgara, ch'era moglie d'Arcon, si morío, e la reina si lasciò che Arcon, non potesse torre moglie se non di suo lignaggio.
Esempio: Vill. G. 905: E a loro modo fece suo testamento, e lasciò che fosse re appresso lui un sno figliuolo chiamato Calido.
Esempio: Vell. Cron. 54: Lasciò si rendesse l'usura, che n'ebbe assai dalla nostra compagnia, ma non se n'ebbe mai niente.
Esempio: Sacch. Nov. 1, 55: Fece scrivere al notaio, che lasciava che i suoi figliuoli ed credi dovessino ogni anno, il dì di San Iacopo di luglio, dare un paniere, di tenuta di uno staio, di pere mézze alle mosche.
Esempio: Acc. D. Stor. Ar. 2, 837: Lasciò per testamento che insieme con lei possedesse il regno di Puglia.
Esempio: Belc. F. Pros. 1, 147: Dipoi esaminarono intra lor medesimi, se doveano portare quel santo corpo nel modo vilissimo che egli nel suo testamento aveva lasciato.
Esempio: Sassett. Fr. Notiz. 34: Fece testamento..., per mano di ser Frosino Ruffoli, e lasciò che la torre de' Sassetti sempre restassi per fidecommisso in casa Sassetti.
Esempio: Maff. Anfit. 138: Questa buona donna.... lasciò in testamento che si celebrasse una caccia di fiere. Lasciò in oltre che fosse fetta una statua di Diana.
Definiz: § LV. E in costrutto ellittico, taciuto il compimento retto dalla cong. Che. –
Esempio: Macingh. Strozz. Lett. 276: Sono molto contenta d'avere inteso che abbia soddisfatto a quanto ti lasciò el mio figliuolo; che ha' fatto bene, e ricorditi dell'anima sua.
Definiz: § LVI. E in costrutto con la cong. Che, usasi ellitticamente per lo stesso che Lasciar detto, Lasciare scritto, Lasciar ordine, e simili. –
Esempio: Leggend. SS. M. 3, 109: Io vo in Gerusalem domattina, e lascerò che voi siete bene serviti, e bene aiutati insino alla mia tornata.
Esempio: Sacch. Nov. 1, 41: Tolse una cipolla, e puosela su la apparecchiata tavola; e lasciò che se 'l cotal giovane venisse per desinare, gli dicessono che mangiasse di quella cipolla.... Venuta l'ora del mangiare, il giovane.... domandò la donna di lui: la donna rispose che non v'era, e non vi desinava, ma che elli avea lasciato, se esso venisse, che mangiasse quella cipolla.
Esempio: Sassett. Lett. 409: Aveva lasciato qui in Coccino, quando io me ne tornai a Goa l'anno passato, che mi facessero un gran vaso di questo frutto in conserva.
Definiz: § LVII. E riferito a persona, per Assegnare ad alcuno, Far rimanere presso quello, come custode, assistente, o simili. –
Esempio: Stor. Apol. volg. 49: Lo mio padre mi mandò nella cittade di Tarsia, e ivi sì m'accomandò a uno suo amico, e lasciommi una balia,... e disse che tornerebbe quando fussi da maritare.
Definiz: § LVIII. Term. di Giuoco. Lasciare, riferito a invito, vale Non accettare. E il suo contrapposto è Tenere. –
Esempio: Bellinc. Rim. F. 1, 52: Già non sa, quel che a gioco tien gl'inviti, Se 'l tenere o 'l lasciar gli ha a far vergogna, Poi che fortuna vol tanti mariti.
Definiz: § LIX. Lasciarsi, in costrutto con un infinito, vale Non opporsi, Non contrastare, all'azione significata da quel verbo; od anche Consentirvi, Secondarla. Anche figuratam. –
Esempio: Cic. Tusc. 52 t.: Patirà, sosterrà, non si lascerà vincere.
Esempio: Tratt. Benviv. 5: Certo tu ti lasceresti innanzi vivo scorticare, che tu ti lasciassi, o osassi ad alcuno peccato mortale consentire.
Esempio: Stor. Barl. 3: Ora ti se' lassato cadere in cotale disinore.
Esempio: Fr. Bart. Amm. ant. volg. 57: La patria, onde l'uomo è nato, tragge con una dolcezza non so io dire cliente, e non si lascia dimenticare per cagione ninna.
Esempio: Bocc. Decam. 2, 248: Ahi fìgliuol mio, dunque per questo t'hai tu lasciato aver male?
Esempio: E Bocc. Filoc. 1, 10: Tempo gli parve di dovere mostrare la sua pietà in ver di coloro che stoltamente s'aveano lasciati ingannare.
Esempio: Ar. Sat. 1, 202: So ben che la dottrina fia più presta A lasciarsi trovar, che la bontade.
Esempio: Tass. Gerus. 6, 47: Ma, poichè non s'allenta il fier pagano, È forza alfin che trasportar si lassi.
Esempio: Adr. M. Plut. Vit. 2, 106: Alcibiade spesso e con poc'onore si lasciò corrompere per argento.
Esempio: E Adr. M. Plut. Vit. 3, 68: E per gran doni offerti, non si lasciò indurre a tradire l'onestà del suo corpo.
Esempio: E Adr. M. Plut. Opusc. 1, 143: La quale (la bertuccia), allora principalmente che s'argomenta di contraffar l'uomo gesticolando e danzando com'egli, si lascia pigliare.
Esempio: Dav. Tac. 1, 150: Il principe non può saper tutto, nè dee lasciarsi menare a voglia d'alcuno.
Esempio: Fiacch. Fav. 2, 14: Dunque in tale stato Ridur ti lasci tu?
Esempio: Manz. Prom. Spos. 519: Parlando a fin di bene, tirava avanti, senza lasciarsi smovere.
Definiz: § LX. E nello stesso costrutto ed ufficio, col soggetto dell'infinito, retto dalla prep. Da. –
Esempio: Guicc. Stor. 4, 66: Assuefattosi a lasciarsi in gran parte portare da coloro, che avrebbero avuto a obbedire ai cenni suoi.
Esempio: Bandell. Novell. 2, 18: Tanto da l'ingordo appetito trasportar si lasciò, che tutto il suo amore pose in costei.
Esempio: Car. Lett. fam. 2, 133: Nelle lodi mie V. S. avvertisca, che il lasciarsi ingannare dall'amore tanto in grosso, passa con qualche nota del suo giudizio, e non senza vergogna della mia modestia.
Esempio: Grazz. Pros. 195: Ripreselo aspramente della sua stolta impresa, e che così si fusse lasciato vincere dalla stizza.
Esempio: Adr. M. Plut. Vit. 2, 96: Venite a fargli testimonianza vera e giusta, che la patria, quantunque abbia ricevuto da lui molti mali e danni, non lasciò già mai tanto dall'ira trasportarsi, che ec.
Esempio: E Adr. M. Plut. Vit. 2, 134: I Corinti: non lasciaron dall'avarizia tentarsi.
Esempio: Metast. Dramm. 2, 54: Ben, qual nocchiero, in noi Veglia ragion; ma poi Pur dall'ondoso orgoglio Si lascia trasportar.
Esempio: Guadagn. Poes. 1, 288: Non lasciavasi adescare Dai svenevoli, dai folli Amorosi torcicolli Di sventato damerino.
Definiz: § LXI. Ed anche, ma oggi non comunemente, col soggetto dell'infinito retto dalla prep. A. –
Esempio: Dant. Parad. 19: Per esser giusto e pio Son io qui esaltato a quella gloria, Che non si lascia vincere a disio.
Esempio: Comp. Din. Cron. DL. 188, 3: I Bianchi e' Ghibellini si proposono lasciarsi menare a' Neri, e di consentire ciò che domandavano.
Esempio: S. Bonav. Med. Vit. G. Cr. 71: Considera qui la benignità e la pazienzia del Signore, in ciò che si lassi tentare e portare a quella crudele bestia, la quale ec.
Esempio: Strat. Mor. S. Greg. 1, 119: Il sentimento carnale spesse volte si lascia vincere al diletto per le parole del nimico serpente.
Esempio: Bocc. Decam. 3, 83: E tu.... non ti lasciassi vincer tanto all'ira, che tu ad alcuno de' tuoi il dicessi.
Esempio: Ar. Sat. 1, 167: Io non lascio accecarmi a questi fumi.
Esempio: Bemb. Lett. 1, 270: M'avete voi con molta diligenza fatto pensare alle vere cose che mi ragionate, avvertendomi a non mi lasciar soprastare alla malinconia più che mi bisogni.
Esempio: Car. Lett. fam. 2, 30: Vi ricordo che non vi lasciate torre la franchezza dell'animo alla indisposizione del corpo, chè altrimenti fareste torto a voi stesso. Lasciatevi medicare a chi sa.
Esempio: E Car. Lett. fam. 2, 40: Andate a rilento a credere; ed anco, riscontrato che abbiate ogni cosa, non vi lassate trasportare all'impeto.
Esempio: E Car. Lett. fam. 2, 71: Voi siete sì generoso, che non vi lasciate mai vincere di cortesia a uomo che viva: tanto meno vi lassarete vincer d'amore a una donna che v'adori.
Esempio: Adr. M. Plut. Vit. 2, 74: Come colui che lasciava trasportarsi per lo più all'ira e all'ostinazione.
Definiz: § LXII. Lasciare, vale altresì Non prendere con sè, Non portare con sè, partendosi da un luogo; riferito a cosa o ad animale. –
Esempio: Dant. Inf. 10: Tutti (i sepolcri di Dite) saran serrati, Quando di Josaffà qui torneranno Coi corpi che lassù hanno lasciati.
Esempio: EDant. Purg. 1: Tu il sai, che non ti fu per lei amara In Utica la morte, ove lasciasti La veste che al gran dì sarà sì chiara.
Esempio: Ar. Orl. fur. 30, 75: Con l'arme l'altre spoglie a Ruggier sono Date di Mandricardo, e insieme dato Gli è Brigliador, quel destrier bello e buono, Che per furore Orlando avea lasciato.
Esempio: Tass. Gerus. 16, 40: O tu che porte Teco parte di me, parte ne lassi; O prendi l'una, o rendi l'altra, o morte Dà insieme ad ambe (qui figuratam.).
Definiz: § LXIII. E per Non condurre con sè, Non far venire con sè, in propria compagnia, partendosi da un luogo, riferito a persona; Non essere accompagnato o seguito da quella, nel venir via. E riferiscesi anche ad animale. –
Esempio: Dant. Inf. 1: Con lei ti lascerò nel mio partire.
Esempio: Rinucc. F. Ricord. 263: Andai a lui, e lasciai la Maddalena mia donna in camera, la quale se n'uscì immediate ch'io fui uscito fuori, e chiamò madonna Lessa udrà che venisse giù, ec.
Esempio: Firenz. Pros. 1, 6: Di sorte che e' bisognò che 'l suo padrone, non vedendo ordine di poterlo condurre (il bue) in sul mercato, lo lasciasse in una stalla d'un vicino amico suo.
Esempio: Tass. Gerus. 6, 101: Ei fu.... condotto al cavalier giacente, Che l'ambasciata udì con lieto volto: E già lasciando ei lui..., Ne riportava a lei dolce risposta.
Esempio: E Tass. Gerus. 18, 11: E tutto solo e tacito e pedone Lascia i compagni.
Esempio: Niccol. Poes. 1, 191: Io li lasciai, Che gittavan le sorti, onde sue schiere Ciascun poi mova ad assalir la porta, A cui suo fato il chiamerà.
Esempio: ENiccol. Poes. 2, 23: Colla fida moglie, Che amor trattiene sull'opposta riva, Il nocchier di Vinegia i canti alterna. T. Avventurosi! Ei l'ha lasciata appena, E tosto a quella col desio ritorna.
Definiz: § LXIV. E per Abbandonare persona o cosa, partendosi o allontanandosi dal luogo dove quella rimane. –
Esempio: Dant. Inf. 8: Quivi il lasciammo, che più non ne narro.
Esempio: EDant. Inf. 34: I' levai gli occhi, e credetti vedere Lucifero com'i l'avea lasciato, E vidili le gambe in su tenere.
Esempio: Petr. Rim. 1, 145: Lassai quel ch'i' più bramo.
Esempio: E Petr. Rim. 1, 294: Il mio cor che per lei lasciar mi volle, E fe' gran senno, e più se mai non riede, Va or ec. (qui figuratam.).
Esempio: Salv. Spin. 5, 3: Non avendo trovato la fregatina nel luogo ch'io la lasciai, ec.
Esempio: Tass. Gerus. 9, 14: Va seco Aletto, e poscia il lassa, e veste D'uom che rechi novelle abito e viso.
Esempio: E Tass. Gerus. 12, 34: E giungo ad un torrente, e riserrato Quinci dai ladri son, quindi dal rio. Che debbo far? te dolce peso amato Lasciar non voglio, e di campar desio.
Esempio: E Tass. Gerus. 19, 6: Va' in frequentato loco od in romito; Chè per dubbio o svantaggio io non ti lasso.
Esempio: E Tass. Gerus. 20, 43: Quasi leon magnanimo che lassi, Sdegnando uom che si giaccia, e guardi e passi.
Esempio: Guadagn. Poes. 1, 256: Anch'io ho fatte tante miglia! Ho lasciata la famiglia; Ho lasciati gli Aretini Per veder la Passerini.
Definiz: § LXV. E figuratam. –
Esempio: Metast. Dramm. 1, 309: E sempre il sole, Quando tramonta e l'occidente adorna, Con te mi lascerà; Con te mi troverà quando ritorna.
Definiz: § LXVI. Pur figuratam., riferito a persona, che non si ricordi, o che si tralasci di rammentare. –
Esempio: Fag. Comm. 1, 287: Le bellezze di Cleopatra, di Fausta, di Faustina, di Marianne, di Messalina, di Rosimonda, dove le lascio?
Definiz: § LXVII. E riferito a luogo, per Partirsi, Allontanarsi, da quello. –
Esempio: Dant. Purg. 28: Senza più aspettar, lasciai la riva.
Esempio: Tass. Gerus. 3, 76: Lasciano, al suon dell'arme, al vario grido, E le fere e gli augei la tana e 'l nido.
Esempio: E Tass. Gerus. 18, 11: E tutto solo, e tacito, e pedone.... lascia il padiglione.
Esempio: Alf. Trag. 3, 93: Vieni; lasciam questa funesta stanza.
Definiz: § LXVIII. Pur riferito a luogo, per Abbandonare, andando a fermarsi, ad abitare, a trattenersi lungamente, altrove. –
Esempio: Comp. Din. Cron. DL. 188, 7: I Bianchi furono consigliati si riducessono a casa i Cavalcanti, e quivi farsi forti d'amici, e non lasciare la città loro.
Esempio: Tass. Gerus. 1, 22: Già non lasciammo.... 'l nido Nativo noi..., Per acquistar di breve suono un grido Vulgare ec.
Esempio: E Tass. Gerus. 1, 49: Gli ottocento a cavallo, a cui fa scorta, Lasciar le piagge di Campagna amene.
Esempio: Niccol. Poes. 1, 319: Or sa quanta è sventura La diletta lasciar terra natia.
Esempio: Lambr. Elog. 13: La modesta casuccia ove, lasciando il palazzo degli avi, erasi allogato come in ricetto più dicevole ad onorata povertà, ec.
Definiz: § LXIX. Altresì riferito a luogo, e per lo più con qualche compimento indicante la sua posizione rispetto a noi, per Oltrepassare camminando o viaggiando. –
Esempio: Dant. Inf. 26: Dalla man destra mi lasciai Sibilia, Dall'altra già m'avea lasciata Setta.
Esempio: Comp. Din. Cron. DL. 204, 17: Dirizzossi verso Milano, e lasciò Pavia da man ritta.
Esempio: Ar. Orl. fur. 10, 70: Al venir quivi, era, lasciando Spagna, Venuto India a trovar per dritta riga.
Esempio: E Ar. Orl. fur. 18, 172: Lascian fosse e steccati, e dopo poco Tra' nostri son.
Esempio: Car. Eneid. 3, 1110: Col vento stesso, in dietro ne lasciammo La palmosa Seline.
Esempio: Tass. Gerus. 15, 18: Rodi e Creta lontane inverso 'l polo Non scerne (la nave), e pur lungo Africa sen viene.... La maggior Sirte a' naviganti infesta, Trattasi in alto, inveì le piagge lassa.... E la foce di Magra indi trapassa.
Definiz: § LXX. E semplicemente per Oltrepassare, Sopravanzare; comunemente Lasciare, o Lasciarsi, addietro. –
Esempio: Dant. Inf. 11: Dentro da cotesti sassi.... son tre cerchietti Di grado in grado, come quei che lassi.
Esempio: Ar. Orl. fur. 6, 18: Quello ippogrifo, grande e strano augello, Lo porta via con tal prestezza d'ale, Che lasceria di lungo tratto quello Celer ministro del fulmineo strale.
Definiz: § LXXI. E riferito a persona, per Abbandonare, Cessar di stare, di trattenersi, convivere, o simile, con quella. –
Esempio: Dant. Inf. 8: Io non ti lascerò nel mondo basso. Così sen va, e quivi m'abbandona Lo dolce padre.
Esempio: E Dant. Parad. 17: Tu lascerai ogni cosa diletta Più caramente; e questo è quello strale Che l'arco dell'esilio pria saetta.
Esempio: Senec. Declam. 30: Tornò il marito. Il padre della giovane non vuole ch'ella stia con lui, e comandale ch'ella lasci il marito.
Esempio: Simint. Ovid. Metam. 2, 133: Come Teseo lassò Adriana nel lito, e menò Fedra.
Esempio: Petr. Rim. 1, 178: Sott'un gran sasso In una chiusa valle, ond'esce Sorga, Si sta; nè chi lo scorga V'è, se no Amor, che mai noi lascia un passo.
Esempio: Tass. Gerus. 1, 22: Già non lasciammo i dolci pegni.... noi..., Per acquistar di breve suono un grido Vulgare, ec.
Esempio: Metast. Dramm. 1, 9: Perchè penso Che, costretto a lasciarti, Forse mai più ti rivedrò; che questa Fors'è l'ultima volta.... Oh Dio, tu piangi!
Esempio: E Metast. Dramm. 2, 71: Che abisso di pene Lasciare il suo bene, Lasciarlo per sempre, Lasciarlo così.
Definiz: § LXXII. E figuratam. –
Esempio: Ricc. S. Cat. Lett. 403: Io sono nel medesimo animo verso di voi, nè vi lasso con le orazioni, e fonne fare.
Esempio: Tass. Gerus. 2, 85: Pur ch'ella mai non ci abbandoni e lasce (la mano di Dio), Poco debbiam curar ch'altri ci manche.
Definiz: § LXXIII. Pur figuratam., per Non seguire più alcuno, Non essere più con alcuno. –
Esempio: Cavalc. Esp. Simb. 40: Infino che quella gente non lassò Dio, non gli vennero meno i miracoli.
Definiz: § LXXIV. Riferito a persona, per Far che rimanga dove che sia; e propriamente in luogo e vece di altra. –
Esempio: Dant. Inf. 33: Non era giunto ancora Michel Zanche, Che questi lasciò un diavolo in sua vece Nel corpo suo, e d'un suo prossimano Che il tradimento insieme con lui fece.
Esempio: Tass. Gerus. 5, 49: Lascia qui me ch'al capitan ti scusi.
Definiz: § LXXV. E figuratam. –
Esempio: Buonarr. M. V. Rim. G. 49: Il cor lasso con voi, che non è mio.
Definiz: § LXXVI. E in particolare riferito ad amante o a fidanzato, per Cessar di avere come tale, Cessar di averci relazione, Abbandonarlo. –
Esempio: Cavalc. Poes. 3, 73: Se lasci lui, e prendi altro amatore, Fai villania (qui per similit.).
Esempio: Vai Rim. 13: Così, Fello, mi lasci? ed è pur vero Che la fè che mi desti Stimar non vogli un zero?
Definiz: § LXXVII. Lasciare, vale anche Cessar di fare, di seguire, Abbandonare, Dismettere, o anche semplicemente Sospendere; riferito figuratam. ad opera, azione, impresa, tenor di vita, e simili. –
Esempio: Dant. Inf. 5: Gridò Minos a me, quando mi vide, Lasciando l'atto di cotanto ufizio. E 20: Dove rui, Anfiarao? perchè lasci la guerra?
Esempio: E Dant. Inf. 31: Natura certo, quando lasciò l'arte Di sì fatti animali, assai fe' bene.
Esempio: Vill. G. 454: L'armata delle 17 galee disarmare, e lasciaro l'assedio di Porto Venero, ma però non lasciarono quello d'Albingano.
Esempio: Petr. Rim. 1, 109: Sì m'è duro a lassar l'usata vita.
Esempio: E Petr. Rim. 2, 237: Pochi compagni avrai per l'altra via; Tanto ti prego più, gentile spirto, Non lassar la magnanima tua impresa.
Esempio: Bocc. Fiamm. 37: Egli, lasciando le lagrime, con infinta letizia subito a me si volse.
Esempio: Ar. Orl. fur. 46, 104: Lasciano i cibi e lascian le parole. Per ascoltar ciò che 'l guerrier dir vuole.
Esempio: Tass. Gerus. 11, 55: Onde sforzato alfin l'assalto lascia. E 14, 20: Apre.... le luci.... E nato vede e già cresciuto il giorno; Onde lascia i riposi, e sovrappone L'arme alle membra faticose intorno.
Esempio: Maff. G. P. Vit. Confess. 4, 229: Le imprese violente, e che ad ogni passo trovano incontri, consigliava che si lasciassero, come nate dal malo spirito.
Esempio: Fiacch. Fav. 1, 22: Più volte alla battaglia Ritorna, e fa portenti Questo Achille de' venti, Ma sempre invano: alfin fremendo d'ira Lascia l'inutil pugna, e si ritira (qui per similit.).
Definiz: § LXXVIII. E figuratam., riferito a stato o condizione di vita, ufficio, dignità, o simile. –
Esempio: Cavalc. Vit. SS. PP. volg. 1, 217: Tornoe al secolo, e lasciò la vita eremitica.
Esempio: E Cavalc. Vit. SS. PP. volg. 2, 291: Alquante entrarono a fare penitenza, lasciando il mondo in tutto, e prendendo vita singulare e santa.
Esempio: Giannott. Op. 1, 139: Il contrario avviene nella repubblica de' Viniziani; perchè i loro patrizj, quando lasciano un magistrato, ne fanno maggior festa e sono più conspicui e gloriosi che nel pigliarlo.
Esempio: Borgh. V. Lett. IV, 4, 135: Lamberto..., essendo vescovo, lasciò il vescovado, e si fece monaco.
Esempio: Niccol. Arnal. 2, 8: Colle tue dottrine Agiti il mondo che lasciar giurasti.
Definiz: § LXXIX. Pur figuratam., riferito a cosa morale, per Porre in disparte, o simile. –
Esempio: Dant. Purg. 21: Se cagione altra al mio rider credesti, Lasciala per non vera esser, e credi, ec.
Esempio: E Dant. Parad. 21: Sì mi prescrisser le parole sue, Ch'io lasciai la quistione, e mi ritrassi A dimandarla umilmente chi fue.
Esempio: Tass. Lett. 1, 195: Non con altra difesa salvano Omero da le opposizioni fatteli, che con l'allegoria; perchè non sarà lecito a me, non lassando le prime difese,... servirmi anco di queste non meno ingegnose?
Esempio: Bart. D. Giapp. 3, 257: Beati essi che per non lasciarla, nè romperla (la legge di Cristo), pativano quel volontario impoverimento, quell'indegno esilio.
Definiz: § LXXX. E per Ricusar di prendere, Non voler più. –
Esempio: Dant. Parad. 5: Non fate come agnel che lascia il latte Della sua madre, e semplice e lascivo Seco medesmo a suo piacer combatte.
Definiz: § LXXXI. Detto di febbre, per Cessar di occupare, di travagliare, riferito all'infermo. –
Esempio: Macingh. Strozz. Lett. 172: Matteo è stato nel letto già da quindici dì: è pura terzana; ma già l'ha lasciato.
Esempio: Ricc. S. Cat. Lett. Gh. 70: La febbre per ancora non mi lascia; d'ogni dì la rimessione, e di più la continua.
Definiz: § LXXXII. Riferito a vita, mondo, corpo, e simili, usasi figuratam. per Abbandonare, Dipartirsene, morendo.–
Esempio: Dant. Inf. 15: Fu trasmutato d'Arno in Bacchiglione, Ove lasciò li mal protesi nervi.
Esempio: Macingh. Strozz. Lett. 180: Ricordandoti, che abbi più caro la tua persona che la roba; chè, vedi, tutto si lascia!
Esempio: Pulc. L. Morg. 8, 5: E mancò poco a lasciar qui la vita.
Esempio: Ar. Orl. fur. 6, 6: E dispregiando e nominando folle Il desir ch'ebbe di lasciar la vita, Si messe ec.
Esempio: E Ar. Orl. fur. 13, 62: Il qual, come ella poi lascerà il mondo, Così de l'infelici andrà nel fondo.
Esempio: E Ar. Orl. fur. 13, 64: Un'altra, poi che le terrene some Lasciate avrà, ec.
Esempio: Segn. B. Stor. Fior. 374: Il Campana, segretario antico e pratico, fra pochi anni ancora egli lasciò questo mondo.
Esempio: Car. Lett. fam. 2, 231: Se ci lassano la pelle, io le ricordo che non sono zibellini.
Esempio: Tass. Gerus. 9, 33: Dal giovenetto corpo uscì divisa Con gran contrasto l'alma, e lasciò mesta L'aure soavi della vita, e i giorni Della tenera età lieti ed adorni.
Esempio: Salvin. Annot. Tanc. 543: Noi diciamo morire in un luogo, lasciarvi la pelle, le cuoia.
Esempio: Fag. Comm. 6, 63: Oh, signor capitano, quanto godo.... di veder sicuramente svanita la voce infausta precorsa, che nell'ultim'azione contro de' Turchi aveste lasciata la vita.
Esempio: Leopard. Paralip. 6, 31: Sì che se alcun forame o se alcun tetto Non ritrovasse a fuggir l'acqua e il gelo,... sentiva egli (il topo) in effetto Che innanzi l'alba lascerebbe il pelo.
Definiz: § LXXXIII. E nel medesimo senso di Abbandonare morendo, riferiscesi anche a persone; e per lo più usasi nella maniera Lasciarci, che vale Uscire di questa vita, Morire. –
Esempio: Car. Lett. fam. 1, 92: Il povero gentiluomo ci ha lasciati; il che lo dico con grandissimo dolore.
Esempio: Ricc. S. Cat. Lett. Gh. 15: Francesco, come sapete, ci lasciò; e di suo testamento io non seppi nulla, e non ci ò interesso.
Definiz: § LXXXIV. Lasciare, riferiscesi figuratam. a persona, in costrutto con un adiettivo o predicato o altro compimento, denotante la condizione nella quale quella rimane in conseguenza d'una data azione o fatto. Ed anche riferiscesi ad animo, mente, e simili, o ad alcuna parte della persona medesima. –
Esempio: Dant. Inf. 22: E noi lasciammo lor così impacciati.
Esempio: EDant. Parad. 30: Così mi circonfulse luce viva, E lasciommi fasciato di tal velo Del suo fulgor, che nulla m'appariva.
Esempio: Comp. Din. Cron. DL. 166, 8: I Medici.... assalirono e fedirono uno valoroso popolano..., e lasciaronlo per morto.
Esempio: Petr. Rim. 1, 126: E s'alcuna sua vista agli occhi piace, È per lassar più l'animo invescato. E 301: Non ti sovven di quell'ultima sera.... ch'i' lasciai gli occhi tuoi molli, E sforzata dal tempo me n'andai?
Esempio: Bocc. Decam. 1, 96: E qui.... noi non abbandoniam persona, anzi ne possiamo con verità dire molto più tosto abbandonate: perciò che i nostri, o morendo o da morte fuggendo, quasi non fussimo loro, sole in tanta afflizione n'hanno lasciate.
Esempio: E Bocc. Decam. 2, 113: Costoro.... tiraron via il puntello che il coperchio dell'arca sostenea, e fuggendosi, lui dentro dell'arca lasciaron racchiuso.
Esempio: Ar. Orl. fur. 17, 131: Gli avean levato l'elmo e la corazza, E lasciato in farsetto assai vilmente.
Esempio: E Ar. Orl. fur. 18, 118: Ferì con essa [lancia] e lasciò steso al piano Prima Grifone, e poi trovò Aquilante.
Esempio: Giannott. Op. 2, 206: Mi maraviglio com'egli abbia lasciato la Diamante sola, contra al comandamento mio.
Esempio: Tass. Gerus. 5, 37: Mal, Tancredi, consigli, e male stimi, Se vuoi che i grandi in sua licenza io lassi.
Esempio: E Ar. Orl. fur. 16, 62: Ito se n'è pur, disse, ed ha potuto Me qui lasciar della mia vita in forse?
Esempio: Rucell. Or. Dial. R. 25: Gli altri beni esteriori sono riflessi della bontà divina, i quali non si fermano dentro di noi, e a un tratto si spengono e lascianne allo scuro.
Esempio: Fiacch. Fav. 1, 19: Deh! quel tuo ferro minaccioso arresta, E vivo ancor nel tuo giardin mi lascia.
Esempio: Lambr. Elog. 226: Lo spirito partì nella pace del Signore, lasciando il volto effigiato a sonno di persona innocente.
Definiz: § LXXXV. E nello stesso costrutto, riferito a cosa. –
Esempio: Nov. ant. B. 39: Vedi, donna; l'uscio mi lascerai aperto sta notte.
Esempio: Dant. Conv. 345: Si prova certa cosa, che dinanzi è toccata, e lasciata non provata.
Esempio: Petr. Rim. 2, 244: Ed a cui mai di vero pregio calse, Dal Pireneo l'ultimo orizzonte, Con Aragon lassarà vota Ispagna.
Esempio: Domen. Plin. 629: La schista si lascia il verno con la sua chioma, la primavera le levano le foglie.
Esempio: Anguill. Ovid. Metam. 7, 72: E 'n Tempe, e 'n Pindo, e 'n Ossa il carro feo Scender, dove dell'erbe in copia colse:... Non lasciò immune Sperchio nè Peneo, E tante erbe trovò quante ne volse.
Esempio: Tass. Gerus. 3, 8: Dunque ove tu, Signor, di mille rivi Sanguinosi il terren lasciasti asperso, ec.
Esempio: E Tass. Gerus. 11, 50: I Franchi intanto alla pendente lana Le funi recideano e le ritorte Con lunghe falci; onde cadendo a terra Lasciava il muro disarmato in guerra.
Esempio: E Tass. Gerus. 15, 49: E impaurita (la belva) al suon, fuggendo ratta, Lascia quel varco libero, e s'appiatta.
Esempio: Adr. M. Plut. Vit. 3, 42: Fillio..., sentendosi mancare per le molte ferite,... andò a cadere fra' suoi, per non lasciare il corpo morto in mano de' nimici.
Esempio: Fiacch. Fav. 1, 54: Lasciano intanto libero sentiero, Onde fugga la morte, al prigioniero.
Esempio: E Fiacch. Fav. 2, 86: Ed ecco il crudo Borea ne vien dalle pendici alpine Con le gelide brine, E lascia il bosco ed ogni campo ignudo.
Esempio: Pap. L. Coment. 6, 36: La mattina per tempo levò il campo, e lasciò al nemico libero il passo verso la città di Mosca.
Esempio: Bott. Stor. Ital. cont. 1, 240: Aveva l'allettamento delle storie, che con somme lodi esaltano coloro, che potendo farsi padroni delle loro patrie, le lasciarono in libertà.
Esempio: Giobert. Apol. 60: Lascia intatte le mie conclusioni.
Esempio: Guadagn. Poes. 1, 12: Veramente mi dà dell'inquietudine Il timor che chi ha prese una alla volta Le cose mie, m'ascriva a ingratitudine Il lasciare a metà la sua Raccolta Per rifarne una nuova.
Definiz: § LXXXVI. E riferito ad operazione, azione, e simili. –
Esempio: Fiacch. Fav. 2, 33: Ei (il rospo che parla) nel gestire osservala, e interrotto Lascia il discorso, e ingoiala di botto.
Definiz: § LXXXVII. Neutr. pass. Darsi, Abbandonarsi, a quella condizione morale, che è espressa dal compimento retto dalla prep. In. –
Esempio: Ar. Orl. fur. 23, 112: Fu allora per uscir del sentimento: Sì tutto in preda del dolor si lassa.
Definiz: § LXXXVIII. Lasciar considerare, pensare, giudicare, o simili, ad altri intorno a checchessia, vale Astenersi dal dirne cosa alcuna, rimettendo in altri il giudizio, e simili. –
Esempio: Macingh. Strozz. Lett. 129: E 'l danno e la vergogna che ne seguita, lascio considerare a te.
Esempio: Galil. Op. VII, 339: Che la frombola poi co' suoi fischi e scoppi sia argomento d'aria condensata nella sua agitazione, la lascerò esser quel che piace a voi.
Esempio: Grand. Relaz. var. 7, 77: Se poi in diebus illis, due mil'anni fa, o al tempo del diluvio, camminasse l'era più alta, che non è ora,... lo lasceremo indagare a chi è curioso di tali peregrine notizie.
Definiz: § LXXXIX. Lasciar detto, Lasciare scritto, con un compimento retto dalla cong. Che, è maniera che vale Far sapere, od anche Ordinare, verbalmente, o per iscritto, ciò che uno vuole, desidera, intende, che altri faccia.
Definiz: § XC. Lasciar dire, e Lasciar dir chi dice, vale Non curarsi che altri dica bene o male a proposito di checchessia; ovvero Non curarsi che altri chieda, chiami, preghi, e simili. –
Esempio: Dant. Purg. 5: Vien dietro a me, e lascia dir le genti.
Esempio: EDant. Purg. 26: Versi d'amore e prose di romanzi Soverchiò tatti, e lascia dir gli stolti Che quel di Lemosì credon ch'avanzi.
Esempio: Bern. Rim. burl. V. 109: E dicon che non voglion mai morire: La morte chiama, ed ei la lascian dire.
Esempio: Segner. Crist. instr. 1, 20: Ci emenderemo nell'avvenire da quello ohe v'è di male:... il sacerdote ha bel tempo; lascialo dire: o che ci salveremo tutti o nessuno.
Esempio: Bellin. Disc. Anat. 1, 151: Ma io ad ogni modo, ch'ora mai ho fatto il callo a dir pazze cose, vo' lasciar dir chi dice anco questa volta.
Definiz: § XCI. Lasciarsi dire, si usò familiarmente per Non curarsi, Non tener conto, di ciò che altri dice perchè quegli faccia o non faccia, creda o non creda, checchessia, e simili. –
Esempio: Ambr. Cofan. 5, 6: E' non è ver; lasciatevi Dire, che ec. E Furt. 5, 14: Mia non è ella; lasciatevi dire.
Esempio: Cecch. Stiav. 3, 7: Lasciati dire; non vi andare.
Definiz: § XCII. Lasciar cantare, lasciar gracchiare. –
V. Cantare, § XXXVII; Gracchiare, § IX.
Definiz: § XCIII. Lasciare a benefizio di natura, o di fortuna. –
V. Benefizio, § VIII.
Definiz: § XCIV. Lasciare addietro. –
V. Addietro, §§ XV, XVI.
Definiz: § XCV. Lasciare a grido di alcuno. –
V. Grido, § XXII.
Definiz: § XCVI. Lasciare al buio di checchessia. –
V. Buio, § XI.
Definiz: § XCVII. Lasciare alle grida, e Lasciare i cani alle grida. –
V. Grido, § XXI.
Definiz: § XCVIII. Lasciare andare. –
V. Andare, §§ LXXXVI–XCV.
Definiz: § XCIX. Lasciare andare, ire, correre, l'acqua alla china, all'in giù, ec. –
V. Acqua, § XLII.
Definiz: § C. Lasciare andare dodici denari al soldo; Lasciare andare, o correre, due soldi per ventiquattro denari; e Lasciare andare, o correre, ventiquattro denari per un soldo. –
V. Denaro, § XVIII.
Definiz: § CI. Lasciare andare tre pani per coppia. –
V. Coppia, § XX.
Definiz: § CII. Lasciare a seme. –
V. Seme.
Definiz: § CIII. Lasciare cadere una cosa, e Lasciarsi, cadere una cosa. –
V. Cadere, §§ XLVIII, XLIX, L.
Definiz: § CIV. Lasciare con un palmo di naso, o con tanto di naso. –
V. Naso.
Definiz: § CV. Lasciar correre. –
V. Correre, §§ LXXXVIII, LXXXIX.
Definiz: § CVI. Lasciar cuocere, o bollire, nel suo brodo. –
V. Brodo, § VII.
Definiz: § CVII. Lasciare da banda, da canto, da lato. –
V. Banda, § XXII; Canto, tema secondo, § XVI; e Lato.
Definiz: § CVIII. Lasciar da parte. –
V. Parte.
Definiz: § CIX. Lasciar di vista. –
V. Vista.
Definiz: § CX. Lasciar fare. –
V. Fare, § CDLII.
Definiz: § CXL. Lasciare il proprio per l'appellativo. –
V. Appellativo, § II.
Definiz: § CXII. Lasciare il trotto per l'ambio, o per l'ambiatura. –
V. Ambio, § V; e Ambiatura, § I.
Definiz: § CXIII. Lasciare il tempo che si trova, o che si è trovato, ed altresì Lasciare una cosa il tempo che trova, o che ha trovato.
V. Tempo.
Definiz: § CXIV. Lasciare in abbandono. –
V. Abbandono, § II.
Definiz: § CXV. Lasciare in asso. –
V. Asso, § VI.
Definiz: § CXVI. Lasciare in bianco. –
V. Bianco, Sost., § XIII.
Definiz: § CXVII. Lasciare indietro e Lasciarsi indietro. –
V. Indietro, §§ XXXVI, XXXVII, XXXVIII, XXXIX, XL.
Definiz: § CXVIII. Lasciare in dubbio. –
V. Dubbio, Sost., § XIX.
Definiz: § CXIX. Lasciare in isola. –
V. Isola, § IX.
Definiz: § CXX. Lasciare in mano, o nelle mani, d'alcuno. –
V. Mano.
Definiz: § CXXI. Lasciare in piede, o in piedi. –
V. Piede.
Definiz: § CXXII. Lasciare in secco. –
V. Secco.
Definiz: § CXXIII. Lasciare ir da parte. –
V. Ire, § XXXVI.
Definiz: § CXXIV. Lasciar l'abito. –
V. Abito, § VII.
Definiz: § CXXV. Lasciare la briglia sul collo. –
V. Briglia, § VI.
Definiz: § CXXVI. Lasciar la cura di checchessia o di far checchessia. –
V. Cura, §§ LXVI e LXVII.
Definiz: § CXXVII. Lasciare la lingua a casa, o al beccaio, o in beccheria. –
V. Lingua.
Definiz: § CXXVIII. Lasciare nella penna, Lasciare in penna. –
V. Penna.
Definiz: § CXXIX. Lasciare nelle peste. –
V. Pesta.
Definiz: § CXXX. Lasciare, alcuno, per poco ch'e' non faccia una cosa. –
V. Poco.
Definiz: § CXXXI. Lasciare stare. –
V. Stare.
Definiz: § CXXXII. Lasciare sulla corda. –
V. Corda, § LI.
Definiz: § CXXXIII. Lasciare sulle secche. –
V. Secca.
Definiz: § CXXXIV. Lasciar tempo al tempo. –
V. Tempo.
Definiz: § CXXXV. Lasciarsi alle spalle, o dopo le spalle, o da tergo. –
V. Spalla e Tergo.
Definiz: § CXXXVI. Lasciarsi andare. –
V. Andare, §§ XCVII–C.
Definiz: § CXXXVII. Lasciarsi cadere. –
V. Cadere, § LI.
Definiz: § CXXXVIII. Lasciarsi consigliare. –
V. Consigliare, § XV.
Definiz: § CXXXIX. Lasciarsi correre la berretta. –
V. Berretta, § III.
Definiz: § CXL. Lasciarsi dietro. –
V. Dietro, § LVIII.
Definiz: § CXLI. Lasciarsi intendere. –
V. Intendere, §§ XCIV e XCV.
Definiz: § CXLII. Lasciarsi dopo le spalle checchessia. –
V. Dopo, § XV.
Definiz: § CXLIII. Lasciarsi ire. –
V. Ire, §§ XXXVII e XXXVIII.
Definiz: § CXLIV. Lasciarsi levare a cavallo. –
V. Cavallo, § LI.
Definiz: § CXLV. Lasciarsi menare pel naso. –
V. Naso.
Definiz: § CXLVI. Lasciarsi morire. –
V. Morire.
Definiz: § CXLVII. Lasciarsi tirare pel ferraiuolo. –
V. Ferraiuolo, § V.
Definiz: § CXLVIII. Lasciarsi uscire di mano checchessia. –
V. Mano.
Definiz: § CXLIX. Lasciarsi uscire, andare, scappare, di bocca una cosa. –
V. Bocca, § LXVIII.
Definiz: § CL. Lasciarsi vedere. –
V. Vedere.
Definiz: § CLI. Lascia, in modo imperativo, reggente un infinito, forma una maniera familiare, denotante con ironia che altri fa molto bene ciò che si è proposto di fare, per conseguire alcun fine od intento, per lo più non buono. –
Esempio: Giannott. Op. 2, 201: Gli fu detto [a mio padre] che io spendeva, giucava, mandava male, faceva e diceva. Lascia pur dire alle cattive lingue.
Esempio: Fag. Comm. 5, 500: Guarda come si ficca bel bello; eh gente che gira il mondo, lasciala imbrogliare a loro!
Definiz: § CLII. Lascialo dire! È maniera familiare, con la quale si vuol far comprendere che alcuno si dorrà, si lagnerà, fortemente di checchessia.
Definiz: § CLIII. Lasciami, Lasciatemi, in costrutto con un infinito, formano una maniera familiare, con la quale, pure avendo il proposito di fare checchessia, si mostra di chiederne licenza a coloro coi quali si parla; e talvolta anche come parlando con noi medesimi. –
Esempio: Bocc. Decam. 5, 100: Lasciami vedere come l'usignolo ha fatto questa notte dormire la Caterina.
Esempio: Giannott. Op. 2, 206: Dio m'aiuti. Lasciamelo aspettare qui; perchè venendo egli qua non bisogna che io vadia più oltre.
Esempio: E Giannott. Op. 2, 207: Io mi resolvo ad accomodarmi a Lionetto. E però, lasciami affrettare il passo, acciò che io lo trovi presto.
Esempio: Ambr. Furt. 1, 2: Ma lasciami ire dove io son mandato.
Esempio: Grazz. Comm. 26: Bisogna avere l'occhio desto chi ha fanciulle in casa, o moglie giovane. C. Lasciami scoprire, ch'ei farebbe una predica. Buon dì, Lazzero. L. O Ciullo caro, ec.
Esempio: E Grazz. Comm. 274: E che sì che io arò fatto il conto senza l'oste? Lasciami picchiare spacciatamente, poi che io sono giunto all'uscio, e andare in casa e chiarirmi: picchiamo, orsù, ec.
Esempio: Cecch. Comm. ined. 68: Lasciami Ire a parlarli ed a pacificarlo Ed a pagarlo appresso.
Definiz: § CLIV. Lascia fare, Lascia fare a me. –
V. Fare, § CDLI.
Definiz: § CLV. Fare a lascia podere. –
V. Podere.
Definiz: § CLVI. Lasciare in Nasso, si disse per Lasciare in abbandono; con maniera tolta dalla favola di Bacco e d'Arianna, lasciata da Teseo nell'isola di Nasso; oggi popolarmente Lasciare in asso. –
Esempio: Giannott. Op. 2, 203: In vero, è gran crudeltà torre l'onore ad una povera giovane, di qualunque condizione ella si sia, e poi lasciarla in Nasso.
Esempio: Dav. Tac. 1, 26: La nona [legione]..., lasciata in Nasso, fece della necessità virtù.
Esempio: Fag. Comm. 1, 377: O ingrato!... Così m'hai tradito?... Abbandoni Isabella. S. Lasci in Nasso questa ragazza.
Definiz: § CLVII. Non lasciar vivere, respirare, ben avere, e simili, alcuno, dicesi familiarmente per Importunarlo, Fargli continue e moleste premure perch'e' faccia qualche cosa.
Definiz: § CLVIII. E per Essere ad alcuno continua cagione d'affanno, di dispiacere, di dolore, e simili. –
Esempio: Petr. Rim. 1, 316: E del cor tuo divelli ogni radice Del piacer, che felice Noi può mai fare, e respirar nol lassa.
Esempio: Tass. Lett. 1, 20: Nè bastando questo, vi posi dieci o dodici scudi del mio in pagargli alcuni debiti che nol lassavano vivere.
Definiz: § CLIX. Non lasciar per denari una cosa. –
V. Denaro, § XIX.
Definiz: § CLX. Chi lascia la via vecchia per la nuova, spesse volte ingannato si ritrova; e Chi lascia la via trita va poi per le sassose. –
V. Via.
Definiz: § CLXI. Tanto va la gatta al lardo, che ci lascia lo zampino. –
V. Gatta, § XXXIX.
357) Dizion. 5° Ed. .
LEVAMENTO.
Apri Voce completa

pag.274

LEVAMENTO.
Definiz: Sost. masc. L'alto e L'effetto del levare, dell'alzare, Innalzamento, Sollevamento.
Lat. levamentum. –
Esempio: S. Bern. Lett. F. 80: Il levamento delle mie mani è il sacrificio della sera.
Definiz: § I. Figuratam. –
Esempio: Giamb. Tratt. mor. 163: La superbia, secondo che dice santo Agostino, èe levamento mortale della mente.
Esempio: Fr. Bart. Amm. ant. volg. 429: La nostra mente ha in sè un'altura e uno levamento da non sostenere suo maggiore.
Definiz: § II. Pur figuratam., e in senso teologico, detto dell'animo, della mente, e simili, vale Esaltazione spirituale, Estasi, e simili. –
Esempio: Fr. Giord. Pred. 120: Dovete sapere che l'orazione è uno levamento, che leva la mente in alti.
Esempio: Strat. Mor. S. Greg. 1, 2 t.: Ora per levamento di contemplazione, alcuna fiata per istrumento di moralità, ho divisa in sei parti questa opera.
Esempio: Montecchiell. Teol. Mist. volg. M. 37: Ella s'unisce con lui per amoroso e contemplativo levamento.
Esempio: Collaz. SS. PP. R. 68 t.: Quanto tempo stando noi rimoti in maggiori segretari, spessissimamente savavamo ratti a quelli celestiali levamenti.
Definiz: § III. Detto degli astri, vale Il nascere, Il sorgere, sull'orizzonte; comunemente Levata. –
Esempio: Cresc. Agric. volg. 15: La qual posta è acconcissima agli equinoziali levamenti del sole.
Esempio: But. Comm. Dant. 3, 18: E così à fatto (il sole) lo suo levamento in 180 luogi diversi.
Definiz: § IV. E per L' atto del togliere, del levar via, Rimovimento, Toglimento. –
Esempio: Vinc. Tratt. Pitt. 36: Dice lo scultore, che se lui leva di soperchio, che non può aggiungere come il pittore. Al quale si risponde, se la sua arte non era perfetta, egli avrebbe sollevato mediante la notizia delle misure quel che bastava, e non di soperchio; il quale levamento nasce dalla sua ignoranza, la quale gli fa levare più o meno che non debba.
Esempio: Varch. Ercol. 377: A questo modo voi non avete parola nessuna che fornisca coll'accento acuto, se non per levamento della ultima vocale.
Esempio: Pallav. Star. Conc. 3, 747: Erasi tolto via un capo de' ventuno.... Questo levamento s'era fatto, avvisando per bastevoli le provvisioni in ciò stabilite a tempo di Paolo Terzo.
Definiz: § V. E per L'atto e L'effetto del levarsi, dell'andar via, da un luogo; Partita; ma trovasi detto solo di milizie. –
Esempio: Vill. G. 411: Il Prenze, e' Fiorentini, e loro oste, veggendo ciò, in sul giorno si levaro da campo, e stenderò loro padiglioni e arnesi; e 'l Prenze,... non tenendo ordine di schiere, per lo subito ed improviso levamento di campo, s'affrontaro co' nemici, credendoli avere in volta.

358) Dizion. 5° Ed. .
LEVANTE.
Apri Voce completa

pag.274

LEVANTE.
Definiz: Partic. pres. di Levare. Che leva. –
Esempio: Benciv. Mes. 110: Empiastro di foglie di rose, levante la doglia calda picchiativa, e la emicranea calda.
Esempio: Simint. Ovid. Metam. 1, 127: Uno, il quale egli avea dispregiato, levante le mani al cielo, disse: Sia licito che ec.
Esempio: Salvin. Iliad. 85: Sedean gli altri schierati a' loro posti, Dove ciascuno avea i suoi cavalli Levanti in aria il piede.
Definiz: § I. In forma d'Add. Che si leva, Che sorge sull'orizzonte, detto di astri. –
Esempio: Buonarr. Fier. 4, 2, 7: Onde ci fia sollazzo Riguardar la campagna e 'l sol levante.
Esempio: Salvin. Annot. Fier. 478: E 'l sol levante,... che si leva, si desta; onde la levata del sole, a cui i Franzesi contrappongono le soleil couchant, il sole che si corica, che va a letto.
Esempio: E Salvin. Iliad. 604: Il rame intorno balenava, simile A' rai d'ardente fuoco, o sol levante.
Esempio: E Salvin. Arat. 80: Stelle s'aggiran d'ambi lati intorno, Parte ponenti, e parte ancor levanti.
Definiz: § II. Quindi Il sol levante, per La levata del sole. –
Esempio: Vill. G. 911: Bene venturosamente si partio di sua terra d'Ungheria.... sabato mattina, un'ora o più anzi il sole levante.
Definiz: § III. Ed altresì vale La parte donde si leva il sole, Oriente. –
Esempio: Giamb. Lat. Tes. 66 t.: La fronte de la tua magione dee essere contra a mezo die in tal maniera, che 'l primo cantone sia volto contra lo sole levante.
Esempio: Intellig. 61: La porta sta diritta al sol levante.
Definiz: § IV. Levante, trovasi anche come aggiunto di vento, per Che spira di levante. –
Esempio: Sassett. Lett. 268: Alle quali (calme) si aggiunsero altrettante di venti grecali e levanti, che ci fecero parar con le vele in basso.

359) Dizion. 5° Ed. .
LEVANTE
Apri Voce completa

pag.274

LEVANTE.
Definiz: Sost. masc. Term. dei Geografi. Propriamente Quello dei quattro punti principali, o cardinali, dell'orizzonte, che rimane dalla mano sinistra di chi, nel nostro emisfero, rivolge la faccia al sole, quando è mezzodì, e da cui sorge o si leva il sole nel tempo degli equinozi; più generalmente Quella parte dell'orizzonte, donde si leva il sole in qualunque tempo dell'anno; Oriente. –
Esempio: Dant. Inf. 16: Quel fiume che ha proprio cammino Prima da monte Veso inver levante Dalla sinistra costa d'Apennino.
Esempio: E Dant. Purg. 4: A seder ci ponemmo ivi ambedui Volti a levante.
Esempio: Petr. Rim. 1, 306: Che spesso in un momento apron allora L'un sole e l'altro, quasi duo levanti.
Esempio: Poliz. Pros. 40: Andremo a un paese, il quale non sappiamo se è inverso ponente o inverso levante.
Esempio: Beniv. Eglog. 83: Infin che 'l sol tramonti, Infin che torni al suo dolce levante.
Esempio: Bald. Pros. 559: Non essendo cavato il monte sotto le stanze antiche, le quali dicemmo esser volte a levante, non vi si costituì appartamento.
Esempio: Galian. B. Vitr. 237: Le stanze da dormire e le librerie debbon riguardare il levante, poichè l'uso delle medesime richiede lume di mattina.
Definiz: § I. In locuz. figur., e figuratam. –
Esempio: Alam. L. Gir. 7, 63: Ma venuto all'età che più si agogna, Ch'è 'l mezzo giorno del mortai levante, I sei passati intorno a i sette lustri, Tutti altri avanzerà possenti e 'ndustri.
Definiz: § II. Levante brumale, o dell'inverno, o del verno, vale Il punto dell'orizzonte da cui nasce il sole nel solstizio d'inverno; Levante equinoziale, il Levante propriamente detto; e Levante solstiziale, o dell'estate, Il punto dell'orizzonte, donde si leva il sole nel solstizio d'estate. –
Esempio: Cresc. Agric. volg. 487: Eagguardi verso 'l levante del verno, cioè in quella parte nella quale il verno il sole si leva.
Esempio: Domen. Plin. 541: Bisogna che la radice della vite sia in mezzo della fossa, ma ch'essa appoggiatasi sul sodo sia volta a levante equinoziale.
Esempio: E Domen. Plin. 609: Il capo della linea, il quale è vicino al settentrione dalla parte di levante, avrà il levante solstiziale, cioè di più lunghi dì, e il vento aquilone.
Esempio: E Domen. Plin. 610: La terza linea da settentrione, la quale è tirata per la larghezza,... avrà levante equinoziale, e il vento subsolano.
Esempio: E Domen. Plin. appr.: La quarta linea dal settentrione, e vicina a ostro dalla parte di levante, ha il levante brumale, e il vento vulturno.
Definiz: § III. Si usa pure per Tutti quei paesi che restano a Oriente rispetto all'Italia, e, più spesso, la Grecia e la Turchia. –
Esempio: Bocc. Decam. 5, 141: Avendo di servidori bisogno, e venendo galee di corsari genovesi di levante, li quali costeggiando l'Erminia molti fanciulli avevan presi, di quegli, credendogli Turchi, alcun comperò.
Esempio: Stef. March. Istor. 1, 3: Affrica, ch'è posta per la seconda parte, confinasi da levante; parte, cioè, dal fiume Nilo; ec.
Esempio: Machiav. Pros. var. 5, 26: Gli convenne mandare uno dei fratelli in levante con panni, ed un altro in ponente con drappi.
Esempio: Ar. Orl. fur. 11, 12: Allora allora se le fece inante Un pensier di tornarsene in levante.
Esempio: EAr. Orl. fur. 23, 120: E senza aver rispetto ch'ella fusse Figlia del maggior re ch'abbia il levante, ec.
Esempio: Tass. Gerus. 18, 52: Questo il secreto fu.... Dato in custodia al portator volante; Che tai messi in quel tempo usò il levante.
Esempio: E Tass. Lett. 1, 39: Ma non però è più facile questo commercio a la Francia, che quel di levante a l'Italia, ec.
Esempio: Legg. Band. C. 15, 10: E stato proposto.... arricchirli (i rasi) di maniera, che possino essere di satisfazione per il levante ed altri paesi e regni soliti chiederli e volerli belli e ricchi.
Esempio: Giust. Vers. 16: Per un secolo e più rimasto vuoto, Cinsi la gamba a un semplice mercante; Mi riunse costui, mi tenne in moto, E seco mi portò fino in levante.
Definiz: § IV. E figuratam., per I popoli stessi che abitano nei paesi di levante. –
Esempio: Domen. Plin. 1175: Dicesi che tutto il levante usa portare per rimedio contra gl'incanti e le malie, una gioia fra queste (fra le iaspidi), che somiglia lo smeraldo.
Definiz: § V. E per Vento che spira dalla parte di levante. –
Esempio: Dal. L. Sfer. 3, 3: Euro si pone Per lo levante, e noto incontanente Scilocco ha nome.
Esempio: Ar. Orl. fur. 5, 57: S'era in mar summerso Arïodante Di volontaria sua libera morte, Non per colpa di borea o di levante.
Esempio: E Ar. Orl. fur. 8, 81: Quando giostra aquilone, austro e levante.
Esempio: Varch. Stor. 2, 15: Quegli quindici giorni ch'egli stette in acqua, regnarono sempre levanti, venti contrarj al venire in Italia.
Esempio: Anguill. Ovid. Metam. 3, 272: Pongon l'antenna a squadra poi dinanti A quella parte donde il vento spira: Ma non movon sirocchi, nè levanti.
Esempio: Dant. E. Ead. Lat. Comment. 20: Si noteranno li principj de i venti, dalla banda destra li venti destri, cioè ostro, libeccio, ponente e maestro, e dalla sinistra li venti sinistri, cioè tramontana, greco, levante e scirocco.
Esempio: Salvin. Georg. 2, 147: Ed i levanti Risparmiavano i soffi dell'inverno.
Esempio: Galian. B. Vitr. 39: A destra e a sinistra di greco, (sono) greco terzo sopra tramontana e greco terzo sopra levante; intorno al levante, levante terzo sopra greco.
Esempio: Bott. Stor. Ital. 4, 56: Alla bramata cima già si approssimavano, quando ecco levarsi un levante furiosissimo.
Definiz: § VI. A levante, posto avverbialm., vale Dalla parte, o Verso la parte, di levante. –
Esempio: Giambull. P. F. Stor. Europ. 32: I confini della quale (la Pannonia), a ponente erano la Austria, a tramontana il Danubio, a levante la Misia superiore, ec.
Esempio: Magal. Sagg. nat. esp. 169: Di più, o a tramontana, o a mezzogiorno, o a levante, o a ponente, che lo stesso assortimento di vasi nella stessa notte sia stato posto, da per tutto si sono osservate le medesime stravaganze.
Esempio: Legg. Band. Leop. 8, 56, 6: Ha per confine, a levante, pastura di lacciole, mediante forra del rio Sirobbio; a mezzo giorno, fiume Reno...; a ponente ec.
Definiz: § VII. Andare in levante, o Mandare, in levante, si usò, in gergo furbesco, per Levare, Rubare, Portar via; e Venire di levante, per Esser roba presa di furto. –
Esempio: Pulc. L. Son. 119: Sabato sera, alla presenza mia, Vendesti allo spezial del diamante Un torchio che veniva di levante.
Esempio: Franc. Son. 58: Sai quel ch'io vidi da un bucolino? Gigi, mandare un cucciolo in levante.
Esempio: Salv. Granch. 3, 13: L'ultimo, Tre anni passali or, per non avere Saputo così ben.... ambular per la calcosa e irsene Di buon amore in levante, fu.... mandato in Cartagine Sopraccarico.
Definiz: § VIII. I cordovani son rimasti in levante. –
V. Cordovano. § V.
Definiz: § IX. Pezza, o Pezzetta, di levante, si chiamava Un pezzo di panno, per lo più bambagino, il quale, soffregato, serviva per darsi il rossetto; detto anche Bambagella. –
Esempio: Maur. Rim. burl. 96: Io vi discriverò, messer Giovanni, Di queste gentildonne di montagna Le fattezze, l'andar, l'abito e i panni. Le quali acqua stillata mai non bagna, Nè tinge in rosso pezza di levante.
Esempio: Firenz. Pros. 1, 168: Gli chiedeva sempre qualche cosellina, come la sapeva, ch'egli andasse a città, verbigrazia duo' quattrini di pezzetta di levante, ec.
Definiz: § X. Levante e Ponente, si usano, familiarmente e scherzevolmente, in certe locuzioni, per indicare due parti opposte.
Esempio: Esempio del Compilatore Così diciamo, per esempio: L'uno va a levante, l'altro a ponente. –
Esempio: Esempio del Compilatore Il tale con un occhio guarda a levante, coll'altro a ponente.